Le nostre nonne ci raccontano con molta nostalgia
delle grandi feste popolari del passato che, a livello sociale e religioso,
avevano un'enorme importanza e tutti attendevano con trepidazione tali
eventi. Oggi, in molti luoghi della Sardegna, le feste popolari si ritrovano
solo nella memoria delle persone più anziane e in pochi centri i santi
vengono ancora festeggiati. Tuttavia in alcuni centri dell'hinterland
tali usanze sono state mantenute anche quest'anno.
La festa per sant'Antonio abate a Selargius.
Il santo è il protettore degli animali e dei pastori e nell'iconografia
tradizionale viene raffigurato come un vecchio con una lunga barba bianca,
poggiato su un bastone a forma di "tau" e accompagnato da un porcellino.
Viene tutt'oggi festeggiato il 17 gennaio in molti paesi della Sardegna
ed è inoltre collegato al mito di Prometeo. Una leggenda gli attribuisce
il furto del fuoco dall'inferno con un bastone di ferula, per donarlo
ai sardi che non lo conoscevano. Per questo egli viene anche chiamato
Sant'Antoni de su fogu e si dice che il 17 gennaio splenda sempre il
sole.
Il culmine dell'evento religioso consiste nell'accensione di un falò
che viene benedetto, la sera del giorno della vigilia della festa, alla
fine di una messa di celebrazione.
In passato a Selargius molte persone partecipavano al rituale portando
nella piazza della chiesa il legname necessario per il falò e alla fine
della cerimonia venivano presi i tizzoni per curare gli animali malati.
Quest'anno, invece, il falò è stato organizzato il 17 Gennaio. La pertica
del santo comunque è stata adornata d'arance e, durante la messa, sono
stati benedetti arance, limoni e mandarini, portati dalla gente con
l'intento di usarli poi a scopo terapeutico.
In caso di malattia gli oggetti benedetti vengono messi a contatto col
corpo della persona o dell'animale malato.
La tradizione attribuisce a Sant'Antonio anche la facoltà di guarire
il "fuoco di Sant'Antonio", ufficialmente noto come "herpes zoster".
La festa per San Biagio a Quartucciu.
Nel folclore isolano la festa di San Biagio è molto importante e i
festeggiamenti si svolgono tuttora in numerosi centri il 3 febbraio,
un giorno dopo la candelora.
Secondo una leggenda, Biagio salvò la vita di un bambino che stava soffocando
per una lisca di pesce: da allora al Santo vengono conferiti poteri
taumaturgici di guarigione per i mali della gola. È inoltre il santo
patrono dei cardatori di lana perché fu scuoiato con un pettine ad uncino
per la cardatura della lana e decapitato.
Il santo viene tuttora celebrato in maniera solenne in molti centri
della Sardegna.
A Quartucciu la festa è documentata già dal XVII secolo e tutt'oggi
il 2 febbraio, giorno della vigilia della festa, il falò si prepara
vicino alla chiesa, all'incrocio tra le vie Raffaele Piras, San Biagio
e Michele Valle. Prima dell'accensione, il falò viene benedetto dal
sacerdote.
Quest'anno, il giorno della vigilia, è stata celebrata una messa alle
ore 18.00 nella antica chiesa di San Biagio, la chiesa era gremita di
gente, tanto da costringere numerose persone a rimanere per la strada.
Il celebrante si è poi recato di fronte al legname pronto per il falò
e lo ha benedetto; alla conclusione del rituale le persone presenti
si sono recate nella vicina Casa Angioni per una degustazione di fave.
Il giorno dopo è stata celebrata la messa in onore del santo, durante
la quale il celebrante ha posto due candele incrociate sulla gola dei
fedeli, mentre il coro intonava in versi: "Abogau prodigiosu de su gutturu
spezziali, liberai nosus de mali, Brai martiri gloriosu (avvocato prodigioso
della gola sei speciale guaritore, liberaci dal male tu Biagio martire
glorioso)."
Il comitato organizzatore ha anche predisposto la preparazione de is
pirikitteddhus de Santu Brai (dolcetti benedetti) che sono stati poi
offerti a tutti i partecipanti.
Oltre ai pirikitteddhus vengono benedetti a scopo terapeutico anche
olio, zucchero e candele.
Loi Francesca
loifrancesca@hotmail.com