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ETTORE MARIA MAZZOLA

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La ricostruzione del centro di Beirut

un concorso internazionale per idee

Team: "In antiquo novum"

arch. Ettore Maria Mazzola, Rocco Guerriero, Anna Maria Viglialoro

IL PENSIERO

Il gruppo di progettisti Mazzola-Guerriero-Viglialoro ha un nome che è volutamente una provocazione: IN ANTIQUO NOVUM, la ricerca di un linguaggio nuovo nella rivalutazione dell'antico. E' un i nvito a chiedersi perché l'umiliazione che hanno subito i popoli con le distruzioni belliche debba ripetersi in una seconda sconfitta morale, che è quella di perdere un'immagine caratteristica dei loro luoghi fatti di vicoli, passaggi, archi e volte, di spazi che tanto piacciono ai turisti e agli abitanti stessi ma che sempre più spesso sono dimenticati dai progettisti o, se vogliamo, dai costruttori.

Nella maggior parte dei casi ricostruzione è sinonimo di distruzione e all'indomani di un crollo o di una guerra difficilmente si tenta di riproporre qualcosa di simile all'antico già, di simile, perché da quando si è deciso che non vanno realizzati "falsi storici", le Sovrintendenze hanno (e non sempre a torto) gli indici puntati contro chi dovrà intervenire. Eppure sembra sia diventata cosa impossibile proporre la ricostruzione di un manufatto crollato, in modo che la gente vi si possa ancora riconoscere! Se questo è valido per un manufatto, come si deve operare laddove la violenza bellica ha totalmente cancellato l'immagine di un luogo?

Lungi dal voler appiattire con l'lnternational Style siti di forte valenza storica, IN ANTIQUO NOVUM propone di ricercare le ispirazioni nel passato, il nuovo nell'antico, come chi produsse opere pregevoli attenendosi al lessico dei propri predecessori.

La richiesta

L'oggetto del concorso era la ricostruzione dei Souks di Beirut, un luogo suggestivo fatto di stretti vicoli pedonali, passaggi coperti, giochi di luci e ombre, il cuore insomma dell'antica città dove, nonostante gli stravolgimenti ottomani, il tracciato della Colonia Julia Augusta Felbc Berytus era ancora parzialmente leggibile. Un quartiere da "vivere" di giorno e di notte, un luogo dove i girovaghi avrebbero potuto trovare un rifugio notturno, un filtro tra la città e il mare dove realtà sociali, culturali e commerciali diverse potessero convivere armonicamente, un luogo infine che potesse richiamare l'attenzione dei turisti.

Il progetto e la poesia

La nuova proposta è lo schema urbano degli antichi souks: quest 'ambiente, familiare al cittadino, rievoca la memoria storica e i caratteri locali, alla ricerca del perduto rapporto tra uomo e architettura. Le strutture degli edifici sono realizzate dagli artigiani in base alle antiche tecniche costruttive e con materiali locali.

La vita dei nuovi souks è fatta di punti di incontro e di relax, mentre l'architettura stessa offre spunti di meditazione. La vita notturna si svolge nelle piazze all'aperto e molti elementi richiamano il souk mediorientale: passaggi coperti, barbacane, volte al posto di solai piatti. Non v'è interruzione tra un negozio e l'altro e anche i vari piani sono collegati fra loro, proprio come nei bazar.

Ogni attività commerciale fa riferimento agli edifici circostanti e ai vari tipi di utenza, senza dimenticare di far parte di un piano globale più esteso del Beirut Central District. Gli accessi pedonali sono uguali a quelli dei vecchi souks: la porta Bab Idriss è ricostruita e arricchita con una fontana monumentale, la porta del Souk Ayyass è la più importante ed è ben visibile dal sito archeologico. Qui sono posizionati gli arrivi degli ascensori dai garages sottostanti.

I souks, come i bazar sono un continuum coperto ove, diremmo noi occidentali, si svolge il mercato, con attivit\'e0 che vanno dalla vendita di frutta e verdura alla boutique di alta moda, quindi, raggruppando per tipi simili di merci i vari mercati e riproponendo i suggestivi passaggi coperti è possibile ricreare l'atmosfera perduta. \

Così i cittadini provenienti dal quartiere della città levantina passeranno attraverso Bab Idriss e troveranno la vendita al dettaglio, mentre a nord i White collars avranno a disposizione alberghi e ristoranti.

Gli accessi pedonali est e ovest sono semplici barbacana e gli antichi assi romani si intersecano nella Piazza della Pace, "il foro": E' persino possibile leggere le vecchie mura. Chiunque rispetti la memoria storica visiterà questa piazza e il suo portico circolare, che simboleggia la perfezione ideale di un mondo senza guerra. L'albero di olivo al suo centro è un simbolo di pace internazionale, piantato proprio l'anno in cui finì la guerra e ora trapiantato qui.

Il souk più largo è AI-Jamil dritto e ripavimentato come quello non più esistente: la prima via pubblica in basolato.

Durante la notte grate a tutta altezza chiudono i barbacane per motivi di sicurezza, pur rimanendo la possibilità, dalle piazze, di raggiungere i garages.

Il nuovo souk è una giustapposizione di parti elementari: ogni muro in comune a due negozi è diviso, per creare l'alloggiamen to per i servizi sanitari ma soprattutto per intercettare e convogliare un cono di luce naturale che, attraverso finestre strombate ricavate nei setti, si diffonderà negli ambienti interni. E' così ricreata la luce soffusa del suggestivo bazar.

Le strutture realizzate in pietra e laterizio resisteranno al fuoco; comunque sono previste uscite d'emergenza e tutte le strade pedonali hanno dimensioni tali da poter divenire veicolari.

Le persone provenienti da sud leggono nella pavimentazione di basalto, presente in ogni attraversamento pedonale, l'invito a percorrere i souks verso nord e quindi a raggiungere il fulcro della composizione architettonica che è la Piazza Khan Antoun Bey.

Essa, da noi chiamata anche Piazza del Sole, è un riassunto dei temi progettriali: la pavimentazione antistante la Majidiya Mosque è proposta come un mosaico di marmi policromi che costituisce una sorta di "Forma Urbis" della città antica entro le mura, orientata secondo il reale orientamento della città e posizionata in modo da funger e da piano di proiezione di un orologio solare simbolo del trascorrere del tempo. Le linee di diagramma delle traiettorie solari intersecanti la pianta della città sono in ottone. Lo gnomoneè in vetro colorato, riempito d'acqua in movimento, per far si che l'ombra proiettata sia in realtà un raggio di luce simbolo della vita: il tempo non può cancellare o gettare ombra su ciòche la città ha rappresentato in passato.

La parte di coronamento dello gnomone ospita un faro rotante, che proietta un raggio luminoso a terra per scandire il tempo anche durante le ore notturne o nei giorni di cielo nuvoloso.

Al di là della pianta della città è proposta una vasca d'acqua modellata come la costa sul Mar Mediterraneo dal lato verso la città; il lato verso Nord è invece uno degli archi delle traiettorie solari. Per chi viene dalla Avenue de Francais, in corrispondenza della fontana è realizzato un affaccio, sagomato come questa, da cui si potrà guardare la pianta della città e la Majidiya Mosque, simbolo della sopravvivenza ai bombardamenti.

La base dello gnomone poggia al centro di una rosa dei venti realizzata in marmo e correttamente orientata; nei settori risultanti tra i punti cardinali sono disposte delle vasche ospitanti piante tipiche acquatiche mediorientali.

 

 

 

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