La Pax veneta Dopo Venezia  
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LA PAX VENETA

Nel 1428, sotto il dominio della Repubblica di Venezia, in Valsaviore iniziò un periodo di tranquillità e benessere, la Pax Veneta, come è stata definita dagli storici: il commercio del legname e la posizione strategica, a sorveglianza dell’importante canale di comunicazione con il Triveneto attraverso il Passo di Campo, ne determinarono la fortuna. Molte famiglie veneziane si insediarono in Valle Camonica, dalla pace di Nojon fino alla caduta della Repubblica; in Valsaviore fu determinante la potente influenza della famiglia Zendrini di Valle e della famiglia Sisti di Saviore.

DOPO VENEZIA

La Valsaviore, nel 1797, dopo la caduta della Serenissima, entra a far parte del Terzo Cantone di Brescia, nella Municipalità di Cedegolo; verrà poi inserita, durante la fase della Repubblica Cisalpina, nel Dipartimento dell’Adda e dell’Oglio, distretto di Capo di Ponte. Nel 1803, durante la Repubblica Italiana, con Napoleone presidente, passa sotto Bergamo, nel Dipartimento del Serio. Col trattato di Vienna, viene posta sotto il dominio austriaco, durante il quale, anche a causa degli sconvolgimenti del periodo napoleonico, ripiomba nella povertà. Torna bresciana con la proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861. Alla metà del XVIII secolo avvenne un’ultima colonizzazione, paragonabile a quella preistorica: fu resa possibile privatizzando pascoli e boschi comunitari, assegnandoli in sorte. L’anno 1811 fu particolarmente difficile, a causa di un’estate piovosa che mandò in rovina i raccolti, soprattutto di segale e mais, principale fonte di sostentamento per la povera economia montana. I cittadini di Cevo e Saviore rivolsero appelli alle autorità per ottenere dei finanziamenti. La povertà raggiunse livelli estremi, tanto che alcuni abitanti furono costretti a mendicare altrove per sopravvivere. Durante la dominazione francese in Valle Camonica si susseguirono episodi di brigantaggio, tra cui la banda di delinquenti capitanata da Giacomo Antonio Bonafini, "notaro in Cividate Camuno". Nel 1853 i Valsavioresi sono costretti a mantenere continuamente dei guardaboschi in custodia delle loro proprietà.


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