ETTORE MARIA MAZZOLA

ARCHITETTO

 


LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA II

Teorie della ricerca architettonica

Prof. G. MONETA

IL SUPERAMENTO DEL MODERNO

Arch. Ettore Maria Mazzola

Modulo di Teorie della ricerca architettonica

LEZIONE: IL SUPERAMENTO DEL MODERNO ( IL RINASCIMENTO URBANO)

MOTIVAZIONI E INTENTI

Riflettendo sulle più recenti produzioni dell'architettura contemporanea, e soprattutto si ciò che viene scritto a giustificazione di queste, verrebbe da citare il passo de "il nome della Rosa" di U. Eco, in cui Guglielmo da Baskerville, amareggiato dalla perdita di qualità della manifattura artigiana del suo tempo, ammette: " E' inutile, non abbiamo più la saggezza degli antichi, è finita l'epoca dei giganti! Siamo dei nani, ma dei nani che stanno sulle spalle di quei giganti, e nella nostra pochezza riusciamo talora a vedere più lontano di loro sull'orizzonte".

La frenesia della società attuale, gli interessi speculativi, la mancanza di amore per il proprio lavoro, la standardizzazione, la semplificazione di ogni processo lavorativo, incluso quello dell'architetto, hanno portato le arti in generale, e l'architettura in particolare, alla perdita di quei valori che fecero affannare gli storici e i letterati del passato alla ricerca della definizione del "bello", della comprensione del concetto di "opera d'arte"; in più, l'illusione-presunzione del "semplicistico" movimento moderno, secondo cui chiunque avrebbe potuto essere un "poeta", e la pretesa che essere all'avanguardia corrispondeva all'essere artista, ha portato ad una iper-produzione di "opere" (spesso di dubbio gusto). Ma, se nel campo delle arti figurative e letterarie questo fenomeno ha circoscritto i suoi "effetti dannosi" all'interno dei luoghi di esposizione, nel campo dell'architettura, e talvolta della scultura, ha causato il depauperamento del paesaggio.

Un ulteriore inganno dell'era post-bellica è stato quello di "bollare" politicamente l'architettura, così si è cancellata o boicottata la ricerca formale dell'Italia fascista, della Germania nazista e della Russia leninista. La differenza delle ragioni politiche di questi Paesi, dimostra però come tale boicottaggio sia stato motivato dalla sola volontà di cancellare un periodo storico, una "damnatio memoriae" a cui nulla è stato risparmiato: si rifletta però sul fatto che, se il formalismo dell'architettura del "ventennio" fu bollato di classismo e fascismo da parte dei critici posteri, nessuno ha mai notato quanto "fascista" e "classista" sia il concetto di "avanguardia" , che implica la sua comprensione da parte di soli "pochi eletti" .

Gran parte dell'architettura contemporanea ha, purtroppo, perso di vista il suo ruolo di Arte, il ruolo del critico è diventato predominante su quello di artista o architetto, al punto che, recentemente, BONITO OLIVA ha detto che artisti si può diventare, solo critici si nasce. Così, molti dei progetti più recenti, nella speranza di riuscire a dimostrare qualcosa di nuovo ed essere all'avanguardia, somigliano sempre più a delle discariche di ferraglia ammassata in decomposizione, e molte parole vengono spese a favore di queste scelte mai però dal comune cittadino, che generalmente subisce e rifiuta "l'inquietante presenza architettonica" .

Oggi non è più l\'architettura, ma il suo architetto o il critico d'architettura a parlare, generalmente arrampicandosi sugli specchi per trovare un discorso "forte" che descriva l\'opera; così si legge per esempio, nella descrizione della STEINHAUS a Steindorf (Austria) di Gunter Domeing, che essa è " la sintesi della poetica spaziale ed espressività degli ultimi dieci anni di attività, opera in cui Domeing aggredisce la forma architettonica, generando un organismo dissonante nella sua originalità linguistica" , oppure in quella dell'UFA KINOZENTRUM di Dresda della Coop Himmelbau, che rappresenterebbe "la dissoluzione eretica dell'organismo architettonico portata all' espressione estrema. La "nuvola"di vetro annienta lo spazio frantumandolo emozionalmente". Di alcuni progetti, paradossalmente in termini positivi, si enfatizza il loro porsi in maniera irriverente e dissacrante, addirittura recentemente è stato bandito un concorso in cui era esplicitamente detto che la giuria avrebbe privilegiato questo genere di "opere". C'è però da chiedersi: per il "comune mortale" , tutto ciò è arte o semplice ricerca di affermazione del proprio "Io", che non tiene conto degli effetti di questi nuovi spazi costruiti sui malcapitati fruitori?

Chi ancora continua ad imporre il suo linguaggio architettonico, spesso sgrammaticato e decontestualizzato, non fa altro che mortificare il paesaggio e la gente cheè costretta a subirlo. Il sondaggio di opinioni voluto da S.A.R. il Principe di Galles nel 1985 la dice lunghissima su ciò che pensa la gente comune.

Due anni fa, in un articolo sulla 6^ Biennale di Architettura di Venezia si leggeva: "La sommatoria e l'autonomia di ogni singola voce trovano nella nostra epoca, disgregatrice di qualunque senso ultimo, una potente espressione. La perdita dei confini tra architettura, arte, comunicazione e grafica in nome di una "Democratica Anarchia" dove l'infinita variazione di azioni e pensieri individuali rende inaccettabile ogni Critica unificante. Qui, dunque, è assolutamente impossibile fornire una proposta di resoconto o di valutazione. Alle immagini lo spunto di riflessione ... al costruito la comprensione dello spazio" . Ma, occorre riflettere sul fatto che, l'architettura deve sì essere lo specchio del proprio tempo, anzi per dirla con Hans Hollein, Direttore della 6^Biennale di Venezia, "architetto deve essere il sismografo sensore del futuro" ma, non necessariamente come tale, egli deve registrare un terremoto del 12imo grado della scala Mercalli!

Gli architetti del Rinascimento e del Barocco sono stati modernissimi pur basando la loro espressione sul patrimonio artistico tramandatogli, solo l'architetto "modernista" ha avuto la presunzione di fare a meno di tutto ciò, e i risultati si sono visti!

Oggi però, possiamo ancora credere in una "rinascita" della regina delle arti, e per far ciò è assolutamente necessario riscoprire le nostre origini: il nostro futuro è nel passato, come ha scritto Edmund Burke "una civiltà sana è quella che mantiene intatti i rapporti col presente, col futuro e col passato. Quando il passato alimenta e sostiene il presente e il futuro, si ha una società evoluta!" E ciò è altrettanto valido per l'architettura.

aLa lezione propone quindi la riscoperta di quei valori che guidarono la mano dei tanti architetti, (sconosciuti e per questo "grandi"), che generarono i nostri invidiatissimi centri storici, nonché la riscoperta dell'insegnamento di Vitruvio che ci rammenta come l'architettura sia un'arte, la regina delle arti, poiché essa deve colloquiare e fondersi con la pittura e la scultura.

Solo riallacciando quel filo che teneva legati architetti, artisti e artigiani, e scendendo dal piedistallo su cui è presuntuosamente salito l'architetto di oggi, sono convinto che l'architettura potrà riaffermare il ruolo di regina delle arti, ruolo che fino agli inizi di questo secolo poteva vantare; solo così potrà tornare a produrre opere degne di avere, tra tanto tempo, una descrizione struggente come quella che Goethe dava del Teatro di Taormina, definendolo un "luogo dove l'arte è venuta in aiuto alla natura". Descrizione che ho il piacere di ricordare: "Chi si collochi nel punto più alto, occupato un tempo dagli spettatori, non può fare a meno di confessare che forse mai il pubblico di un teatro ha avuto innanzi a sé uno spettacolo simile. A destra, sopra rupi elevate, sorgono fortilizi; laggiù in basso la città (...) lo sguardo abbraccia inoltre tutta la schiena montuosa dell'Etna, a sinistra la spiaggia fino a Catania, anzi fino a Siracusa. L'enorme vulcano fumante conchiude il quadro sterminato (...) non potemmo staccarci da questo luogo prima del tramonto. Osservare come questa regione, in tutti i particolari interessante, si sprofondava a poco a poco nelle tenebre,è stato uno spettacolo di bellezza indicibile" .

Chi mai potrà trovare gli stimoli e l' ispirazione per spendere parole simili, in opere come il Corviale di Roma o lo ZEN di Palermo? Sempre ammesso che esse giungano ai nostri posteri!

Il nuovo millennio è alle porte e non si può ammettere che la nostra nazione, per secoli culla dell'arte, arrivi a questo appuntamento ricordando il secolo che finisce come il periodo più buio della sua esistenza!

All'indomani del grande successo degli eventi "A vision of Europe, The art of building cities" e "Urban Reinassance" , che hanno mostrato al mondo intero la volontà di riscoperta dei valori del Classicismo e della Tradizione, con profondo rammarico, si è dovuta registrare la totale assenza e disinteresse di Roma da questo tema culturale: una città (potremmo dire "La Capitale" ), che per secoli ha raccolto artisti e amanti dell'arte e dell'architettura, che oggi non mostra - almeno questo è ciò che sembra - più alcun interesse per il suo glorioso passato. C'è però da dire che queste manifestazioni, tenutesi a Bologna e Chicago, purtroppo non sono state minimamente pubblicizzate, neanche nelle facoltà di Architettura e nelle sedi di Associazioni e Ordini Professionali, ma non c'è da meravigliarsi di questo, dato che la Facoltà di Architettura di Roma è forse quella che più delle altre ha pagato il prezzo del modernismo: "costretta"infatti a mantenere alto il suo nome e la sua ricerca, per decenni è cresciuta all'ombra del movimento modernista che si stava sviluppando nel resto del mondo. Illusa dunque dal "sogno"che la tendenza modernista avrebbe prodotto momenti "poetici", non ne ha potuto, o non ne ha voluto, controllare quelli "patetici".

E' successo dunque che, mentre una parte di architetti e di Università straniere continuava ad invidiare e studiare Roma e l'Italia, le nostre Università e le Accademie romane, invece, un tempo culle dell'Arte e dell'Architettura, indirizzavano la loro attenzione su quanto di peggio veniva prodotto all'estero, teorizzando e proponendo opere che hanno fatto i soli interessi dei costruttori a scapito dei fruitori; in poche parole, invece di stroncare sul nascere le cattive intenzioni degli speculatori edilizi, le Università e le Accademie hanno giustificato e teorizzato il loro operato.

Per tanto tempo in Italia, nelle Facoltà di Architettura, si è insegnata l' EDILIZIA invece che l'ARCHITETTURA.

Se dunque è valido il vecchio detto secondo cui, "se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna", la lezione, o il ciclo di lezioni che terrà, avrà come obiettivo quello di DI-MOSTRARE l'inversione di "tendenza" da tempo in atto in tutto il mondo, tranne che da noi, al fine di spiegare come possa esistere "un'altra possibilità" , e soprattutto, come non possa esistere un unico linguaggio per tutti i luoghi della terra: se esiste un lexicon architettonico, questo è diverso da Paese a Paese, da Regione a Regione, da Città a Città, non esiste un "de vulgari eloquentia" , ma una miriade di dialetti, gli stessi dialetti che caratterizzano e caratterizzeranno per sempre i vari centri. La ricerca non è dunque tesa alla sola riscoperta del classicismo, ma alla contemporanea riscoperta della tradizione.

ETTORE MARIA MAZZOLA

 

 


HOME - INDICE - SCRITTI


Il sito è in corso di elaborazione

potete scrivermi all'indirizzo: archmazzola@tiscalinet.it

Il sito è aggiornato al 12 agosto 1999

This page is designed by:

this page is designed by Arch. Ettore Maria Mazzola & Paolo Vecchio

this page is designed by Arch. Ettore Maria Mazzola & Paolo Vecchio

All rights reserved ©