L'inizio della storia


Molti millenni fa, al tempo degli egiziani, i Faraoni comunicavano con i generali in guerra attraverso un metodo originale. In pratica nascondevano il messaggio spedito in un modo particolare, unico e diremmo "antropologico". Come? Semplice. Prendevano uno schiavo, gli rasavano i capelli, scrivevano sulla sua testa il messaggio mediante dei leggeri tatuaggi con inchiostri naturali, aspettavano che al malcapitato ricrescessero i capelli e poi "inviavano" lo schiavo a destinazione. Questo metodo, che è molto originale, ha un nome ed è chiamato Steganografia. Esso non veniva adoperato per mancanza di pergamene, ma per garantire che il messaggio rimanesse nascosto e non venisse letto se non dal destinatario. 

Già settemila anni fa, quindi, esisteva la necessità di proteggere i messaggi ed esisteva anche un modo, in verità poco efficiente, per proteggerli. La soluzione non era certo sicura, in quanto lo schiavo, durante il viaggio, poteva essere catturato, "letto" e ucciso e magari sostituito con un altro sulla cui cute poteva venire inciso, da qualcun altro, un messaggio diverso e fuorviante. Insomma non vi era nè la sicurezza, nè l'autenticità e, meno che mai, l'integrità del messaggio. E' bene, dunque, comprendere che il problema della sicurezza e della autenticità dei messaggi nascosti o cifrati propone una serie di riflessioni circa la sicurezza di questo tipo di comunicazione.

Oggi i mezzi ed i sistemi per spedire messaggi sono cambiati, sicuramente sono migliorati i sistemi di codifica, ma le necessità sono rimaste le stesse. Anzi, nella società della comunicazione per eccellenza qual'è la nostra del 2000, le necessità sono aumentate perchè è fondamentale garantire che i messaggi vengano letti solo dalle persone autorizzate, che non vengano modificati e che si possa stabilire con assoluta certezza il loro vero autore.

Si esporranno qui, in modo certamente non esaustivo, i punti principali di quella che possiamo considerare una evoluzione dell'antico concetto di messaggio: il "documento elettronico", inteso come raccolta di testo, immagini, audio e di tutto ciò che può essere rappresentato in forma digitale, affrontando, in maniera molto generale e limitata, anche gli aspetti linguistici, storici, giuridici, tecnologici e matematici del problema. L'ambizione sarebbe quella di approfondire tutte le tematiche coinvolte dalla presenza delle numerose discipline coinvolte nelle compresenze. Senza ombra di dubbio sarebbe interessante affrontare questi interessanti temi. Tuttavia, sia per la limitatezza del tempo disponibile, sia per le difficoltà dovute all'organizzazione delle compresenze nel quadro dell'orario settimanale delle lezioni non è stato possibile completare questo desiderio. 

Ritornando al documento elettronico è probabile che qualcuno nutra dubbi sulla possibilità di definire documento una semplice raccolta "incomprensibile" di bit, magari rappresentati in forma magnetica, da impulsi elettici o ottici, questi ultimi paradossalmente neanche visibili. 

Non affronteremo qui tutta la discussione sulle affinità e differenze tra documento classico e documento elettronico, e sulle possibilità di definire quest'ultimo, in termini giuridici.  Basti, a questo proposito, il D.P.R. del 10 Novembre 1997 n. 513, contenente la definizione di Documento Elettronico e le caratteristiche che deve avere per poter essere ricondotto alla forma scritta. 

A chi si accinge a leggere la "nostra storia" un particolare augurio di buona navigazione.


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