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NEWS DI GENNAIO 2001
3 GENNAIO 2001
 
TRUST E ANTITRUST: dumping a tutto campo,
ovvero tempi duri per i Monopolisti nello Stretto di Messina
 
ROMA - I collegamenti marittimi nello stretto di Messina finiscono nel mirino dell'Antitrust con l'ipotesi di dumping  "abuso di posizione dominante". Il dumping indica qualcosa in più della concorrenza sleale. L'Autorità ha infatti avviato un'istruttoria nei confronti delle due principali società di navigazione, la Tourist e la Caronte, ipotizzando l'esistenza di una strategia comune volta, attraverso tariffe di trasporto ridotte per i mezzi gommati, a «estromettere» dal mercato la concorrenza. Ovvero la Diano, società che gestisce la compagna marittima Meridiano Lines che opera dall'agosto '98 sulla rotta Reggio Calabria-Messina, adesso Tourist e Caronte, rischia una multa da due miliardi di lire e la condanna al risarcimento dei presunti danni subiti dalla società Diano.
Tourist e Caronte cioè, secondo l'ipotesi di abuso di posizione dominante e violazione delle norme sulla concorrenza su cui indagherà ora l'Autorità, praticherebbero prezzi stracciati nell'ambito di una «strategia escludente, finalizzata a confinare - si legge nel bollettino Antitrust - il concorrente in una posizione marginale ovvero di estrometterlo dal mercato».
Tourist-Caronte che per oltre 30 anni ha offerto servizi di traghettamento nello stretto di Messina operando - ricorda l'autorità nella nota - esclusivamente sulla rotta Villa S.Giovanni- Messina», ha «prontamente attivato il servizio Reggio Calabria-Messina» a seguito dell'avvio su tale rotta dei collegamenti della Diano. Sulla nuova rotta «inizialmente si è allineata alle tariffe praticate dal concorrente» per poi ridurre, a partire dall'ottobre '99, le tariffe relative ai veicoli commerciali, portandole al di sotto dei prezzi praticati dalla Diano».
Tali prezzi risultano così oggi inferiori del 30% a quelli praticati dalla Tourist-Caronte sulla rotta Villa S.Giovanni-Messina: «differenza che non appare proporzionale - sottolinea l'Antitrust - alle diverse caratteristiche dei servizi offerti» sulle due rotte. Tale politica tariffaria appare invece «piuttosto determinata dall'intento di preservare la posizione dominante detenuta sul mercato in presenza di una pressione concorrenziale esercitata dal nuovo entrante che si stava mostrando efficace, seppur limitatamente alla rotta Reggio Calabria-Messina».
Ritenuto pertanto «sulla base delle considerazioni esposte che i comportamenti posti in essere dalla Tourist Ferry Boat,Caronte Shipping e Navigazione Generale Italiana potrebbero integrare una violazione» della legge sulla concorrenza, l'Antitrust - si legge nel bollettino settimanale - ha deciso di aprire un'istruttoria, le cui conclusioni sono attese entro 60 giorni. La Diano - ricorda l'autorità - è controllata dagli imprenditori Cesare Diano e Amedeo Matacena. La Navigazione Generale Italiana è invece una società detenuta per il 50% da Tourist Shipping spa, a sua volta controllata da Tourist Ferry Boat spa e per il restante 50% dalla famiglia La Cava. La Tourist Ferry Boat spa, controllata dal gruppo Franza per il 53% tramite la Cofimer, è detenuta per il 23,5% dalla Fin.Mar (famiglia Mondello), per il 14,5% dalla Ge.Fin e per il restante 11% dalla Fime spa. Caronte Shipping è invece controllata dalla famiglia Matacena tramite la società Pa.Fi (44%) e Solemar (30%) nonché da quote detenute da persone fisiche.
Tourist e Caronte - ricorda infine l'Antitrust - pur essendo giuridicamente società distinte, svolgono congiuntamente, sin dal '69, il servizio di traghettamento di veicoli e passeggeri nello Stretto di Messina sulla rotta Messina-Villa S.Giovanni.Con delibera del '96 l'Antitrust inoltre ha stabilito che le due società «costituissero un'entità economica comune in considerazione della progressiva messa in comune delle risorse necessarie allo svolgimento dell'attività».Dai dati dell'Autorità emerge che il libero mercato sullo Stretto è ancora un'utopia. Esistono difficoltà, si legge, anche di tipo amministrativo. Delle 21 domande di concessione presentate alle autorità marittime nel tentativo di collegare Villa a Messina, nessuna ha trovato accoglimento e ben 12 sono state respinte. Caronte e Tourist assorbono il 75 per cento del mercato; le Ferrovie dello Stato, soltanto il 18 per cento; la Diano appena il 7 per cento. Al gruppp Tourist-Caronte-Ngi sessanta giorni di tempo per difendersi.
Immediata l'irritante replica dell'Ing. Vincenzo Franza amministratore della Tourist: "Ho già chiesto di essere ascoltato. Dimostrerò che non c'è nulla di vero. Sulle navi della Ngi ho imbarcato 80 dipendenti che, altrimenti, per esubero, sarebbero andati a casa. E' la legge di mercato. Ho dovuto rinunciare a 5 uomini per ogni equipaggio a causa dell'automatizzazione. La rotta su Reggio è soltanto un ramo minore della nostra attività". Apprendiamo da TeleVip  che da Montecarlo  risponde soddisfatto, al telefono, Amedeo Matacena, promotore dell'approdo a Tremestieri, ex socio del fratello Elio della Caronte, oggi invece acerrimo nemico del gruppo ed amico del comandante Diano sino al punto da elargirgli consigli e navi in concessione: "Questo è soltanto l'inizio. La stagione del monopolio è definitivamente finita".
6 GENNAIO 2001
 
Turi Leonardi cala i pannelli
 
A Febbraio il Sindaco di Messina calerà  il primo asso: quello dei pannelli fonoassorbenti. Incurante delle numerose critiche piovutegli addosso da tutta la cittadinanza sin dal mese di Novembre, il Sindaco sembra non voler sentire ragioni nel voler ridurre il Viale Boccetta ad un'autostrada, corsia preferenziale di Tir e automezzi di ogni tipo. La vivibilità dei cittadini e le attività commerciali subiranno un lento ed inesorabile declino. Fino al collasso.
7 GENNAIO 2001
 
Tir, fasce orarie dal 1. febbraio
Imposte limitazioni anche ai mezzi che trasportano merci pericolose
 
Scatteranno all'inizio del prossimo mese le due ordinanze con le quali l'amministrazione comunale intende disciplinare il transito dei mezzi gommati pesanti in città. Dal 1. febbraio, infatti, sarà in vigore il divieto di circolazione dei tir in due fasce orarie, quelle comprese rispettivamente tra le 7 e le 9 e le 18,30 e 20,30. Contemporaneamente i camion che trasportano merci nocive e pericolose saranno obbligati ad uscire allo svincolo di Tremestieri, transitando soltanto nelle ore notturne, tra le 2 e le 6. I due provvedimenti sono stati già predisposti, come confermato dal sindaco. «È un esperimento – precisa Leonardi –, nulla vieta, dunque, che in futuro vengano apportati aggiustamenti e modifiche». Il riferimento è soprattutto all'ordinanza delle fasce orarie che è tra le misure maggiormente controverse, su cui da oltre un decennio va avanti un interminabile dibattito. Sono stati in molti, tra consiglieri comunali e di quartiere, gruppi politici, comitati e associazioni, a chiedere che venisse vietato il passaggio dei tir nelle ore di punta. Le amministrazioni che si sono succedute dal '90 ad oggi sono state più volte sul punto di adottare un simile provvedimento che, poi, puntualmente, è stato riposto nei cassetti di Palazzo Zanca. Non mancavano e non mancano, infatti, le ragioni contrarie, tra cui un'obiezione fondamentale: vietare il transito in alcuni orari significa automaticamente trasferire i flussi del gommato pesante nelle successive fasce orarie, non eliminando così nè l'interferenza con il traffico cittadino nè i gravi problemi di sicurezza e di incolumità. Adesso che l'ordinanza è pronta, però, la principale polemica verte sull'esclusione di una delle fasce orarie considerate più critiche, cioè quella tra le 12,30 e le 14. Il comitato “La nostra città” ha lanciato dure accuse nei confronti dell'amministrazione comunale, “rea” di aver adottato una soluzione di compromesso per non scontentare le società private di traghettamento. Leonardi respinge le critiche e i sospetti: «Dai dati che abbiamo in possesso – afferma – la fascia tra le 12,30 e le 14 non presenta gli ingenti volumi di traffico che invece si registrano in mattinata o in serata. Ribadisco che si tratta di misure sperimentali, del tutto modificabili in corso d'opera». E il sindaco evidenzia che la sua è la prima giunta comunale in assoluto a disporre il divieto di transito, seppure limitato ad alcuni orari, per i tir. In questa prima fase non ci saranno interventi particolari riguardanti il viale Boccetta. Nel corso delle varie riunioni del comitato per l'ordine pubblico, svoltesi in Prefettura, erano emerse alcune ipotesi, tra le quali la realizzazione di due corsie destinate esclusivamente ai mezzi pesanti o all'installazione di pannelli antirumore lungo il percorso che si snoda dallo svincolo di Boccetta fino al viale della Libertà. Le pareti fonoassorbenti non hanno avuto il gradimento degli abitanti della zona e il consiglio dell'VIII Quartiere si è schierato contro anche l'idea delle corsie riservate che, a dire dei rappresentanti della Circoscrizione, farebbero definitivamente del Boccetta «il viale dei tir». Per martedì mattina è convocato un vertice a Palazzo Zanca, al quale prenderanno parte, oltre al sindaco e all'assessore Salvatore Rizzo, l'esperto antitraffico Vincenzo Torrieri, i tecnici del dipartimento viabilità e il comandante della polizia municipale. In quell'occasione dovrebbero essere resi ufficiali i contenuti delle due ordinanze che sarebbero potute entrare in vigore già da questo mese, se non ci fosse stata la necessità di pubblicizzare al massimo i nuovi provvedimenti e di coordinare gli interventi con i vari soggetti interessati (la Prefettura di Messina e quelle di Catania, Palermo, Reggio Calabria, la polizia stradale, il Consorzio autostradale, le Ferrovie dello Stato e le società private di traghettamento, le stesse associazioni di categoria degli autotrasportatori). È fondamentale, infatti, che i conducenti dei tir sappiano in partenza quali siano gli orari in cui possono attraversare le strade che portano agli imbarcaderi. L'ideale ovviamente sarebbe che nessun mezzo pesante attraversasse più il centro abitato della nostra città. Ma perchè tale utopia si trasformi in realtà occorre attendere, purtroppo, chissà quanto tempo ancora.
10 Gennaio 2001  ( da Gazzetta del Sud )
 
Si fa sempre più complicato, sul piano giuridico e amministrativo, l'iter per la realizzazione dei nuovi approdi. Ieri mattina a Palazzo Zanca il sindaco Leonardi ha presieduto una riunione alla presenza, oltre che degli assessori all'Urbanistica e ai Lavori pubblici D'Alia e Scoglio, dei professori Raffaele Tommasini e Aldo Tigano e del vicesegretario generale Gianni Raffa.
REFERENDUM – Il primo punto affrontato non poteva che riguardare il referendum popolare e le procedure collegate all'invio del commissario regionale. La materia è assai controversa. Raffa, in apertura dell'incontro, ha chiarito un aspetto della vicenda, affermando che la richiesta di referendum presentata nell'agosto '97 da cinque consigli di quartiere è da considerarsi decaduta. «Il consiglio comunale – ha spiegato il vicesegretario generale –, secondo il regolamento, avrebbe dovuto pronunciarsi entro 6 mesi. In caso contrario, i proponenti avevano la facoltà di formulare una proposta di referendum. Al febbraio '98 ciò non è stato fatto e l'iter si è, dunque, esaurito». L'arrivo del commissario regionale sarebbe da collegare alla mancata nomina del difensore civico e del comitato dei garanti. Per quanto riguarda i quesiti referendari, agli atti del Comune esisterebbe una sola istanza – proposta dai gruppi consiliari di opposizione – che va considerata nel novero dei referendum abrogativi, poichè segue una decisione già presa dal consiglio comunale con la delibera del doppio approdo Mili-Annunziata. Tale proposta ha già avuto il parere tecnico contrario del dirigente, mentre il segretario generale Filippo Ribaudo ha chiesto di conoscere una stima dei costi previsti. Secondo l'Amministrazione, dunque, al momento, non s'intravvede alcuna consultazione referendaria sul tema specifico. Ma su questa interpretazione si registra la dura presa di posizione del deputato regionale Gioacchino Silvestro, il quale è l'autore dell'interrogazione presentata nel '98 e sulla base della quale l'assessore regionale per gli Enti locali ha deciso di commissariare Palazzo Zanca. «Prendo atto – afferma il deputato ds – che dopo oltre 2 anni di silenzio l'amministrazione comunale si è ricordata che ben cinque consigli circoscrizionali avevano presentato una proposta di referendum consultivo che prevedeva la localizzazione del nuovo approdo tra Mili e Tremestieri. Tuttavia, la pervicacia con cui si pretende di non far esprimere i cittadini mi preoccupa. È inquietante che il sindaco e i suoi esperti annunciano la decadenza della proposta referendaria. L'unico organo legittimato a decidere se il referendum delle Circoscrizioni sia ammissibile o meno è il comitato di garanti che, per responsabilità della maggioranza politica, non si è mai potuto insediare perchè non eletto. Ho presentato l'atto ispettivo per consentire ai cittadini di Messina di potersi liberamente esprimere attraverso l'istituto di democrazia popolare quale è il referendum consultivo. Mi opporrò con ogni mezzo al tentativo strumentale di impedire la consultazione referendaria».
DOPPIO APPRODO – Nel merito delle indicazioni fornite dalla delibera consiliare del doppio approdo, le questioni irrisolte sono ancora parecchie, al punto che Leonardi ha deciso di aggiornare il confronto a venerdì 19. Sul piano procedurale, il prof. Tommasini ha ricordato che mesi fa era stata individuata la “formula giusta”: «Un'osservazione aggiuntiva alla variante al Prg da mandare al Cru unitamente al Piano». Il vicesindaco D'Alia ha comunicato che l'osservazione è pronta e che può essere approvata dalla giunta. Ma la fase delle osservazioni al Prg non si era conclusa già da tempo? E come interpretare la natura di questo elemento aggiuntivo introdotto dall'Amministrazione?
PROGETTO ANNUNZIATA – Per l'approdo a nord la situazione appare tuttora in alto mare. Occorre verificare la fattibilità del tunnel previsto fino alla foce del torrente Annunziata e del suo collegamento con la galleria dello svincolo. Se ne saprà di più durante il vertice del 19.
PROGETTO MILI – Per la localizzazione dell'approdo a sud, la discussione in corso verte sulla possibilità di considerare il vecchio progetto presentato nel '97 da un'èquipe di professionisti (lo studio Cutrufelli, gli ingegneri Renato Amato e Baldo Bonanno, gli architetti Emanuele Carrozza e Letterio Orlando) come “preliminare”, in base al quale predisporre i successivi atti deliberativi. Quello presentato dalla “Progemar” è il famoso progetto su cui si è discusso e polemizzato per oltre un decennio. L'ubicazione riguarda il tratto di costa tra lo svincolo di Tremestieri e l'abitato di Mili. Lo scalo avrebbe una capacità recettiva idonea ad accogliere contemporaneamente sei navi e a suo supporto è prevista un'autostazione in grado di contenere oltre mille autoveicoli. Il costo complessivo 14 anni fa sarebbe stato di 73 miliardi 600 milioni, oggi per realizzare l'intervento ne occorrerebbero circa 118. Il progetto fu commissionato dall'amministrazione ed è costato 3 miliardi di lire, una cifra sensibilmente lievitata a causa della mancata retribuzione dei progettisti che si rivolsero all'autorità giudiziaria e ottennero la condanna del Comune (il pignoramento fu eseguito nel luglio '92). La scelta degli elaborati della Progemar escluderebbe i progetti presentati rispettivamente dalla “Tourist-Caronte” e dalla “Amadeus” del cav. Matacena. «In questa fase non sono accoglibili – afferma D'Alia – perchè si configurerebbero come varianti allo strumento urbanistico e dovrebbero seguire i tempi di approvazione della Variante». Il consiglio comunale deve, comunque, tornare a pronunciarsi sull'argomento, approvando una delibera di “localizzazione di piano particolareggiato», come l'ha definita il prof. Tigano. Il Comune, in ogni caso, non dovrebbe farsi carico in alcun modo delle richieste di concessione delle aree demaniali. Il percorso amministrativo tracciato è il seguente: il sindaco ha dato incarico all'ingegnere capo Guarniere di esaminare, nel giro di una settimana, il progetto esistente per stabilire se sia o meno idoneo alle esigenze attuali. In caso contrario, si dovrebbero chiamare i progettisti che lo hanno redatto, chiedendo loro di adeguarlo entro 30 giorni. Ma sull'argomento si preannunziano nuovi ricorsi e polemiche.
10 Gennaio 2001
 
Convegno dibattito del Comitato La Nostra Città  ( Gds )

 

Nel Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni, nel corso del dibattito organizzato dal comitato "La Nostra Città", si è parlato di ambiente, di degrado e di vivibilità. Il comitato, capeggiato dal presidente Saro Visicaro, chiede all'amministrazione comunale l'istituzione di un dipartimento autonomo sull'ambiente, che sia dotato di chimici, biologi e strutture come laboratori in grado di monitorare costantemente l'inquinamento da smog della città. Lo slogan è quello di sempre: "Fuori i Tir dalla città". Come sottolinea Visicaro, per porre delle basi concrete alla risoluzione del problema bisogna per prima cosa fare una diagnosi, per poi operare in maniera puntuale. Ma il comitato non perde di vista la situazione del doppio approdo, definita dallo stesso presidente una soluzione assurda. Occorre un unico approdo che porti fuori dalla città i tir, ad esempio nella zona sud. Si è anche evidenziato come la proposta di un nuovo attracco all'Annunziata sarebbe deleterio per la viabilità, già parecchio congestionata. Alla conferenza hanno presenziato i rappresentanti di numerose scuole cittadine, fra cui gli alunni della scuola Archimede, particolarmente interessati al problema data l'ubicazione sul Boccetta del Liceo scientifico.
14 Gennaio 2001 ( Gazzetta del Sud )
 

APPRODI – Le complesse procedure della Via (valutazione d'impatto ambientale) quasi certamente dovranno essere attivate per i progetti dei nuovi approdi. Nel momento in cui l'amministrazione comunale sta cercando di dare seguito alle indicazioni contenute nella delibera approvata lo scorso mese di giugno dal consiglio comunale, emerge inevitabilmente una serie di problemi e di questioni da dirimere. Venerdì prossimo il sindaco Leonardi tornerà a confrontarsi con i giuristi, i tecnici, i dirigenti comunali e gli assessori competenti. Si lavora su più fronti ma permane un clima d'incertezza che non autorizza a immaginare tempi brevi e procedure facili per il trasferimento degli attuali approdi dalla rada di San Francesco ai nuovi siti. Per la fascia di litorale compresa tra Tremestieri e Mili, l'amministrazione è intenzionata a trasformare in progetto di massima l'elaborato presentato nel 1987 dalla società Progemar (peraltro già acquisito, a caro prezzo, da Palazzo Zanca). Il percorso successivo prevede l'affidamento in concessione, visto che l'opera dovrà essere realizzata con capitale privato. In teoria, avendo già il progetto, il Comune potrebbe indire un pubblico incanto e realizzare l'opera con fondi propri, attraverso nuovi mutui. Ma è un'ipotesi, questa, scartata già in partenza. Fino a quando non sarà estinto il debito contratto per realizzare parte della tranvia, sarà difficile che l'amministrazione comunale s'imbarchi in un'altra “avventura”. Nel vertice del 19 l'ingegnere capo dovrà relazionare al sindaco sulla compatibilità del vecchio progetto. Guarniere ha avuto affidato anche il compito di valutare la questione relativa all'impatto ambientale. La “Via” – iter lungo e complesso, simile a quello che viene seguito per gli strumenti urbanistici – è prevista obbligatoriamente per una serie di opere e di infrastrutture, tra le quali vanno inseriti i porti. L'approdo di Tremestieri, come specificato nella osservazione fuori termine inserita dall'amministrazione e allegata alle tavole della Variante, dovrà essere utilizzato anche come «scalo commerciale connesso al sistema produttivo integrato». Inevitabile, quindi, l'avvio delle procedure di Via da parte dell'assessorato regionale al Territorio e Ambiente. I tecnici del dipartimento opere pubbliche, intanto, stanno verificando la fattibilità del tunnel tra lo svincolo e la foce del torrente Annunziata. Nella prossima settimana, infine, dovrà essere chiarita la vicenda del referendum. Il consiglio comunale ha all'ordine del giorno la delibera sul regolamento attuativo degli istituti di partecipazione popolare. Dovranno essere riapprovati gli articoli che si riferiscono alla nomina del difensore civico e del comitato dei garanti, a cui spetta l'ultima parola sull'ammissibilità o meno dei quesiti referendari, sia di quello proposto nel 1997 da 5 Quartieri sia di quello recentemente depositato alla segreteria generale dai consiglieri comunali di opposizione.

18 Gennaio 2001 ( Gazzetta del sud )
 

Lettera  dell'Ing. Domenico Galatà  (Storico sostenitore dell'approdo all'Annunziata)

Inutile il referendum sugli approdi
 
In questi ultimi mesi, ed ancora più insistentemente di recente, a seguito di istanze di una minoranza politica e di alcuni movimenti locali di opinioni, viene avanzata richiesta di un referendum da indirsi per la scelta della localizzazione dei nuovi approdi per l'attraversamento dello Stretto da parte dei mezzi gommati. Ritengo opportuno, in merito, esporre alcune riflessioni e preliminarmente, mi viene in mente un articolo pubblicato sulla stessa Gazzetta del Sud del 18 luglio 2000 in cui, con riferimento ad analoga proposta referendaria consultiva, relativa però alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, viene riportata un'affermazione dell'on. Cristina Matranga, di Forza Italia, che riteneva quantomeno «balzana» una simile proposta. Non v'è dubbio che indire referendum per scelte tecniche di tale tipo sarebbe voler dire «sperperare miliardi pubblici» inutilmente, miliardi ben più utili per attuare il più rapidamente possibile la realizzazione di tale grandiosa opera per cui «calabresi e siciliani» a livello di ogni grado e ceto hanno ripetutamente espresso la loro volontà positiva. Forse unici dissenzienti potrebbero essere coloro per i quali ogni e qualunque nuova opera potrebbe... danneggiare il paesaggio. Se avessimo agito nei secoli passati con tale mentalità oggi ci ritroveremmo indietro di centinaia di anni. Certamente altresì «balzana» ritengo sia la proposta di referendum sulla localizzazione degli approdi. Il cittadino comune che, per quanto colto, non può essere a conoscenza degli aspetti tecnici intrinseci ed estrinseci al problema, non può esprimere un voto referendario se non emotivamente; non saprebbe, infatti, certamente valutare, ad esempio, le notevoli difficoltà di realizzare approdi a mare aperto (mare grosso) con percorsi marittimi triplicati e con enormi pericoli per l'equilibrio dell'assetto della costa. Di questo grave pericolo accenna nel quotidiano Gazzetta del Sud del 6 gennaio scorso il prof. Giovanni Randazzo, docente di geologia e vicepresidente della «European union for costal conservation», trattando l'argomento dell'erosione delle coste («qualunque opera a mare ha ripercussioni per chilometri e chilometri») per effetto di un qualunque inserimento di un manufatto lungo la costa in un tratto di mare aperto. Certamente tale problema, se si pone per Tremestieri, non si pone in assoluto all'Annunziata, soluzione atta fra l'altro a consentire l'immediata scomparsa degli automezzi dalle vie cittadine (tunnel a doppia canna a lato del torrente Annunziata). Non è certo una moltitudine cittadina a poter valutare i vari aspetti di tali problematiche, squisitamente tecniche e di alta specializzazione. Come è noto, la commissione Misiti, composta da valenti specialisti, dopo avere attentamente e profondamente vagliato ogni problematica e esaminato le proposte progettuali di tecnici del settore, si è espressa per il doppio approdo: Annunziata per i mezzi leggeri e Tremestieri per i mezzi pesanti, indicando la semplicità della realizzazione della prima soluzione e talune perplessità per la seconda. È da augurarsi, pertanto, che si proceda in attuazione della delibera comunale, adottata dopo ampio dibattito tra i nostri rappresentanti politici, dibattito avente a base lo studio tecnico Misiti, e che si eviti in assoluto di indire un referendum che sarebbe, non solo dispendioso, ma espressione emotiva e non certamente razionale di una cittadinanza che aspetta, invece, soluzioni concrete di tutti quei problemi che assillano la nostra città, primo fra tutti quello degli approdi, che elimini definitivamente il grave impatto ambientale conseguente alla interferenza del traffico gommato in attraversamento con quello locale. Forse qualcuno con la proposta di referendum sugli approdi vorrebbe ripetere una nuova «guerra di secessione»... a Messina tra cittadini sudisti e nordisti? È necessario che in questa città le scelte siano fatte con discernimento dai politici che ci governano e che abbiamo eletto, scelte fatte dopo avere attentamente ascoltato professionisti specialisti nel settore, esterni e locali, che certo in questa città non mancano, e non ci si affidi a «balzane» soluzioni sicuramente deleterie per la nostra città.
19 Gennaio 2001 ( Gazzetta del Sud )
 
Vertice sugli approdi convocato da Turi Leonardi
 
Riflettori accesi sul tema dei nuovi approdi. Oggi a Palazzo Zanca il sindaco Leonardi presiederà un vertice nel corso del quale dovrà essere tracciato il percorso da seguire, sul piano giuridico, tecnico e amministrativo, per dare attuazione alla delibera approvata dal consiglio comunale nel giugno 2000. Si attendono risposte importanti sia in merito al progetto dell'approdo a sud (Mili-Tremestieri) sia sulla fattibilità del tunnel previsto all'Annunziata.
20 Gennaio 2001 ( Gazzetta del sud )
 
Un'ottima proposta del Comandante Maccarrone 
 
Nessuno lo dice ma l'intervento del comandante della Capitaneria di porto Carmelo Maccarone ha scombussolato i piani dell'amministrazione comunale. L'oggetto della contesa, esaminato ieri mattina nel corso di un vertice a Palazzo Zanca, è il progetto dell'approdo localizzato nel litorale sud, fra Tremestieri e Mili. La strada imboccata dalla giunta è quella di una verifica dell'attualità degli elaborati progettuali redatti dai professionisti della società Progemar e risalenti al 1985-87. In base alla relazione consegnata al sindaco dall'ingegnere capo Rosario Guarniere, l'attuale progetto – per il quale il Comune ha dovuto già pagare l'esorbitante cifra di 3 miliardi – è a livello di “preliminare” e può diventare “di massima”, a patto che venga integrato con la valutazione di impatto ambientale, l'analisi costi-benefici, l'aggiornamento dei prezzi e degli oneri di esproprio delle aree, la descrizione dei vincoli gravanti sulla zona, il capitolato speciale d'appalto e l'indicazione dei tempi di esecuzione. Ma il comandante della Capitaneria è convinto che, seguendo un simile percorso, ci sia il serio rischio di allungare a dismisura tempi e procedure, trovandosi alla fine con un pugno di mosche in mano. L'iniziativa dell'amministrazione – precisa Maccarone – è stata comunque utile perché è servita a fare chiarezza sugli aspetti di carattere urbanistico. «La normativa siciliana – spiega il comandante – prevede, per l'esecuzione di opere di interesse statale o regionale, la possibilità che i relativi progetti di massima o esecutivi, ove compatibili con l'assetto territoriale, vengano autorizzati dall'assessorato regionale al Territorio e Ambiente e tale autorizzazione ha tutti gli effetti di una variante allo strumento urbanistico comunale». Il delicato nodo è stato ulteriormente chiarito nel corso di un confronto con i funzionari dell'assessorato regionale al Territorio: senza aspettare i tempi lunghi delle deroghe al Prg, si potrebbe inviare al Cru il progetto e, nel giro di due o tre mesi, dar corso all'esecuzione dell'opera. Ma esistono due condizioni pregiudiziali alla conclusione positiva dell'iter: l'idoneità tecnica del progetto di 14 anni fa e la disponibilità delle risorse finanziarie occorrenti alla sua realizzazione. Su entrambi i punti il comandante della Capitaneria ha sollevato una serie di dubbi e di pesanti controindicazioni. «La previsione di una diga foranea di 600 metri – afferma Maccarone – mi sembra spropositata rispetto alla situazione dei fondali e ciò renderebbe ancora più complicata la valutazione dell'impatto ambientale. I costi, inoltre, appaiono di gran lunga superiori a quelli previsti in origine». Se, comunque, il Comune volesse insistere sull'ipotesi Progemar, il percorso sarebbe il seguente: 1) l'invio del progetto, dopo gli opportuni adeguamenti, al Cru; 2) l'inevitabile rigetto da parte della Capitaneria di porto delle concessioni richieste dai privati per la realizzazione di analoghe infrastrutture; 3) l'avvio di un'istruttoria, su domanda del Comune, ai fini del rilascio delle concessioni demaniali; 4) l'incameramento dell'opera quale bene demaniale marittimo e la successiva destinazione a servizi portuali attraverso imprese operanti nel settore. Se, al contrario, il vecchio progetto non può essere attuato – ed è questo, in sostanza, il parere dello stesso comandante –, o potrebbe esserlo solo a prezzi poco convenienti per qualunque soggetto imprenditoriale, allora ci si potrebbe cacciare in un vero e proprio vicolo cieco. La proposta del comandante è di valorizzare ciò che si ha già, senza perdere ulteriore tempo. «Esistono – ribadisce Maccarone – due progetti, elaborati dalle società Amadeus e Travel Ticket (Caronte-Tourist), che hanno chiesto la concessione in concorrenza fra esse delle aree demaniali marittime situate tra le foce del torrente Larderia e il vallone Guidara. I due progetti di approdo per navi bidirezionali della lunghezza fino a 120 metri sono stati già esaminati nel corso di una conferenza dei servizi tenutasi in Capitaneria nel giugno scorso. Il costo delle opere, tra 80 e 90 miliardi, è stato previsto a totale carico delle società richiedenti la concessione. Le soluzioni tecniche presenti nei due progetti sono apparse condivisibili. La realizzazione dei bacini con arretramento degli stessi su porzioni di spiaggia da dragare e con conseguente limitazione al minimo delle opere foranee si sono dimostrati elementi progettuali idonei a contrastare gli aspetti negativi del sito». Le richieste di concessione, però, non sono state accolte finora per la mancanza del piano particolareggiato di zona e per l'impossibilità, dunque, di esprimere un giudizio di compatibilità edilizia sui progetti. Il procedimento amministrativo si sta per concludere ed entro febbraio, se il Comune non prenderà una decisione definitiva, l'assessorato regionale al Territorio non potrà che rigettare definitivamente le istanze delle due società. E allora il comandante Maccarone lancia un'articolata proposta: 1) l'amministrazione comunale dichiara il proprio interesse ad acquisire come propri i due progetti e promuove la costituzione di un consorzio che diverrà il soggetto giuridico abilitato all'acquisizione della concessione demaniale; 2) la realizzazione dell'opera graverebbe sui soci del consorzio in rapporto alle quote di rispettiva partecipazione; 3) la concessione verrebbe data alle imprese portuali che corrisponderanno un canone al consorzio per ammortizzare i costi di costruzione; 4) si potrebbe pensare alla realizzazione di entrambi i progetti, trattandosi di moduli similari che presentano le stesse soluzioni tecniche. Ciascuno dei progetti, sia quello della società del cav. Matacena, sia quello del gruppo Franza, prevede la realizzazione di 4 attracchi. Accostando l'una previsione all'altra, si avrebbe un'infrastruttura portuale dotata di 8 imbarcaderi che, secondo Maccarone, è capace di soddisfare pienamente le esigenze di traghettamento e consentirebbe di dismettere definitivamente gli approdi della rada di San Francesco. Il consorzio potrebbe essere aperto ad altri enti pubblici e operatori privati. In una simile ipotesi il comandante si sbilancia: «I tempi tecnici non sarebbero superiori ai 3 mesi. Ma l'importante è che ci sia la volontà politica».
21 Gennaio 2001 ( Gazzetta del sud )
 
Approdi, il Comune alle strette
L'ipotesi Annunziata è sempre meno praticabile
 
Le questioni dell'impatto ambientale pesano in maniera rilevante sulle decisioni che l'amministrazione comunale si trova a dover compiere in merito alla localizzazione dei nuovi approdi. Il comandante della Capitaneria di porto Carmelo Maccarone è stato chiarissimo durante il vertice svoltosi venerdì a Palazzo Zanca: occorre dimostrare con i fatti che si vuole davvero trasferire gli imbarcaderi dalla rada di San Francesco e liberare la città dalla schiavitù del traffico gommato pesante. La sbandierata “volontà politica”, insomma, deve tradursi in atti concreti e non in percorsi di difficile attuazione. In tal senso, Maccarone ha espresso una serie di perplessità sull'ipotesi di realizzazione del vecchio progetto riguardante l'approdo nella zona sud, sia per gli elevatissimi costi sia per la previsione di opere che avrebbero un fortissimo impatto ambientale. Non va dimenticato che anche gli advisor, nel rapporto riguardante la valutazione della fattibilità economica e ambientale del ponte sullo Stretto, hanno avvertito che i “progetti alternativi” al manufatto stabile, tra cui il nuovo sistema di approdi, potrebbero avere un impatto uguale, se non addirittura superiore. E su questo tema verte principalmente la relazione che l'ingegnere capo Rosario Guarniere ha consegnato al sindaco. L'oggetto dello studio era l'esame dell'elaborato redatto nel 1985-87 da un'èquipe di professionisti messinesi, riuniti in una società denominata Progemar. Il progetto del nuovo scalo da realizzare nella porzione di litorale compresa fra Tremestieri e Mili, secondo Guarniere, è ancora fermo alla fase preliminare. Perchè si possa parlare di progetto di massima occorrono alcune importanti integrazioni: un'analisi aggiornata dei prezzi, degli oneri di esproprio e dei costi-benefici; una descrizione dei vincoli che gravano sulle aree ma, soprattutto, la valutazione d'impatto ambientale. E la “Via”, si sa, è una procedura estremamente complessa, al pari di quelle seguite nella predisposizione e approvazione degli strumenti urbanistici. Sul piano finanziario l'ingegnere capo si limita a ricordare le indicazioni degli stessi progettisti: «Il costo presuntivo – scrive Guarniere – ricavabile dall'indice Istat, applicato alla categoria di lavori fin dal 1987, stimato in lire 1998, è di 118 miliardi, al netto di spese tecniche per l'aggiornamento del progetto, per la direzione lavori, il collaudo e l'Iva». Secondo il comandante Maccarone, i costi non sarebbero inferiori ai 500 miliardi, al punto che diventa difficile immaginare che ci siano imprenditori disposti a impegnarsi per la realizzazione di interventi così onerosi. E ciò diventa ancor più paradossale, sempre secondo Maccarone, in presenza di due progetti – quelli elaborati dalla società Amadeus del cav. Matacena e dalla “Travel Tickets” del gruppo Tourist-Caronte – che riguardano lo stesso sito, prevedendo però costi di gran lunga inferiori (tutti a carico dei concessionari privati) e opere dal minore impatto ambientale. Oltretutto – ha ricordato il comandante della Capitaneria – quei progetti sono già in fase avanzata di istruttoria e, qualora il Comune li facesse propri, il successivo iter potrebbe avere tempi rapidi. Ma torniamo alla “Via”. Guarniere, nella sua relazione, sottolinea la «particolare importanza» rivestita dalla valutazione d'impatto ambientale, così come richiesto dall'articolo 30 della legge regionale 10 del '93, disciplinata dalle direttive europee. Così come non sono da trascurare gli aspetti demaniali e quelli relativi all'inserimento delle nuove opere nella programmazione complessiva della Regione e del Comune. «Va ravvisata – ribadisce Guarniere – l'opportunità di coordinare la previsione delle opere marittime con il più ampio contesto del Piano regionale dei trasporti». La verifica della compatibilità delle opere con gli usi del demanio marittimo e con la sicurezza delle zone interessate alla navigazione è di esclusiva competenza della Capitaneria di porto. E Maccarone lo ha lasciato chiaramente intendere: «I progetti li approviamo noi», ossia l'assessorato regionale al Territorio. In definitiva, per quanto riguarda l'approdo a sud, l'amministrazione comunale dovrà scegliere entro la fine del mese se dare attuazione al vecchio elaborato Progemar o se puntare sui due progetti Amadeus-Travel Tickets, prima che scadano i termini fissati a febbraio e che essi vengano inevitabilmente respinti. A nord la situazione appare, forse, ancora più complicata. L'impatto ambientale dell'ipotesi Annunziata non è certo meno trascurabile, sia per la realizzazione delle opere a mare – previste lì dove la variante al Piano regolatore immagina invece un parco marino e attrezzature esclusivamente destinate alla fruizione del mare –, sia per gli interventi che dovranno necessariamente essere fatti a terra. Il riferimento è alla previsione del tunnel che teoricamente dovrebbe collegare lo svincolo dell'Annunziata con la foce del torrente. A detta di molti esperti e tecnici, il tunnel si può anche fare (la tecnologia odierna consente di realizzare qualunque progetto) ma l'impatto dell'opera sarebbe tremendo su una zona di città fortemente urbanizzata e su una porzione di territorio interessata nel passato più o meno recente da preoccupanti fenomeni di dissesto idrogeologico. Nè è stata chiarita fino in fondo la logica dello spostamento degli imbarcaderi da San Francesco all'Annunziata: se si vuole recuperare il “water-front” si deve agire con coerenza, senza creare nuove “cesure”. Non si capisce, infatti, perchè il “fronte a mare” debba andare dalla Passeggiata all'Annunziata e non, come è naturale, fino a Capo Peloro
26 Gennaio 2001 ( gds )
Turi Leonardi tuona da Messina : non ci sono alibi!
"La città, con tutto il Sud del Paese, dopo il positivo report degli advisor e in attesa della decisione politica del Governo, non può permettersi ulteriori rinvii e slittamenti nella vicenda Ponte sullo Stretto". Lo ha detto il sindaco, Salvatore Leonardi. "Ci siamo augurati in passato - ha aggiunto - che il parere espresso sul progetto dalla massima autorità di consulenza tecnico-scientifica del Paese, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, avesse chiuso la questione e dato una risposta definitiva". Ora, dopo che i due advisor internazionali hanno confermato la "cantierabilità" dell'opera, ha concluso Leonardi, "è il momento della decisione politica, non più procrastinabile".
Irritato, invece, il presidente della Provincia, Giuseppe Buzzanca, di An. "Il governo, già da più di un mese, è in possesso del parere degli advisor e non può più accampare alcuna scusa per non decidere. Non ha alibi, farebbe meglio a prendere atto che siamo a fine legislatura e che la decisione sul Ponte è meglio lasciarla al governo che verrà", ha dichiarato Buzzanca.
27 Gennaio 2001 ( castigamatti )
Intanto l'estate in Sicilia non vuole finire
Al Nord neve, pioggia, freddo. In Sicilia, invece, l'estate continua fino a Febbraio.
In base alle rilevazioni della Doxa la Sicilia è la Regione italiana più amata
dai turisti: il 10,9% degli intervistati hanno dichiarato la loro preferenza per
l'Isola, che precede la Toscana (10,2%). Sono i dati forniti dal vicepresidente
della Fiavet, Giuseppe Cassarà, nel corso della prima sessione dei lavori del
convegno sui beni culturali organizzato a Palermo dalla Regione e da Arte Vita,
società partecipata da Regione (51%) e Sviluppo Italia (49%) che si occupa della
custodia, conservazione e fruizione dei siti culturali. La domanda di
«sole e
mare» si attesta attorno al 30%, mentre il 25% dei visitatori cercano arte e
cultura.©
27 Gennaio 2001 ( castigamatti )
Manifestazione del comitato La Nostra città sul Viale Boccetta. Attraverso un volantinaggio ai commercianti ed ai passanti si è ribadito il No al passaggio dei mezzi pesanti al centro di Messina ma l'emergenza, secondo i componenti del comitato, adesso dipende dalle intenzioni del Sindaco Turi Leonardi, di montare i pannelli fonoassorbenti sul Boccetta. Secondo una cittadina dell'intasato quartiere, intervistata da TeleVip,la soluzione potrebbe essere quella di una sopraelevata dalla rada di San Francesco fino all'imbocco dell'autostrada sul Boccetta. Ricordiamo che il progetto della Amadeus del Cavaliere Matacena per la costruzione dell'approdo a Tremestieri ha superato tutte le autorizzazioni tranne quella del Consiglio Comunale e del Sindaco, attualmente impegnato, dicono, a sostenere la costruzione del Ponte sullo Stretto.©
27 Genaio 2001 ( gazzetta del sud )
Amato: la data la fisso Io
Nuova puntata della telenovela

ROMA – «Ho posto il problema del Ponte, altri ministri hanno posto il problema e il presidente del Consiglio Amato ha detto chiaramente “fisserò io la data della discussione”». È quanto ha affermato il ministro dei Lp, Nerio Nesi, lasciando ieri mattina la riunione del Consiglio dei ministri. Durante la riunione, Nesi ha anche distribuito il dossier Monte Bianco. Anche di questo progetto sarà lo stesso presidente del Consiglio a fissare la data della discussione. Viceversa non è stato affrontato il problema della variante di valico tra Firenze e Bologna: «Non ne abbiamo proprio parlato» ha detto il ministro che lo “assediavano” sul cancello della presidenza del Consiglio. Altra versione: «Del Ponte in consiglio dei Ministri non se ne è parlato», ha detto il ministro delle politiche comunitarie Gianni Mattioli uscendo da Palazzo Chigi. «Il ministro Nesi ha presentato un documento sul Tunnel del Monte Bianco», ha aggiunto Mattioli rilevando che per il Ponte «il collega Agazio Loiero chiederà un lavoro preparatorio ai ministri competenti. La decisione del Consiglio dei ministri non è ancora pronta». Mattioli ha poi spiegato che «i pareri degli advisor sono due, uno sugli aspetti costi/benefici, un altro sulla sicurezza strutturale, che non c'è ancora e che ha conseguenza sui costi». Il ministro verde ha poi ribadito che «un governo è in carica fino all'ultimo giorno. Perciò ove ci siano le condizioni, il governo Amato deciderà». È quindi «una favola che il governo non sceglie». Mattioli ha polemizzato con la Società per lo Stretto che «ha presentato un progetto che due organismi pubblici hanno considerato insufficiente». È stata quindi «saggia la decisione di Enrico Micheli di indire una gara per scegliere due advisor». A questo punto, ha concluso, «in tutta serenità il governo farà le sue scelte». Tuttavia, il ministro Agazio Loiero, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Il progetto del Ponte oggi non era all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, né è iniziata su tale questione, una discussione fuori sacco. Alla fine del Consiglio dei ministri ho solo chiesto al presidente Giuliano Amato che nelle prossime settimane è necessario che il tema venga discusso. Preceduto, magari, da un confronto preparatorio come si usa fare quando ci si trova davanti a nodi aggrovigliati da decenni e che, comunque, ora bisogna sbrogliare». «Informalmente – prosegue Loiero – nel corso del Consiglio dei ministri ho accennato tale questione all'amico Gianni Mattioli con il quale, sul tema, esiste da tempo un lungo e civile colloquio, mai interrotto. Mi stupisce che proprio il collega Mattioli, su di una dichiarazione del senatore Calarco, presidente dello Stretto di Messina, sicuramente fraintesa, apra oggi, nell'imminenza della decisione formale, una polemica esterna che non solo può apparire fuorviante, ma non rende merito all'onesto impegno profuso dal senatore Calarco in direzione di una struttura che le popolazioni di Calabria e Sicilia attendono da decenni».
27 Gennaio 2001 ( castigamatti )
Clamorosa dichiarazione di Rocco Crimi
Durante un Convegno, svoltosi a Palazzo Zanca, sui problemi della viabilità a Messina,  l'Onorevole Rocco Crimi ha cambiato improvvisamente idea sugli approdi. Crimi sembra condividere le idee del Comitato la Nostra Città e di Messina Domani ritenendo che l'approdo all'Annunziata non si può realizzare e che l'unica soluzione è quella dell'approdo a Sud. Nella delibera del doppio approdo, Tremestieri, per la vicinanza all'autostrada, rappresenta una priorità. Non si puo' più aspettare, Leonardi deve attivarsi subito.Gatta ci cova......©©
28 Gennaio 2001 ( gazzetta del sud )
NGI e Meridiano al Norimberga
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 Il trasferimento delle due linee dall'attuale ubicazione (banchina Peloro, che resterà riservata al traffico commerciale) alla testata del molo Norimberga comporterà una “trasmigrazione” di mezzi nell'ambito della viabilità cittadina tutt'altro che indifferente. Benché si tratti di flussi nettamente inferiori a quelli registrati da Tourist-Caronte tra il viale Boccetta e la rada di San Francesco, è in gioco comunque un forte appesantimento nel traffico interno. Bastino i dati più recenti: durante il 2000 la Ngi ha fatto transitare tra Messina e Reggio più di 110.000 auto e oltre 57.000 camion mentre la Meridiano si è attestata su un totale di quasi 67.000 camion e su poco meno di 62.000 auto. Ieri dunque Maccarone, il presidente dell'Autorità portuale Giuseppe Vermiglio, l'assessore comunale alla Viabilità Turi Rizzo e il capitano dei vigili urbani Marco Crisafulli hanno gettato le basi di un piano che dovrà armonizzare i nuovi attracchi di San Raineri con i flussi di traffico nel centro urbano. Sarà al contempo necessaria, e in tempi oltremodo rapidi, un'adeguata segnaletica che eviti confusione agli automobilisti, messinesi e non. Parallelamente, tutti gli Enti competenti – a cominciare dalla Soprintendenza – dovranno isolare e mettere in sicurezza, sul molo Norimberga, le aree sottoposte agli scavi per la Cittadella: tanto per dare un'idea, a garanzia della sicurezza, ci sono solo “targhette” gialle, infisse nella terra, larghe appena una ventina di centimetri! Per lo spostamento di Meridiano ed Ngi, comunque, è stato concordato che dovranno essere eseguite alcune prove per garantire l'esecuzione della manovra di abbassamento dei portelloni. Saranno necessari inoltre alcuni piccoli lavori di adattamento del ciglio di banchina per l'imbarco e lo sbarco degli autotreni.
28 Gennaio 2001 ( gds )
NO al Ponte sullo Stretto
Il comitato "tra Scilla e Cariddi" boccia il Ponte sullo Stretto e contesta le recenti valutazioni fatte alla luce della relazione presentata al governo dagli advisors sulla realizzazione dell'opera. L'associazione scientifica, che opera tra le due sponde, a sostegno delle proprie tesi, fornisce alcune dichiarazioni del professor Alberto Zipari, coordinatore della ricerca universitaria intersede sull'impatto ambientale e territoriale dell'attraversamento stabile. "Sostenere che l'impatto ambientale del Ponte equivale a quello che deriverebbe da una razionalizzazione dei traghettamenti e della portualità è una solenne corbelleria - spiega Ziparo- Chi afferma questo dimostra di non conoscere nè l'ambiente ed il paesaggio dello Stretto, nè la situazione della portualità dell'area in cui le infrastrutture sono costruite".
Secondo il comunicato del sodalizio, tra l'altro, il rapporto degli advisors avverte piu' volte che le valutazioni ambientali in esso contenute sono di larghissima massima. "Negli elaborati - si legge nel documento - mancava infatti qualsiasi studio compiuto su questo tema ed era presente soltanto una bozza sintetica predisposta dai responsabili del progetto che tentava di aggiornare un vecchio rapporto presentato nel '93".
Una reale valutazione di impatto ambientale, insomma, secondo il professoro Ziparo ed il comitato tra Scilla e Cariddi è ancora da effettuare e dimostrerà che l'impatto del Ponte è molto piu' grave di quello comprtato da un rilancio della portualità esistente. Secondo il docente infatti verebbe colpito l'eccezionale paesaggio dello Stretto che il Ponte taglierebbe sostanzialmente in due provocando degrado e distruzione degli ambienti di pregio di Ganzirri nel messinese e della costa Viola in Calabria.
29 Gennaio 2001 ( gazzetta del sud )
Conflitti Istituzionali
 «Basta con queste contrapposizioni da Kramer contro Kramer. Prima di decidere pensiamoci quattro volte, ma una volta che lo abbiamo fatto è necessario andare avanti, senza ripensamenti». Il presidente dell'Autorità portuale, prof. Giuseppe Vermiglio, è preoccupato del disco rosso imposto alla programmazione nell'area portuale, ma è determinato ad andare avanti e dà dei tempi tecnici precisi. «Se nel giro di qualche settimana la situazione non sarà sbloccata saremo costretti a rivedere tutto. Con le responsabilità che ne conseguono. Molto dipende dalla soluzione della querelle-Norimberga, ma altrettanto dalle decisioni che il Comune intenderà prendere, ad esempio per l'area della Fiera, il cosiddetto chalet dello Stretto. L'Autorità portuale è un nuovo organismo giuridico che riesce a mettere attorno ad un tavolo – il Comitato portuale – i rappresentanti delle varie istituzioni che hanno competenze e capacità decisionali. Le “riserve del giorno dopo” lasciano pertanto perplessi. E la “partita” che si sta giocando attorno alla falce riguarda direttamente il futuro della città.Ma torniamo a Kramer contro Kramer. «Sul Norimberga attendiamo le conclusioni delle autorità preposte alle quali abbiamo demandato il problema – dice Vermiglio –. Domani (oggi per chi legge) presenteranno un nuovo tracciato “compatibile” e mercoledì si svolgerà un incontro con sindaco e Soprintendente: se non si dovesse trovare una soluzione, resterebbe solo la mediazione della Regione». Vermiglio avverte: «Lo stesso piano regolatore portuale attende che si sciolga questo nodo. È chiaro che se sul molo Norimberga non si potrà effettuare il traffico commerciale allora dovremo reimpostare tutte le scelte programmatiche. Occorrerà rivedere anche la previsione sulla Cittadella. Abbiamo stanziato mezzo miliardo per cominciare a ripulire quell'area. Ovviamente si tratta di interventi su siti sottoposti a vincolo e aspettiamo anche qui il parere della Soprintendenza. Ma, ripeto, abbiamo dei tempi da rispettare. Legati ai finanziamenti. Entro il primo semestre dell'anno, al massimo, devo sapere cosa si potrà fare col Norimberga e con il resto. Noi speriamo tanto di poter rilanciare il molo commerciale: a tal proposito posso dire che sono in contatto con compagnie primarie di navigazione nazionale interessatissime a Messina cosiccome a Milazzo sia per le navi porta container sia per le ro-ro. I progetti non mancano. Ma occorre dare risposte concrete ed essere credibili. Ecco perché chiedo e dico: non legateci mani e polsi».
29 Gennaio 2001 ( castigamatti )
Kramer contro Kramer ...ma a pagare sono sempre i cittadini
Secondo il Presidente dell'Autorità Portuale Giuseppe Vermiglio le compagnie Meridiano ed NGI, sfrattate dai Moli Rizzo e Peloro, dovranno andare al molo Norimberga che verrà ristrutturato in tempo record, e che è impossibile pensare alla rada di San Francesco, vista la necessità di evitare ulteriori congestioni al traffico sul Viale della Libertà. Anche il Sindaco Turi Leonardi sembra abbastanza disturbato dalle interferenze della Sovrintendenza ai beni culturali che pone delle difficoltà ai lavori di ristrutturazione del Norimberga. Non si capisce, però, perchè lo stesso Sindaco sia stato da sempre contrario a qualsiasi soluzione di approdo nella zona Falcata, che, tra l'altro, non è attrezzata al passaggio dei mezzi pesanti i quali avranno enormi difficoltà per raggiungere il Viale Europa e lo svincolo di Camaro.©
30 Gennaio 2001 ( gazzetta del sud )
Squallido primato di rumorosità per il porto di Messina

Il fronte del porto di Messina non conosce pace. Non bastavano i lavori in corso sulla gran parte delle banchine centrali, le incognite legate alla variante del tram e soprattutto il veto calato dalla Soprintendenza sulle opere da 28 miliardi già appaltate dallo Stato per il molo Norimberga. Ieri, dall'Agenzia Ansa, è arrivata pure notizia di un malinconico primato negativo che, però, per chi vive a Messina, equivale pressappoco alla scoperta dell'acqua calda: quello di Messina è, a notte inoltrata, il porto più rumoroso d'Italia. Con un valore di media di 68,9 decibel registrati di notte il porto peloritano sopravanza nettamente, per rumorosità, fior di porti come quelli di Venezia (64) Civitavecchia (59,6) e Livorno (59,4), Genova (57), Bari (57), Ravenna (56,6). «I porti – ha osservato ieri l'Anpa – sono generalmente inseriti in contesti urbani e dunque risulta difficile, specie per quelli più grandi, una separazione tra la componente di rumore legata alle attività del porto rispetto alle altre attività». Con una qual certa rassegnazione, almeno in generale, l'Agenzia nazionale per la protezione ambientale ha concluso in questi termini la sua nota: «Una metodologia di fissazione di limiti per l'infrastruttura portuale risulta di difficile applicazione e non può prescindere da considerazioni sui valori dell'immissione globale che comprende sorgenti di natura non strettamente portuale». Insomma – viene da chiedersi – come conciliare normativamente un porto in attività e magari in difficoltà – quale quello messinese – con una viabilità urbana anch'essa fortemente in crisi? La risposta non potrà certo discendere da freddi dati numerici nazionali né da un chiarimento, che sarebbe inutile, sul “dove” siano state rilevate dall'Anpa le pesanti immissioni sonore (alla rada San Francesco o agli imbarcaderi Fs o alla banchina Rizzo): la vera risposta è tutta nella logica svolta urbanistica che Messina da molti anni è chiamata, inutilmente, a darsi. Ben lo sa il professore Giuseppe Vermiglio, il presidente dell'Autorità portuale alle prese da una parte con gli scavi e i veti e dall'altra con l'impossibilità di mandare avanti le procedure di varo del Piano regolatore del porto: «Questi dati del rumore non aggiungono nulla a quanto già sappiamo. Possiamo anche chiamarli in maniera più chiara ed esplicita: ogni anno transitano complessivamente dai nostri spazi portuali 2 milioni e 500.000 automobili, 900.000 mezzi pesanti tra camion ed autoarticolati, 116.000 carri ferroviari. Noi stiamo lavorando su tutti i fronti, da quello più immediato del piano di emergenza per evitare la paralisi, all'obiettivo ispiratore di fondo che è quello di liberare il centro cittadino dall'attraversamento pesante. È quello il vero inquinamento che pesa sulle persone e sulla città, assai più di quello acustico lungo il fronte del porto, che credo sia abbastanza tollerabile. Se poi – osserva Vermiglio – gli ostacoli che conosciamo ci impediranno di portare avanti i programmi o, eventualmente, non ci si raccorderà con l'amministrazione comunale sull'ubicazione degli approdi, allora tutto rischierà di restare com'è e ne trarremo tutte le debite conseguenze e responsabilità: possiamo anche chiudere il porto, perfino fare tutto un museo, o coltivare fiori...» E, a proposito di problemi, nei prossimi giorni si dovrebbe sapere qualcosa in più in merito alle varianti progettuali già delineate dalle Ferrovie per rendere compatibili i lavori di reinstallazione dei vecchi binari tra la Stazione ferroviaria e il molo Norimberga con le estese trincee di scavi archeologiche scavate dalla Soprintendenza per il recupero dei resti delle strutture murarie della Cittadella.
31 Gennaio 2001 ( gazzetta del sud )
Bloccata l'ordinanza per fasce orarie e materiali pericolosi
Slittano le misure di limitazione del transito dei mezzi gommati pesanti nel centro abitato. Le ordinanze preannunziate dall'amministrazione comunale (sarebbero dovute scattare fin da domani) hanno incontrato forti resistenze da parte delle associazioni di categoria degli autotrasportatori ed una serie di ostacoli tecnici e burocratici. Non sono state trovate, almeno fino ad oggi, adeguate aree di stoccaggio e non si è riusciti ancora a concordare un piano d'azione comune con le amministrazioni di Villa San Giovanni e di Reggio Calabria. Erano due i provvedimenti individuati dalla giunta Leonardi nel tentativo di alleviare i disagi del Boccetta, così come concordato nel corso di una serie di vertici svoltisi in Prefettura. Il primo riguardava il passaggio in città di quei tir che trasportano merci pericolose e nocive. L'ordinanza prevedeva la possibilità di circolazione solo in orari notturni (dopo la mezzanotte e prima delle 5 di mattina) con l'obbligo di uscita allo svincolo autostradale di Tremestieri. Ciò avrebbe consentito, almeno nelle intenzioni, di sgravare il Boccetta, dirottando a sud una parte considerevole di mezzi particolarmente “inquinanti”. È evidente che una simile misura non può essere attuata se non c'è un raccordo con quanto avviene sulla sponda opposta. Ed è qui che il percorso si è rivelato subito ad handicap. «Dopo la conferenza dei servizi svoltasi nelle scorse settimane – conferma il sindaco Leonardi –, non abbiamo purtroppo avuto alcun tipo di risposta da parte delle amministrazioni di Villa e di Reggio. In Calabria il problema delle aree di stoccaggio sembra ancora più difficile da risolvere ma in ogni caso noi intendiamo andare avanti per la nostra strada». Il come, il dove e il quando, però, sono ancora tutti da stabilire. La seconda ordinanza introduceva per la prima volta il principio delle fasce orarie, con il divieto di transito per i tir nei periodi compresi in linea di massima tra le 7 e le 9 e le 19 e le 21. L'efficacia del provvedimento era ed è tutta da verificare. Innanzitutto, così come obiettato dal consiglio di quartiere e da diversi gruppi, associazioni e forze politiche, non sono ben chiari i motivi che hanno portato ad escludere dall'esperimento uno degli orari “di punta”, cioè il periodo compreso tra le 12,30 e le 14. C'è, poi, chi ritiene che bloccare il traffico dei tir in alcune ore non fa altro che aggravare i problemi della mobilità urbana negli altri periodi. L'esperienza concreta dimostra che a Messina spesso la circolazione viaria “impazzisce” anche in orari considerati non a rischio, come le 11 del mattino o le 5 del pomeriggio. Immettere sul Boccetta e su viale della Libertà i tir rimasti fermi per due ore potrebbe avere conseguenze oltremodo negative. Era prevedibile, inoltre, che i divieti, seppur limitati ad alcune fasce orarie e a un certo tipo di mezzi pesanti, non incontrassero il favore degli autotrasportatori. Alla riunione con il prefetto Giosuè Marino e con il sindaco Leonardi ha preso parte Giuseppe Richichi, il presidente regionale dell'Aias, l'associazione salita alla ribalta della cronaca sul finire del 2000, allorchè il blocco dei tir mise in ginocchio l'intera Sicilia. I “padroncini” sostengono l'inattuabilità dell'ordinanza del sindaco di Messina perchè contrasterebbe con le norme previste dal contratto collettivo di lavoro della categoria. «Il contratto – sostengono gli autotrasportatori – prevede che ad ogni sei ore di viaggio corrispondano due ore di sosta. Le tabelle di marcia per i conducenti dei tir, in particolare per quelli che devono compiere lunghe percorrenze e che devono rispettare gli orari di carico e di scarico delle merci, vanno rispettate rigorosamente e non sono “elastici” che si possono tendere a proprio piacimento». Le ragioni della categoria non sono certo campate in aria ma un'amministrazione comunale deve pensare innanzitutto agli interessi generali della comunità. I messinesi, soprattutto i residenti del Boccetta e di viale della Libertà, pagano da troppo tempo un tributo altissimo in costi di vite umane, di scarsa tutela della pubblica e privata incolumità, di livelli insostenibili di inquinamento acustico e atmosferico. Ed è un “pedaggio” che la nostra città si è accollata a nome e per conto dell'intera Isola e del resto del Continente. È questo il primo problema da risolvere, tutto il resto viene dopo. Il prefetto e il sindaco s'incontreranno domani, o tutt'al più venerdì, per affrontare e dirimere i vari aspetti della vicenda. Resta assodato il fatto che, qualunque siano i provvedimenti che verranno presi, si tratta di soluzioni-tampone, di “pannicelli caldi” destinati a lenire disagi e sofferenze, non certo a farli sparire taumaturgicamente. Il vero “miracolo” potrà avvenire solo quando una volta per tutte saranno separati i flussi del traffico cittadino da quelli legati all'attraversamento dello Stretto. Entro la prossima settimana, intanto, si dovrebbe procedere alla nomina del nuovo comandante della polizia municipale. Ieri la giunta ha approvato la risoluzione consensuale per il trattamento pensionistico di anzianità del colonnello Umberto Famà, il quale lascerà il comando dei vigili urbani alla fine di febbraio. «I nostri esperti e il collegio di difesa – afferma il sindaco – stanno esaminando tutti gli aspetti della complessa vicenda. Martedì prossimo tireremo le somme e nomineremo il nuovo comandante».