ERCOLE E CACO

 

...Si procede, poi, piegando a destra e scendendo ancora più in giù, a costeggiare il ruscello che serpeggia tra i cespugli. In un angolo rinfrescato da un’altra cascata, ci si trova di fronte a due statue dall’aspetto rozzo e minaccioso, un gigante che violenta, squartandola, una donna col corpo rovesciato, a testa in giù. "L’azione,", commenta Mandiargues, "nella sua brutalità semplicemente impietosa, impone agli occhi di fermarsi. Se qualcuno volesse dare una rappresentazione concreta a certi traviamenti dei sensi e dello spirito che si sono spesso impadroniti degli uomini, non potrebbe trovare nulla di meglio di questo gruppo colossale scolpito nella roccia e sperduto in un boschetto verdeggiante". Il gigante si appoggia a un’armatura completa di stile romano, costituita da una corazza la quale porta impressa una testa di Medusa, che ricorda l’armatura di Agamennone nell’Iliade, completata dai gambali, da una spada con impugnatura bernoccoluta e da un elmo col cimiero a forma di rosa a cinque petali (simbolo del libero arbitrio). Una scritta mutila parla del Colosso di Rodi, 1 "isola delle rose", a cui lo scultore si sarebbe ispirato: nessuno può fare a meno di una guida illuminata, come Dante che si appoggia al braccio di Virgilio, se vuole penetrare attraverso i cerchi concentrici di questo labirinto iniziatico. Un po’ ovunque, segni scolpiti nella pietra promettono meraviglie al visitatore che entra nel valloncello. L’iscrizione sulla roccia, in parte cancellata da licheni color vinaccia, dice: " Se Rodi e fiera del suo colosso, io ho il mio piccolo bosco di Bomarzo, che non e fonte minore di orgoglio". Il significato profondo di questo insieme titanico può sviare. Occorre allora ricordare il passo del De Amore di Marsilio Ficino, in cui 1’autore dice che il logos divide l’anima in due e che, prima di assumere un corpo mortale, gli uomini avevano due volti che permettevano loro di contemplare con la stessa conoscenza il mondo materiale e il mondo spirituale. Ma, entrata l’anima nella carne, "i due volti furono divisi e ne rimase uno solo, il quale, ogni volta che la testa si volgeva verso il mondo sensibile, non era più in grado di vedere l’altra meta". Il gruppo massiccio e ripugnante racconta cosi l’orrore primordiale della caduta dell’anima nel corpo, quando il logos, il gigante, ve la fece precipitare dall’alto, dividendola in due e lasciandole un solo viso, dopo aver tolto l’armatura che, nel Pimandro, indica il sistema delle sfere celesti...

 

da ITALIA MISTERIOSA

a cura di Peter Kolosimo

EDIPEM, Novara 1984

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