Urbanistica e storiaIl BadalìscChiesa dei Santi Nazario e Celso
Parrocchiale della Madonna del CarmeloToponimoDati
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URBANISTICA E STORIA

Il paese è situato sulla strada provinciale n°6, che da Cedegolo conduce a Valle, all’imbocco di una delle due strade d’accesso alla Valsaviore; l’insediamento risale certamente ad epoca preistorica e nei dintorni si trovano interessanti incisioni rupestri. Nel centro abitato sono ancora presenti alcune abitazioni rurali tipiche dell’architettura alpina ed uno dei rari mulini antichi costruiti lungo il corso del torrente detto Al de Còp. Sebbene amministrativamente faccia parte di Cevo, di cui è frazione, la parrocchia dipende da San Girolamo di Cedegolo. La chiesa dei Santi Nazario e Celso è quasi certamente stata edificata su un precedente sito cultuale d’epoca preistorica; tale attestazione è riportata anche in cronache ottocentesche. La parrocchiale è dedicata alla Madonna del Carmelo (o del Carmine). Già nel 1299 vi operava un parroco, tal Bartolomeo, secondo informazioni riportate da don Sina; la parrocchia di Andrista assurta a rettoria prima del 1567: vi era un battistero, si celebrava ogni venerdì ma non si amministravano i sacramenti. Nel 1819 la parrocchia era suffraganea di quella di Saviore, nel 1870 di Cedegolo. Nel '300 si cita un Boccaccino di Andrista di Valcamonica, cui venne dato in feudo il territorio del monastero di San Martino di Torbole Casaglia.

Le famiglie di un tempo si dedicavano all'agricoltura di sussistenza ed all'allevamento del bestiame, oltre alla raccolta delle castagne, spesso scambiate con il permesso di spigolare grano nei campi della bassa pianura. In tempi antichi vi erano miniere di ferro e pirite. La storia di Andrista segue le vicende generali della Valsaviore: per approfondimenti rimando alle sezioni che trattano la formazione delle Vicinie, la dominazione veneziana, gli eventi storici legati ai transiti attraverso il Passo di Campo, la cristianizzazione ed i residui di paganesimo in Streghe e pagani, le opere di captazione idroelettrica del Novecento, i conflitti mondiali del 1915 e del 1940.

CHIESA QUATTROCENTESCA DEI SANTI NAZARIO E CELSO

La chiesa quattrocentesca dei Santi Nazario e Celso ad Andrista rientra in quel tipo di costruzioni rustiche, d’impostazione romanica, assai diffuse in Lombardia ed è una delle poche chiese camune che conserva il cimitero attorno alle proprie mura. Accanto a San Sisto di Cevo rappresenta uno dei centri di maggiore interesse artistico in Valsaviore. Fu oggetto di rifacimenti nel 1489 e dopo il 1578, su indicazione del monsignore Giorgio Celeri. Come la maggior parte dei templi della Valsaviore, è stata edificata su una struttura precedente, citata in documenti del 1299. Durante uno scavo di perlustrazione all'interno è stata trovata parte di una tomba in pietra contenente resti umani, probabilmente distrutta quando si posero le fondamenta della chiesa. La titolazione è molto antica e potrebbe risalire all'epoca longobarda: Nazario e Celso sono due martiri romani; Sant'Ambrogio trovò il loro sepolcro nel 395, nel cui interno era conservata un'ampolla di sangue, parte del quale fu regalato a San Gaudenzio, vescovo di Brescia, provincia in cui il culto dei due santi è particolarmente sentito.

Nella facciata, una pietra reca l'iscrizione: "IHS 1489 X.P.S."; un'altra lapide indica il nome di un sacerdote. Nella lunetta sopra l'ingresso è stato posto un pannello raffigurante una corona con palme, simbolo del martirio. Sulla porticina d’ingresso del campanile, a base quadrata, compare la data 1653: la torre fu probabilmente innalzata, nel corso del tempo, rispetto alle dimensioni originarie. La copertura del tetto è a doppio spiovente ed è stata rifatta in ardesia nel 1984, quando si provvide a restaurare anche le porte in legno. 

L'interno è ad aula unica; la copertura a volta costruita nel '600 coprì in buona parte l'affresco dedicato a San Cristoforo. In seguito alla visita del vescovo Bollani si procedette all'eliminazione dell'altare sul lato destro, alla costruzione del muro del cimitero ed alla sbiancatura delle pareti con calce. Presenta il presbiterio separato dalla platea per mezzo di una cancellata in ferro battuto del XVII secolo. E' impreziosita da notevoli affreschi attribuiti a Giovan Pietro da Cemmo, uno dei più interessanti pittori bresciani della seconda metà del XV secolo. Si hanno poche informazioni sulla sua vita e sulla formazione artistica: l'autore operò in una valle definita terra di confine: i suoi tratti pittorici risultano essere una sintesi di confluenze lombardo venete. I dipinti risalgono al 1434, 1437, 1493 e sono i più antichi affreschi camuni del Quattrocento. Situati sulla parete di sinistra, raffigurano Due Sibille, i Santi Nazario e Celso ed un San Cristoforo con due devote, unico superstite dei tanti che ornavano le chiese della Valle Camonica. Alla parete di destra, Paggetto, Madonna con Bambino e Sant’Antonio Abate. Lo stile degli affreschi documenta il passaggio dai linearismi decorativi gotici agli equilibri rinascimentali, testimoniando il coesistere del gusto per raffinate eleganze formali e contenuti di profonda solidità morale. 

L'ancona dell'altare è in legno dorato e racchiude una pala con la Madonna e due Santi. Pregevole il Tabernacolo ligneo, purtroppo depauperato di cinque statuette nel 1967 dai soliti ignoti; il Paliotto in cuoio con i Santi Nazario e Celso (1665), decorato con ornamentazioni definite con filettature in oro, è stato collocato sulla controfacciata della parrocchiale. L'Annunciazione del presbiterio è d’epoca posteriore: si tratta di un olio su tela di ignoto, ascrivibile al XVI secolo. Alla base della colonna destra della Pala dell’altare maggiore, la data del 1638. Le vetrate ed il rosone sono opera di don Mino Trombini, del 1985; i lampadari in ferro battuto sono di Valentino Glisenti.

PARROCCHIALE DELLA MADONNA DEL CARMELO

La chiesa della Beata Vergine del Monte Carmelo (o Madonna del Carmine, secondo una dicitura più antica) fu edificata nel 1600. La sua struttura si richiama stilisticamente ad un tardo barocco molto in voga per i templi in Valle Camonica nel XVII secolo. Nella volta a botte della navata interna sono raffigurati Sant’Andrea, l’Eucaristia e l’Assunta; sulla volta del presbiterio la Santissima Trinità. La Pala dell’altare maggiore, custodita da una pregevole cornice di legno intarsiato e dorato, è una tela seicentesca che rappresenta la Madonna del Rosario, i Santi Domenico e Caterina e le anime purganti, raffigurati anche sulla parete di sinistra del presbiterio in una tela attribuita a Panfilo Nuvolone, o al figlio Giuseppe Nuvoloni, che ritrae una Madonna con Bambino, i Santi Domenico, Caterina e Antonio da Padova; sulla parete opposta, la Morte di San Giuseppe. L’Immacolata è stata dipinta da Grazio Cossali, uno dei pittori più espressivi del ‘600 bresciano, allievo della scuola di Palma il Giovane. Il dipinto dell'Annunciata con tre santi francescani , San Pasquale Baylon e San Giovanni della Croce, del 1738, è un olio su tela di Antonio Paglia. Del XVII il Transito di San Giuseppe, di autore ignoto. Il portale è nella caratteristica tonalite della Val Saviore, con timpano spezzato. La torre campanaria è del 1870, in sostituzione di un precedente campanile a vela. Il Paliotto in cuoio con i Santi Nazario e Celso (1665) collocato sulla controfacciata proviene dalla chiesa quattrocentesca dedicata ai santi omonimi ed è pregevole per le ornamentazioni definite con filettature in oro. 

TOPONIMO

Su alcune antiche carte topografiche e catastali era chiamato Andresta, attraversato di un piccolo torrente. Certamente è da porre in relazione al dosso dell’Andròla, presso Cevo. Forse da “adritto” o “andritto”, termine di origine latina (ad rectum) che designa un luogo aprico, esposto al sole.

DATI
Frazione del comune di Cevo
Abitanti 155
Distanza da Brescia km
Altitudine

Parroco attuale
Parroci precedenti [collegamento]

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Daniela Rossi © 2000

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