Villam de Tileo

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La confraternita del Rosario di Teglio Veneto

di Eugenio Marin

(Parrocchia di San Giorgio Martire, Teglio Veneto 1999)

 

Presentazione

Fin dagli inizi gli aderenti alla nuova fede cristiana compresero che Gesù non aveva fondato una religione da vivere in forma individuale. Così si legge negli Atti degli Apostoli: "Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il Tempio..." (Atti 2, 44-46).
Lungo il corso della storia quell’"insieme" si è caratterizzato secondo varie modalità e per scopi diversi. Le confraternite fanno parte della volontà di molti cristiani di costituirsi come gruppo all’interno della Chiesa per un determinato stile di preghiera e di carità.
Eugenio Marin con precisi riferimenti storici racconta la vita della "Confraternita del Rosario" di Teglio Veneto, a cui è dovuta la seicentesca tela del Gortanutti: la Madonna del Rosario, restaurata nel 1998.
Chi sa, in trecento anni, quante milgliaia di sguardi di Tegliesi imploranti sono stati rivolti al dolce viso di questa nostra immagine della Madonna del Rosario?!
Non sembra vero che un volto così grazioso e sereno sia uscito dal pennello di un pittore di montagna, della Carnia, che pare abbia lasciato qui una delle sue migliori opere.
Si apre così nella chiesa di Teglio Veneto uno squarcio di nuova luce che esce soprattutto dal volto radioso della Vergine.
Si espande, poi, un profumo fresco dai boccioli che adornano i 15 Misteri del Rosario, che ci presentano gli eventi fondanti della nostra fede in Gesù Cristo.
Possa Maria ispirare ancora tenerezza di vita che rimanda a Dio, Padre di tutti che, come ha detto un bambino, "ama come una madre".
Diventi motivo per ricordarci di un saluto che il tocco della campana della sera ci invita a rivolgere alla Madre della speranza: "Ave Maria, piena di grazia, il Signore che era con Te sia e rimanga con noi. Prega per noi deboli peccatori ora e nell’ora della nostra morte. Amen".

don Elvio Morsanuto


1. LA NASCITA DELLA CONFRATERNITA

 

Origini e diffusione delle confraternite

Una delle forme con le quali nel passato si manifestava in maniera più genuina la devozione popolare erano le confraternite o "scuole", che a partire dalla fine del Medioevo sorsero in quasi tutte le nostre comunità. Esse potevano raccogliere tra i loro iscritti i membri di una determinata categoria professionale, specie nelle grandi città, ovvero, più comunemente, i devoti di un particolare culto: San Valentino invocato contro l’epilessia, i Santi Rocco e Sebastiano per scongiurare i pericoli della peste, o ancora Sant’Antonio Abate protettore degli animali nonchè contro il cosiddetto "fuoco di S. Antonio" solo per citare qualche esempio. In parecchi casi lo scopo di tali associazioni laicali era occuparsi del mantenimento di un luogo sacro o di un’altare specifico ad esse legato e non da ultimo di favorire tra gli aderenti l’esercizio della carità al loro interno e in generale nei riguardi di quanti fossero particolarmente bisognosi (1). Anche nella realtà tegliese sorsero alcune di queste fraterne; la più antica di esse è quella di S. Antonio Abate, esistente almeno dall’inizio del ‘500, fin dalle origini legata all’omonimo oratorio dedicato al patriarca del monachesimo (2). Più tarde sono invece le altre istituzioni che ebbero sede nella chiesa plebanale di San Giorgio, ossia la fraternità del Santissimo Sacramento, sorta tra Cinque e Seicento, ed infine la confraternita del Rosario, che a noi interessa particolarmente (3).

 

Il culto del Rosario

Le prime attestazioni sul culto del Rosario risalgono alla fine del XII secolo; si inseriscono nel clima caratterizzato dal rifiorire della devozione verso la Vergine che si verificò in quell’epoca. Inizialmente esso fu promosso soprattutto dai Cistercensi, ma ben presto i maggiori sostenitori del Rosario divennero i grandi Ordini mendicanti, nella loro tenace lotta all’eresia. La figura ritenuta tradizionalmente come il principale propagatore di tale culto è S. Domenico di Guzman (1170-1221), assieme ai frati dell’ordine da lui costituito, che continuarono per secoli nell’opera di diffusione del fondatore (4). Una delle forme con le quali si attuò questa devozione mariana, furono anche le confraternite del Rosario che troviamo già presenti nel XV secolo. Ricordiamo, ad esempio, che a Venezia ne fu fondata una nel 1480 nella chiesa di San Domenico di Castello, mentre sempre presso i domenicani, ma a Roma, ne sorgeva una particolarmente importante nel 1481 a Santa Maria sopra Minerva (5), il

cui statuto sarebbe divenuto poi il modello comune a tutte le confraternite del Rosario. Il periodo d’oro di queste fratellanze fu, come vedremo, il secolo seguente; proprio alla fine del ‘500 incontriamo anche a Teglio le prime interessanti tracce.

 

La Controriforma e le confraternite del Rosario

La prima notizia che ci attesta l’esitenza di una devozione del Rosario a Teglio risale al 1592, e ci viene fornita dagli atti della visita pastorale compiuta dal vescovo di Concordia Matteo I Sanudo (6). Dal verbale emerge che i Tegliesi avevano eretto una confraternita del SS.mo Rosario ma, incautamente ed in spregio alle costituzioni sinodali (7), senza la preventiva approvazione da parte dello stesso Vescovo e soprattutto senza i necessari statuti e la nomina di un governatore che permettessero al sodalizio di funzionare correttamente. Il perentorio invito rivolto dal Sanudo al clero ed alla popolazione locale, ci fa comprendere quanto stesse a cuore al presule veneziano quel particolare culto mariano. Da tale episodio si evince anche in modo netto come la situazione fosse mutata rispetto al clima di lassismo imperante fino a non molti anni prima, cambiamento generato in seno alla Chiesa dopo il Concilio di Trento (1545-1564) e sostenuto anche dalla personalità dello stesso Sanudo, fervido applicatore delle norme controriformistiche.
Tra i culti favoriti nell’età comunemente detta della Controriforma spiccano quelli del SS.mo Sacramento, del Santo Nome di Dio e non da ultimo quello del Rosario, che determinarono una nuova ondata di diffusione di confraternite ad essi legate. Tuttavia questo rifiorire della pratica devozionale fu meno spontaneo che in precedenza, in quanto la genuinità venne in parte compromessa dal fatto che talvolta le istituzioni furono imposte dall’alto. Fanno però, in parte, eccezione proprio le scuole del Rosario, che conobbero una fortuna non paragonabile a quella del passato. Si tratta di un culto sostenuto dal papa in persona - il domenicano Pio V a cui si deve peraltro l’aver reso fissa ed uniforme la formula dell’Ave Maria - che si legava all’intercessione della Vergine nella vittoria della flotta cristiana a Lepanto (1571) (8). L’anno successivo il Pontefice istituì la festa liturgica della Commemoratio B. Mariae V. de Victoria, che nel 1573 papa Gregorio XIII trasformò nella festa della Madonna del Rosario, fissandola la prima domenica di ottobre (9). L’enorme risonanza che ebbe tale avvenimento, contribuì dunque alla notevole fortuna del Rosario: la sicurezza fornita dalla "trionfatrice di Lepanto", unita al fatto che i Turchi si trovavano a non molta distanza dal Friuli - dove il ricordo del loro passaggio, non certo pacifico, avvenuto alla fine del ‘400 era ancora vivo - oltre alla semplicità del culto stesso, determinarono così il grandissimo successo delle confraternite del Rosario alla fine del XVI secolo (10).

 

2. LA VITA DELLA CONFRATERNITA DI TEGLIO

Quando si hanno di fronte fenomeni riconducibili all’associazionismo popolare, come in questo caso, risulta difficile rintracciare documenti che ci permettano di delineare un quadro esaustivo sulla vita e l’organizzazione della confraternita. Sarà già tanto perciò l’aver a disposizione alcune notizie sull’epoca della fondazione "ufficiale" e pochi altri dati che ci informano sull’attività dell’associazione che, al pari di molte altre corporazioni religiose, fu soppressa da Napoleone nei primi dell’Ottocento allo scopo di confiscarne i beni, e non fu mai più ricostituita (11).
L’invito a regolarizzare l’istituzione della confraternita rivolto fin dal 1592 rimase inascoltato per oltre un cinquantennio. Sulla scorta della documentazione in nostro possesso, solo il 15 settembre 1652 fra’ Tommaso Martinelli Priore del convento dei Domenicani, che aveva sede presso la chiesa di San Giovanni di Portogruaro (12), portatosi nella parrocchiale di Teglio sanzionò la nascita della pia associazione. Alla presenza del notaio Girolamo Fanzio di Cordovado, il parroco di Teglio don Pasqualino Brunetti, il gastaldo designato Giacomo Gobbo oltre allo stesso Martinelli, sottoscrissero il decreto di erezione in cui si precisava che la confraternita si reggeva, come da prassi, conforme agli statuti della Società del Rosario esistente nella chiesa romana di Santa Maria sopra Minerva. Dalla lettura dei pochi articoli in esso contenuti non emerge nulla di particolarmente interessante; si apprende solamente che la sede della confraternita era l’altare situato "a mano destra" nella antica chiesa di San Giorgio (13) per il quale si prescriveva "...sij posta o dipinta un’Imagine del S.mo et Gloriosissimo Patriarca S. Domenego primo auttore di detto Santissimo Instituto e Compagnia..." ed infine si precisava "... Che in ogni caso et evento che in alcun tempo per l’avvenire la Religione overo fratti di S. Domenego ottenessero [...] e fabricassero in Teglio Convento o luoco per detta Religione et Religiosi s’intenda et sia ipso facto transferita detta Compagnia con tutte le indulgenze et privilegij a quella concessi et insieme con tutti i beni et acquisti temporali che avesse o possedesse detta confraternita e Compagnia..." sottolineando in questo modo l’esclusività nel controllo della devozione del Rosario detenuta dall’ordine dei Predicatori (14).
In ogni caso l’esistenza dell’altare doveva precedere tale atto formale di parecchio tempo; forse già dal 1584 allorchè il visitatore apostolico Cesare de Nores nel visitare la chiesa tegliese rilevava la presenza di tre altari, il maggiore dedicato a San Giorgio, quello di San Valentino ed un terzo senza titolo, che appunto avrebbe potuto essere proprio il nostro magari non ancora portato a termine (15). Ma nel corso di un’altra visita pastorale nel 1620 si ordina che: "...ad irimpeto del confessionario si faccia un altar..." aggiungendo inoltre di svolgere la processione la prima domenica di ottobre, solennità del Rosario, dopo il vespero (16). Si ricordi che solamente dal 1716 la festa del Rosario venne estesa a tutta la Chiesa, mentre al momento dell’istituzione, avvenuta come si è visto nel 1573, essa fu concessa soltanto all’ordine domenicano e a tutte le chiese ed oratori ove fosse eretta la confraternita e che avessero un altare sotto un’invocazione mariana (17). Finalmente si parla esplicitamente dell’altare nel 1648, data in cui esso risultava consacrato ed officiato, ma che il vescovo Cappello minacciava di sospendere se non fosse stato tenuto in ordine. Interessante è pure la prescrizione rivolta al parroco di imbiancare le pareti della chiesa ed occultare in questo modo le pitture che la decoravano (l’espressione "imagines indecenti" usata per definirle può essere interpretata come un riflesso del protrarsi dello spirito controriformistico) ed in particolare quelle a lato dell’altare del Rosario (18).

 

Organizzazione e scopi della confraternita

Ben poco sappiamo riguardo la gestione interna della confraternita; oltre alla presenza del cappellano-priore, impersonato generalmente dal rettore pro-tempore della pieve di Teglio, è certo che vi era un gastaldo (detto talvolta cameraro) che si occupava dell’amministrazione. Grazie ai pochi documenti conservati si è potuto ricostruire la serie, sia pur lacunosa, dei camerari dal 1652, data dell’erezione canonica, fino all’epoca della soppressione avvenuta verso il 1806 (19); i nomi sono stati ricavati per la maggior parte dal libro dei conti, in quanto uno dei principali compiti di tali figure era proprio quello di gestire la parte economico-finanziaria dell’associazione. Duravano in carica probabilmente un anno, con la possibilità di essere riconfermati. Un caso particolare è costituito dal periodo 1786-1804, quando la fraterna, ormai in piena fase di spegnimento, venne retta ininterrottamente per 18 anni da un certo Giovanni Gorgo.

Scopi della confraternita

Le principali attività della confraternita non la discostano dalla maggioranza delle associazioni laicali, specie quelle fiorite nell’età della Controriforma. La recita comunitaria del Rosario auspicata dalla Chiesa, fu un momento assai importante nella storia della pietà popolare, e favorì una rinnovata presenza nel rituale pubblico delle confraternite mariane (20).
Una delle manifestazioni più importanti nella vita "pubblica" del sodalizio erano certamente le processioni: la pratica, già ricordata - come si è visto in precedenza - nella visita pastorale del 1620, viene confermata anche dalla relazione del parroco Brunetti per la seconda visita del vescovo Cappello avvenuta nel 1663, dichiarando che essa aveva luogo addirittura ogni prima domenica del mese dopo il Vespro (21). Bisogna dire che si tratta di un mezzo ampiamente adottato nell’età postridentina per coinvolgere maggiormente i fedeli: fa parte dello spirito della Controriforma, che favoriva la partecipazione attiva da parte dei devoti, e che portava allo stesso tempo un forte senso della teatralità. Insomma una sorta di magniloquente messa in scena che si imponeva in sostituzione delle antiche rappresentazioni sacre, ma in cui ognuno comunque poteva ritagliarsi una propria parte (22). Anche se i confratelli assumevano un ruolo di primo piano nell’organizzare le processioni, certamente la partecipazione coinvolgeva tutta la comunità tegliese, così come gli iscritti della nostra fraterna concorrevano, assieme alle scuole del Santissimo e di S. Antonio, alle molte altre processioni che nel corso dell’anno si svolgevano attorno alla chiesa, o si diramavano lungo le vie del paese, ovvero si spingevano fin nei più remoti angoli delle campagne in occasione delle Rogazioni. Anche i funerali dei confratelli rappresentavano un momento importante in cui si manifestava la carità cristiana, specialmente se si trattava di gente bisognosa. Alcuni privilegiati poi potevano essere sepolti proprio ai piedi della Vergine; è il caso del parroco di Cintello, il tegliese don Antonio Brunetti che nel suo testamento del 1718 chiese di essere sepolto "...avanti l’altare della Ven. Fraterna del Rosario..." nell’antica chiesa plebanale (23). Il rischio di trasformare delle pure espressioni d’amore in mere parate di candele e stendardi, nella nostra comunità era ceramente meno forte che in altre realtà più grandi dove la competizione tra le varie associazioni innescava meccanismi concorrenziali. In ogni caso anche a Teglio le forme esterne giocavano un ruolo importante, così ad esempio, avere lo stendardo più bello o la croce più grande o preziosa degli altri da sfoggiare nelle processioni diventava un motivo di orgoglio: ecco allora, tra le voci presenti nei resoconti annuali dal 1730 al 1804, comparire spese per il pennello - il gonfalone - commissionato nel 1732 al pittore Giuseppe Buzzi e costato oltre 150 lire, oppure i vari interventi alla croce processionale "d’argento" che periodicamente necessitava di essere riparata, o ancora le rilevanti spese per il decoro dell’altare, di cui ci occuperemo più avanti.
Strettamente correlati alla solennità del Rosario era poi la distribuzione del pane e delle candele, che costituiva un momento comune a moltissime scuole poi rimasto, talvolta fino ai nostri giorni, come appuntamento tradizionale.
Altre finalità non secondarie erano legate al carattere istituzionale della stessa fraterna: le indulgenze che potevano essere lucrate, grazie al privilegio concesso all’altare del Rosario, che permetteva, attraverso le elemosine di far incrementare le entrate.
Sarebbe interessante conoscere il numero degli iscritti, ovvero la composizione stessa all’interno della confraternita, ma purtroppo la mancanza completa di questi dati non ci permette di andare a fondo nell’analisi dell’associazionismo spontaneo a Teglio; nè è possibile verificare l’ipotesi di un’eventuale presenza femminile in tali associazioni, o far luce sui rapporti tra le varie fraterne locali e nei confronti dell’istituzione parrocchiale, anche se è chiaro che in una realtà come quella di Teglio risulta difficile pensare a nette demarcazioni.

 

Aspetti finanziari

Le rendite

Fin dall’indomani della sua ufficializzazione, la confraternita ebbe alcuni, sia pur modesti, introiti.
Si tratta di un legato testamentario compiuto da Francesco Musso di Fratta nel 1654 sopra una braida che fruttava circa 12 lire annue, rimpinguato nel 1673 dall’altrettanto tenue livello che Daniele Diamante di Fossalta doveva versare di 3 lire e soldi 3 ½ (24). Nel complesso però è ben poca cosa se paragonata al munifico lascito compiuto da parte di Florendo della Frattina nel 1668. Nel testamento il ricco nobile nominava quali suoi eredi universali per metà l’altare del Santissimo Sacramento nella chiesa di Annone, e per l’altra metà "...l’altare della Madonna Santissima del Rosario nella Chiesa di San Giorgio di Teglio..." (25).
Non molto tempo dopo quel fondamentale episodio, si colloca la commissione della tela che ancor oggi si può ammirare.

 

I conti

La prassi prevedeva che annualmente fossero presentati i bilanci della confraternita; redatti a cura del cameraro-gastaldo o esattore in carica, essi venivano di fatto stesi da un notaio o comunque da qualcuno che aveva una certa pratica con la contabilità. Dopo di chè venivano sottoposti all’approvazione da parte della vicinia, ossia l’assemblea dei capifamiglia (dunque non solo gli iscritti della confraternita) e successivamente inviati a Udine per la definitiva convalida. Presso l’Archivio di Stato di Udine nel fondo "Corporazioni Religiose Soppresse" si conserva un registro contenente i bilanci della confraternita nel periodo 1730-1804. L’osservazione di questo interessante documento è utile per farci un idea di come venisse amministrata la confraternita e ricavare qualche curioso particolare sulla vita a Teglio nel ‘700. Dall’analisi dei conti sopravvissuti emergono altri dati di un certo interesse: innanzitutto le somme da riscuotere venivano incassate anche a distanza di parecchi anni: nel 1740, ad esempio, il debito di Domenico Selva, che era stato cameraro addirittura nel 1710, risultava ancora insoluto. Questo fatto era la conseguenza, oltre che della cattiva gestione da parte dei camerari, di una tendenza insita nella mentalità della gente ossia "di vedere la chiesa e le confraternite come cose loro, di cui disporre in qualunque modo, favorendo amici e parenti" (26). Non bisogna tuttavia dimenticare che a volte venivano concessi dei veri e propri prestiti sui capitali di proprietà della confraternita, dopodichè, specialmente in occasione di annate cattive (fatto che si verificava abbastanza spesso), i debitori non erano più in grado di onorare le scadenze.
Da segnalare la tendenza ad una graduale diminuzione delle spese: se fino a circa la metà del secolo XVIII i conti riflettono una qualche vivacità nella vita della stessa fraterna, con pagamenti anche di una certa entità volti a provvedere le necessarie suppellettili per l’arredo dell’altare, con la seconda metà del ‘700 la situazione cambia sensibilmente e si avverte come ormai il tutto si stesse trasformando in ordinaria amministrazione, con la totale scomparsa di voci straordinarie, segno che la confraternita al momento della soppressione era di fatto già morta da tempo, e così pure dobbiamo credere si fosse ormai spento il sentimento religioso autentico che l’aveva animata in un passato più o meno lontano.
Un dato curioso, il quale peraltro rientra appieno nello spirito di carità che, almeno sulla carta, ispirava le confraternite, è proprio l’elemosina nei confronti dei più bisognosi; anche in questo caso ne rimane solo qualche labile traccia: si è già visto a proposito dei debiti dei camerari una tendenza (anche se forse obbligata) a concedere dilazioni di pagamenti se non addirittura prestiti; altre volte si aiutano anche persone "foreste": è il caso del soldato che nel 1745 ricevette L. -:10 di charità.

 

3. ASPETTI ARTISTICI LEGATI ALLA CONFRATERNITA

Molte delle opere d’arte presenti nelle nostre chiese sono frutto della committenza proprio delle confraternite; nè Teglio da questo punto di vista fa eccezione. La pala e l’altare ligneo del secolo XVII sono infatti il risultato più evidente della promozione artistica operata dalla Confraternita del Rosario.
Sulla base della documentazione in nostro possesso possiamo stabilire che il periodo di maggior splendore dell’istituzione tegliese si colloca tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, epoca a cui risale l’importante lascito Della Frattina, la commissione della tela al Gortanutti, la realizzazione dell’altare ligneo ed infine l’esecuzione del pennello (gonfalone). Per quanto riguarda quest’ultimo ci limitiamo ad osservare che fu dipinto nel 1732 da Giuseppe Buzzi (1683-1769), pittore di San Daniele attivo anche nel Friuli occidentale nel corso del XVIII secolo (27).

 

La tela del Gortanutti: dati storici ed ipotesi di datazione

Come si è visto in precedenza fu senza dubbio la munificenza del Della Frattina a rendere possibile l’acquisto della tela del Rosario. A tale proposito vi sono alcuni punti oscuri: mancano infatti precisi riscontri in grado di attestare l’esatta datazione del dipinto, nè l’artista volle apporre sulla tela la data lasciandoci ancor più nel dubbio. Fortunatamente però egli vergò almeno il proprio nome: Osvaldus Gortanutus ossia Osvaldo Gortanutti, pittore sul quale riteniamo non inutile riportare alcune notizie, pur senza entrare troppo nel merito delle valutazioni artistiche. Nativo della Carnia lavorò molto, oltre che nella sua terra d’origine, nella Destra Tagliamento: Andreis, Giais (anche qui per dipingere una pala del Rosario), Cavasso Nuovo, Lestans, Colle e Vivaro dove operò tra gli anni ’60 ed ‘80 del ‘600 al servizio di varie chiese e confraternite cimentandosi talvolta in lavori di notevole impegno (pitture ma anche sculture), fissando nel contempo la propria residenza dapprima a Roveredo di Aviano poi a Lestans. Nel 1686 lo ritroviamo a Fossalta di Portogruaro a stimare il soffitto ligneo della sacrestia, e quindi ancora tra il 1688 e il 1691, epoca in cui si colloca la realizzazione di due quadri (Ultima Cena e Adorazione dei Magi) ed altri lavori - figure di finta pietra bianca per l’altar maggiore ed altre da collocare sopra il tabernacolo - dopodichè nulla più si sa di lui (28). Proprio in concomitanza con la sua presenza fossaltese si era nel passato ipotizzata la realizzazione anche della nostra pala (29); recenti acquisizioni pongono però alcuni interrogativi, e ci portano a compiere delle puntualizzazioni in merito. Richiamando la sopraccitata visita pastorale del 1663, è interessante rilevare, tra le prescrizioni relative all’altare in oggetto, quella che dice: "...fieri novam icona...", interpretabile come un invito a provvedere di un’adeguata immagine, cosa già prevista dagli stessi capitoli del 1652 (30).
Nel 1670 il nuovo vescovo di Concordia mons. Premoli in visita a Teglio, ordinava che anche l’altare di San Michele fosse provvisto di una immagine sacra, analogamente a quanto previsto per quello del Rosario, con riferimento al decreto del suo predecessore di 8 anni prima (31). Non venendo invece reiterata quella disposizione per l’altare mariano, potremmo concludere che nel frattempo il dipinto fosse stato realizzato. Accettando per buona l’ipotesi, allora la datazione della pittura dovrà essere retrodatata al periodo post 1663 (o meglio post 1668) - ante 1670. Tuttavia i richiami successivi inducono alla cautela, poichè presupporrebbero che già pochissimi anni dopo la fattura, il simulacro necessitasse di una sistemazione, dato che nella successiva visita del 1678 si specifica "...immagines in loco corroso sanentij..." (32), che sembrerebbe riferito al bisogno di un aggiustamento, ed ancora nel 1695 "...icona accomodari..." istruzioni rivolte in entrambi i casi all’altare del Rosario. Per giustificare una simile insistenza bisognerebbe pensare ad un incidente occorso all’opera, cosa non impossibile dato che una semplice candela inavvertitamente collocata troppo vicino al quadro avrebbe potuto provocare un serio danno. A tale proposito risultano interessanti le osservazioni compiute in occasione del recente restauro, che ha evidenziato la presenza di svariati interventi di ritocco sul dipinto, non facilmente collocabili nel tempo, ma a detta dei restauratori, alcuni piuttosto antichi (33).
È emersa la presenza pure di un "rattoppo" che però ha riguardato un punto marginale, ossia l’angolo in basso a destra della pala. Se invece considerassimo quelle ingiunzioni dei vescovi riferite ad una diversa pala collocata precedentemente sul nostro altare, allora l’invito del 1695 potrebbe essere letto come prova dell’assenza del dipinto del Gortanutti, facendo in tal modo slittare la sua esecuzione molto avanti, e divenedo di fatto l’ultima opera conosciuta del carnico. Purtroppo però la mancanza di più esatti riferimenti cronologici sulla vita dell’artista non ci consente per ora di compiere maggiori precisazioni.

 

L’altare nel ‘700: l’intervento di Giacomo Carneo

Proseguendo con la rassegna degli atti delle visite pastorali non si può non tener conto di quanto ci dice il verbale del 1726, ossia ancora una volta "...icona accomodari..." (34). Per quest’ultima testimonianza appare inequivocabile che la tela del Gortanutti si trovasse ormai da tempo nella chiesa di San Giorgio. La genericità della prescrizione vescovile non chiarisce nemmeno in questo caso di quale genere di operazione l’opera abbisognasse. Forse un intervento da troppo tempo procrastinato, oppure dettato da un nuovo guaio occorso di recente. Riteniamo comunque che uno dei ritocchi messi in luce nel corso del restauro sia da assegnare a questo periodo, fatto confermato dalle note di pagamenti che compaiono nel libro dei conti della confraternita del Rosario nei primi anni trenta del Settecento: nel 1730 vengono spese per l’armadura dell’altare L. 2 e nel decreto per l’altare L. 3, quindi nello stesso anno vi è un considerevole pagamento al Sig.r Giacomo Carneo Pittore per l’altare di L. 465 a cui bisogna aggiungere il saldo di L. 77:-7 versato allo stesso nel 1731 (35). Anche se non risulta il tipo di intervento effettuato, riteniamo abbia interessato la pittura, piuttosto che la struttura lignea dell’altare (36). Di certo possiamo dire soltanto che l’autore del presunto ritocco è Giacomo Carneo, mediocre pittore vissuto a cavallo tra il Seicento ed il Settecento, figlio del più famoso Antonio (37).

 

Descrizione della pala di Osvaldo Gortanutti

Al termine di questa dissertazione storica proponiamo una breve descrizione della tela restaurata.
Tra le opere d’arte che si conservano nella chiesa parrocchiale di Teglio spetta un posto di primo piano all’altare del Rosario inteso nel suo complesso, ossia la struttura lignea finemente intagliata e dorata che fa da cornice e potremmo dire da trono, alla "Regina del Santissimo Rosario".
La tela del Gortanutti costituisce una classica rappresentazione dal punto di vista iconografico della Madonna del Rosario. Il dipinto ad olio misura 2 m e 32 cm di altezza per 1 m e 20 cm di larghezza e presenta la caratteristica forma centinata di molte pale d’altare.
Al centro della rappresentazione vi è la Madonna col Bambino benedicente in braccio, sovrastata da due angeli che reggono una corona di rose. All’estremità superiore, lungo il bordo, vi è un fregio floreale, anch’esso costituito da rose (con chiara allusione al Rosario) che sorregge i 15 tondi raffiguranti i misteri del Rosario. Ai piedi della Vergine stanno a destra e a sinistra le figure rispettivamente di San Domenico di Guzman, riconoscibile per il classico attributo del giglio, e Santa Caterina da Siena entrambi nelle vesti domenicane. La Madonna è ritratta nell’atto di porgere una corona del Rosario a San Domenico, mentre analogo gesto lo compie il Bambino nei confronti di Santa Caterina. Sotto la Madonna, in posizione centrale si notano due angeli recanti in mano degli strumenti musicali, riconoscibili in un violoncello ed un altro strumento ad arco simile al ribad (ribeca), progenitore del nostro violino (38).
A detta degli esperti si tratta di una delle più belle fatiche del Gortanutti, anche se non costituisce certamente un modello di perfezione, ma nemmeno l’ultima tra le pale d’altare dei dintorni. Questo l’unico giudizio critico qualificato finora espresso sul pittore e sul dipinto: "È certo che il Gortanutti appare un ritardatario, che nelle sue opere si possono trovare derivazioni palmesche, amalteiane, narvesiane, bassanesche e pure del Carneo, ma occorrerà attendere una ripulitura delle tele per valutare e la misura di queste componenti e, specialmente, le qualità pittoriche. (...) Come la pala di Giais anche per quella di Teglio si posson subito notare delle sciatterie. Per tacer d’altro, il quadro avrebbe bisogno di una spallata sulla destra per il riassetto dell’equilibrio. Bisogna guardarsi ad ogni modo dall’infierire sul Gortanutti che sappiamo essersi cimentato in opere complesse e che nei Misteri dei Rosario di Teglio dimostra di saper fare" (39).
Ora che finalmente l’auspicata pulitura è avvenuta, possiamo sperare che gli storici dell’arte ricavino nuovi elementi che, unitamente ai pochi dati emersi nella presente ricerca, possano portare nuova luce sulla tela e sul suo autore.

 

Osvaldo Gortanutti: B.V. del Rosario tra i santi Domenico di Guzman e Caterina da Siena

Teglio Veneto, Chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire (sec. XVII, seconda metà).

 

 


 Appendice

DOCUMENTI E REGESTI

 

DOCUMENTO I

Decreto di erezione della Confraternita del SS.mo Rosario nella chiesa di San Giorgio in Teglio, anno 1652

Dies dominica quae fuit 15 mensis Septembris 1652 Indizione 5a

In Ecclesia Sancti Georgi de Thileo diocesis Concordiensis

Sia noto e manifesto ad ogn’uno che legerà il presente publico instrumento come il dì et anno sudetti fu piantata instituita et erretta sopra l’Altare posto a mano destra di detta Chiesa verso il mezogiorno la Confraternita e Compagnia del Sacratissimo Rosario dal m.to [...] et m.to R.do Padre Fra Tomaso Martinelli lettore e Priore del Ven. Convento di S. Giovanni di Portogruaro dell’ordine de Predicatori di commissione e licenza spirituale ottenuta per la confirmatione di essa instituzione dal R.mo Padre Maestro Fra Gio Battista Marini Generale di tutto l’ordine predetto come consta dalle lettere patenti date et spedite in Roma nel Convento di S.ta Maria sopra Minerva de’ dì 23 Aprille prossimo passato et di consenso e autorità del predetto Priore di S. Giovanni come Priore più vicino a quella chiesa antedetta di San Giorgio et questa diciamo esso Padre Priore esser instituita erretta et Confirmata come di sopra con tutte le gratie indulgenze privileggij et ogni altro favore soliti godersi da simili Confraternite o Compagnie legittimamente errette et instituite con solenne stipulazione de gli infrascritti Capitoli patuiti tra il M.to R.do Padre Priore predetto Agente et Intendente per la predet-

ta Religione Dominicana da una et il M.to R.do Don Pasqualino Brunetto Piovano di detta Chiesa et Ser Giacomo Gobbo instituito primo Gastaldo di essa Ven. Confraternita Agenti et intervenuti per parte et nome di tutto il Comune della Villa di Teglio domandanti et supplicanti prima et poi accetanti la predetta instituzione con li medessimi Capitoli dell’altra

Che sopra l’altare predetto sij posta o dipinta un’Imagine del S.mo et Gloriosissimo Patriarca S. Domenego primo auttore di detto S.mo Instituto e Compagnia

Che li fratelli e sorelle sarrano descritti pro tempore in essa Confraternita debbano reggersi et governarsi con l’osservatione puntuale delle regole Capituli, ordini et statuti della Venerabilissima Compagnia di esso S.mo Rosario instituita et erretta nella predetta Chiesa di S.ta Maria sopra Minerva nella città di Roma senza agiunta d’alcun Capitolo et statuto

Che in ogni caso et evento che in alcun tempo per l’avvenire la Religione overo fratti di S. Domenego ottenessero [...] e fabricassero in Teglio Convento o luoco per detta Religione et Religiosi s’intenda et sia ipso facto transferita detta Compagnia con tutte le indulgenze et privilegij a quella concessi et insieme con tutti i beni et acquisti temporali che avesse o possedesse detta confraternita e Compagnia

Li quali Capitoli et conventioni stabilite et accetate come pure alla presentia di me Nodaro et testimoni infrascritti furono accettate et stabilite con solenne stipulazione seguita tra esse parti l’antedetto Padre Priore con l’antedetta spetiale così propria come concesagli ut supra dal Padre R.mo Generale antedetto Confermo in priore et Capellano di essa Ven. Confraternita il M.to R.do sig. Pasqualino Brunetto Pievano antedetto et in Gastaldo il predetto ser Giacomo Gobbo con tutte le gratie Privilegij Facoltà solite darsi e concedersi dalla Religione predetta Dominicana a simili capelani e Gastaldi.

Il giorno Anno Millesimo mese Indizione et luoco soprascritti

Fu il soprascritto Instromento fatto scritto e publicato per me Nodaro infrascritto alla presentia della parti sopradette consentienti et confirmanti detto instrumento presenti il molto R.do Giacomo della Narda Capellano della parochiale chiesa di Sant’Andrea di Cordovado Il molto R.do d. Nicolò Nadalone capellano della Chiesa della B.V Miracolosa di detto luoco di Cordovado et il R.do D. Giovanni della Chiesa Capellano della Chiesa di Portovecchio Il Clarissimo S.r Gio Battista Pa[...] et il Sig. Silvestro Todeschini testimoni.

(Atto estratto dalle note del pubblico notaio Girolamo Fanzio di Cordovado)

(A.S.Ud., C.R.S., b.519, "Instrumenti della Fraterna del Sacratissimo Rosario di Teglio 1652-1673")

 

 

DOCUMENTO II

Entrate della confraternita del Rosario, anno 1691

Segue il Cattastico per il San.mo Rosario

N°1 Heredi q. Francesco Musso fu di Mattio et heredi di Gio:Maria q. Odorico Musso di Fratta pagano di legato di d. Matio.................................L. 4:7

Item pagano di livello per il capitale di Ducati 20...............................L. 8:14

Sopra la Braida come appare 1654-31 Agosto per mano del S. Gerolamo Fantio di Cordovado Instrumento così per il legato come per il livello

Possede la Braida il S. Marco Pisoni q. S. Gio:An.°

N°2 M. Daniel Diamante di Fossalta paga di livello....................L. 2: 3 ½ Sopra un pezzo di terra d. li Casali in pertinenze di Fossalta in virtù di cessione fatta da M.r Iseppo Saccuto di Fratta come appare 1673-14 maggio per mano del S. Carlo Nonis Nod. di Cordovado

N°3 Il Nob. S. Florendo Frattina q. Nob. S. Oratio l’anno 1668-4 maggio per mano di D. Gio:Batta Mazoni Nod. di Chions fece testamento nel quale instituì Heredi universali di tutta la sua robba cioè per mettà all’Altar del San.mo nella Chiesa di Danon et l’altra metà all’Altare della Madona San. ma del Rosario nella Chiesa di S. Giorgio di Teglio, con l’obligo a’ gli intervenienti di d. e Chiese di dare a Virginia Gastaldoni D. 100 per una volta tanto, et for. to st. 6 Vino Orne 6 annue sua vita durante, et doppo della sua morte, le d.e misure di Form. to e vino sia fatto un anniversario per l’anima sua in perpetuo; Con obligo anco a detti intervenienti et R. di Pievani, che pro tempore saranno di far celebrare per l’anima sua, et delli (...) suoi Padri, e Madre Messe n° 200 per il Capital di D. 1000 da esser celebrate le med. me la terza parte dove sarà sepolto, e le altre due terzi nelle d. e Chiese di Dannon e Teglio con quest anco che che sia dato per l’amor di dio dalli med. mi Intervenienti per una volta tanto alli più bisognosi di d. luochi di Danon e Teglio D. 40

Dichiarando che se l’eredità ut supra lasciata ascendesse di più delli legati sud. i sia con gl’usufrutti di quella d’anno in anno comprato tanta Argentaria per abbelimento d’esse scuole, et per portar nelle Processioni in honor di S.V.M, il che esequito a sufficienza sia pur fatto altro anniversario per l’anime come sopra per quanto importerà essa facoltà

1668-20 Giugno more qui in Teglio

1664-9 Genaro Fu presentato appresso il S. Fran. co Nonis Nod. di Cordovado la stima della facoltà di S. r Florendo e fratelli Fratina fatta da M. Valentin Valvason di S. Giorgio della Tisana, et da M. Zuanne Peloso di Villa Nova di Latisana eletti dalli sud. i fratelli nella quale appaiono tutti li suoi Beni

1664-20 9bre divisione seguita tra li S. Florendo e fratelli et assignationi fatte alle sorelle, estese e formate dalli d. i a richiesta d’essi S. Fratina, dove appaiono li beni assegnati a‘ cadauno

(A.Parr.Teglio, Cattastico della Ven. Chiesa e Ven. Fraterne di Teglio, a. 1691, cc. 59v.-60r.)

 

 

DOCUMENTO III

Cattastico delle Rendite della Fratt.a del S.mo Rosario di Teglio

(sec. XVIII)

La V. Scuola del S.mo Rosario ha un solo capitale di ducati 40 per i quali pagava il q. nob. V. Agostino Narduzzi con Instrumento 1749, 12 ottobre reg.to al n: 49......................................................................................L.-12:8-

ora paga in suo loco il nob. Co. Francesco Attimis di Cordovado.

La suddetta V. scuola si mantiene colle elemosine di Formento, vino e soldi.

Aggravij

Anniversari come da rifforma 1756, 11 maggio.................................L. 16:10

Cera circa..............................................................................................L. 40:-

Oglio circa.............................................................................................L. 16:-

Si dichiara che il capitale sudetto di ducati 40 è formato di ducati dieci esborsati da M. Gio:Maria Battiston, et ducati trenta esborsati dal nob. Co Girolamo della Volta in affrancazione d’altro capitale simile, sotto li 29 giugno 1749 e come in detti Instromenti registrati alli numeri 60 e 61.

Il legato Battistion ha l’obbligo di Messa una et Messa una per Mattio Musso.

(A.S.Ud., C.R.S., b. 519 "Vener. Confrat. Del Santissimo Rosario di Teglio" 1730-1804, foglio allegato.)

 

 

DOCUMENTO IV

Resoconto dell’anno 1751

[Dal libro dei conti della confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804]

(c. 27r.) anno 1751

Esattore Tommaso Borghesaleo

Livelli

Dal Nob: V: Narduzzi L.12:8

Elemosina formento (...) L. 36:-

Elemosina vino orne 1:1 - venduto a L 24 - L. 28:-

Per cera vecchia L. 18:-

Per cassetta L. 53:6

Scossi da Lorenzo Gobbo per saldo di suo debito come in bilanzo a carte 22 L. 7: 17 ½

Scossi da Agnolo Brusolan sotto li 16 9vembre 1749 a c.te 22 a saldo (...)?

Scossa somma L. 155:31 ½

 

Spesa

Per rogazioni L. 1:16

Per legati L. 21:-5

Per palme e tolette L. 6

Per rasar il sagrado L.-2:-

Per Messa solennità L. -3:-

Per cibarie L. -2:-

Per nonzolo L. 4:-

Per fregar L. ...:8 (?)

Per cera L. 59:12

Per oglio L. 16

Per cameraro novo e vecchio L. 2:-

Per copia instrumento e carte Narduzzi L. 1:10

Spesa suma L. 120:11

A debito L. 35: - ½

Per resto 1749 c.te 26 L. 34:16

Per resto 1750 c.te 26 tergo L. 21:13

Si portano in libro di suma L. 91:-9 ½

 

11 gennaro 1753 furono letti li med. Conti al comune e furono approvati

Tommaso Romani Nodaro

(A.S.Ud., C.R.S., b. 519 "Vener. Confrat. Del Santissimo Rosario di Teglio" 1730-1804.)

 

 

SERIE DEI CAMERARI, GASTALDI ED ESATTORI (1652-1804)

 

-1652 Giacomo Gobbo gastaldo (40)

-1654 Pietro q. Zuanne Venier gastaldo (41)

[1710-1804] (42)

-1710 Domenico Selva

-1713 Batta Michilin

-1717 Antonio Iseppin per Giacomo suo zio paterno

-1722 Gio: Maria Colavitti

-1723 Domenico Iseppin

-1724 Domenico (...)

-1725 Bartolomio Vazzolla

-1728 Daniel Fantin

-1729 Agnolo Carlin

-1730 Domenico Isipin

-1731 Nadal Musso

-1732 Simon Simonat

-1733-’36 Pietro Pasqualin Brunetti esattore

-1737 Simon Simonato

-1738 Lorenzo Gobbo

-1739 Zuanne Lena

-1740 Lorenzo Gobbo

-1741 Vincenzo Colaviti

-1742-’43 Lorenzo Gobbo

-1744 Agnolo Brussolan

-1745 Tommaso Tonin

-1746 Daniel Trivisan

-1747 Domenico Constant

-1748-’58 Tomaso Borghesalio esattore

-1758-’60 Osvaldo Gobbo

-1761 Domenico Zentiel

-1762-’63 Domenico Mezanel

-1764 Francesco Zulian

-1765 Pietro Simonato

-1766 Bastian Simonato

-1767-’85 Antonio Gorgo esattore

-1786-1804 Giovanni Gorgo esattore


REGESTI

Anno 1584, 21 ottobre (Visita Apostolica De Nores)

La chiesa parrochiale di Teglio risulta dotata di tre altari: il maggiore (San Giorgio), quello di San Valentino ed un terzo senza titolo. Non si fa nessun cenno all’esistenza dell’altare del Rosario.

(A.Cap. Padova, Visita Nores Concordia, c.496 r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 141)

 

Anno 1592, 25 maggio (Visita pastorale Matteo I Sanudo)

Il visitatore rileva che è stata eretta senza la licenza del vescovo la fraternità del SS.mo Rosario (è la più antica testimonianza che abbiamo), che quindi viene annullata. Si ordina di regolarizzarne l’erezione con i capitoli ed un governatore.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b.6, c. 95r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 141)

 

Anno 1620, 15 maggio (Visita pastorale Matteo II Sanudo)

Si ordina che ad irimpeto del Confes.rio si faccia un altar; (si tratta con ogni probabilità dell’altare del Rosario) ed inoltre che si faccia la processione del Rosario la prima domenica di ottobre dopo il Vespero.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b.7, vol.II c. 147 v.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 142; G. STIVAL, Alle origini di una tradizione, in "Il Tiglio", agosto 1982, p.4)

 

Anno 1642 (Inventario di suppellettili della chiesa di San Giorgio in Teglio) Tra le altre cose vengono elencati Pinelli overo Confaloni n. 2

(A.Cap. Concordia, Pievi e Parrocchie, b. 129/1; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 142)

 

Anno 1648, maggio (Visita pastorale Cappello)

Il vescovo visita l’altare della Beata Vergine del Rosario che risulta regolarmente consacrato, come pure quello di San Valentino, e sul quale si celebra ogni tanto per devozione dei fedeli. Poi ordina: dealbari parietes ipsius ecclesia et imagines indecentes a latere altari predictorum aboliri. Inoltre minaccia la sospensione di detto altare se non si provvederà a mantenerlo in ordine. Si rileva infine che mancavano ancora i capitoli della confraternita, e si ingiunge di provvederli entro 8 giorni.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 10, vol. II, c. 2 r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 142; G. STIVAL, Alle origini di una tradizione, in "Il Tiglio", agosto 1982, p.4)

 

Anno 1652, 15 settembre; Viene canonicamente eretta la confraternita del SS.mo Rosario ad opera di fra Tommaso Martinelli priore del convento di San Giovanni di Portogruaro dell’ordine dei Predicatori.

(A.S.Ud., C.R.S., b.519, filza "Instrumenti della Fraterna del Sacratissimo Rosario di Teglio 1652-1673"; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 142)

 

Anno 1655, 9 maggio (Visita pastorale Cappello)

Il visitatore rileva la presenza dell’altare del Rosario, consacrato ed ordina di tenerlo "mondo".

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b.11, vol. II, c. 6 v.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 143)

 

Anno 1668, 4 maggio; Testamento del nobile Sig. Florendo della Frattina; vengono istituiti quali eredi universali gli altari del SS.mo della chiesa di Annone e quello del Rosario nella chiesa di San Giorgio in Teglio.

(A. Parr. Teglio, Cattastico della Veneranda Chiesa e Venerande Fraterne di Teglio, c. 60 r.; A.S.Pn., Fondo Notarile Antico, b. 208; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 143)

 

Anno 1663, 19 maggio (Visita personale e locale Cappello)

Nella relazione per la Visita personale, il pievano di Teglio don Pasqualino Brunetti riferisce che era usanza fare ogni prima domenica del mese dopo il Vespro la Processione in onore del SS.mo Rosario.

Lo stesso giorno il vescovo visita la chiesa di Teglio dove rileva la presenza dell’altare del SS.mo Rosario con indulgenza perpetua in cui aveva sede l’omonima confraternita, per il quale decreta: fieri novam iconam.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b.11, voll. I, c.32 r. e III, c. 24 r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 143)

 

Anno 1670, 30 giugno (Visita pastorale Premoli)

Il vescovo attesta che la confraternita del Rosario è dotata del regolare diploma di istituzione; quindi ordina che l’altare di San Michele sia provvisto di una icona similmente a quanto disposto per quello del Rosario nella precedente visita.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b.12, vol. 4, c. 97 r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 143)

 

Anno 1678, 24 agosto (Visita pastorale Premoli)

Prescrizioni del visitatore per l’altare del Rosario: imagines in loco corroso sanentj.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 12, vol. V, c. 3v.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 143)

 

Anno 1690, 4 agosto (Visita pastorale Premoli)

Nella chiesa parrocchiale vi sono due confraternite: quella del Rosario e quella del SS.mo Sacramento, entrambe rette da laici.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 12, vol. VI, c. 58 v.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 143)

 

Anno 1695, 27 settembre (Visita pastorale Vallaresso)

Il vescovo dopo aver visitato l’altare del Rosario con l’omonima confraternita, prescrive: icona accomodari.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 13, vol. I, c. 95 v.)

 

Anno 1712 (s.d.) (Visita personale Vallaresso)

Relazione del pievano di Teglio don Rinaldo Variola; egli annota che nella chiesa vi erano tre altari: il Maggiore sotto il titolo di San Giorgio, il secondo intitolato alla Beata Vergine del Rosario vien proveduto dall’elemosina che si cava, ed infine il terzo in onore di San Valentino. Aggiunge poi che l’altare del Rosario ha 20 Messe di legati, e che vi è un indulgenza del SS.mo Rosario come appare dal Breve affisso nel medesimo altare.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 16, vol. II, c. 2 r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., pp. 143-144)

 

Anno 1718, 6 maggio; Testamento di don Antonio Brunetti parroco di Cintello: "...Intendo il mio cadavere sia sepolto nella Ven. Chiesa Parrocchiale di San Giorgio di Teglio nella solita sepoltura de’ sacerdoti, in caso però ch’ancora non fosse fatto il monumento da me designato da farsi avanti l’altare della Ven. Fraterna del Rosario, al qual effetto è preparata la pietra...".

(A.S.Pn., Fondo Notarile Antico, b. 289/2425, c. 54 r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 144; L. VENDRAME, La chiesa di San Giorgio di Teglio, cit., p. 116)

 

Anno 1726, 1° ottobre (Visita pastorale Erizzo)

All’altare della B.V. del Rosario si prescrive ancora una volta: icona accomodari.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 16, vol. II, c. 16 v.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di

San Giorgio in Teglio, cit., p. 144)

 

Anno 1730 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Contadi in più volte al Sig.r Carneo per l’altare L. 465:-

In per l’armadura per l’altare L.2

Nel decreto per l’altare L.3

(A.S.Ud., C.R.S., b.519; P. GOI, Osvaldo Gortanutti pittore e intagliatore, cit., p. 6; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 144)

 

Anno 1731 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Contadi al Sig.r Giacomo Carneo Pittore per l’altare L.77: - 7

(A.S.Ud., C.R.S., b.519; P. GOI, Osvaldo Gortanutti pittore e intagliatore, cit., p. 6; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 144)

 

Anno 1732 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Contadi al Sig. Iseppo Buzzi per li Pinelli L.30

(A.S.Ud., C.R.S., b.519; P. GOI, Valorizzazione dell’arte nel Friuli Occidentale: Qualche aggiunta al Buzzi, cit., p. 53; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 144)

 

Anno 1733 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Per contadi al Sig. Iseppo Buzzi per il Penello L.124

(A.S.Ud., C.R.S., b.519; P. GOI, Valorizzazione dell’arte nel Friuli Occidentale: Qualche aggiunta al Buzzi, cit., p. 53)

 

Anno 1737 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

In comodar la lampada L. 3:10

Per speso nelle franze del Penello L. 60

Per portar la Palla Croce e Torze L.1: 12

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1738 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Spesi in indorar il legno del Penello L.1: 10

Nel cordoncin del Pennello L. 5:-2

Per cordon per il Penello e Palma L. 16: 7

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1739 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

In far aggiustar la Croce d’argento L.9: 10

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1740 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Spesi in una croceta d’argento per la croce grande L.4: 15

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1745 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Per charità ad un soldato L.-: 10

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1747 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Per ajustar un ferro al penello e una seratura L. 2: 4 ½

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1750, 1° marzo; La vicinia di Teglio approva i conti della confraternita: Redunato la vicinia al loco solito col suono della campana et fu letto li conti et a provati del sudeto cumun Jo Osvaldo Trivisan scrivano del cumun.

(A.S.Ud., C.R.S., b.519 "Veneranda confraternita del Santissimo Rosario di Teglio 1703-1804", c.24; G. STIVAL, Alle origini di una tradizione, in "Il Tiglio", agosto 1982, p.4)

 

Anno 1754, 2 novembre; Approvazione dei conti da parte della vicinia di Teglio: Furono li sudetti conti fatti da me sottoscritto presente il Meriga e molti huomini, a’ quali letti furono confermati in pubblica vicinia.

In fede Io Lorenzo Borghesaleo procurador delle Chiese e Commune affermo.

(A.S.Ud., C.R.S., b.519 "Veneranda confraternita del Santissimo Rosario di Teglio 1703-1804", p.30; G. STIVAL, Alle origini di una tradizione, in "Il Tiglio", agosto 1982, p.4)

 

Anno 1760 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Per agiustar la lampada L. 3: 10

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1762-’63 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Contadi al Sig. Antonio Gorgo per la pietra sacra per l’Altar fatta venire da Udine L.8: -

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1763, 17 aprile (Visita pastorale Gabrieli)

Nella chiesa in Cornu Evangeli vi è l’altare marmoreo con pietra sacra e due colonne lignee indorate sotto il titolo della Beata Vergine del Rosario, sede pure della confraternita.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 19, vol I, c.89 r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 144)

 

Anno 1767 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

In due feralli con sue aste L.21: 17

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1769 (libro conti confraternita del Rosario di Teglio 1730-1804)

Acconcio della croce d’argento L.18

(A.S.Ud., C.R.S., b.519)

 

Anno 1782, 16 settembre (Visita personale Bressa)

Dalla relazione del pievano don Valentino Cecchini emerge che l’antica chiesa parrocchiale di Teglio aveva tre altari; oltre al Maggiore dedicato a San Giorgio, i due laterali di San Michele e del Rosario posti rispettivamente a destra e a sinistra. Risulta inoltre che l’altare del Rosario veniva mantenuto in parte a spese della fraterna che introitava £ 12:8 di rendita annua e per il resto con le elemosine.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 21, f. 84; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 144)

 

Anno 1822, 28 luglio (Visita pastorale Ciani)

Altare in Cornu Epistole ligneo con pietra sacra dedicato alla B.V del Rosario.

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 22, p. 310; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 146)

 

Anno 1925 (Visita pastorale Paulini)

Inventario delle suppellettili; tra le varie cose compaiono:

-6 gonfaloni completi

-2 stendardi

-2 stemmi delle confraternite

(A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b.32, f. 6/44)

 


 NOTE AL TESTO

 

1) Sulle confraternite in generale e nella diocesi di Concordia si veda in particolare: P. C. BEGOTTI-P. GOI, Confraternite religiose dalle origini all’età napoleonica, in: San Marco di Pordenone, vol II, Pordenone 1993, pp. 649-673; P. C. BEGOTTI-P. GOI, Un capitolo della storia religiosa: le Confraternite, estr. da: Azzano Decimo, Azzano Decimo 1986, pp. 93-150; C. F. BLACK, Le confraternite italiane del Cinquecento, Milano 1992; E. DEGANI, La diocesi di Concordia, Udine 1924; P. GOI, Confraternite, in: Società e cultura del cinquecento nel Friuli occidentale. Catalogo, Pordenone 1984, pp. 155-161; P. GOI, Confraternite in Diocesi di Concordia: da Vado a Cesarolo, in: San Michel, Udine 1985, pp. 247-264; G.G. MEERSSEMAN, Ordo fraternitatis. Confraternite e pietà dei laici nel medioevo, in collaborazione con G.P. Pacini, Roma 1977 (I), in part. pp. 1144-1214; F. METZ, Vicari capitolari, pievani e devozionalità collettiva in Cordovado, Cordovado 1996; G. P. PACINI, Confraternite e pietà dei laici nella Diocesi di Concordia, in: Società e cultura del cinquecento nel Friuli occidentale. Studi, Pordenone 1984, pp. 183-199; G.P. PACINI, Le confraternite laicali in Italia dal ‘400 al ‘600, in: Problemi di storia della Chiesa nei sec. XV-XVII, Napoli 1979.

2) A.S.Pn., Fondo Notarile Antico, b. 280/2341.

3) Sull’oratorio e la confraternita di Sant’Antonio Abate di Teglio si veda: G.C. STIVAL, La chiesa di Sant’Antonio Abate in Teglio. Cronaca e poesia di un restauro, in "Il Tiglio" bollettino della parrocchia di Teglio, Agosto 1984 (inserto).

4) P. PASCHINI-G. LOW-W. WEHR, Rosario, in: Enciclopedia Cattolica, vol. X, Città del Vaticano 1953, coll. 1349-1354.

5)G.G. MEERSSEMAN, Ordo fraternitatis. Confraternite e pietà dei laici nel medioevo, in collaborazione con G.P. Pacini, Roma 1977, vol. III, p. 1189.

6) A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 6, c. 95r.

7) Così recitava l’articolo 28 delle Costituzioni Sinodali del vescovo Pietro Querini datate 1567: "Comettemo che nè parrocho o altri chierici che habbino chiesie permettino che siano fatte scole e fradaie laical senza licentia nostra, et se i soi parrochiani la levassero senza nostro volere debbano immediate darne aviso soto pena de L. 25 d’esser applicate a lochi pii a nostro arbitrio". B.F. PIGHIN, La diocesi di Concordia nella dinamica della riforma tridentina, San Vito al Tagliamento 1975, p. 162.

8) C. F. BLACK, Le confraternite italiane..., cit., p. 49.

9) P. PASCHINI-G. LOW-W. WEHR, Rosario, cit., coll. 1351-1352. Dal 1913 la data è stata spostata al 7 ottobre, anniversario della battaglia di Lepanto.

10) Tali conclusioni si devono anche ad alcuni spunti proposti da F. Metz in occasione della conferenza dal titolo: Arte e liturgia fra fine Medioevo ed evo moderno tenuta a Cordovado il 25 giugno 1998. Sul culto del Rosario, oltre ai riferimenti bibliografici già citati, si veda anche: Nuovo dizionario di mariologia,a cura di S. De Fiores e S. Meo, Cinisello Balsamo 19883, pp. 1207-1215;

11) Possiamo fissare approssimativamente il 1806 come data di "morte" della confraternita. Cfr. l’elenco datato 11/05/1806 delle confraternite della Destra Tagliamento in: A.S.Ud., Archivio Comunale Antico di Udine, b. 54, f. I, n. 50.

12) Il convento era stato fondato poco prima dell’anno 1500, ed i frati dell’ordine vi rimasero fino al 1661. In seguito ad essi subentrarono i padri Serviti ed infine nel 1794 la chiesa ed il chiostro annesso vennero ceduti per uso di ospedale. E. DEGANI, La Diocesi, cit., p. 296.

13) La chiesa sorgeva isolata dal paese di Teglio nel mezzo dell’attuale cimitero e fu demolita alla fine dell’Ottocento per permettere l’ampliamento del camposanto. Sulla ricostruzione delle principali vicende storiche ed artistiche dell’edificio si veda in particolare: E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, in: Tra l’aquila e il leone. Uomini, luoghi ed eventi delle comunità di Teglio e Cintello, Latisana-San Michele al Tagliamento 1997, pp.135-146; L. VENDRAME, La chiesa di San Giorgio di Teglio, in: "la bassa", n° 36, giugno 1998, pp. 113-117.

14) A.S.Ud., C.R.S., b.519. Per il testo completo dell’atto si veda il documento I in appendice.

Una simile situazione non si verificò mai a Teglio, tuttavia la si riscontra per la realtà limitrofa di Cordovado dove, in seguito all’arrivo dei domenicani all’inizio del ‘700, avvenne anche lo spostamento della confraternita del Rosario, sorta fin dagli anni ’80 del cinquecento, dalla parrocchiale al Santuario della Beata Vergine delle Grazie. M. BELLI, Il Santuario di Cordovado, estr. da "Rosario-Memorie Domenicane" anno XXVII, 1910 (rist., Cordovado 1985), pp.36, 67; F. METZ, Vicari capitolari, pievani e devozionalità collettiva in Cordovado, Cordovado 1996, pp. 34-41; P.C. BEGOTTI, Il convento Domenicano di Cordovado. Memorie e documenti, Cordovado 1998, passim.

15) A. Cap. Padova, Visita Nores Concordia, c. 496r.

16) A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 7/2, c. 147v.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 142; G.C. STIVAL, Alle origini di una tradizione, in "Il Tiglio", agosto 1982, p. 4.

17) P. PASCHINI-G. LOW-W. WEHR, Rosario, cit., col. 1351.

18) A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 10/2, c. 2r. ; G.C. STIVAL, Alle origini di una tradizione, cit.., p. 4.

19) Si veda l’elenco riportato in appendice.

20) R. RUSCONI, Confraternite, compagnie e devozioni, in: Storia d’Italia Einaudi. Annali, (9). La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all’età contemporanea, a cura di G. CHITTOLINI-G. MICCOLI, Torino 1986, p. 494.

21) A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 11/1, c. 32r.; id., b. 11/3, c. 24r.; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 143.

22) C. F. BLACK, Le confraternite italiane..., cit., pp. 145 e ss.

23) A.S.Pn., Fondo Notarile Antico, b. 289/2425; E. MARIN, L’antica chiesa pievanale di San Giorgio in Teglio, cit., p. 144; L. VENDRAME, La chiesa di San Giorgio di Teglio, cit., p. 116.

24) A. Parr. Teglio, Catastico beni chiesa e fraterne a. 1691, cc. 59v.-60r.

25) Ivi.

26) G. STIVAL, La pieve di Bagnarola e i vescovi di Concordia. Le visite pastorali dal 1518 al 1928, Sesto al Reghena 1997, pp. 14-15.

27) Questo il giudizio sintetico sul Buzzi che ne dà Paolo Goi: "Oggi ricordiamo Giuseppe Buzzi come divulgatore di tele devote (lievemente aggiornate dal lato delle conquiste formali) in località non molto esigenti in fatto d’arte. Di lui si può giustamente dire che non sfiguri nella pittura indigena del Settecento".

Sul Buzzi si veda : P. GOI, Valorizzazione dell’arte nel Friuli Occidentale: Qualche aggiunta al Buzzi, in: "Itinerari", VII (1973), 4, pp. 51-53; V. JOPPI, Contributo quarto ed ultimo alla storia dell’arte nel Friuli ed alla vita dei pittori, intagliatori, scultori, architetti ed orefici friulani dal XIV al XVIII secolo, Venezia 1894, p. 47; P. SOMEDA DE MARCO, Giuseppe Buzzi pittore friulano del "Settecento", in: "Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine", serie VII, vol. IX (1970-72), pp. 145-155.

Ricordo che questo pittore operò anche in alcuni paesi vicini, in particolare a Suzzolins (tela dell’Ultima cena visibile nell’oratorio di Sant’Urbano) e a Cordovado (dipinti per il Santuario della B.V. delle Grazie). G. BERGAMINI-P. GOI-A. LEANDRIN, La pittura a Cordovado dal XIV al XX secolo, Cordovado 1983, pp. 33, 35-36, 50-51.

28) Sul Gortanutti si veda: P. GOI, Osvaldo Gortanutti pittore e intagliatore, estr. da: "Itinerari", I (1972), pp.3-6. Inoltre in riferimento ai lavori di Fossalta: id, L’immagine perduta. Arredo e suppellettile dell’antica Chiesa di San Zenone, in: Chiesa di San Zenone vescovo. Centenario dell’inaugurazione, Fossalta di Portogruaro 1996; Un percorso nell’arte. Chiesa di San Zenone vescovo. Opere e restauri, a cura di A. Battiston e F. Dainese, Fossalta di Portogruaro 1996.

29)G.C. STIVAL, Alle origini di una tradizione, cit.., p. 4; G.C., L’altare del Rosario, in "Il Tiglio", agosto 1982, p.5.

30) A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 11/3, c. 24r.

31) Ivi, b. 12/4, c. 97r.

32) Ivi , b. 12/5, c. 3v.

33) Devo tale notizia alla gentilezza del restauratore Stefano Bagnarol che ringrazio.

34) A.C.V.Pn., Visite Pastorali, b. 16/2, c. 89r.

35) A.S.Ud., C.R.S., b.519.

36) P. GOI, Carneo e carneadi, in: Antonio Carneo e il suo tempo, Portogruaro 1995, p. 151.

37) A. RIZZI, Carneo Giacomo, il Giovane, in: Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma 1977, p. 458;

38) G. RUSSOLO, Iconografia a Teglio Veneto, in "Il Tiglio", Pasqua 1985, p.6.

39) P. GOI, Osvaldo Gortanutti pittore e intagliatore, cit. p. 6.

40) A.S.Ud., C.R.S., b.519, filza "Instrumenti della Fraterna del Sacratissimo Rosario di Teglio 1652-1673".

41) Ivi.

42) Dati ricavati da: A.S.Ud., C.R.S., b.519, Veneranda confraternita del Santissimo Rosario di Teglio 1703-1804. Si veda anche: G. STIVAL, Alle origini di una tradizione, in: "Il Tiglio", agosto 1982, p.4.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

 

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G. STIVAL, La chiesa di Sant’Antonio Abate in Teglio. Cronaca e poesia di un restauro, in "Il Tiglio", agosto 1984 (inserto);

G. STIVAL, La pieve di Bagnarola e i vescovi di Concordia. Le visite pastorali dal 1518 al 1928, Sesto al Reghena 1997;

L. VENDRAME, La chiesa di San Giorgio di Teglio, in: "la bassa", n° 36, giugno 1998, pp. 113-117.

 


ABBREVIAZIONI

 

A.Cap. Concordia: Archivio del Capitolo della Cattedrale di Concordia (ora a Pordenone);

A.Cap. Padova: Archivio Capitolare di Padova;

A.C.V.Pn: Archivio della Curia Vescovile di Concordia-Pordenone (ora a Pordenone);

A. Parr. Teglio: Archivio Parrocchiale di Teglio Veneto;

A.S.Pn.: Archivio di Stato di Pordenone;

A.S.Ud.: Archivio di Stato di Udine;

C.R.S.: Fondo Corporazioni Religiose Soppresse;

a.: Anno

b.: Busta;

c.: Carta;

cfr.: Confronta;

f.: Fascicolo;

p.: Pagina;

r.: Recto;

s.d.: Senza data;

ss.: Seguenti

v.: Verso.


ARCHIVI E FONDI CONSULTATI

 

A.C.V.Pn., Visite Pastorali;

A.S.Ud., Corporazioni Religiose Soppresse, b. 519 (Teglio Veneto, SS.mo Rosario; instrumenti, libro conti, capitoli);

A.S.Ud., Archivio Comunale Antico di Udine, b. 54, f. I, n. 50 ("Nota delle Scuole, Confraternite, Congregazioni, Altari... esistenti nella Provincia del Friuli alla destra del Tagliamento" 11/05/1806);

A. Parrocchiale Teglio, Catastico beni chiesa e fraterne a. 1691 (Beni della fraterna, lasciti, instrumenti);

A. Cap. Concordia, Pievi e Parrocchie, b. 129 (Beni chiesa e fraterne di Teglio);

A.S.Ve., Soprintendenti alle Decime del Clero, bb.85/158 e 87/556;

A.S.Pn., Fondo notarile antico: in particolare notai di Chions, Cordovado e Teglio Veneto.

 

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