NULLA POTÉ IL PAPA
SILVIO ENEA PICCOLOMINI
CONTRO EVERSO DEGLI ANGUILLARA
In quel tempo accadde che gli Anguillarini furono vessati dal
Conte Everso, imprigionati e carcerati per cose da nulla, essendo per ogni sciocchezza
condannati ad anni e anni di duro carcere. Oh, quanti saranno marciti e puramente periti
miseramente in quel torri manieri, dei quali rimane appena qualche vestigio che ci parla
di questi fatti.
Era il periodo del terrore. Di esiliati se ne contavano parecchie decine. Per soddisfare
gli sfrenati e libidinosi appetiti del Barone, quante volte quando una fanciulla saliva
all'altare per far solenne patto con l'uomo amato, veniva rapita, involata e anche uccisa.
Nemmeno il talamo era rispettato, e l'iniquo Signore della .... Ius primae noctis, diritto
della prima notte, faceva assaporare al debole vassallo tradito le ebbrezze dell'amore nel
fondo di una tetra prigione. Alessandro Manzoni ha trattato stupendamente questa
pagina ignominiosa della storia nostra rappresentandoci al vivo le turpitudini di quei
tempi di barbarie e di prepotenza. Finalmente i poveri Anguillarini, volendo scuotere il
troppo gravoso giogo, si decisero di ricorrere supplichevoli al cuore magnanimo del Papa.
Sedeva allora sul Soglio Pontificio Silvio Enea Piccolomini, col nome di Pio II, uomo
tutta santità, di costumi incorruttibili, protettore degli oppressi e fiero nemico dei
prepotenti.
Pertanto gli Anguillarini, decisero di ricorrere alla sua diretta e valevole
intercessione, e si recarono a Roma in buon numero. Quando all'appressarsi della Basilica
Vaticana, e precisamente verso Borgo Nuovo, s'avvidero che il Papa circondato da
Cardinali, era uscito dalla sua Regia, per una breve passeggiata, tutti gridarono soccorso
e si gettarono bocconi, baciando la terra ove doveva passare il Sant'Uomo, chiedendo i
poveri reietti aita per le loro innumerevoli sventure. Il Papa, a tale miserando
spettacolo, rimase oltre ogni dire commosso, e domandato ai Cardinali chi fossero quegli
infelici, e cosa chiedessero, ed avutane certezza, con paterna benevolenza li accolse e li
assicurò del suo sovrano interessamento. Mandò infatti il Papa delle ambascerie al Conte
Everso, ma come sopra si è detto, fra Everso e i Papi non correvano più buoni rapporti.
e per nulla si mosse il fiero barone, anzi raddoppiò in perfidia nel perseguitare i
poveri Anguillarini.
Il Papa allora fece assediare dal suoi soldati il Castello di Anguillara, ma per quanti
ripetuti assalti gli dessero non riuscirono ad espugnarlo, onde gli convenne desistere.
Per questa volta ancora gli abitanti di questo disgraziato paese, dovettero rassegnarsi, a
subire ancora le conseguenze del tempi sempre più foschi e terribili del basso medioevo.
da "Notizie Storiche su Anguillara Riproduzione dell'originale e integrazione delle
conferenze del Cavaliere Antonio Annesi".
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