Il sito megalitico del Plot dela CampanaL'antropizzazione della Valsaviore
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PLOT DELA CAMPANA

Tra il 1996 ed il 1997 il Centro camuno di studi preistorici, coordinato dal professor Umberto Sansoni e da Silvana Gavaldo, ha portato a termine una campagna di scavi nel sito del Plot dela Campana, sopra Saviore, esteso su circa 35 ettari. Il Plot dela Campana, "sasso della campana", così detto per la sua forma caratteristica, è una grande roccia di forma piramidale, un masso erratico di tonalite, circondato da macigni simili, di dimensioni minori, spesso recanti coppelle. Nei pressi del Plot, sotto la strada, è stata accertata la presenza di una struttura preistorica definita "castelliere", un insediamento fortificato risalente all'Età del Ferro. Nell'area sono presenti sedici superfici istoriate, sette delle quali di interesse storico che presentano una tipologia d'arte schematica non figurativa costituita da coppelle e canaletti ed alcuni segni astratti ascrivibili ad un'epoca precristiana, tra il primo ed il secondo millennio a.C. e datati in età preistorica in seguito a raffronti fatti con raffigurazioni simili esistenti in Valle Camonica ed in altre valli alpine, tra cui la Valtellina. Nel corso della ricerca sono emerse anche due date, 1902 e 1914. Uno scavo condotto presso il castelliere apporterebbe elementi certamente utili alla ricerca archeologica della Valle Camonica. La coppella ed il canaletto sono indicati, negli studi, come grafemi universali, simboli dell'urbanizzazione mentale dello spazio, espressione di linguaggi locali nell'ambito di differenti aree culturali.

INCISIONI RUPESTRI E REPERTI PREISTORICI

Tra Andrista e Cevo, nell'area dei fienili Andreina, vi sono rocce con croci, coppelle ed affilatoi. In località Pòrtule, poco lontano da una santella dedicata alla Madonna, sopra una pietra si trovano caratteri alfabetici latini (GI.PI.f.O. ; .PIES.SI ; G BO.R) associati ad una strana figura antropomorfa con piccole corna, posizionata sopra una specie di calderone; sembra richiamare la figura del Badalisc, mostro draghesco legato ad un rito di origini ancestrali, ripreso in forma di festa ancor oggi, nella notte che precede l'Epifania. Sotto la collina dell'Androla, otto coppelle su una roccia, quattro delle quali unite da canaletti, accanto ad un probabile segno di confine e le iniziali "F+B". Collegando i ritrovamenti, si ha una mappa abbastanza precisa di pascoli e sorgenti. Rocce incise anche a quote elevate, presso il Dos del Curù, al Dos dela ròca ed al Pian della Regina, zone di confine tra i comuni di Cevo e Saviore e sulla Traarsèra, la strada che conduce al Passo di Campo. Nella Al del còp (valle del torrente Coppo) c'è la Preda del gal (sasso del gallo), sulla cui superficie sono state incise croci, associate ad una figura circolare più grande. Nei pressi, una santella dedicata a Sant'Antonio Abate è stata addossata alla roccia; spesso ciò accadeva per rendere cristiani siti dedicati a culti pagani. A Saviore, in località Brata, è stata ritrovata una figura antropomorfa isolata, apparentemente armata. La datazione è difficoltosa, dal momento che non vi sono altri elementi utili; stilisticamente è possibile compararla a raffigurazioni simili, presenti nella media Valle Camonica, appartenenti all'Età del Ferro. Sulle rocce delle linee di confine tra Cevo ed il comune di Berzo Demo si riteneva che le croci scolpite fossero il ricordo delle persone uccise nei contrasti per questioni di confine; potrebbero essere croci di cristianizzazione. Nei primi decenni nel 1910 al Lago d'Arno sono state reperiti aghi ed una spilla di bronzo, forse parte di un corredo, oltre ad una punta di freccia di selce, quest'ultime possibili tracce di frequentazioni d'alta quota di cacciatori risalenti al Mesolitico; sono stati trovati frammenti di ceramica verniciata d'epoca pre-romana al Plot dela Campana.

ISCRIZIONI NORDETRUSCHE

La più interessante iscrizione della Valsaviore è stata ritrovata, nel corso di lavori di sistemazione stradale, ad una quota di 2000 metri. Su un blocco di arenaria permiana di piccole dimensioni è stata scolpita un'iscrizione in caratteri nordetruschi, o retoetruschi. L'alfabeto è talvolta identificato con il cosiddetto "alfabeto di Sondrio", una modifica dell'etrusco introdotto nelle Alpi intorno al IV secolo a.C. e scomparso con la romanizzazione delle Alpi. Nell'area retica sono circa un centinaio le iscrizioni simili, spesso collegate ad incisioni di tipo figurativo, in rari casi avulse da un contesto simbolico. Una possibile lettura è che si tratti di nomi di cariche o personali. Gli studi sono in corso ed il reperto di Cevo è particolarmente interessante per fornire nuove linee interpretative. Nel sito vi sono tracce di antiche miniere di ferro ed in passato erano state segnalate rocce con coppelle.

La roccia si presenta iscritta anteriormente e posteriormente, con un andamento bustrofedico, ovvero che procede prima da destra a sinistra e poi viceversa, alternandosi. I blocchi di testo potrebbero appartenere ad un'intera frase, unita ad una figura schematica quadrangolare. Secondo quanto pubblicato su BC notizie, il bollettino edito dal Centro camuno di studi preistorici di Capodiponte, la lettura dei caratteri sarebbe la seguente:

ploeanti
?le
?tea(i)manpui
ucih:ca?h::
i?i::? c
u

dove ":" potrebbe essere un segno ortografico e "c" un grafema appartenente anche ad iscrizioni simili ritrovate a Berzo Demo, che presentano analogie con quelle ritrovate al Dos del Curù, differenziandosi in certi caratteri rispetto a quelle camune. Sotto sono elencate le tredici iscrizioni di Berzo Demo; per approfondire la lettura dei caratteri rimando all'apposita sezione:

mapac? c
cepzael
nectiau eua
latuzeuoiau
?in
? neunau teimeciau pualau
l?me anuz
enecau e
uex?ec
?aeiu
nauiaue uoalazzu oalaz
?zen

In antichi documenti si parla di una strana iscrizione in caratteri ignoti, incisa a Saviore sulla roccia nei pressi di una fontana, detta il "pozzo delle Zane", presso una fortificazione chiamata Castegnocolo, le cui rovine erano visibili "a discreta altezza" ancora nel 1853. Tale castello era nel bosco sopra Saviore chiamato Romini (forse le attuali Rumìne, dette anticamente Dosso dei pagani). Probabilmente scavi archeologici sistematici porterebbero alla luce resti interessanti. E' possibile che Zane derivi dal nome dato ad un'edicola dedicata a Diana, o collegata al culto dell'acqua; a Cimbergo esiste una fontana chiamata "pos de Zan".

ANTICHE MINIERE

Le Tambe dei Pagà (nascondigli dei pagani), situate presso il crinale del monte che separa Ponte da Valle, sono cinque cunicoli, poco profondi, miniere di rame di epoca preistorica, in quanto il metodo utilizzato per l'estrazione del minerale, di cui si trovano tracce all'interno, è quello molto antico dello sfruttamento dell'escursione termica: la roccia, portata a temperature elevate, era raffreddata repentinamente. Altri elementi che confermano una datazione antica sono l'assenza di manufatti di sostegno all'attività estrattiva ed uno spesso strato di terra depositatosi sopra i resti della lavorazione. Anche a Cevo, all'Androla, vi sono antiche miniere di rame, chiamate Büs dele strìe (buchi delle streghe), nei pressi delle quali sono state ritrovate incisioni preistoriche. Entrambi i toponimi indicano legami con il periodo precristiano ed alcune leggende testimoniano il timore che suscitavano nelle menti dei valsavioresi che avevano dimenticato la loro funzione. Ad Isola si cita la presenza di “antri antichi”, probabili cave minerarie. Nel 1777 una forte alluvione distrusse le fucine di Ponte, che stavano lì da tempi remoti. L’erosione provocata da essa portò infatti alla luce gli avanzi di una fucina di probabile epoca preistorica: la massa, l’incudinello, i macigni del maglio, “della quale non si aveva alcun barlume avuto giammai nemmeno nelle tradizioni umane”.

L'ANTROPIZZAZIONE DELLA VALSAVIORE

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Daniela Rossi © 2000

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