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La struttura dell'ipertesto
Definendo l'ipertesto abbiamo evidenziato come la sua struttura sia caratterizzata fondamentalmente da un insieme di blocchi o frammenti testuali collegati elettronicamente fra loro, secondo una rete di interconnessioni semantiche non sequenziali; pertanto gli elementi assolutamente necessari della struttura ipertestuale sono le interconnessioni e i nodi generati dai link elettronici e l'architettura reticolare e multisequenziale che ne consegue. 

La costruzione dei nodi intratestuali andrebbe organizzata in base ad una rete di blocchi d'informazione completi e indipendenti, ogni nodo dovrebbe essere pensato come un'unità di significato autonoma dalle altre, questo perché ogni blocco di testo è potenzialmente raggiungibile attraverso una infinità di percorsi differenti. 

La struttura ipertestuale, basata sulle interconnessioni, i nodi intratestuali e i link, sfrutta un principio di ergonomia cognitiva, in quanto rispecchia il funzionamento della mente umana, la quale "opera per associazione. Con una sola informazione in suo possesso, essa scatta immediatamente alla prossima che viene suggerita per associazione di idee, conformemente ad una intricata rete di percorsi sostenuta dalle cellule del cervello" (Vannevar Bush). Sempre a questo proposito Giuseppe Mantovani, psicologo e studioso del rapporto uomo-computer, osserva che "gli ipertesti e gli ipermedia, in quanto adottano il paradigma non sequenziale, si propongono come più aderenti e fedeli alle caratteristiche dei processi del pensiero", pertanto essi consentono "di superare la frattura, propria del funzionamento cognitivo umano, tra processi di pensiero, non sequenziali, e modalità di trasmissione dell'informazione, sequenziali e vincolate da un ordine" (Mantovani, 1995). 

La strutturazione in blocchi e frammenti autonomi degli ipertesti comporta una despazializzazione ed una deipostatizzazione del flusso narrativo; i concetti di inizio, centro e fine del testo vanno ridefinendosi, così come si vanno a ridefinire i suoi stessi confini. Non più, dunque un testo bloccato, sequenzializzato, ipostatizzato, ma un testo aperto, reticolare, un percorso mutevole, in cui le potenziali infinite connessioni intertestuali ne disgregano i confini, come afferma Landow "quando si colloca un testo entro una rete di altri testi, lo si costringe a esistere come parte di un dialogo complesso... il collegamento elettronico modifica radicalmente l'esperienza di un testo modificando le sue relazioni spaziali e temporali con gli altri testi... l'ipertesto confonde dunque i confini fra ciò è dentro e ciò che è fuori da un testo" (Landow, 1993). 

La navigazione all'interno di una rete di ipertesti semanticamente collegabili o già collegati ci consente di saltare da un'unità di significato all'altra senza modificare in sostanza la coerenza della nostra fruizione, ogni blocco testuale è immerso in un quadro continuo di rimandi e collegamenti intratestuali e, soprattutto, intertestuali che ne ampliano i confini. Basti citare come esempio l'esperienza comune della navigazione nel World Wide Web e, in particolar modo, dell'uso dei motori di ricerca, i quali ci offrono un intero sistema di pagine ipertestuali interconnesse dalla presenza di temi in qualche modo correlati. 

E' possibile ora teorizzare una sorta di tipologizzazione della struttura ipertestuale, partendo dalla considerazione che "l'ipertesto si organizza per architetture labirintiche; sempre più ciclomatiche (ovvero reticolari) e sempre meno unicursuali" (M.Sorice in Morcellini e Sorice, 1998). Pertanto, prendiamo a modello la tripartizione di Rosenstiehl delle forme labirintiche: unicursale è un labirinto caratterizzato da un percorso obbligato, in cui si entra da una parte e si esce obbligatoriamente da un'altra; il labirinto arborescente ha una struttura simile a quella di un albero, in cui si ha come riferimento uno stabile punto di partenza da cui si diramano una serie di snodi ramificati; il labirinto ciclomatico è invece la struttura reticolare pura, senza riferimenti rigidi e con interconnessioni continue. Le tre forme di labirinto descritte sono avvicinabili a tre diverse tipologie di ipertesto: lineare-unicursuale, in cui vi sono sequenze parallele prestabilite; arborescente, in cui i percorsi si diramano da un unico snodo iniziale che funge da riferimento; ciclomatico, con percorsi reticolari e diffusi, praticamente la forma di ipertestualità che ci sentiamo di indicare come ideale e verso cui bisognerebbe tendere. 

Un'altra distinzione a proposito della struttura degli ipertesti va fatta fra ipertesti on line, quelli raggiungibili e fruibili tramite il Web, e ipertesti off line, quelli disponibili su supporto magnetico, soprattutto CD-ROM. Le differenze, fondamentalmente, riguardano due aspetti: la qualità multi-ipermediale e la connettività.

Dal primo punto di vista è indubbiamente avvantaggiato l'ipertesto off line, infatti vi è ancora un forte dislivello fra le potenzialità ipermediali dei supporti magnetici, come i CD-ROM, e la necessaria austerità e semplicità delle risorse informative presenti nella Rete. Questo gap è dovuto fondamentalmente ad un dato tecnico evidente: il Web è ancora strutturalmente lento, pieno di ostacoli che decelerano il flusso dell’informazione e, ancora oggi, impediscono una rapida consultazione delle enormi risorse disponibili; questo discorso vale soprattutto per il materiale multimediale e, in particolare, per quello audiovisivo. Da un punto di vista pratico ciò si riflette sulle differenze tra l’editoria elettronica on-line e quella off-line: alla ricca veste grafica ed alla varietà mediale degli ipertesti supportati dai CD-ROM si contrappone la ancora forzata essenzialità delle risorse Web, visto che le applicazioni multimediali e grafiche necessitano, spesso, di lunghe attese per il caricamento. Chiunque abbia esperienza di navigazione in Internet è a conoscenza di quanto sia snervante, a volte, dover attendere molte decine di minuti per effettuare il download di un filmato o di un file sonoro. 

Gap tecnici a parte, l'ipertesto on line presenta però un vantaggio rispetto a quello off line, questo vantaggio è costituito dalla pressoché infinita connettività che consente la Rete. L'ipertesto che si trova in Internet galleggia in una galassia di altri ipertesti tutti teoricamente raggiungibili con una cliccata di mouse. A questo proposito Pierre Lèvy nota come "ormai tutti i testi pubblici ai quali si può accedere in Internet fanno virtualmente parte di un unico gigantesco ipercorpo in continua espansione. Gli iperdocumenti aperti accessibili attraverso una rete informatica sono dei potenti strumenti di scrittura-lettura collettiva" (Lèvy, 1997). 

Questa illimitata potenzialità di connessione che consentono gli ipertesti on line può però generare nel fruitore uno stato di smarrimento. Franco Carlini, a questo proposito, sostiene che "nell'ipertesto non lineare e specialmente quando la struttura dei suoi nodi sia abbastanza aggrovigliata, è molto facile, a un certo punto del navigare, perdere l'orientamento e smarrirsi, sia concettualmente che praticamente" (Carlini, 1999). Questa forma di disorientamento può essere considerata, per certi aspetti, come un limite strutturale degli ipertesti e, più in generale, della fruizione ipertestuale, ma, se ci addentriamo in un'analisi più approfondita, questa problematica può disvelare aspetti e spunti interessanti per gli studi massmediologici. 

Questa sorta di smarrimento granulare generato dalla fruizione ipertestuale è infatti avvicinabile, se non addirittura riconducibile, alla modalità fruitiva mediale caratteristica di questa fine millennio: lo zapping. La moltiplicazione dei canali di comunicazione e di informazione ha creato un ridondante sovraffollamento di messaggi ed eventi comunicativi, spesso, in questo spazio mediatico sovraccarico, l'unico modo di trovare ciò che cerchiamo è muoversi in continuazione, saltare da un messaggio all'altro, smarrirsi, così lo zapping diviene la sola modalità fruitiva possibile, fra media generalisti e pay-tv, fra siti web e pagine di giornali. Come nello zapping televisivo si passa dell'informazione alla fiction, dal videoclip allo spot pubblicitario, allo stesso modo si attraversa la mediasfera contemporanea senza un percorso predefinito, si è continuamente alla ricerca, alla scoperta. Il vero personal medium è lo zapping, è il salto personale nei messaggi, è la navigazione, senza rotta o mappa, nello spazio dell'informazione, dello spettacolo, delle comunicazioni massive. 
 
 

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