Il codice


Gli strumenti essenziali per la comunicazione sono i segni.  Ogni segno ha la capacità di distinguersi dagli altri (funzione distintiva). Quindi, un sistema di segni (corrispondenze fra significati e significanti) forma un codice che permette così un passaggio di informazioni fra un emittente e un ricevente. A volte la medesima espressione, utilizzata in codici diversi, porta a significati diversi.

L'aspetto materiale del segno (il significante) è il medesimo:  cambia il codice, cioè il rapporto tra significanti e significati. A volte, all'interno dello stesso codice, il significato di un segno varia a seconda del contesto.  

 I CODICI DEGLI ANIMALI E I CODICI DELL'UOMO: IL LINGUAGGIO

La capacità di comunicare per mezzo di segni organizzati in codici prende il nome di “linguaggio”.  

 IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI

Gli animali comunicano per:

- presenza e posizione del cibo (api);

- guidare e gestire la posizione (codice predatorio);

- stabilire la gerarchia all'interno del gruppo;

- segnare i confini del territorio;

- avvertire della presenza di una preda;

- attirare animali di sesso opposto;

- indicare un pericolo.  

 I LINGUAGGI DELL'UOMO

L'uomo organizza gran parte dei segni che produce in sistemi finalizzati alla comunicazione. L'uomo privilegia i tipi di segni più efficaci di cui dispone: acustici e visivi.

Questi tipi di segni consentono di elaborare linguaggi verbali e non verbali.

I codici fonico-acustici vengono percepiti dall'udito e sono prodotti tramite varie parti del corpo e strumenti musicali.

I codici visivi vengono percepiti per mezzo della vista. Tra questi i più sviluppati sono quelli come gesti e  posizioni del corpo oppure quelli caratterizzati da segnali colorati o luminosi organizzati in sistemi.

Per quanto importanti possano essere i linguaggi fonico-acustici e visivi, non si può comunicare con essi quasi nulla. Il linguaggio verbale invece è potente, sofisticato e versatile. Il linguaggio verbale è la facoltà di comunicare mediante le parole e si manifesta nell'uso delle lingue storico-naturali.

Per le lingue-storico naturali intendiamo le lingue di tutte le culture esistenti o esistite sulla Terra  .

Esse si dicono storiche, perchè le varie culture che si esprimono hanno una storia; si dicono naturali perchè sono state eleborate spontaneamente, cioè naturalmente.  

 DEFINIZIONE DI LINGUA

“La lingua è un codice fondato sul segno linguistico”. Gli aspetti che distinguono il codice linguistico da tutti gli altri tipi di codice sono:

  • la doppia articolazione;
  • l'ampliabilità;
  • l'onnipotenza semantica;
  • la complessità sintattica;
  • la prevaricazione;
  • la riflessività;
  • il carattere a sistema aperto.

Spiegheremo le caratteristiche meno intuibili delle sette.

Doppia articolazione significa che un messaggio linguistico qualsiasi è composto, a un primo livello, da un certo numero di unità portatrici di significato; a un secondo livello, da unità minori portatrici di suono.

Ad esempio la frase: «La ragazza canta» (1° livello) si può dividere in sei unità significative:

L (unità che distingue l'articolo determinativo)

a (unità che distingue il femminile singolare)

ragazz (unità che distingue l'oggetto)

a (unità che distingue il femminile singolare)

cant (unità che distingue l'azione)

a (unità che distingue la persona che compie l'azione)

Le unità qui elencate sono composte da unità portatrici di suono (vocali e consonanti) che possiamo rappresentare così:

«Laragazzacanta» (2° livello).

Quindi al primo livello abbiamo 6 unità portatrici di significato, al secondo 14 unità portatrici di suono (cioè il numero delle lettere che compongono la frase).

Prevaricazione vuol dire che usando un codice linguistico si può anche mentire, cioè comunicare cose false a differenza di quanto accade con gli altri codici.

I sottocodici

Una scienza, un mestiere o un' arte dispongono non solo di strumenti ma anche di una lingua ben definita, cioè di un sottocodice.

Un particolare tipo di sottocodice presenta caratteristiche specifiche nella morfologia, nella sintassi e nel lessico.

Particolare è l' uso dei verbi:

Prevale la terza persona singolare e plurale dell' indicativo presente e, in misura ridotta , futuro e passato prossimo;

I verbi usati sono relativamente pochi, e sono spesso ripetuti;

A volte la forma verbale manca del tutto, e lascia spazio ai cosiddetti periodi nominali. 

L'aspetto più caratteristico dei sottocodici è il lessico; sono presenti:

Parole in più rispetto a quelle che fanno parte della lingua comune;

Parole specifiche che hanno un sininimo nella lingua comune (ad es. rinite=raffreddore);

Parole della lingua comune usate con un significato diverso da quello comune.

I sottocodici sono indispensabili ai tecnici per comunicare tra loro.

I sottocodici, dunque, non sono lingue segrete: hanno una grande utilità se sono utilizzati dai tecnici.  

 LA LINGUA DELLA BUROCRAZIA

Un caso particolare di sottocodice è rappresentato dal linguaggio della burocrazia. Anche se utilizzato da tutti i cittadini, si tratta di un linguaggio tecnico specifico e quindi difficile per i non tecnici.  

 LA LINGUA DELLA PUBBLICITÀ

Anche la lingua della pubblicità si rivolge alla collettività, ma al contrario del sottocodice burocratico utilizza un linguaggio più semplice in grado di essere compreso da tutti.

La lingua della pubblicità non è un vero sottocodice, ma una varietà fondata sull’ uso del linguaggio comune.

Essa rappresenta “un uso non naturale della comunicazione linguistica”(M. Corti).  

La pubblicità fa leva su molte risorse della lingua:

Riesumare forme antiche;

Ricorrere a parole straniere;

Si possono usare forme della lingua parlata, modi tipici della poesia, proverbi e frasi fatte.  

 Lingue e dialetti

La divisione in piccoli Stati, le barriere doganali interne, l'assenza di una grande capitale determinarono, anche dopo l'unione d'Italia sotto Roma capitale, un uso esclusivo dei dialetti locali a scapito dell' unico strumento che avesse una qualche parvenza di lingua comune. Anche se alcuni letterati (in particolare Dante, Petrarca, Boccaccio) avevano assegnato agli italiani come lingua il fiorentino letterario, non si poteva ancora parlare di una lingua vera e propria adatta a tutta la penisola poiché molti non potevano leggere le opere e di conseguenza imparare a scrivere. Per parlare,tutti, colti e non, letterati e analfabeti, ricorrevano al dialetto. Se oggi gli italiani possono comunicare con altri di diverse regioni lo dobbiamo all'uso dello strumento comune: la lingua italiana.

Le differenze tra lingua e dialetto non sono di ordine linguistico, ma sono di ordine geografico, storico e culturale.

Rispetto alla lingua, il dialetto è limitato sul piano geografico.

Rispetto alla lingua, il dialetto ha un uso limitato sul piano sociale e culturale.

Rispetto alla lingua, il dialetto non è sottoposto a una regolamentazione da parte di autori di grammatiche e di vocabolari.   

La conoscenza e l'uso della lingua italiana si sono diffusi presso tutti gli strati della popolazione grazie soprattutto a questi fattori:

la rinascita economica che si è sviluppata dopo la fine della Seconda guerra mondiale;

la diffusione dell'istruzione scolastica obbligatoria (venivano presi in esame testi fiorentini);

l'espansione dei mezzi di comunicazione di massa (stampa, radio, cinema e soprattutto televisione).

Numerare tutti i dialetti italiani è difficilissimo, poichè ogni paesino ha il suo. A grandi linee possiamo suddividere i dialetti in cinque gruppi: il sistema dei dialetti settentrionali, il sistema dei dialetti toscani, il sistema dei dialetti meridionali, il sistema dei dialetti sardi, il sistema dei dialetti ladini o retoromanzi (a loro volta divisi in altri sottogruppi).

Il sistema dei dialetti settentrionali si divide in due sottogruppi: dialetti gallo-italici e dialetti veneti.

Del primo sottogruppo fanno parte i dialetti piemontesi, lombardi, liguri ed emiliano-romagnoli.

Del secondo sottogruppo fanno parte il veneziano, il veronese, il padovano-vicentino-polesano, il trevigiano-feltrino-bellunese, il triestino e il veneto-giuliano.

Il sistema dei dialetti toscani comprende il fiorentino, il pisano, il lucchese, il senese, il grossetano, l'aretino-chianaiolo.

Il sistema dei dialetti meridionali si dividono in tre sottogruppi: dialetti mediani, meridionali intermedi, meridionali estremi. Il primo comprende i dialetti laziali, umbri e marchigiani parlati nelle zone settentrionali.

Il secondo comprende i dialetti laziali, umbri e marchigiani parlati nelle zone meridionali, abruzzesi-molisani, campani, pugliesi, lucani e calabresi settentrionali.

Il terzo sottogruppo comprende il calabrese meridionale, il salentino o pugliese meridionale, il siciliano.

Il sistema dei dialetti sardi distinto in dialetti sardi settentrionali (il gallurese, il sassarese) e dialetti sardi meridionali (il logudorese e il campidanese).

Il sistema dei dialetti ladini o retoromanzi si divide in due sezioni:

occidentale (comprende i dialetti parlati nella regione dolomitica) e orientale(l'insieme dei dialetti friulani).

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