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Alternative
europa
numero 13, giugno 1999
Sommario
EDITORIALEEuropa. Per una pratica istituzionale più democratica di Luigi VinciSalvare la vita di Ocalan di Angela BelleiLa Nato alla seconda crociata di Domenico JervolinoSarno, un anno dopo la tragedia di Vito NoceraIUGOSLAVIAColpirne uno per educarne cento di Bruno CarchediDopo questa guerra, niente più sarà come prima di Dino Greco (segr. CdL Brescia)La guerra prossima ventura di Bruno Giorgini Appunti e riflessioni sul futuro dei territori e dei popoli colpiti dalla guerra, su Clinton e Milosevic e sull'Unione europea, mentre la pace sembra ancora molto lontanaUna pulizia etnica di cui nessuno parla Tommaso di Francesco In un libro, di grande interesse e drammaticità, di Giacomo Scotti, scrittore croato di origine italiana, la pulizia etnica della Krajina ai danni delle popolazioni serbe di quei territori, perpetrata nel 1995 dall'esercito di Tudjman con l'appoggio degli Usa. Un crimine di cui nessuno parlaI conflitti nei Balcani, e altrove di Jean Toschi Marazzani Visconti Sintesi di un incontro fra intellettuali e studiosi di livello internazionale a proposito della strategie che stanno dietro le continue esplosioni dei conflittiEUROPAQuali politiche per l'occupazione europea? di Bruno Bosco e Alessandro Santoro L'analisi del documento sul lavoro presentato nel recente incontro dei Partiti socialisti europei è l'occasione per fare alcune riflessioni e avanzare alcune proposte sul problema sociale più rilevante dei paesi dell'Unione europea, la disoccupazione di massaLa politica sociale europea (2) di Vincenzo Accattatis In tema di politiche europee a favore del lavoro e dell'occupazione, alcune considerazioni e analisi sulla Carta dei diritti fondamentali sociali, il Protocollo del Trattato di Maastricht e alcuni articoli del Trattato di AmsterdamRubrica: Lettera dagli UsaIl trionfo della flessibilità di Giamila FantuzziPRIMO PIANO: Capitale finanziario"Va demistificato il concetto di impresa transnazionale, che gli esegeti della globalizzazione vorrebbero apolide. Ogni impresa multinazionale ha piedi ben saldi in casa propria, dove mantiene il centro decisionale strategico e gli indispensabili sostegni politici, nonché la priorità per la ricerca e l'occupazione. All'estero si cercano solo marchi e quote di mercato ed eventualmente il decentramento produttivo dei segmenti a più basso valore aggiunto, speculando sul differenziale retri-butivo e di sicurezza sociale e ambientale. Non a caso le visite all'estero dei Presidenti dei vari paesi, divenuti di fatto piazzisti delle proprie multinazionali, sono accompagnate dai rappresentanti delle grandi industrie nazionali, per le quali cercano di strappare accordi vantaggiosi. I paesi politicamente più deboli vedono vietato l'ingresso all'estero per le proprie imprese, come è accaduto innumerevoli volte all'Italia, con acqui-sizioni fallite e reazioni scioviniste. Il problema è quello del controllo [...] Anche la ultraliberista Gran Bre-tagna della Thatcher aveva ostacolato la scalata di importanti aziende inglesi da parte di società straniere."Crisi e capitale finanziario di Giancarlo SaccomanItalia, guerra per banche e sistema a rischio di G. S.Rubrica: International Gramsci SocietyMarx, Engels e Gramsci a Trieste di Elisabetta GalloLo "Streben" gramsciano di Luisa Carbone |
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