Storia Sito Esterno Interno Dipinti 
Home Frames No frames

STORIA

  La dedicazione a San Giovanni Battista proviene dall'essere stata la prima chiesa battesimale ad ottenere la prerogativa di amministrare il battesimo in luogo della reggente Pieve di San Siro, a Capo di Ponte, probabilmente verso l'XI secolo; secondo la tradizione, egli sarebbe stato il preferito dalla regina longobarda Teodolinda, giunta in Valle Camonica, accompagnata dal vescovo bresciano San Felice, per estirpare i residui del paganesimo. Certamente la parrocchia di Saviore è nata nel periodo della prima scomposizione dell'unità delle pievi camune, dovuta alla necessità di assistere i cattolici che abitavano nei posti più sperduti, dove era ancora forte l'influenza pagana. L'edificazione risale al 1604, come dipinto sul un medaglione ligneo che si trova dietro l'altare maggiore, ad opera di Francesco Sisti, appartenente ad una delle famiglie notabili del paese. 

SITO

  Sorge nei pressi del Dos Merlì, sulle rovine della chiesa originaria, come testimonia anche A. Morandini, demolita probabilmente in seguito agli editti di San Carlo Borromeo del 1580 e descritta nella relazione del vescovo Domenico Bollani, in visita in Valle nel 1567; le mura furono rase al suolo: parte della pavimentazione venne mantenuta come base per la costruzione attuale, parte fu distrutta per costruire la strada d'accesso al nuovo tempio; l'ossario fu risparmiato, ponendovi sopra una volta di pietra, che si può osservare tuttora.  Sempre Morandini indica la presenza di una lapide iscritta che ricopriva la sepoltura di un sacerdote, sotto il piano di calpestio del vecchio edificio. Le cronache antiche riportano che per la sua costruzione furono impiegati i blocchi di granito provenienti dalla demolizione del Castello Merlino, distrutto da un incendio, che occupava tutta l'area del Dosso. 

ESTERNO

  La facciata, imponente e proporzionata, è modulata da due ordini di lesene, al centro un portale in granito di pregevole fattura. Gli intonaci necessitano di un restauro integrale, che sarà eseguito prossimamente. La torre campanaria fu affiancata all'edificio nel 1852; in blocchi di granito squadrati, termina con quattro merli ghibellini, a coda di rondine, come la maggior parte dei campanili camuni, raggiungendo i 35 metri d'altezza. Nel 1969 si provvide al rifacimento del tetto. Il meccanismo dell'orologio è stato costruito da Stefano Boldini, abile artigiano locale e autore dei congegni di molti campanili bresciani.

INTERNO

In stile barocco, la navata unica comprende sei altari laterali, dedicati alla Madonna, a Sant'Agnese, a San Valentino, scanditi da lesene sormontate da capitelli che riprendono lo stile corinzio. La pavimentazione è in lastre di granito bocciardato (lavorato con un particolare puntello a forma piramidale), risalenti all'epoca della costruzione, restaurata e riposizionata nel 1998. Nella sacristia, mobili del XVI e XVII secolo ed una Santa Maria Maddalena di scuola veneta,dipinta ad olio, del XVI secolo. La Madonna lignea conservata in una nicchia presso l'altare della Madonna (il primo alla destra del presbiterio) è attribuita ai Ramus, una dinastia di intagliatori originari di Mu di Edolo, attivi tra il 1630 ed il 1700 nelle vallate alpine; esperti intagliatori, il loro stile denota una delicata moderazione e probabilmente fu la bottega artigiana più moderna e articolata dell'Italia settentrionale nel Settecento. E' resa preziosa da una delicata doratura del manto e della corona; può essere che l'autore di tale rifinitura sia Beniamino Picenni, nativo di Saviore, o Simone Magnini, appartenente ad una bottega artigiana esperta in questa tecnica. Con il gruppo ligneo dell'Adorazione dei Magi conservata nella parrocchiale di Ponte è l'opera scultorea più interessante della Valsaviore. L'organo ha canne originali del XVII secolo. Nelle teche poste sopra alcuni altari, sono conservate reliquie di otto santi autenticate.

DIPINTI

La pala dell'altare maggiore è il tesoro di maggior valore artistico: dipinta ad olio, delle dimensioni di circa 2.00 x 3.00 metri, riporta il Battesimo di Cristo. L'esecutore fu Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane (Venezia, 1544 - 1628), la maggiore personalità dell'ultimo Cinquecento veneto. L'affermazione, improbabile, secondo la quale la tela sarebbe stata portata a Saviore da Bernardino Zendrini a bordo di un asinello, non è suffragata da alcuna testimonianza scritta. Nella notte tra il 20 ed il 21 aprile del 1979, il dipinto fu sottratto dalla parrocchiale, rompendo la massiccia cornice che lo racchiudeva; dopo soli 13 giorni, fu recuperato dalla Squadra mobile della questura di Brescia. Purtroppo la trafugazione ha provocato danni ai quali non è stato possibile rimediare durante il restauro: è andata perduta l'immagine della colomba centrale, simbolo dello Spirito Santo, sempre presente nell'iconografia battistesca; in cambio sono riapparsi alcuni putti, nascosti da un precedente maldestro restauratore. Un'altra attribuzione, meno probabile, designa autore Jacopo da Palma il Vecchio, che morì a Venezia nel 1528. Le famiglie veneziane influenti presenti in Val Saviore, i Sisti e gli Zendrini, non avevano certo difficoltà a convocare un artista veneto presente nel Bresciano come Palma il Giovane, contemporaneo alla riedificazione della parrocchiale di San Giovanni Battista. 

Anche la pala del terzo altare a sinistra, che ritrae i Santi Antonio Abate, Rocco e Carlo Borromeo (XVII secolo), è attribuibile alla scuola di Palma il Giovane; secondo padre Felice Murachelli, la tela sarebbe stata dipinta dal pittore valsaviorese Giacomo Borni, o Gaioni, detto Bate. La Madonna con i Santi Antonio da Padova e Filippo Neri, effigiati nel primo altare a sinistra, è un pregevole olio su tela, del 1653. Il primo altare di destra porta una pala di scuola veneta seicentesca, racchiusa in una bella soasa e raffigurante la Madonna del Rosario, i Santi Domenico e Caterina con i committenti. Sulla controfacciata vi sono due tele accostate, aventi per soggetto il Crocifisso e la Deposizione, del XVII secolo. Il quadro in cui sono stati effigiati i Santi Giorgio e Floriano è di autore ignoto; la scelta di tale soggetto è legata al culto agiografico dei Longobardi convertiti alla religione cattolica. Il paliotto in cuoio dell'altare di San Valentino è del XVIII secolo. La volta a botte è arricchita da affreschi e decorazioni, ripresi nel 1942 dal pittore Giacomo Piccinini, che nell'occasione raffigurò anche alcuni savioresi, tra cui il Barba Boge, Giovan Andrea Sisti, discendente della famiglia Sisti, padre di tredici figli e nonno di cinquanta nipoti (permettetemelo, era il mio bisnonno): con una severa barba bianca, è visibile in un dipinto al centro della navata, attorniato da una madre con il bimbo in braccio ed altre donne. I restauri degli stucchi e dei dipinti nel 1998 sono stati compiuti dall'impresa Graziano.


Lato sud-est


Sagrato


Campanile


Passaggio

 

 

 


ARGOMENTI CORRELATI
Le chiese, Gli artisti, Saviore

Daniela Rossi © 2000

Arte|Turismo|Radici|Ambiente|Storia
Andrista
|Cevo|Fresine|Isola|Ponte|Saviore|Valle
E- mail
|Webcam|Ricerca