DOSSIER: FORTE BASTIONE NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE

Introduciamo adesso un brano tratto da una recente opera di Lido Galletto, "Memorie e documenti sulle vicende della popolazione delle prealpi occidentali apuane, della bassa lunigiana e dei paesi a monte di carrara durante la guerra 1943-45", che illustra in modo molto analitico gli avvenimenti che portarono alla caduta di Forte Bastione in mano agli alleati, nel corso dell’offensiva che aveva travolto definitivamente la Linea Gotica nel corso del 1945.

Successivamente all’offensiva di cui si è narrato nel documento precedente, il comando Alleato sferrò il colpo definitivo nei primi giorni del mese di Aprile 1945 e, pur a prezzo di grandi predite, riuscì a sfondare la Linea gotica nei suoi capisaldi del Monte Folgorito, del monte Focoraccia e via dicendo. Il comando tedesco non poté che prendere atto dello strapotere di uomini e mezzi del proprio avversario e decidere, conseguentemente, per la ritirata.

Tuttavia, così come per gli alleati il territorio apuano si era dimostrato difficile, anche per  i tedeschi la ritirata si preannunciava lenta, su un territorio impervio e costantemente sottoposta alle incursioni dei cacciabombardieri americani. In questo frangente, pertanto, la posizione fortificata di Forte Bastione, che, sino a quel momento, aveva costituito importante retrovia di tutta la Linea Gotica e costante osservatorio sulla pianura per le batterie della Punta Bianca, divenne l’ultimo caposaldo dei difensori: i suoi occupanti avrebbero dovuto resistere ad oltranza, senza abbandonare le posizioni, per permettere ai propri commilitoni di ripiegare in zone più sicure. La manovra riesce: gli americani, una volta liberata la città di Carrara con l’indispensabile aiuto delle forze partigiane, si trovano impantanati poco più a monte nel paesino di Castelpoggio, i cui abitanti, già abbondantemente martirizzati dalle feroci rappresaglie perpetrate, dai “Maimorti”, contro la popolazione, si trovarono nuovamente nell’occhio del ciclone.

In questa situazione, la guarnigione tedesca di Forte Bastione dimostrò coraggio e spirito di abnegazione, replicando con numerosi e sanguinosi contrattacchi all’offensiva alleata, nel disperato tentativo di allentare la pressione.

Ecco il brano:

Castelpoggio subisce anche nell’ultima fase della Guerra di Liberazione le distruzioni ed i tormenti di una battaglia infinita. A Carrara nella notte fra il 10 e l’11 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale mobilita tutte le forze partigiane organizzate nella S. A. P. ( Squadre di Azione Partigiana ) operanti in città e nella piana fino al mare, e ordina alla Divisione Apuana di fare converge­re nella mattina del 12 aprile le formazioni partigiane operanti sulle Alpi Apuane, organizzate nella Brigata Garibaldi “Gino Menconi”, al comando al comando di Alessandro Brucellaria, alla liberazione di Carrara e delle contrade e frazioni circostanti.
Dopo sporadici combattimenti i soldati tedeschi che presidiano il territorio subiscono perdite considerevoli e si arrendono in mas­sa. Alle 14 del pomeriggio, la città e' liberata.Poco dopo arrivano le avanguardie del 442' Reggimento Nippo - Americano guidate dai partigiani del Gruppo 3 F che aveva parte­cipato con le sue 3 Compagnie ed i 2 Reggimenti della 92' Divisio­ne Buffalo della 5' Armata Americana allo sfondamento della Linea Gotica Occidentale ed alla liberazione di Massa il 10 Aprile 1945.
Alla Brigata "Lunense" di Giustizia e Liberta' al comando di Pao­lo Pagano ancorata nella zona del “Cardato” sul lato occidentale delle Prealpi Apuane viene ordinato di scendere con tutti gli effettivi del 2' Battaglione al comando di Fausto Chericoni e del vice coman­dante Sandro Menchinelli in località "La Batteria", su un'altura che domina una parte della carrozzabile Castelpoggio ‑ Fosdinovo, lon­tano un migliaio di metri da Forte Bastione.
I113 mattina arriva a rinforzo del Battaglione, oltre ai partigiani della formazione socialista "Venturelli" inviata da Carrara dal co­mando della Brigata "Lunense", anche una squadra comandata dal "Coniglio", Alfredo Arata, formidabile combattente con la sua in­separabile mitragliatrice Breda.
La squadra era una componente del distaccamento "Giuseppe Ulivi" di cui Alfredo Arata era il comandante e dipendeva dalla Brigata Garibaldi "Gino Menconi" che ne aveva autorizzato l’impiego per rinforzare il 2' Battaglione della Brigata "Lunense", esposto agli attacchi tedeschi, installato in località "La Batteria".
I tedeschi sui promontori e i crinali a occidente della città di Carrara e della Spolverina fino al Monte Nebbione, creano in prossimità del passo del Cucco la loro ultima linea difensiva per proteggere la ritirata delle loro forze verso la Valle Padana.
I1 14 Aprile 1945 il 2' Battaglione della Brigata "Lunense” viene investito in pieno da un attacco dei tedeschi appoggiati dalle batterie di mortai installate a Forte Bastione.
Durante 1'attacco il partigiano Bruno Pantani di Carrara, col in pieno da un colpo di mortaio, rimane ucciso, e Athos Bar anch'esso di Carrara, rimane gravemente ferito perdendo una gamba.
 
Entrambi sono partigiani della formazione "Venturelli" del Partito Socialista Italiano. Anche i tedeschi subiscono sanguinose perdite.
I partigiani del 2° Battaglione armati di 3 mitragliatori inglesi Bren, di 4 mortai e anche di un bazooka, ricevuti in un precedente aviolancio nella zona del Cardeto, vengono istruiti all'impiego delle armi pesanti da due sergenti alleati, inviati con una missione speciale u mese prima dall' O.S.S. Americano, e da un ufficiale dell'esercito Italiano, inviato qualche giorno prima dell'ultima battaglia, dal Comitato di Liberazione Nazionale di Carrara.
 
Ritengo opportuno e giusto per meglio capire le circostanze  nonché gli avvenimenti di quei giorni, presentare un brano tratto da “UN LICEALE NELLA RESISTENZA A CARRARA” di Biagini, edito dalla IBISKOS EDITRICE di Firenze nell'anno 1994, allora diciottenne partigiano combattente della Brigata "Lunense" di Giustizia e Libertà nel 2' Battaglione, il quale si trovò coinvolto in pieno nei combattimenti del 14-15-16-17-18-19 aprile 1945 sulle pendici delle Prealpi Apuane in prossimità di Castelpoggio e nella liberazione del paese con le avanguardie del 442' Reggimento Nippo-Americano della 92' Divisione "Buffalo", della 5 a
Armata Ame­ricana.

Il 17 aprile mattina il bombardamento tedesco su Castelpoggio cessò  dopo un'ora circa. Fu deciso che un gruppo scendesse al paese per portare notizie alle avanguardie americane e consul­tarsi sulle prossime azioni. Partimmo in una ventina assieme al Comandante Fausto. Percorremmo un sentiero ben in vista al fine di evitare di essere scambiati per nemici. Ci accolsero alcuni compagni assieme ad un paio di soldati americani. Alcune case erano molto danneggiate; mi sembrava che i soldati fossero aumentati, cosa che ci confermarono anche i partigiani che incontravamo. Fausto, io ed altri cinque compagni fummo accompagnati in uno scantinato a lato della strada principale; qui era sistemato il comando dell'avamposto americano. Era una vasta stanza al centro della quale erano stese delle carte topografiche. Alcuni ufficiali stavano osservando dei punti sulle stesse; ci salutarono e ci fecero sedere. Una parete era quasi interamente occupata da nu­merosi telefoni appoggiati su degli speciali sgabelli. Dalla finestra della cantina entravano diversi fasci di fili che andavano a collegarsi con questi apparecchi. In un angolo si vedeva un ope­ratore radio che prendeva appunti, mentre ascoltava nella sua cuffia. Fausto comunicò le postazioni tedesche agli ufficiali i quali diedero subito degli ordini ai telefonisti che si affrettarono a tra­smetterli. Avrebbero bombardato con i cannoni; le nostre postazioni dovevano essere mantenute.
Fausto mandò una staffetta ai nostri con le istruzioni. Noi avrem­mo passato la notte in quella cantina. Io uscii per fare un giro nel paese. Vi erano molti partigiani e soldati nelle case e nei boschi vicini.
Alcuni americani erano saliti sul campanile della chiesa dove avevamo piazzato delle mitragliatrici.
Iniziò un violento cannoneggiamento diretto alle alture vicino al Monte Batteria. Era 1'effetto degli ordini inviati dal com
ando, alloggiato nel nostro scantinato. All'ora di cena, consumammo, un abbondante rancio assieme agli ufficiali poi, mentre tuonavano le telefonate e gli ordini, ci addormentammo in un angolo del pavimento della cantina su dei vecchi materassi. 
Verso 1'alba, ero già sveglio da qualche minuto, quando entrarono un partigiano ed un soldato americano che ci dissero voce rotta dall'emozione, che un gruppo di tedeschi si stava avvicinando al paese. L'allarme era già scattato; gli ufficiali diramavano gli ordini ai telefonisti che erano in collegamento con lo schieramento. A noi fu detto di uscire dalla porta posteriore della casa e di sparare a pieno ritmo anche se non si scorgevano nemici; avremmo dovuto cominciare nel momento in cui iniziava il fuoco degli altri. Salimmo le scale ed aprimmo la porta; fuori nella penombra, si intravedeva un piccolo avvallamento con dei cespugli niente di più. Cominciò il fuoco delle mitragliatrici e della fucileria ed anche noi iniziammo a sparare nel fragore più assordante.
Dopo una decina di minuti le scariche si diradarono sino a cessare del tutto.
Chiudemmo la porta e rientrammo nello scantinato. Ci furono
ancora molte telefonate. Poi entrò  un nostro compagno: "Và a vedere come si sono fatti prendere i grandi soldati di Hitler”, disse con sarcasmo. Salimmo di corsa le scale: sulla strada, erano disseminati molti morti, prima in gruppo e poi sempre radi man mano che si risaliva la strada. Moltissime erano le armi e molti gli zaini che si vedevano fra i cadaveri, attorno ai quali si aggiravano partigiani e soldati americani. 
Ritornammo nella nostra cantina per sentire i commenti e gli eventuali ordini. Facemmo
colazione e risalimmo sulla strada per seguire un nuovo bombardamento che gli americani avrebbero eseguito sulle alture si interponevano fra Castelpoggio ed il Forte Bastione, dove  si riteneva fossero ancora asserragliati alcuni tedeschi. Udimmo i tiri con i mortai, seguiti dagli obici che sparavano dalle postazioni di Carrara, le cui traiettorie udivamo sibilanti sulle nostre teste. Poi furono fatte avanzare alcune pattuglie nostre ed americane verso le cime, sulla nostra sinistra. Dopo poco intuimmo che i tedeschi  le avevano individuate, poiché avevano iniziato un tiro di mortai contro di esse. Le pattuglie furono ritirate.

Pochi giorni furono sufficienti alle truppe tedesche, dislocate in tutta la zona, per raggiungere posizioni arretrate più sicure, nonostante le difficoltà del terreno e la pressione aerea alleata; soltanto quando il comando tedesco comunicò a Forte Bastione che la ritirata era stata effettuata, ciò che restava della guarnigione ebbe la possibilità di disimpegnarsi e ritirarsi a sua volta. Gli alleati occuparono Forte Bastione e utilizzarono a loro volta la posizione come osservatorio per l'artiglieria.

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