inverno
Ringraziamo alcuni apicoltori che ci
hanno permesso la pubblicazione delle loro esperienze sull'invernamento.
In questo periodo
(gennaio-febbraio), ancora rigido, sono poche le giornate calde in cui è
possibile condurre una visita alle famiglie. E comunque la temperatura non
sale mai sopra ai 15°C nelle ore più calde della giornata, per tornare anche
sotto zero nel giro di poche ore. Quindi effettuare delle visite a famiglie
non molto forti può essere un grave danno. Sia per il colpo di freddo
immediato (soprattutto per le prime rose di covata) ma anche perché
sollevando il coperchio si vanno a rompere tutti i sigilli in propoli che le
api hanno costruito appositamente nel periodo autunnale per chiudere gli
spifferi d'arnia. E d'altra parte l'esigenza dell'apicoltore non consiste
ancora nell'effettuare lavori agli alveari: molte volte è solo una
curiosità, spinti dalla voglia di sapere come le famiglie hanno passato
l'inverno.
Il mio segreto di pulcinella, sta nel cercare di capire lo stato delle
famiglie con gli indizi esterni, senza disturbare le famiglie. Ecco allora
come indagare lo stato delle famiglie:
1) Il volo 2) I fondi 3) Il peso dell'arnia
Il primo è ovvio e non penso richieda commenti: vige sempre la regola che se
la regina ha iniziato la deposizione il primo sintomo è una discreta
importazione di polline. E in questo periodo vedere le api cariche di
polline giallo di nocciolo è la regola, per una famiglia sana.
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Il secondo è invece il mio cavallo di battaglia: dall'analisi attenta del
cassetto del fondo anti varroa si può capire perfettamente lo stato della
famiglia. Ovviamente dal conteggio del numero delle varroe morte in modo
naturale si risale all'infestazione, ma si può capire molto di più.
Intanto si può verificare l'estensione del nucleo, contando il numero di
tracce corrispondenti agli interstizi tra i telaini.
Poi si può risalire all'attività della famiglia dal tipo delle scorie: cera
fine scura indica le zone di consumo di miele; pezzetti di larve
corrispondono alla pulizia di celle di covata; la presenza di varroe bianche
immature e/o di opercoli interi sono segni inequivocabili dell'inizio dello
sfarfallamento delle prime nate; la presenza di scaglie di cera trasparente
indica l'attività delle api ceraiole per opercolare le prime celle di
covata. |
E poi si scoprono anche cose interessanti. Ad esempio, non ne ho mai trovato
riscontro in letteratura, sono diversi anni che noto che nel periodo di
inizio della deposizione da parte della regina (in genere metà-fine
gennaio), si trovano nel cassetto delle uova. Non ne so la ragione, se sono
uova non vitali scartate dalle api, o se la regina depone un numero di uova
superiore a quello che le nutrici possano accudire, o ancora se la regina,
presa da incontenibile desiderio di deposizione, dopo un periodo di
inattività, perda delle uova in giro.... non lo so. Quello che ho constatato
è che si tratta di un fenomeno che si presenta in tutte le famiglie,
indipendentemente dalla forza, e che dura non più di un paio di settimane.
Per quanto continui ad osservare attentamente i cassetti tutto l'anno non mi
è mai capitato di trovare uova in altri momenti dell'anno. Altro dato sicuro
è che sono uova freschissime, turgide e luccicanti. Quindi o sono scartate
immediatamente dalle api oppure la regina non le ha deposte dentro alle
cellette. Non vedo altre possibilità. Comunque sia, tornando allo scopo
delle osservazioni, dopo aver visto delle uova nel cassetto, possiamo
ovviamente essere sicuri che la famiglia non è orfana.
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Sempre dall'analisi dei fondi, si può anche capire lo stato delle scorte.
Infatti nelle giornate più calde le api spostano un po' di miele dalle zone
più lontane del glomere alle zone centrali, dove lo hanno già finito. Ecco
allora che nel cassetto oltre alla sagoma ovale centrale formata dai residui
fini del glomere, compaiono anche delle aree composte da pezzettini di cera
molto più grossolani, gli opercoli del miele da spostare. Più queste tracce
sono lontane dalla sagoma del glomere e meno miele è rimasto alla famiglia.
Quando invece queste tracce laterali si fanno troppo estese, e composte da
pezzi di cera molto grossi e sporchi di miele, allora l'indizio è molto
diverso: c'è un principio di saccheggio. |
La famigli è debole e le api ladre
stanno entrando, magari da fessure laterali delle porticine, a rubare. In
questa stagione il saccheggio dura poche ore al giorno e può essere
subdolamente confuso con il volo di una buona famiglia. L'esame del cassetto
può servire ad attirare la nostra attenzione e smascherarne la vera natura.
Guardando bene il volo vedremo infatti che sono tutte api scure, nervose e
se la famiglia è ancora viva sul predellino ci sarà confusione e lotta tra
le api di casa e le ladre.
L'ultimo metodo "esterno" che utilizzo consiste nel valutare, molto ad
occhio e spanne, il peso delle famiglie, semplicemte sollevando con una mano
il retro della cassa. Ancora una volta è un metodo banale, ma molto utile
per avere una stima dell'entità delle scorte. Non serve neppure avere una
mano "allenata" : basta sollevare in successione alcune famiglie (diciamo 5
o 6) per farsi un'idea. Basta avere una misura relativa: le più pesanti in
genere sono anche le più deboli, che hanno consumato meno scorte. Per le più
leggere bisogna invece ipotizzare un consumo esagerato di miele,
considerare la necessità di integrare le scorte rimaste con
candito o (se la stagione lo consente) alimenti liquidi.
Riguardo l'analisi dei cassetti, vorrei invitare tutti ad osservarli con
molta attenzione. Secondo me è veramente un mezzo eccezionale e veloce per
avere sempre sotto controllo le famiglia. Con un po' di attenzione si
possono diagnosticare le malattie più comuni (anche la peste, e con grande
vantaggio rispetto a quello che si può fare con visite normali), ma si
possono anche vedere cose interessanti, come scoprire che famiglie diverse
hanno sempre residui diversi come colore e profumo, si può valutare la costruzione di un fogli cereo nel nido,
individuare grandi schiuse di fuchi....
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Dall'esame del fondo
antivarroa, a cui da questo periodo in avanti rinnovo opportunamente lo
strato di vaselina, riesco addirittura ad individuare quali famiglie e in
che misura hanno bisogno di un rinnovo dei telaini di covata.
Io parto da una osservazione pratica, quella che il colore della varroa che
trovo nel vassoio, è molto simile a quello degli opercoli di covata, tanto
che a volte fatico ad individuarla subito.
Appunto questo è il metodo che uso, se è difficile distinguere la varroa
dagli opercoli ad una prima occhiata, in quell'arnia andranno sicuramente
rinnovati alcuni i telaini di covata.
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