LE VICISSITUDINI DEL PARCO

L’incapacità, l’indifferenza e le ristrettezze finanziarie dei discendenti di Pierfrancesco Orsini condannarono la meravigliosa "follia" del duca ad un progressivo disfacimento. Nel 1645, a causa di gravi difficolta economiche, il feudo di Bomarzo dovette essere ceduto ai principi Lante della Rovere, da questi poi passo al principe Poniatowski e quindi alla famiglia Borghese; tutti pero nulla intrapresero per rimediare seriamente al suo progressivo degrado. Totalmente abbandonato e trascurato, il parco divenne sempre più irriconoscibile, sepolto dalla selvaggia proliferazione di una natura non più curata e controllata. Alle generazioni che seguirono, quel luogo apparve come un recesso misterioso e inaccessibile. Le mostruose apparizioni di pietra che si potevano intravedere oltre la cinta muraria, appena affioranti tra gli intrichi degli alberi e le dense ombre dei fogliami, finirono per eccitare la fantasia popolare, che volle apporre all’antico giardino dell’Orsini il decadente appellativo di "Parco dei mostri". La nuova e colorita definizione ebbe fortuna e rimase a lungo la locuzione più usata per indicare il comprensorio del "Sacro Bosco". Con il passare del tempo sembro che il giardino dovesse essere definitivamente condannato al1’oblio, allorquando, al principio del nostro secolo, un celebre ed erudito scrittore e poeta, il conte Domenico Gnoli, dopo aver avuto occasione di visitarlo, ne fece una dettagliata descrizione sulle pagine di un noto giornale romano. La segnalazione non parve suscitare particolare interesse nel pubblico dell’epoca, che dedicò al parco di Bomarzo solo una momentanea e superficiale curiosità. Nel 1949 il celebre saggista Mario Praz e nel 1952 il poeta svizzero Maurice Sandoz, emotivamente coinvolti dalle singolari attrattive del giardino, ne divulgarono I’esistenza con scritti ed articoli, cercando anche di interpretarne i misteriosi significati. Ma fu soprattutto la visita effettuata dall’estroso pittore surrealista Salvador Dalì, in cerca di ispirazione per la scenografia dell’opera scespiriana "Come vi piace", a suscitare sorpresa e curiosità presso I’opinione pubblica, facendo cosi improvvisamente convergere sul parco 1’interesse sia dei grandi mezzi di informazione, sia di gran parte della stampa non specializzata, e promuovendo altresì I’attenzione di una cerchia sempre più vasta di studiosi e di amanti dell’arte. Nel luglio del 1958, lo scrittore argentino Manuel Mujica Lainez, dopo una ricognizione fatta insieme al pittore Miguel Ocampo ed al poeta Guillermo Whitew, rimase talmente impressionato dalla magica atmosfera aleggiante nel giardino, da essere indotto a scrivere un avvincente romanzo storico-biografico sulla vita dell’eccentrico duca Pierfrancesco Orsini (4).

Le inammissibili condizioni di abbandono in cui erano tenuti sia il palazzo che il parco suscitarono generali deplorazioni da parte degli esponenti più qualificati della cultura, e numerosi e pressanti furono gli appelli rivolti allo Stato italiano affinché intervenisse d’autorità per salvare il salvabile. In seguito a questo interessamento, l’allora proprietario, senatore avv. Maurizio Maraviglia, cedette gran parte del palazzo Orsini al comune di Bomarzo, mentre il giardino, il cui acquisto era stato più volte rifiutato dai bomarzesi pur dietro richieste di somme insignificanti, venne rilevato dall’accademico dell’arte Giovanni Bettini di Viterbo. Per quanto e stato possibile, il nuovo acquirente ha cercato di rimediare con la più amorosa cura allo sfacelo del parco, promuovendo per prima cosa il ripristino del suo aspetto originario nella speranza di poterlo un giorno restituire integralmente all’antica bellezza del suo linguaggio.

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