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Huambo, 14 aprile 2000

Carissimo Mons. Enzo, carissimo don Angelo e voi tutti fratelli e sorelle che da tanto tempo mi e ci accompagnate in questa nostra missione in Huambo.

La S. Pasqua è vicina e la forza della Resurrezione del Signore ci rinnova nella speranza, ci invita ad aprire la nostra mente, il nostro cuore, il nostro corpo al Dio della Vita che anche attraverso le nostre piccole vite vuol seminare nel mondo germi di Resurrezione capaci di consolare il cuore dei poveri che solo da Lui e dai suoi servi aspettano e sperano una scintilla di Luce capace di benedire e trasformare la realtà. Con il cuore fisso nel Signore si può sperare ancora e sperare con quell’allegria dello spirito che il mondo non conosce.

In Angola la situazione politica dà qualche debole segno di speranza in quella pace che il popolo martoriato non ha mai smesso di chiedere al Dio Onnipotente.

Sì, ci sono ancora tanti segni di violenza, miseria senza fine, mortalità altissima, disoccupazione generalizzata per la distruzione quasi totale delle fabbriche, ma nei campi il granturco sta seccando e gli ortaggi crescono rigogliosi, per lo meno intorno alla città. Non può questa grazia rispondere alla necessità totale ma per lo meno si può mangiare qualcosa una volta al giorno, alla sera naturalmente, quando intorno ai fuochi le famiglie si raccontano le storie e i bambini danzano al chiarore della luna e la speranza si nutre con un po’ di cibo e di calore.

La gente semplice non ha bisogno di grandi cose per sorridere e cantare e questo popolo è un grande maestro che ha segnato la mia vita irreversibilmente.

La situazione militare è ancora molto confusa, ovunque si uccide senza pietà al minimo sospetto e anche vicino alle nostre belle pietre del soke l’altro giorno sono caduti i corpi di quattro uomini; li hanno uccisi perché sospettavano fossero dell’Unita, mandati dai loro capi a comprare il sale in città (di fatto uno dei grandi problemi dei guerriglieri è il sale, che nella foresta non si incontra), ma i quattro uomini erano boscaioli che erano andati dal villaggio a Huambo con i sacchi di farina di granturco. Così finisce il nostro popolo: non è solo la guerra vera e propria, la mancanza di cibo e medicinali a minarlo, ma anche le vendette, i sospetti, l’intolleranza generalizzata, frutti logici di 25 anni di guerra e guerriglia.

Ma la nostra speranza sono i bambini….. Tanti muoiono sì, se ne vanno in punta di piedi in pochi giorni o in poche ore perché, spesso fragili e denutriti, non resistono all’assalto di una malaria o di una bronchite per non parlare delle epidemia di tifo che si sono abbattute su di noi…. Sì, molti se ne vanno, forse il 50%, ma molti restano e li senti, li vedi, li contempli a gruppi, da tutte le parti, in città, sui margini delle strade, vicino ai villaggi, nei campi, sugli alberi, cantando al ritmo delle mamme che battono, con una manciata di pietroline, gridando, chiamandoti, con quell’allegria e quei sorrisi che sono specchi chiari della bellezza di Dio.

Basta che abbiano mangiato qualcosa, l’allegria esce da tutti i pori.

Questi bambini e in generale questo popolo che anela all’essenziale ed esulta per ciò che noi europei chiameremmo “miserabile realtà”, questo atteggiamento di libertà e gratitudine nelle piccole cose è una scuola a cui desidero profondamente imparare e vorrei che anche a voi arrivasse, nonostante la distanza e l’incredibile differenza di ambiente, un’ombra salutare da cui apprendere il segreto del “riposo”, il riposo interiore di chi ripone nella Provvidenza divina la sua fiducia, il riposo del cuore che, felice del necessario ricevuto, sa gioire e affidarsi, ringraziare e sperare.

Il soke, il sogno del nostro monastero, va avanti lentamente ma fermamente, la seconda casa è già stata costruita per metà. L’architetto e quattro tecnici che sono venuti per un mese, non hanno potuto fare molto sul luogo per mancanza di materiale che non è arrivato nei tempi previsti (secondo un calcolo europeo….!) ma ci hanno dato un prezioso aiuto nella ristrutturazione della farmacia e questo tempo, questi imprevisti, sono serviti a far loro conoscere meglio la nostra situazione e imbastire con noi un programma per il prossimo futuro. A maggio dovrebbero tornare alcuni di loro per continuare l’organizzazione dei lavori. Anche questo affidiamo al cuore provvidente del Signore.

Il PIC, i bambini e i vecchi che da tanti anni stiamo assistendo grazie all’aiuto generoso di molti di voi, va bene.

La Fiorenza, una ragazza italiana, per due anni con noi, si prodiga in tutte le maniere per una migliore organizzazione, servizio educativo etc. Collabora con lei anche un gruppo di suorine di una congregazione autonoma che stiamo lentamente inserendo in questo servizio. Ora aspettiamo Federica, un’altra ragazza italiana che verrà per due mesi a dare una mano a Fiorenza nell’organizzazione dei progetti.

Alcuni di voi hanno consegnato a mia mamma degli aiuti, ne ringrazio di cuore e vi dico come li stiamo usando: abbiamo comprato nel bairo dei pezzetti di terreno per giovani famiglie rifugiate senza casa e senza lavoro. Poi loro, ora che viene il tempo secco, faranno con fango e paglia i mattoni per la costruzione di due o tre stanze. In seguito li appoggeremo aiutandoli a comprare porte, finestre, eternità per il tetto. Così la casa è fatta con loro e nostra gioia e con gioia vostra che sapete come stiamo usando il vostro aiuto. In questo tempo abbiamo aiutato già quindici famiglie!

So che altre persone hanno consegnato alla parrocchia i loro risparmi e che state organizzando per dopo Pasqua il container di cibo e vestiti, ve ne sono profondamente grata insieme alla mia gente. Non scordatevi di mettere anche scarpe, tante scarpe, non importa se già usate ma …. Scarpe senza tacco! Perché fa molta pena vedere tutta questa gente scalza, soprattutto gli uomini…

Vi ringrazio di cuore per tutto, vi assicuro la mia e nostra preghiera. A tutti una S. Pasqua di Resurrezione viva e felice.

Suor Manuela


Manuela

 

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