I campi di concentramento

I campi di concentramento apparvero alla fine dell’Ottocento. I primi furono costruiti dai sudisti durante la guerra di secessione Americana, per deportarvi i prigionieri dell’Unione. Altri furono costruiti dagli spagnoli a Cuba durante la guerra ispano-americana (1889) e in Sudafrica dagli inglesi durante la guerra anglo-boera (1899-1902). Vi fecero ricorso anche gli italiani per fronteggiare la ribellione araba in Libia, dopo il 1911 (vedi guerra italo-turca). Nel 1938 il governo francese ricorse ai campi di concentramento per internare i repubblicani spagnoli rifugiati in seguito alla guerra civile e, poi, anche gli ebrei e gli altri rifugiati antinazisti.

                

Campi di concentramento e di sterminio

Nel 1939 il governo britannico deportò nei campi di internamento i cittadini sospetti di comportamento sleale e i rifugiati provenienti dai paesi nemici. Durante la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti furono internati 70.000 cittadini americani di origine giapponese e 42.000 giapponesi residenti in California. L’istituzione su larga scala di veri e propri campi di sterminio contraddistinse la dittatura di Pol Pot in Cambogia negli anni Settanta. Esempi più recenti sono quelli della ex Iugoslavia, dove dal 1991 in seguito all’inizio delle ostilità fra serbi, croati e musulmani, vennero creati campi di concentramento e di tortura sia da parte dei serbi sia da parte dei croati.