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Militari:Bazzana Bortolo, Bazzana Giovan Battista, Bazzana Pietro, Belotti Giovanni, Biondi Angelo, Biondi Francesco, Bresadola Domenico, Casalini Federico, Scolari Angelo, Vincenti Pietro, Casalini Lodovico, Massimo Pietro, Foi Angelo, Celsi Celso Giovanni, Comincioli Martino, Scolari Domenico, Casalini Giovanni, Davide Giovanni, Casalini Giacomo Vigilio, Ferramonti Vigilio, Scolari Giovan Maria, Scolari Andrea, Comincioli Domenico, Casalini Giovanni Domenico, Salvetti Angelo, Vaira Giovan Battista, Zonta Antonio, Camasa Emilio, Ferrari Alberto, Galbassini Abramo, Galbassini Giovan Battista, Scolari Agostino, Matti Giacomo, Sibilia Giovanni Lorenzo, Magnini Giovanni, Guani Giacomo, Sola Giovanni, Sola Martino, Chiappini Giovanni, Bonomelli Bortolo, Sisti Sisto, Boldini Angelo, Magnini Bernardo, Brizio Francesco, Magnini Giovan Maria, Boldini Andrea, Rodella Giovanni, Belotti Vincenzo, Boldini Andrea, Campana Giovanni, Ferri Pietro, Campana Bernardo, Chiappini Pietro, Boldini Domenico, Sisti Giovanni, Boldini Stefano, Brizio Domenico, Tonsi Pietro, Chiappini Vincenzo, Sisti Bernardo, Brizio Pietro, Paini Antonio, Pasinetti Giacomo, Bonomelli Giovan Maria, Bonomelli Francesco, Gelmini Giuseppe, Tiberti Giuseppe, Spinardi Giovanni, Bonomelli Santo, Cervelli Emanuele, Guzza Giovan Maria, Gozzi Battista, Bonomelli Maffeo, Bonomelli Tommasi, Macri Vincenzo, Davide Simone, Bonomelli Giacomo, Tiberti Evaristo.

 

Quando ero un bambino e cominciavo ad appassionarmi alla storia della Grande Guerra, circa 30 anni fa, nel ghiaione di un canalone sotto il Forcello Rosso trovai una lapide in marmo locale di circa 50 x 40 cm con un'epigrafe:

RICOVERO
CAPORALE CALISSI
114 COMP. PRES. 5° ALPINI
MORT... APRILE 1917

Probabilmente si trattava di uno dei tanti militari morti nella zona a causa delle valanghe come quella che il 3 aprile 1916 travolse e distrusse la Caserma Campellio, fra il Lago d'Arno e il Passo di Campo, uccidendo 113 militari del 31° fanteria.
La guida Alberto Bonomelli, allora gestore del rifugio Lissone, e Marino, il custode della vasca di carico Adamè, grande cacciatore di camosci e personaggio famoso nella zona, portarono la lapide nei pressi del rifugio, cementandola su un masso e contornandola di filo spinato.
Questa è solo una delle innumerevoli testimonianze della guerra che si possono ancora vedere sullo spartiacque tra la valle di Saviore - Valle di Adamè e la valle di Fumo, seconda linea italiana che, partendo dal paese di Valle di Saviore (frazione del Comune di Saviore dell'Adamello), attraverso il Lago d'Arno - passo di Campo - passo D'Avolo - passo d'Ignaga - Forcello Rosso - Cima Lesena - passo dei Russi - passo della Porta - cima delle Levade arrivava a Monte Fumo. Una zona aspra, poco conosciuta, di 2800 m di quota media dove nessuno si è ancora preoccupato di provvedere alla conservazione e alla tutela delle tracce lasciate dalla guerra. Solo in questi ultimi anni gli alpini del gruppo di Valle di Saviore hanno iniziato a fare qualche intervento e ad allestire un piccolo museo di guerra nella sede dell'ANA.

Fra i programmi futuri c'è il restauro e la ricollocazione nella posizione originaria di un'altra lapide trovata al paso del Forcello Rosso: in quarzite locale, di dimensioni 150 x 80 cm circa, pesante circa due quintali reca la seguente iscrizione:

V REGG. ALPINI
3. COMP. PRESIDIARIA
1916

La scritta, sovrastata da fregio delle truppe alpine, è incorniciata da motivi decorativi e reca anche la firma dell'incisore: F. Bettoni. Purtroppo qualche escursionista dotato di scarso senso della storia ha voluto lasciare anche la propria firma, incidendo nome e cognome sulla lapide.
Un altro reperto interessante è la vecchia teleferica che da Malga Lincino sale all'Adamè, usata anche per il rifugio Lissone, che riutilizza in gran parte quella di guerra. Un'opera tanto ardita che un generale, in visita al fronte, non ebbe il coraggio di utilizzare. Di questa teleferica parla Arrigo Giannantonj, noto alpinista bresciano, che nel novembre 1917 fece un'ispezione ai rifugi del CAI e lasciò una relazione riportata nel volume di Vittorio Martinelli, Adamello Ieri - Oggi (vol 3, Brescia, 1973, p. 166):
"Il 5 novembre scendo ad Isola e da colà, per la nuova camionabile Valle Conca del Lincino, con una carretta militare salgo a Malga Lincino m 1609.
Nelle sue vicinanze vi è la baracca della nuova ardita teleferica a contrappeso, che d'un balzo supera la grande muraglia a picco (più a nord delle "Scale di Adamè") sopra la quale vi è la valle Adamè".

Anche della 114a compagnia presidiaria, citata nella prima lapide che abbiamo descritto, si parla in un volume del Martinelli (Vittorio Martinelli, Adamello ieri - oggi, vol. 4, Brescia, 1974, p. 26), che riporta brani del diario del cap. medico Bertolini: "13 febbraio 1918. Al Passo di Campellio ci saranno tra breve 38 mitragliatrici. Quando c'ero io, ne avevamo due sole. Però al Passo Ignaga, molto più largo e comodo per un assalto in forze vi sono solo 30 alpini con 2 mitragliatrici e 3 bombarde. Da qui il nemico, in un paio d'ore, potrebbe scendere ad Isola e far saltare la centrale idroelettrica". "5 marzo 1918. Movimento generale: ce ne andiamo tutti, non so dove mi sbatteranno. Lasciando la 114a Compagnia Presidiaria sento il dovere di difenderne la reputazione, dato che era considerata al riparo dai pericoli. Ma tutti quelli che sono venuti qui da altri fronti, Carso compreso, preferivano quelli a questa zona. Mal servita, scomoda, per piccoli posti distanti tra loro, baracche deficienti, scarsezza dei rifornimenti, nonostante le nostre continue beghe per ottenerli. Noi ce ne andiamo ed a sostituirci vengono due battaglioni, uno all'Adamè ed uno all'Ignaga. Quindici ufficiali, ora, tutte le comodità: strada di fondo valle fino a Malga Lincino, teleferica dal fondo valle all'Adamè ed all'Ignaga, al Forcellino, al Passo Porta e al Paso dei Russi, dall'Ignaga al passo e così via. Parto senza rimpianti, ma con un gran dolore: in teleferica, quando nessuno mi vede, piango".

di Mario Pasinetti 
Tratto da: "Aquile in Guerra" numero 8 - 2000, pag. 30, Rassegna di studi della Società Storica della Guerra Bianca

 


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