Le Interviste del Boss

Springsteen a San Siro, Notte Rock per 60 Mila
di Mario Luzzato Fegiz
da Il Corriere della Sera
29-06-2003

Era l'ultimo concerto del tour 2002-2003 al di fuori degli Stati Uniti

Springsteen a San Siro, Notte Rock per 60 Mila

La pioggia non ferma l'abbraccio del pubblico: "E' bello essere ancora qui, sono tornato a casa. Ci rivedremo ancora"

MILANO - Attacca "Darkness on the Edge of Town" e una nuvola nerissima copre San Siro. E a "Waitin' on a Sunny Day" (aspettando un giorno di sole) si scatenano le cateratte del cielo. Una beffa al Boss:pioggia fitta con vento di traverso che bagna anche le zone coperte. Ma fuggono in pochi dal parterre e tantomeno Bruce che continua imperterrito. La pioggia non è riuscita dunque ieri a spezzare l'alleanza fra il rock e San Siro nel secondo concerto italiano all'aperto di Bruce Springsteen. Oltre sessantamila spettatori hanno tributato al Boss e alla band un entusiasmo incessante difficile da descrivere. Bruce e la band sono entrati in scena alle 20.16 (mentre la frescura dell'imminente temporale si faceva già sentire) sulle note di "C'era una volta in America", la celebre sinfonia di Ennio Morricone. Subito dopo è partito il rock puro e duro: "Promised Land" (collegamento tematico chiaro) seguita da "The Rising".
PARTERRE STRAPIENO - Dal parterre, con una densità di 4-5 spettatori a metro quadro ai vari anelli, è stato un cantare, applaudire e ballare dall'inizio alla fine. Una sinergia fra palco e platea che raramente capita di vedere e che è un altro spettacolo nello spettacolo. Lungo, con amplificazione altissima, a volte esagerata e distorta, in un dispiegarsi di poesia, musica, teatralità che si rinnova ogni volta. Perché Bruce, forza della natura, è riuscito oggi più che mai a trasformare le sue tournée da una sequenza di repliche, come normalmente accade nel mondo dello spettacolo, in una sorta di telenovela musicale a puntate in cui lui e la E Street Band si muovono con guizzi imprevedibili non secondo scaletta o copione, ma seguendo un canovaccio che finisce per aggirare il rituale dei concerti e assomigliare di più a una partita di calcio in cui il gol, il rigore, il fallo e il fuorigioco sono sempre in agguato.
"CIAO MILANO, COME VA?" - Come in una sceneggiata il primoattore valorizza al meglio tutti i caratteri del comprimari. E anche ieri sera a San Siro il trionfo ha coinvolto tutta la E Street Band: Roy Bittan (tastiere), Clarence Clemons (sax, percussioni), Danny Federici (tastiere), Nils Lofgren (chitarre), Patti Scialfa - in Springsteen (voce e chitarra), Garry Tallent (basso), Steve Van Zandt detto Little Steven (chitarre), Max Weinberg (batteria). Prima di eseguire in duetto con Patti "Empty Sky" (quel cielo lasciato vuoto dalle Torri Gemelle) si è rivolto in italiano alla folla: "Ciao Milano come va? Bene? E' bello vedervi a San siro di nuovo. Sono passati molti anni dal 1985 quando ho suonato in questo stadio l'ultima volta. E spero che siano stati anni buoni. E' eccitante essere qui. Sono felice di esseretornato a casa". Più avanti mentre presentava la band ha sfidato fulmini e pioggia guardando il cielo: "Spero che siano stati anni buoni".
LA PRIMA VOLTA - Fra i brani ascoltati nella prima parte sotto la pioggia "Badlands" e "Worlds Apart" che riesce a porre il problema della convivenza fra mondi diversi in maniera intelligente, non eversiva ma nemmeno buonista. E, più avanti "Mary's Place", "Thunder Road" e la straordinaria "Into The Fire" sui pompieri morti a New York. Nei bis arrivano "Born to Run", "Dancing in the Dark" e "Rosalita (Come Out Tonight)".
Lo show di Bruce Springsteen visto ieri sera a San Siro è stato affascinante e completo: una cornice tecnicamente perfetta, una band di rara grinta e precisione e, al centro, un personaggio tutto autentico, dotato di genuine intuizioni poetiche e musicali che con cristallina semplicità oggi come all'inizio della sua carriera canta i sogni, le angosce e i problemi di tanta gente comune alle prese con risorse economiche insufficienti, lavori frustranti, rapporti familiari difficili, nevrosi consumistiche, degrado urbano, tra mille dubbi e messaggi contraddittori, nel complesso labirinto degli affetti e della sessualità. Sono passati 11 mesi esatti dal concerto che Springsteen ha offerto ai fan e ai giornalisti nella sua natia Asbury Park. Da allora tutto il vasto repertorio di Bruce è ridecollato sotto il segno di "The Rising", un disco magico, che riassume l'universo rock-utopico di Bruce, e illumina di nuova luce gli spettacoli di questo straordinario artista

Di Mario Luzzato Fegiz

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