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Le pellicole

La pellicola è formata da un supporto di cellulosa o materiale plastico sul quale viene stesa un'emulsione formata da cristalli di bromuro d'argento (alogenuri d'argento) , sospesi in gelatina e sensibili alla luce.

Cosa avviene quando la pellicola viene esposta alla luce?

Gli alogenuri d'argento subiscono un'alterazione chimica, e si ottiene quella che viene chiamata immagine latente (non visibile). Successivamente, con lo sviluppo, sarà possibile la trasformazione dei cristalli d'argento in argento metallico (i cristalli esposti alla luce si anneriscono in proporzione alla quantità di luce ricevuta) e a questo punto l'immagine è visibile ma non è ancora stabile (una successiva esposizione alla luce annerirebbe gli alogenuri non impressionati); il successivo fissaggio provvederà ad eliminare dall'emulsione i cristalli non impressionati.

                                                        cambiamenti di stato degli alogenuri d'argento nella Pellicola negativa B/N

Caratteristiche

La caratteristica più importante di una qualsiasi pellicola è la sensibilità. Solo conoscendo con esattezza la sensibilità della pellicola che usiamo potremo stabilire la quantità di luce necessaria affinché venga correttamente esposta.

La sensibilità è un valore di riferimento che indica quanta luce dovrà essere assorbita per formare l'immagine, questa viene espressa con un numero crescente in proporzione all'aumentare della stessa. Fino a qualche anno fa le scale più utilizzate erano due la DIN (secondo standard tedeschi) e la scala ASA (standard. americani); dal 1983 i costruttori si sono accordati per una scala unica, l'ISO, che corrisponde praticamente a quella ASA. Le pellicole in commercio sono molte, ma la maggior parte di esse (in B/N o colore) possono essere raggruppate in una di queste categorie :

Attualmente la sensibilità è riportata sui rullini anche con un codice a barre detto DX che permette alle macchine fotografiche dotate di opportuni sensori di impostarla automaticamente.

La sensibilità della pellicola alla luce non è importate solo per determinare la sua corretta esposizione, ma anche perché questa influisce su altre caratteristiche :  latitudine di posa, contrasto, grana, risoluzione (questo non significa,pero', che a parità di sensibilità le pellicole siano tutte identiche, ci sono sempre delle eccezioni, ma per il momento non ci deve interessare.)

La latitudine di posa è la capacità della pellicola di dare buoni risultati anche con esposizioni leggermente maggiori o minori di quella ottimale, quindi di riuscire a compensare gli errori che possono verificarsi o per una cattiva lettura della luce o per una taratura sbagliata dell'apparecchio di ripresa. Questa capacità della pellicola è tanto maggiore quanto più elevata è la sua sensibilità; quindi, pellicole di bassa sensibilità avranno una latitudine di posa molto bassa (e perciò necessiteranno di un'esposizione accurata), mentre pellicole di sensibilità alta una latitudine più estesa (e quindi maggiore capacità di compensare gli errori). Questa caratteristica, inoltre, farà si che nelle situazioni in cui la scena da riprendere presenta grosse differenze di illuminazione, le pellicole con una latitudine di posa più ampia riusciranno a rendere leggibili zone dell'immagine che altrimenti risulterebbero troppo chiare o scure.

Il contrasto è la gradazione di tonalità che una pellicola riesce a registrare; la gamma di toni che viene riprodotta e' direttamente proporzionale alla sensibilità e questo significa che le pellicole più sensibili saranno meno contrastate.

La grana è data dall'insieme degli alogenuri d'argento presenti nella pellicola, chiaramente più sono piccoli e maggiore risulterà la nitidezza dell'immagine. La grana nella pellicola è più grossa ed evidente nelle pellicole più sensibili, le pellicole più lente sono caratterizzate da una grana più piccola con una conseguente maggiore nitidezza dell'immagine.
 
 

Il potere risolutore (risoluzione) è la capacità di rendere ben leggibili particolari molto piccoli. Questa caratteristica si misura in quantità di linee (informazioni) che vengono riprodotte in un millimetro, questo significa che più linee possono essere riprodotte maggiore sarà la capacità di registrare i particolari. Anche qui, (come per la grana), più è bassa la sensibilità maggiori saranno le linee per millimetro (orientativamente 200 l/m pellicola da 25 ISO, 150 l/m per le 100 ISO, 100 l/m o meno per le 400 ISO)
 
 

Sensibilità ISO
Lat.di posa
contrasto
grana
risoluzione
bassa 25 - 60
bassa
alto
bassa
alta
media 100 - 200
media
medio
media
media
alta 400 - oltre
alta
basso
alta
bassa
Dati riepilogativi caratteristiche generali pellicole B/N e COLORE

I tipi di pellicole

B/N e Colore
Le pellicole, indipendentemente da quanto visto sopra, possono essere di vari formati (in relazione al tipo di macchina fotografica utilizzata), ed in bianco e nero od a colori.

La differenza tra pellicole B/N e colore appare evidente: mentre nelle pellicole a colori la riproduzione dell'immagine sarà a colori, in quella B/N ,la realtà visiva sarà riprodotta con diverse gradazioni di grigio.

Dal punto di vista costruttivo le pellicole B/N, come visto all'inizio, sono caratterizzate da un'emulsione con un solo strato sensibile, mentre in quelle a colori sono presenti diversi strati ognuno dei quali è sensibile a determinati colori.

Negativa e invertibile
Abbiamo visto che la pellicola viene annerita in proporzione alla luce che riceve, quindi le parti chiare del soggetto fotografato produrranno zone scure, viceversa le parti scure impressioneranno meno la pellicola e saranno di conseguenza più chiare. L'immagine riprodotta dalla pellicola sarà quindi negativa rispetto alla realtà.

Tutte le pellicole si comportano in questo modo, e la successiva stampa su carta (che è anch'essa composta da un'emulsione sensibile) inverte di nuovo l'immagine riportandola al naturale.

Nelle pellicole a colori inoltre i colori vengono registrati con colori a loro complementari, e come per il B/N una volta stampati su carta, riprodurranno i colori originari.

Alcune pellicole, esclusivamente a colori, sono costruite per essere sottoposte in fase di sviluppo ad un procedimento detto di "inversione", questo fa si che la pellicola, una volta sviluppata, sia già 'positiva', cioè uguale all'immagine fotografata; il risultato è quello che conosciamo tutti la "diapositiva".

Questo genere di pellicole, pur essendo sostanzialmente simili a quelle delle negative, hanno delle particolarità che non possiamo ignorare. Innanzi tutto la diapositiva è un risultato finale e non sono necessarie altre lavorazioni per vedere l'immagine, questo ci porta a fare un'importante considerazione: mentre il negativo in fase di stampa può essere corretto nell'inquadratura, nei colori, nel contrasto, nelle eventuali sovra o sottoesposizioni, la ripresa in diapositiva, già di per se un prodotto finale, deve essere, il più possibile, perfetta. Questo significa per il fotografo un maggior impegno in fase di ripresa, non avendo poi modo di correggere eventuali errori.

Un'altra particolarità delle pellicole invertibili è di avere una latitudine di posa poco estesa, rendendo ancor più evidenti gli errori di esposizione.

A favore delle diapositive (non a caso utilizzate dalla maggior parte dei professionisti) va la riduzione dei costi , dovuta al fatto che non devono essere stampate, la possibilità di essere proiettate su grossi schermi e con risultati d'effetto, la resa dei colori più viva e brillante, e ,non ultima, la possibilità di poter ottenere stampe delle immagini che riteniamo più significative (anche se con un costo maggiore rispetto a quelle ottenute dal negativo).


Esempio di ripresa con pellicola negativa e invertibile



Pellicole per luce artificiale
L'illuminazione non è sempre uguale, ci sono situazioni in cui la luce ha delle dominati cromatiche tali da falsare il colore normale delle cose.

La situazione più comune è quando fotografiamo servendoci dell'illuminazione artificiale, cioè di lampadine, quarzi, etc. In questi casi, la nostra capacità ad adattarci alle diverse situazioni di luce, ci fa vedere i colori come noi sappiamo che sono; la pellicola invece non si adatta da sola e riproduce con fedeltà la realtà oggettiva, infatti le pellicole normalmente sono tarate per dare una resa naturale dei colori alla luce naturale (quella del sole), ed in presenza di luce artificiale, come quella di una lampadina, non possono fare a meno di registrare le immagini con la dominante (in questo caso rossastra) presente.

Tutti i colori saranno quindi falsati, e se questo non è un grosso problema con le pellicole in B/N e le negative a colori (in quanto possono essere corrette in stampa) lo è sicuramente per le pellicole invertibili.

Ci sono due modi per correggere le dominanti cromatiche della luce, il primo è di usare dei filtri, (lo vedremo nel loro capitolo), il secondo è di utilizzare una pellicola tarata per quel tipo di luce.

In commercio esistono diversi tipi di pellicole invertibili che hanno una resa naturale in luce artificiale. Queste pellicole in genere sono tarate per una temperatura di colore di 3200-3400 gradi Kelvin, che è la temperatura della maggior parte delle lampade per uso fotografico.
 

Scadenza e conservazione

La pellicola è un materiale che richiede qualche attenzione per poter mantenere le sue caratteristiche.

Quando il rullino è vergine, bisogna stare attenti alla data di scadenza, data oltre la quale (soprattutto per le pellicole professionali, che hanno una resa migliore ma sono più delicate) sono possibili alterazioni della sensibilità e soprattutto dei colori.

Inoltre sarebbe opportuno conservarli in luogo fresco, o comunque mai vicino a fonti di calore (diffidate dei rivenditori che tengono i rullini vicino o nella vetrina assolata del negozio).

Una volta sviluppati , sia i negativi che le diapositive, devono essere conservati in luogo secco, non umido, maneggiati con cura evitando di toccare con le mani la superficie, o peggio di fare righe ed abrasioni.

n.d.r. la scadenza della pellicola non è comunque così critica, soprattutto le pellicole normali se ben tenute possono essere usate anche dopo diverse settimane dalla scadenza.
 

Quale pellicola?

Ora sappiamo che esistono diversi tipi di pellicole, e per ognuna di queste ne abbiamo almeno una decina prodotte da case diverse.

Il consiglio è di iniziare con una pellicola di media sensibilità (100 ISO), di provarne tre o quattro di marca diversa ed una volta scelta quella più si avvicina al nostro gusto ed aspettative cercare di usarla il più possibile, perché la pellicola migliore, come si usa dire, è quella che si conosce meglio.

Per quanto riguarda la scelta tra B/N e colore bisogna fare altre considerazioni. Non esistono, a mio avviso, situazioni in cui è meglio l'una o l'altra, ci sono è vero, soggetti che si più prestano ad essere fotografati a colori (è difficile rendere in B/N tutte le sfumature e l'impatto emozionale che hanno i colori di un tramonto), ma nella maggioranza dei casi è l'abilità del fotografo a fare una buona foto, non la pellicola.

Alcuni fotografi sostengono che se la realtà è a colori la fotografia non può non esserlo. Personalmente ritengo che dove il colore è la caratteristica principale del soggetto il fotografo non ha scelta, in tutti gli altri casi e solo una questione di gusto e sensibilità personali.

Aldilà di queste considerazioni, bisogna considerare il lato pratico della questione. Il B/N, grazie alla semplicità di trattamento per lo sviluppo e la stampa si presta meglio ad essere gestito in maniera totalmente autonoma dal fotografo; con una piccola camera oscura è possibile un controllo diretto delle nostre stampe, cosa importantissima per un tipo di immagine che trae forza proprio dalla personalità della stessa. A questo si aggiunge anche il discorso economico, sviluppare e stampare per proprio conto taglia in maniera radicale le spese di laboratorio, se non le elimina del tutto.

Il colore si presta poco al far da se, non perché non sia possibile, ma l'attrezzatura necessaria, la delicatezza delle operazioni lo rendono, se non altro, più problematico.

A suo vantaggio bisogna, però, dire che la diffusione di laboratori e sistemi di sviluppo automatici hanno portato alla riduzione dei costi di stampa tali da renderlo quasi più competitivo del B/N, che negli ultimi anni ha visto ridurre i laboratori che lo trattano, e quei pochi che sono rimasti, se lavorano in modo professionale (stampa a mano), hanno prezzi conseguentemente elevati.

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