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BASE DI RIFLESSIONE PER L'ELABORAZIONE DI UN DOCUMENTO POLITICO

Il presente documento si pone come stimolo per avviare la riflessione negli incontri promossi da CODICI, CONFONLUS e Sapere 2000.
La scelta è stata quella di ridurre al minimo gli spunti e le dissertazioni, nell'intento di stimolare contributi ed approfondimenti.


DOCUMENTO

Il nuovo ordine mondiale non è caratterizzato dal primato della politica, ma dalla dittatura dei poteri economici. Si è creata una potente oligarchia che tende sempre più a relegare i governi democratici a funzioni meramente rappresentative, rispetto ad indirizzi e scelte che vengono assunti in sedi ristrette e da soggetti che non hanno avuto il mandato democratico.
Questa realtà proietta la nostra società con sempre maggiore forza verso la riduzione delle garanzie sociali.
Tali scelte vengono proposte come necessarie, ma ci si chiede a chi ed a cosa sono funzionali dette scelte.Sicuramente lo sono al rafforzamento del potere economico che non sempre corrisponde ad una migliore qualità della vita per tutti, libertà di pensiero e ad una forte trama di etica sociale che vede l'uomo in quanto tale come vero e prioritario soggetto ed oggetto delle scelte e dei relativi cambiamenti.
L'unica giustificazione che viene presentata è quella del "risanamento" economico, che è inconfutabilmente il presupposto di una condivisa e praticabile società dei diritti, ma non può rappresentare l'alfa e l'omega del pensiero politico globale.
Dare garanzie sociali alla popolazione deve assurgere a dignità di valore primario e non ad un disvalore. L'iniziativa economica deve rappresentare non solo la motivazione che spinge a creare profitto, gratificando con la ricchezza ed il benessere chi lavora, produce, investe: deve rappresentare altresì, l'humus necessario ad una società che sostiene e guida le fasce più fragili e deboli ad un miglioramento culturale, economico ed etico.
Se un disvalore deve essere individuato, allora questo è reperibile nella malagestione dei fondi pubblici, e soprattutto nell'utilizzo di queste risorse in progetti che non rafforzano la trama dei servizi sociali essenziali, ma, al contrario, ne permettono il depauperamento a vantaggio di una privatizzazione esclusivamente finalizzata a creare ulteriori vantaggi per determinate classi o imprese.
Il modello di vita che si va proponendo è quello della così detta società dei 2/3. Con i 2/3 della popolazione che vive agiatamente, secondo i modelli sociali proposti. Una scelta in cui si predetermina ed accetta che una quota consistente dei cittadini sia privata di garanzie sociali. Su questa parte di società, che è strutturale del sistema e non una variabile, ci si limita ad interventi occasionali, con l'impiego di risorse esigue in cui si finanziano interventi caritatevoli/assistenziali, che producono clientele, spesso sotto l'ombrello della solidarietà pelosa di alcune associazioni.
E' evidente che questo tipo di società, se da una parte ha i presupposti per durare a lungo, perché crea la dittatura della maggioranza verso la minoranza, dall'altra, crea una profonda disuguaglianza tra i cittadini determinando gravi tensioni sociali. Va anche detto che la società dei 2/3 è solo apparentemente tale. Essa è rappresentata da una parte minima solida economicamente, la restante, che viene collocato accanto alla prima, non è economicamente solida e rappresenta il bordo di oscillazione tra la povertà ed il benessere. L'ultimo terzo, è rappresentato dall'indigenza, che non partecipa alle scelte politiche perché troppo impegnata a soddisfare i bisogni primari. A ben guardare, in questo tipo di società nessuno è veramente al sicuro in quanto basta una malattia invalidante per escludere dal ciclo produttivo il soggetto e quindi assoggettalo all'indigenza, perché proprio nel momento in cui non ha capacità di reddito gli si chiede un forte impegno economico (per affrontare la malattia propria o di un congiunto).
Quali strategie adottare? Quale modello di riferimento strutturare?
Questa è la domanda che ci dobbiamo porre e a cui dobbiamo dare risposta.
La riflessione fin qui condotta, porterebbe ad una scelta che integra la società economica con un'etica sociale, che piega, in una dialettica costruttiva, le leggi del mercato ad una riflessione sulla società che la sostiene, nella consapevolezza che tutta la società sostiene il mercato: sia quella parte economicamente forte che quella debole, ed entrambe sono reciprocamente necessarie.
La società italiana si sta rapidamente trasformando e adeguando al "nuovo ordine sociale", determinando nuovi equilibri nel rapporto tra cittadini ed istituzioni. Il contesto però non ammette singoli, ma si rapporto solo con gruppi organizzati (lobby). Il singolo individuo è privato di rappresentanza e di voce e diventa una semplice variabile senza importanza. Nella società la voce è riconosciuta soltanto ai gruppi che hanno capacità contrattuale, il singolo, per avere voce, deve farsi rappresentare da questi gruppi, assoggettandosi ad essi (vedi anche doc. sul volontariato).
E' necessario quindi dare voce e rappresentanza ai singoli diritti per riaffermare la centralità della persona umana. La così detta strategia dei diritti per affermare la centralità della persona e dei suoi diritti, e la relativa concreta attuazione, rimane una formidabile intuizione che deve essere ribadita, proprio come scelta strategica contro questo modo di essere della società odierna disumanizzante.
Per dare attuazione a questa strategia, l'associazione deve quindi attrezzarsi per il raggiungimento di quest'obiettivo. Due grandi progetti sono attualmente in discussione. Il primo consiste nella realizzazione di una potente rete di servizi di tutela offerti al cittadino in forma agevolata (ma non gratuita. Vedi doc. sul volontariato), per garantire la rivendica delle situazioni di diritto al maggior numero dei persone possibile.
Il secondo punto è quello della rappresentanza nelle istituzioni. Dobbiamo costruire quelle alleanze con i soggetti impegnati nel sociale che condividono la necessità di trasformare la società nel senso da noi indicato, non come amici occasionali di percorso, ma come compagni di strada.
Ci troviamo di fronte a scelte importanti da fare. Dobbiamo rimettere in discussione tutti quei valori sociali su cui fino ad oggi si è fondata la società. Se per etica intendiamo "comportamento socialmente condiviso", allora dobbiamo ragionare sui valori che la società nella sua interezza e globalità condivide. Valori sociali in cui il ricco ed il povero, il colto ed il semplice, ecc., si riconoscono. Valori che determinano ineluttabilmente un comportamento del singolo in quanto cellula di un tessuto socialmente complesso. Comportamento che tutti siano in grado di interpretare alla luce di una chiave di lettura comune. Chiave che non può che essere l'impostazione Etica dell'essere UOMO.
Per affrontare questo complesso ragionamento, si propongono 4 punti:
eguaglianza intesa come eguaglianza dei cittadini nelle opportunità di sviluppo in senso sociale ed umano;
equità intesa come equità sociale nella distribuzione della ricchezza;
giustizia intesa come giustizia sostanziale nella tutela dei più deboli;
legalità intesa come diritto ad una giustizia certa, autonoma, giusta e dalla parte dei cittadini.
A tutti buon lavoro.


Roma 26.9.01


Il Segretario Nazionale
Ivano Giacomelli