Villam de Tileo

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Gli edifici civili

 

 

Teglio Veneto. Palazzo Dell'Anna, già Borghesaleo. (Sec. XVII).

 

Nel centro di Teglio, all’imbocco di via Parz, sorge il palazzo Dell’Anna, edificato alla fine del XVII secolo dalla famiglia Borghesaleo. Nel testamento di Bartolomeo Borghesaleo (1618-1701 circa) datato Venezia 20 novembre 1701, il testatore afferma: “Sanno che ho fabbricato un stabile dominicale assai nobile nella villa di Teglio con dieci [cortivi] di coloni, oltre altre casette…”. Non sappiamo se l’edificio di Bartoleomeo ne ampliò uno preesistente. La famiglia è attestata a Teglio dalla metà del XVI secolo; qui aveva accumulato numerose proprietà, ampliate considerevolmente nel Seicento acquistando i beni comunali del Paludo Sindacal messi in vendita dalla Serenissima per finanziare la guerra di Candia. La famiglia assunse poi un ruolo di tutto rispetto nella burocrazia veneziana, ma mantenne un costante legame con il paese. Tutt’ora il palazzo conserva attorno una vasta braida, caratteristica delle ville venete. La struttura ha conservato le forme originali, le aggiunte successive non ne intaccano l’elegante e funzionale semplicità. L’impianto è rettangolare, con corridoio centrale. Lo sviluppo è su due piani più il mezzanino con le stanze per la servitù e il solaio, tradizionalmente adibito a deposito granaglie. Al pianterreno (rialzato rispetto il piano campagna) si trovano le cucine e altre stanze di servizio. Il prospetto è simmetrico, con monofora centrale in corrispondenza del portone d’accesso.

Poco lontano sorge palazzo Reis, probabilmente edificato nel XVIII secolo (non è possibile essere più precisi). Apparteneva alla nobile famiglia friulana dei Colloredo, che fin dal Medioevo era titolare di vasti possedimenti fondiari anche a Teglio. Nel secolo XIX il palazzo passò per matrimonio alla nobile famiglia veneziana Marin, dalla quale passò per cessione, alla fine del XIX secolo, agli attuali proprietari.

Nulla è possibile dire dell’originario edificio, e quello che ora si vede è frutto di consistenti interventi. L’importanza del luogo è letteraria: infatti qui Ippolito Nievo – ospite dei romiti di Teglio come chiamava gli amati zii nelle sue lettere - ideò, scrisse e corresse Le confessioni d’un Italiano, il romanzo del Risorgimento italiano. Significativa è la prossimità del sito con la Canonica del Prete di Teglio, dal quale Carlino Altoviti correva per imparare a far di conto e il latino, e chissà, forse davvero Ippolito, affacciato ad una delle finestre del palazzo, vide davvero uno scalzo ragazzino affannarsi per arrivare in tempo alle lezioni del pievano.

 

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