PIANO SANITARIO REGIONALE 2000-2002

            Dopo circa vent’anni la Sicilia ha finalmente un Piano Sanitario Regionale. Approvato dalla Giunta  nella seduta del 27 aprile 2000 e pubblicato sulla  G.U.R.S.  n. 26 del 2.6.2000, il PSR rappresenta “il piano strategico degli interventi per raggiungere gli obiettivi di salute e soddisfare le specifiche esigenze della popolazione regionale contemperandole agli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale vigente”. In effetti i 5 obiettivi indicati dal PSN (1. Promuovere comportamenti e stili di vita per la salute; 2. Contrastare le principali patologie; 3. Migliorare il contesto ambientale; 4. Rafforzare la tutela dei soggetti deboli; 5. Migliorare la sanità con riferimento ai livelli europei più avanzati) sono puntualmente ripresi e rilanciati in proiezione regionale, con una esplicitazione chiara degli obiettivi intermedi e degli indicatori quantitativi e qualitativi che ne dovranno permettere il monitoraggio. Volendo contrastare, ad esempio, le malattie cardio e cerebrovascolari , quelle infettive e quelle oncologiche, il PSR ribadisce la necessità di una adeguata azione di prevenzione, il potenziamento delle strutture che permettano una diagnosi precoce (nel caso dei tumori), lo sviluppo di una rete di assistenza ambulatoriale e domiciliare, comprese le “cure palliative” al malato oncologico in fase avanzata e terminale. Oppure, parlando di tutela dei soggetti deboli (4° Obiettivo), il PSR individua l’area materno-infantile come un’area elettiva di intervento e fra gli obiettivi strategici la riduzione della mortalità perinatale, la necessità di assicurare “un percorso nascita” adeguato sotto il profilo organizzativo, strutturale e tecnologico, l’impegno di potenziare i consultori familiari…

Ciò che appare debole nel PSR non è l’indicazione delle mete, degli obiettivi – peraltro mediati quasi tutti dal PSN -  ma l’indicazione dei “mezzi”, la definizione delle strategie, la scelta di percorsi efficaci, la priorità di allocazione e attribuzione delle risorse economiche, tecniche e umane… Questa debolezza propositiva (diciamo pure ‘politica’) rischia di fare del Piano un documento “di buone intenzioni”, non uno strumento di programmazione unitaria e di innovazione della Sanità siciliana. A meno che – come è detto fra le righe – non si voglia agire attraverso emanazioni successive di Linee Guida, di Circolari o Decreti: vie sicuramente più facili da percorrere che però non aiutano a creare un’architettura coerente e funzionale.   Il PSR, infatti, ha dovuto rispondere anche all’esigenza di ‘allineare’ i modelli organizzativi delle aziende sanitarie locali e ospedaliere siciliane alle indicazioni del DLgs 229/99 (Riforma Ter), tenendo conto dell’assetto istituzionale del servizio sanitario regionale, con normative spesso particolari, e con le esigenza di approntare comunque dei livelli essenziali e uniformi di assistenza.  Queste in sintesi i nuovi assetti organizzativi previsti:

 

ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELL’A.S.L.             

        La gestione dell’A.U.S.L è caratterizzata dalla presenza al suo interno di un forte centro decisionale, il Direttore Generale, che nomina il Direttore Sanitario e il Direttore Amministrativo (nonché tutti i Responsabili di Dipartimento, di Distretto, di Servizio, di Unità Operative). Per il governo delle attività egli si avvale di un Collegio di Direzione e del Consiglio dei Sanitari per gli aspetti tecnico-sanitari. In staff al Direttore Generale sono posti: 1)  la struttura per l’implementazione del “Sistema Qualità Aziendale”;  2) l’U.O. della formazione permanente e l’aggiornamento del personale;  3) l’U.O. del sistema informativo e statistico; 4) l’U.O. programmazione e controllo di gestione; 5) l’Ufficio relazioni con il pubblico; 6) il Servizio di prevenzione e protezione. In forza della L.R. n. 25/96 è posto alle dirette dipendenze del D.G. anche il Servizio autonomo di psicologia, interdistrettuale, con compiti di programmazione, indirizzo, promozione e valutazione di tutte le attività psicologiche dell’Azienda, ferma restando l’integrazione funzionale degli psicologi nelle U.O. di appartenenza comprese quelle distrettuali di psicologia.

I DIPARTIMENTI  - Il Dipartimento viene definito come l’insieme di U.O., Servizi e altre strutture organizzative, che mantengono la loro autonomia e responsabilità, ma nel contempo stabiliscono delle interdipendenze per il raggiungimento di obiettivi comuni, condividendo codici concordati e consensuali,  interdisciplinarietà, risorse … Si distinguono in dipartimenti strutturali (con autorità sovraordinata rispetto alle UU.OO.) e dipartimenti funzionali (con obiettivi di ottimizzazione delle procedure e con funzione di “coinvolgimento orizzontale” delle UU.OO.). Ogni Dipartimento si articola in strutture semplici e complesse; programma e gestisce le risorse assegnate. Al Direttore di Dipartimento sarà affiancato un Comitato, la cui composizione e funzione saranno definiti da un successivo atto dell’Assessore regionale. Dipartimenti previsti: Salute Mentale, Prevenzione, Cure Primarie, Dipendenze patologiche, Materno-infantile, Farmaco, Riabilitazione.

I DISTRETTI E’ nel Distretto che di fatto vengono assicurati i servizi di assistenza primaria sanitaria e integrazione socio-sanitaria. In particolare: l’assistenza specialistica ambulatoriale; prevenzione e cura delle tossicodipendenze; attività consultoriali per la tutela della salute dell’infanzia, della donna e della famiglia; i servizi rivolti a disabili o anziani; l’assistenza domiciliare integrata; i servizi per le patologie da HIV; le attività per le patologie in fase terminale; le attività legate alle patologie correlate all’immigrazione; i servizi di medicina legale, fiscale e necroscopica; le attività per l’educazione alla salute; le attività di assistenza per i portatori di handicap (Ufficio H), le articolazioni distrettuali dei Dipartimenti istituiti e le Unità distrettuali di psicologia. La responsabilità é affidata al Direttore di distretto, che si avvale di un Ufficio di coordinamento (formato da rappresentanti delle figure professionali operanti nei servizi distrettuali).

I PRESIDI OSPEDALIERISono gli ‘ospedali territoriali” che erogano prestazioni diagnostico-terapeutiche in regime di ricovero o di day-hospital con autonomia tecnico-gestionale ed economico finanziaria. Comprendono al proprio interno U.O. complesse e semplici. Anche all’interno dei Presidi Ospedalieri si tenterà di costituire dei Dipartimenti per funzioni omogenee. Non essendo ancora definito il piano di ristrutturazione della Rete ospedaliera regionale, anche il piano della Rete per l’emergenza e il servizio “118” sono in fase di ulteriori aggiustamenti organizzativi, anche se a riguardo il PSR indica delle direttive.

FORMAZIONE PERMANENTE ED AGGIORNAMENTOSi ribadisce l’importanza di una formazione continua del personale per migliorarne le competenze cliniche e manageriali e rendere efficienti le risorse umane. Vengono indicate delle aree per l’aggiornamento. Ogni AUSL deve approntare un piano annuale di formazione e rendicontare analiticamente. Viene ricordato inoltre il ruolo centrale del CEFPAS di Caltanissetta come centro privilegiato delle attività formative regionali.

SISTEMA QUALITA’Lo slogan è l’adozione di logiche di Qualità Totale: obiettivo che si può raggiungere solo se si attuano delle politiche reali di miglioramento continuo dei servizi e del livello di prestazioni, esaltando la centralità dell’utente e la sua titolarità a partecipare alle attività sanitarie. Naturalmente si segnala la necessità di un sistema di Valutazione adeguato.

ACCREDITAMENTO – L’accreditamento è lo strumento attraverso il quale viene regolato il mercato delle prestazioni per conto del SSN. Per ciascuna tipologia sanitaria l’Assessorato predisporrà un “manuale per l’accreditamento” in modo da indicare un percorso preciso alle strutture o ai servizi che vogliono accreditarsi, in relazione a tre livelli di conformità (accreditato a pieno titolo, accreditato con riserva, non accreditato).
EDUCAZIONE ALLA SALUTE – E’ questo un compito di tutti i segmenti del sistema sanitario regionale e dovrebbe tradursi in una pratica costante e generalizzata al fine di promuovere la salute e la prevenzione delle malattie, soddisfare il diritto dei cittadini all’informazione, rendere più agevole ed efficace l’utilizzazione dei servizi sanitari, sviluppare negli individui e nelle famiglie capacità di partecipare efficacemente alle proprie cure, sia ospedaliere che ambulatoriali e domiciliari. In forma multidisciplinare sono previste Unità Operative a livello aziendale, distrettuale, ospedaliero e Comitati di educazione alla salute.

RISORSE  Sommando tutte le voci, la quota attribuita alla Regione Sicilia è di Mld  9.717 per il 2000; 10.008 per il 2001; 10.309 per il 2002. Tali somme saranno destinate ai tre livelli di assistenza con le seguenti percentuali: 5 %  all’Assistenza  sanitaria collettiva in ambienti  di vita e di lavoro; 44 % all’Assistenza distrettuale; 51 % all’Assistenza ospedaliera. Nel 2002 la quota destinata all’Assistenza distrettuale dovrebbe raggiungere il 48%,mentre quella destinata all’Assistenza ospedaliera dovrebbe scendere al 47 %. Alle singole Aziende il piano di riparto prevede l’assegnazione totale delle somme in quota  capitaria  a partire dal 2001.

CONTROLLO DELLA SPESA SANITARIA – Dall’analisi dei due sistemi di finanziamento fin’ora utilizzati (quota capitarla per le attività extraospedaliere, DRG o altre tariffe per quella ospedaliera) emerge la necessità di introdurre sistematicamente la metodica del budget, di avviare la contabilità economico-patrimoniale, di attivare la contabilità per ‘centri di costo’, di creare un osservatorio dei prezzi e delle tecnologie. Gli aspetti contabili hanno naturalmente significato se c’è a monte una seria programmazione e pianificazione economica delle aziende con proiezioni almeno triennali.

 Il PSR si chiude con l’impegno di integrare entro 180 giorni dall’emanazione la legislazione regionale vigente con i disegni di legge necessari.

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 Osservazioni

·         Se va riconosciuto a questo Governo di centro-sinistra il merito di aver portato in porto il PSR, il primo dopo più di quindici anni, va anche detto che non c’è stato alcun dibattito 'politico' né in Assemblea né fuori. Le questioni sanitarie più importanti (rete ospedaliera, rete dell'emergenza, dipartimenti di salute mentale...) sono state affrontate "scorporandole" di volta in volta dall'insieme. Risultato: la Sanità in Sicilia appare fortemente disomogenea non solo da ASL ad ASL, ma spesso anche all'interno dello stesso territorio aziendale. Il PIano dovrebbe "razionalizzare" le difformità, assicurando uniformi livelli di assistenza attraverso una politica distrettuale. Ma con 62 Distretti, 9 ASL provinciali e 17 Aziende Ospedaliere tutto ciò sarà possibile?

·         L'esperienza dei SETTORI Sanitari e Amministrativi (ex Legge 30/93) ha prodotto una diffusa "conflittualità" fra sanitari appartenenti alle diverse aree, che dovrebbe poter essere superata dalla riscoperta 'centralità' del Distretto e dall'organizzazione dipartimentale delle varie unità operative. Il PIano non offre elementi chiari per favorire questi processi di integrazione: si avverte 'in giro la tendenza a intendere i Dipartimenti (funzionali o strutturali che siano) come delle 'aggregazioni di categoria", con scarsa propensione a riconoscere l'interdipendenza, gli obiettivi comuni, l'interdisciplinarietà, l'accorpamento secondo criteri di efficienza e di efficacia comuni, la condivisione di risorse finalizzate... C'è la tendenza a intendere i Dipartimenti come delle strutture a verticalizzazione gerarchica con forti attribuzioni organizzative al Direttore del Dipartimento. Del Comitato di Dipartimento (che dovrebbe favorire la partecipazione degli altri dirigenti e delle altre professionalità) solo un accenno e un rimando ad un successivo atto dell'Assessore regionale.

·        Un disegno notevole di programmazione è quello proposto per l'area materno-infantile, con la previsione del Dipartimento materno-infantile, all'interno del quale andrebbero integrate organizzativamente tutte le Unità operative ospedaliere e le Unità Operative territoriali (Consultori familiari, in primo luogo) coinvolte nella salvaguardia della salute delle donne in età fertile e dei soggetti in età evolutiva. Viene ribadita la necessità di individuare uno "spazio" adolescenti appositamente dedicato e di potenziare l'assistenza ai minori sottoposti ai maltrattamenti e ad abuso.

·        I Dipartimenti di Salute Mentale seguono in parte le indicazioni del Progetto Obiettivo Nazionale. Se ne prevedono uno per ogni provincia ad eccezione di Palermo, Messina e Catania, che ne attiveranno almeno due in considerazione della vasta estensione territoriale. Ogni dipartimento sarà articolato in "sottounità" con proiezioni distrettuale o interdistrettale. Il personale previsto è composto da medici psichiatri, psicologi, infermieri, terapisti occupazionali, della riabilitazione psichiatrica e psicosociale, sociologi, pedagogisti, assistentisociali, ausiliari, operatori tecnici di assistenza e personale amministrativo, in ragione di    almeno un operatore ogni 1500 abitanti.

·        Per quanto riguarda la Tutela della salute degli Anziani viene previsto un sistema di assistenza territoriale "a rete" in grado di collegare funzionalmente l'Unità Valutativa Geriatrica, l'Assistenza Domiciliare Integrata, eventuali Centri Diurni Integrati e i servizi di assistenza degli Enti Locali. Di intervento psicologico se ne parla esplicitamente in più punti, ma non viene prevista esplicitamente la modalità di "assunzione" degli psicologi. Su questo punto come per le RSA occorrerà un'azione propositiva costante che sensibilizzi contemporaneamente sia l'ASL che l'Ente Locale proponendo eventualmente procedure di convenzione.

·        Analogo discorso vale per il settore della Riabilitazione: il Piano prevede un'organizzazione di tipo Dipartimentale, a partire da un modello teorico che vorrebbe superare la distinzione tra "riabilitazione medica" e "riabilitazione sociale". Nell'esplicitazione delle Unità Operative e delle modalità concrete di azione, si afferma con chiarezza che il Dipartimento deve creare un raccordo operativo fra le varie componenti territoriali ed ospedaliere, con l'adozione condivisa di regole di comportamento assistenziale, didattico, di ricerca, di educazione e informazione sanitaria.  La componente territoriale è rappresentata da Unità Operative di medicina fisica e riabilitazione distrettuali (comprensive di RSA), quella ospedaliera da UU.OO. di medicina fisica e riabilitazione, di alta specialità (unità spinali, unità gravi cerebrolesioni), di disabilità gravi in età evolutiva, di riabilitazione delle turbe neuropsicologiche, di lungodegenza riabilitative. A promuovere l'azione concertata del Dipartimento dovrebbe esserci un Gruppo multidisciplinare distrettuale per l'handicap. A completamento e integrazione dovrebbero essere potenziata la rete territoriale di strutture quali i centri occupazionali socioriabilitativi, i centri diurni, i centri residenziali e ambulatoriali, i centri per gravi... Un'architettura  che - trattandosi di un PIano Sanitario Regionale - richiederebbe l'individuazione di precise risorse economiche e professionali e la scelta di tempi per la realizzazione: parte questa del tutto carente non solo in questa parte del Piano ma nell'impianto complessivo.


Gli  psicologi  nel  PSR

Di interventi psicologici e di psicologi nel Piano se ne parla in più parti (consultori, tutela della salute mentale, assistenza domiciliare, ospedali, prevenzione, tossicodipendenze, educazione alla salute…) con il riconoscimento e l’attribuzione al Servizio di Psicologia - autonomo, interdistrettuale e alle dirette dipendenze della Direzione Generale – dei compiti di programmazione,  indirizzo, promozione e valutazione di tutte le attività psicologiche dell'Azienda, attività che vengono svolte ed erogate dagli psicologi all’interno delle Unità Operative di appartenenza. Tali UU.OO sono sia quelle afferenti ai vari Dipartimenti, sia quelle presenti o attivabili nel Distretto come Unità operative di psicologia. Questa duplice modalità organizzativa dovrebbe permettere una maggiore flessibilità nella progettazione degli interventi psicologici rispetto agli obiettivi sanitari che il Piano individua e impone. Retriva è invece la posizione del PSR sulla dirigenza. In contrasto con la normativa nazionale e con il Dlgs 229/99 il PSR esclude di fatto lo psicologo dalla possibilità di dirigere Distretti,  Dipartimenti e Unità Operative quali i SerT , prerogativa riservata solo ai medici. Su questo punto l’AUPI – insieme ad altre sigle sindacali della dirigenza – ha presentato formale ricorso al TAR.