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La chiesa di San Giorgio di Teglio

di Luca Vendrame

Estratto da "la bassa" n° 36/1998, pp. 113-117

(Sono state omesse le note al testo)

 

 

Il 18 maggio 1996 la comunità di Teglio Veneto ha festeggiato il primo secolo di vita della chiesa parrocchiale, dedicata a San Giorgio. Nello stesso giorno dalla tarda primavera di cento anni fa, l'allora Arcivescovo di Udine ed Amministratore Apostolico della Diocesi di Concordia Mons. Pietro Zamburlini, consacrò solennemente il nuovo Tempio e lo consegnò al pievano don Camillo Arreghini. La prima pietra del nuovo edificio era stata posta e benedetta 12 anni prima, alle ore 6.30 del 18 agosto 1884 da Mons. Rossi dei Predicatori, su un fondo donato alla comunità dalla famiglia Mocenigo.

La chiesa era già stata benedetta il 20 novembre 1888 da don Osvaldo Moretti, arciprete di San Michele al Tagliamento e Vicario Foraneo di Fossalta.

Le vecchie campane - che complessivamente pesavano 1462 kg - furono fuse il 21 settembre 1902 ad Udine dalla "Premiata fonderia" di Francesco Broili, e le nuove, dedicate rispettivamente a San Pietro la "Campanella", a Santa Maria e a San Luigi la "Piccola", a San Giuseppe e San Camillo la "Mezzana", ed infine la "Maggiore" a "San Giorgio e San Giacomo, per un peso totale di 3310 kg, furono consacrate il 16 ottobre seguente dal Vescovo di Concordia Francesco Isola.

Il campanile, eretto dal capomastro Celeste Carniel su progetto dell'Ing. Giovanni dal Pra, venne solennemente inaugurato domenica 26 ottobre 1902 insieme alle campane.

Questa è in breve la piccola storia "pubblicata" dalla Chiesa nuova, eretta "con sacrificio e sudore del popolo tegliese", così come fu narrata da don Camillo Arreghini nel suo volume sulla pieve di San Giorgio di Teglio Veneto.

Gli anni centrali del XIX secolo e quelli seguenti all'Unità, si caratterizzarono per un forte dinamismo urbanistico che modificò sostanzialmente l'aspetto del centro storico del paese: furono progettati i nuovi argini e la rettifica della roggia Lugugnana; il ponte di fronte alla chiesetta di Sant'Antonio fu rifatto ed allargato. Furono inaugurate le nuove scuole elementari in via Vittorio Emanuele, ed iniziò il dibattito sul nuovo cimitero del capoluogo e della frazione di Cintello.

Proprio dall'esigenza di modificare usi e costumi secolari, come quello di seppellire i morti attorno le chiese, nacque il progetto del nuovo tempio di Teglio che, purtroppo, implicò il sacrificio dell'antico luogo di culto posto, come tutti i tegliesi sanno, al centro dell'attuale camposanto, e del quale non rimane - o almeno lo scrivente non ne è a conoscenza - alcuna rappresentazione grafica o fotografica, ad eccezione delle tavole dell'Ing. Grando conservate in archivio comunale, che comunque riportano solo il perimetro dell'edificio sacro.

Oltre agli aspetti "agiografici" così ben descritti dall'Arreghini, "l'opera edilizia" che ancora oggi viene ricordata con giusto orgoglio dai tegliesi più anziani, memori dei grandi sacrifici compiuti dai loro genitori per contribuire ad una "impresa" sentita dall'intera comunità, presenta quindi aspetti e problematiche fino ad ora trascurati, ma che per il loro significato meritano di non finire prima nell'oblio e poi definitivamente scordati.

Il giorno lì maggio 1877 il consiglio comunale di Teglio approvò la prima parte del progetto dell'Ing. Orando, che prevedeva la costruzione di un nuovo cimitero promiscuo per le due parrocchie del comune, Teglio e Cintello, mediante un ampliamento del vecchio camposanto del capogruppo e la conseguente demolizione dell'ormai vetusta parrocchiale. I due paesi - divisi anche amministrativamente fino alla caduta della Serenissima - avevano a memoria d'uomo sempre seppellito i propri morti nel terreno circostante le rispettive chiese, ma ormai da circa un secolo la situazione si era fatta precaria a causa della mancanza di spazio. Risale infatti al 1796 una nota dell'allora parroco di Teglio don Giuseppe Trevisan ai Provveditori alla Sanità di Venezia, che chiedeva il permesso di ampliare il cimitero, ormai insufficiente a soddisfare i bisogni della comunità .

La frazione di Cintello aveva avuto problemi anche maggiori, infatti, una statistica dell'804 descriveva in termini drammatici la situazione: "la chiesa si trova nel massimo disordine, (...) il cimitero è per 1/3 chiuso da un muro più basso della terra del cimitero, e gli altri 2/3 cinti da siepe, attraverso cui entrano i suini ed altri animali".

Il progetto dell'Ing. Grando non fu ben accolto dalla popolazione, tanto che una speciale "commissione" istituita appositamente per seguire l'edificazione della nuova parrocchiale del capoluogo, con le sue osservazioni presentate in data 15.10.1885, fece sorgere "dubbi e timori" al Sindacato di allora Luigi Toniatti ed ai consiglieri comunali che, nella convocazione del 31.10.1885, abrogarono la deliberazione del 1877 nella parte in cui si approvava il cimitero promiscuo tra Teglio e Cintello.

In quella stessa convocazione fu deciso invece di approvare una variante che prevedeva l'ingrandimento del camposanto del capoluogo e, novità assoluta, la costruzione di un nuovo cimitero per la frazione. L'ultima decisione presa quel giorno fu il permesso di demolizione della vecchia chiesa, reso ormai necessario dall'inizio dei lavori di ampliamento. Inoltre, era da poco pervenuto l'assenso della Curia al trasferimento momentaneo delle pratiche del culto alla chiesa di Sant'Antonio, riconosciuta idonea alle necessità.

Il sindaco Toniatti auspicò che con queste decisioni "la vergognosa ed ingiustissima pendenza dei cimiteri avesse termine".

Le motivazioni che portarono il Consiglio a modificare le delibere precedenti in modo tanto radicale furono molteplici. In primo luogo, fu evidenziato come degli 8259 comuni del Regno d'Italia, Teglio era tra i 326 che "contro ogni esigenza di progresso seppelliscono i loro morti nel recinto delle chiese". Le ragioni economiche non furono trascurate, in quanto la costruzione di un cimitero per Cintello ed il restauro di quello vecchio per Teglio, "torna di economia al Comune" perché, secondo i consiglieri, così si potevano eliminare le spese dell'acquisto del terreno necessario al cimitero promiscuo, ed inoltre il recinto dell'attuale camposanto di Teglio "dovrebbasi eseguire egualmente (...) acciocché o tumuli non vengano violati dal bestiame, che oggi vi penetra facilmente per ogni dove", questo nonostante il "Regolamento di pubblica igiene del comune" approvato nel 1867 vietasse esplicitamente di introdurre animali nel cimitero per pascolare, e prevedesse l'erezione di un muro di cinta alto almeno 2 metri e di un cancello all'ingresso.

Nonostante l'oggettiva realtà descritta, non si può fare a meno dì supporre che il cimitero promiscuo non fosse ben visto dalle due comunità, unite solo da meno di un secolo in seguito alla riorganizzazione amministrativa dei territori ex veneti voluta da Napoleone. Per i cintellesi e per i tegliesi, forse la rivendicazione di un cimitero a testa era anche un modo per rivendicare le rispettive autonomie e una supposta diversità.

Gli amministratori di un secolo fa non furono ipocriti quando, nel motivare le loro decisioni, sottolinearono come "annuire al desiderio degli astanti è consigliato da sana politica, e l'autorità comunale deve mantenere nel popolo la convinzione di essere ascoltato in consiglio, convinzione tanto più necessaria in questi momenti nei quali il Paese attraversa un periodo eccezionale" (6).

I materiali derivanti dalla demolizione della vecchia chiesa inoltre sarebbero serviti per edificare la nuova, volendo così "favorire gli sforzi sino ad ora fatti dalla popolazione". Per ultimi furono spiegati i motivi igienici che consigliavano l'abbattimento; infatti il piano-campagna del circostante camposanto era di circa 125 centimetri superiore al pavimento della chiesa, le conseguenze di questa situazione sono facilmente immaginabili.

Dell'antico edificio ora non resta purtroppo che qualche notizia sparsa, le note delle visite pastorali e la breve descrizione di don Arreghini: "... era ad una sola navata, con tre altari, il maggiore dedicato a San Giorgio e a San Giacomo Apostolo, i due laterali, uno dedicato alla B. Vergine del Rosario e l'altro a S.Michele Arcangelo. Il tozzo campanile era unito alla chiesa e vi si entrava dal coro". Dal testamento di Prete Antonio Brunetti, curato di Cintello ma originario di Teglio, sappiamo poi che i sacerdoti avevano una loro sepoltura all'interno della chiesa.

Dalla lettura dei documenti appare infine chiaro come la nuova chiesa non sia il frutto esclusivo di una improvvisa ispirazione collettiva popolare - versione questa che la tradizione orale tende ad accreditare - ma di varie necessità lentamente manifestatesi lungo tutto il XIX secolo. Il bisogno di dare degna inumazione ai morti, la rivalità tra capoluogo e frazione, hanno dato come frutto la chiesa che ora abbellisce il centro di Teglio.

 

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