Gli  Attributi Regali

 

 

Precisi segnali esteriori caratterizzano il faraone come individuo d'eccezione. Ci si riferisce ai molti orna­menti, vesti e attributi, che ne denotano la divinità e il potere. Fissati dalla tradizione iconografica, essi concor­rono a definirne l'immagine idealizzata, si ripetono cioè nel tempo fino a imporsi come 'norma'.Innanzi tutto, mentre generalmente gli Egizi, a differen­za per esempio dei loro vicini asiatici, non portano la bar­ba, i sovrani condividono questo ornamento del viso con gli dei. Cambia solo la foggia: le divinità presentano una barba ricurva all'estremità, quella dei faraoni è invece fis­sata al mento da un nastro avvolto intorno alla testa.

 

Elemento fondamentale dell'abbigliamento era un gon­nellino pieghettato, talvolta ricoperto da una stoffa taglia­ta a trapezio, ricco di decorazioni preziose e allusive ri­cordava la veste tipica del funzionario, ma se ne distin­gueva per la diversa fattura.

 

I reperti

Dall’alto: Occhio di Horus-Ra. L’occhio del dio Horus, strappato da Seth  nella lotta per la conquista del trono, era per gli egizi un amuleto protettivo di tutto ciò cui era abinato.

Sul gonnellino di Ramses III pende un grembiule trapezoidale, decorato nella parte superiore da una testa di felino e, sotto, da uraei sormontati da dischi solari.

In determinate circostanze era sostituito da una gonna più ampia e morbida, lunga fi­no alle caviglie che, in occasione dei Giubilei, era abbina­ta, nella parte superiore del corpo, con una leggera camici­a e, in qualche caso, con un manto colorato.

Della corona ci si occuperà in seguito; per il momento basti dire che, nel tempo, gli Egizi anno­verarono più esemplari del simbolo del potere per eccel­lenza, di cui riconobbero il valore al punto da attribuirgli una personalità divina. Sul capo dei re, d'altra parte, la co­rona è spesso sosti­tuita da un copricapo in tela le cui estre­mità anteriori ricado­no sul petto del por­tatore.

 

Questo, come la corona, è frequen­temente arricchito da un uraios, simbolo della dea-cobra, il serpente dalla gola spiegata, che personifica l'occhio ardente di Ra, mi­naccia perenne contro il nemico.

 

Altri elementi dell'abbi­gliamento richiamano il toro e la pantera: rispetti­vamente la lunga coda che il sovrano portava le­gata alla vita e il pezzo di livrea felina di cui era so­lito ricoprirsi le spalle nelle circostanze solenni del rito.

Ai piedi il faraone por­tava sandali leggeri, che in larga parte li lasciava­no scoperti e che le nu­merose calzature ritrova­te in occasione della sco­perta della tomba di Tu­tankhamon hanno rivela­to di gusto molto vario.

Il re era solito impu­gnare il pastorale e il fla­gello, secondo alcuni uno scacciamosche, sebbene ipotesi recenti gli accredi­tino poteri magici nella ricerca del laudano, l'es­senza sacra a Min, il dio della fecondità. Frequente è inoltre l'associazione del so­vrano con il falco Horus appollaiato sulla sua spalla, suo vero alter ego, archetipo per così dire della regalità in quanto secondo il mito primo re d'Egitto.

 

Gli amuleti, infine, erano elementi ricorrenti nell'equi­paggiamento del faraone che se ne fregiava per la loro fun­zione magica. Tra questi si riconoscevano l'udja, lo stelo di papiro simbolo di giovinezza e di buona fortuna; il djed, o pilastro di Osiride; l'ankh, chiave della vita; il tit, altrimenti noto come nodo isiaco, e infine l'wedjat, l'occhio di Horus.

 

 

 

 

Il Potere

 

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