Castello di Sassoforte

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Foto e Storia a cura di Guidoriccio


I resti di Sassoforte di raggiungono dal paese di Sassofortino. Per giungervi si segue la superstrada FI-Siena fino all'uscita Civitella Marittima e si prosegue per Roccastrada prima e Roccatederighi poi.


Il Castello di Sassoforte apparteneva, come gran parte dei castelli maremmani, ai Conti Aldobrandeschi. La più antica citazione è del 1076 e riguarda la donazione di un oratorio (S. Margherita e S. Lucia in Sassoforte) e di altri beni fatta dal Conte Ildebrando Aldobrandeschi alla Chiesa di Montemassi. Gli Aldobrandeschi sono poi ricordati anche nel 1221, quando fu riconfermato dall’imperatore Federico II "il dominio e i diritti" sui loro vassalli fra i quali è citato Uguccione da Sassoforte degli Ardengheschi.

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Tuttavia, in seguito, gli Ardengheschi, signori di Sassoforte, cercarono di affrancarsi dal dominio degli Aldobrandeschi, seguendo una politica opportunistica e sottomettendosi quindi a Siena nel 1254 per rovesciare il potere di Umberto Aldobrandeschi. Da questo momento inizia un periodo di relativa autonomia per i signori di Sassoforte che cercarono di estendere la loro influenza sugli altri castelli dell’Alta Maremma attraverso continue scaramucce con gli Aldobrandeschi e gli altri nobili influenti della zona. Questa politica aggressiva preoccupò alla fine anche Siena che, accogliendo le richieste degli abitanti di Roccatederighi, intervenne militarmente per ricondurre all’ordine i signori di Sassoforte.

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Nel 1328 il condottiero Guidoriccio da Fogliano cinse d’assedio il castello di Sassoforte che in breve tempo capitolò e fu ricondotto a più miti pretese. Della sconfitta ne approfittarono nuovamente gli Aldobrandeschi che, per le passate turbolenze e scorrerie anche a loro danno, dopo aver condotto in catene a Santa Fiora, Ghinozzo - ultimo Conte di Sassoforte - ne ritennero il castello, che fu poi venduto a Siena per 5.500 fiorini d'oro nel 1330. Questa, temendo la forte posizione di questa rocca, ordinò che fossero distrutte le mura ed il cassero mentre le terre furono concesse in enfiteusi agli abitanti al prezzo di 600 lire annue. Nel castello, sebbene distrutte le fortificazioni, continuarono a vivere un consistente numero di persone in condizioni sempre più disagiate. Gli abitanti, decimati dalla povertà e dalla peste, si ridussero a solo 50 persone nel 1353; la rocca, o quel che ne rimaneva, passò quindi in mano ai Salimbeni nel 1368 ma continuò l’inarrestabile degrado finché, nel marzo 1438, il borgo venne declassato a contado e gli abitanti confluirono nel nuovo abitato di Sassofortino.

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Su Sassoforte scese l’oblio dei secoli e la vegetazione ne prese possesso. I resti di questo castello si estendono per l'intera circonferenza della piattaforma riolitica, alla sommità del monte Sassoforte. Le mura, le torri, il cassero, sono costruiti in filarotti di riolite con una buona tecnica e con notevoli particolari architettonici.

Le mura dovevano essere senza dubbio imponenti anche se forse non avranno avuto le stesse caratteristiche lungo tutto il perimetro, data la posizione del pianoro in cui sorgeva il castello, circondato da strapiombi e quindi non facilmente accessibile.

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Verso nord-ovest si trova il cassero; questa è un'alta costruzione provvista ancora della porta di accesso con mensola decorata a motivo vegetale. Sopra questa, due beccatelli per la difesa dell'entrata. Davanti alle mura si trova una costruzione rettangolare corredata da belle finestrelle ogivali ed innesti di volta. Tutto denota una particolare cura, maestria e raffinatezza tanto da individuare un edificio di uso non comune, di dimensioni notevoli e dotato di strutture non frequenti nella zona e certamente fra le più notevoli del comprensorio, a testimonianza della potenza raggiunta dai signori di Sassoforte.

La visita è particolarmente suggestiva per i castagneti secolari che si debbono attraversare salendo a piedi sul monte, per la sensazione di nuove scoperte che danno i vari piani della terrazza riolitica, per le viste panoramiche verso il mare e l'entroterra davvero eccezionali.

 

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