L’Artigiano
La condizione dell'artigiano specializzato differisce notevolmente da quella del semplice manovale. Solo quelli che hanno ottenuto la stima del potente committente per cui lavorano escono dall'anonimato e firmano le proprie opere.
A ricordare gli altri sono, e solo in casi rari, la mansione svolta e l'attrezzo utilizzato.
La posizione più alta è occupata dal direttore dei lavori del re. Il suo compito è quello di sovrintendere alla fornitura dei materiali necessari alla costruzione degli edifici monumentali e al loro rivestimento e di controllare, con ispezioni attente e regolari, l'andamento dei lavori.
Accanto ai maestri d’arte più in vista numerosissimi sono gli artigiani più oscuri. Sono ebanisti, gioiellieri, lavoratori della maiolica, tagliatori di selce. Si mobilitano in massa in caso di apertura di un cantiere importante. Dipingono, modellano, scolpiscono.
I reperti
Dall’alto:Scena di lavoro in una bottega artigiana di falegnameria dalla tomba di Rekhmira.
Fusione e lavorazione del metallo. Con i piedi gli addetti azionano i mantici che consentono di tenere vivo il fuoco.
Meno fortunata è la condizione del piccolo artigiano che raramente può contare su una sede di lavoro stabile in prossimità del villaggio dove abita, più spesso è sottoposto alle dure corvees imposte dallo stato che lo costringono a faticosi e prolungati spostamenti.
Se gli antichi Egizi non raggiunsero livelli di abilità pari a quelli di altri popoli nella lavorazione dei metalli, da nessuno furono eguagliati nella fase della progettazione e della decorazione del manufatto.
Poco diffuso per la scarsità dei giacimenti e le difficoltà tecniche collegate all'estrazione,l'argento cede nell'uso all'oro. Disponibile in abbondanza nelle miniere della NUBIA e del DESERTO ORIENTALE, quest' ultimo si presta alla lavorazione dopo essere stato ridotto in pepite, anelli o lamine e, come attestano le scene dipinte nella tomba di Reklimira, è utilizzato oltre che nella produzione di monili in quella di vasellame pregiato.
Ridotto in dischi dello spessore desiderato mediante martellamento, il minerale viene sbalzato e punzonato con uno strumento appuntito secondo modalità che variano in relazione alla destinazione dell'oggetto. A disposizione degli orafi sono poi delle fornaci a carbonella, incassate nella terracotta e alimentate da aria soffiata entro canne di giunco o, nel caso di fornaci di più ampie dimensioni, da mantici. Si tratta degli strumenti indispensabili per procedere all'operazione della fusione, necessaria per esempio, quando si vuole aggiungere a un vaso un manico o un becco. Il successo dell'operazione, oltre alla scelta della lega da utilizzare come collante, dipende tutto dalla precisione e dalla rapidità delle operazioni necessarie a compierla.
L’Egitto deve importare dal LIBANO il legname di cui scarseggia, ma può contare su numerosi e abili falegnami e mobilieri. Asce, seghe, squadre, recipienti per colle e stucchi con i quali i pezzi di legno erano assemblati, impiallicciati, rifiniti sono gli strumenti di lavoro tipici. Per ingegnosità della soluzione tecnica e praticità, una considerazione a parte merita il trapano. Si tratta di un pezzo di legno su cui è infissa una punta metallica, di bronzo.
Lungo il manico scorre una corda ad archetto realizzata in fibra di papiro o lino o giunco. Premendo la punta, l'addetto la fa ruotare liberamente poggiando la mano, per proteggere il palmo da eventuali abrasioni, su di una pietra concava appoggiata all'estremità del manico o sopra un guscio di noce di palma.
Se lo studioso può ricostruire con precisione non approssimativa le tecnologie utilizzate per la fattura di manufatti che ancor oggi si ammirano, non si può dire lo stesso per le procedure. Neppure il migliore artista, quello che ha saputo mostrarci le fasi successive della produzione del manufatto e ce le ha spiegate con attente didascalie, riesce a comunicarci l'abilità misteriosa con cui l'artigiano egizio trasforma un pezzo sgrossato nelle linee essenziali dell'oggetto progettato in un pezzo unico per fattura e valore estetico.
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