In questo dipinto
Chagall evidenzia l'ebraicità di Gesù,
che qui indossa il filatterio e i tefillin, le fasce della
preghiera, sul braccio. Alla sua destra è raffigurato il rotolo
della Torah.
Mentre moriva sulla
croce, Gesù pronunciò parole tratte dalle Scritture ebraiche:
i Salmi (Sal 22,1).
San Paolo ci dice
che il Cristo è: "della stirpe d'Israele, ebreo da ebrei". (Fil.3,5)
Cosa
pensa un ebreo DOC di Gesù di Nazareth?
Messori intervista
David Fussler, cattedratico di Storia del Cristianesimo all'università
di Gerusalemme, di religione ebraica, autore del libro Jesus,
considerato uno dei massimi esperti sulla figura di Gesù.
"Non gli piace,
poi, il “sinistrismo” di tanti cristiani.
Anche su questo Flusser
non ha dubbi: «Gesù è salito a Gerusalemme per cercare
di salvare la città dalla distruzione, per cercare di distogliere
i suoi fratelli dalle tentazioni rivoltose che avrebbero portato, come
poi si vide, al disastro. Egli è venuto a predicare la rivoluzione
del cuore.
Sono
assurde le teorie che vogliono fare di lui un guerrigliero. La sua predicazione
è sovversiva, certo, ma in senso morale, come capovolgimento dei
valori riconosciuti».
Parlando della morte
di Gesù, nel suo libro c’è una frase che, scritta da un ebreo,
può lasciare perplessi.
Dice, infatti: «Non
abbiamo alcun motivo di dubitare che il crocifisso sia veramente apparso
a Pietro, poi ai Dodici, poi a più di 500 fratelli in una volta,
poi a Giacomo e a tutti gli apostoli. Da ultimo apparve
pure a Paolo sulla via di Damasco».
Che significa, gli
chiedo, questo ammettere la risurrezione da parte di chi non riconosce
la messianicità di Gesù? «Ma anche i discepoli di Giovanni,
pur buoni ebrei, erano convinti che il Battista fosse risuscitato»,
replica. «Stando a Matteo, dopo la morte del Nazareno, molti “santi”
risuscitano.
Anche nei libri ebraici
si parla di altre risurrezioni.
Un
ebreo non può escludere che anche Gesù sia risuscitato, senza
che per questo sia uscito fuori dalla tradizione religiosa del suo popolo».
Continua: «La
risurrezione dei morti testimonia la potenza di Dio: entrambi, ebrei e
cristiani, aspettiamo la risurrezione di tutti per l’ultimo giorno, ma
non escludiamo che per qualcuno Dio decida di anticiparla. Ciò che
ci divide non è il fatto che Gesù sia uscito, da morto che
era, dal sepolcro, ma è l’interpretazione: per i cristiani è
il segno con cui Dio ha riconosciuto il suo Cristo, è la prova che
il Figlio dell’uomo era anche il Figlio di Dio. Noi, ovviamente, non ci
spingiamo a questo: ma il fatto che io personalmente non respinga l’ipotesi
che Gesù sia stato risuscitato è La conferma della stima,
della simpatia con cui guardo a questo grande figlio di Israele».
Ma un’altra sorpresa
aveva in serbo quest’uomo singolare. Stando ai medici, la moglie, da lui
sposata all’uscita dal lager, non avrebbe potuto avere figli. «C’è,
in Austria un santuario mariano dove da secoli si recano a pregare le donne
sterili. Ci andammo anche noi, pregammo: e, in effetti, i figli vennero,
con sorpresa dei dottori».
Ma come? stupisco.
Prima Gesù davvero risorto, poi il pellegrinaggio al santuario della
Madonna. Mi guardò con quell’aria simpatica, un po’ ironica dietro
il faccione bonario:
«Amigo! - replicò
prendendo, al solito, lo spagnolo per l’italiano -Amigo: ha
forse dimenticato che Maria è una delle nostre? Non era per caso
un’ebrea? E allora, perché non le si potrebbe raccomandare
anche una coppia di buoni ebrei?».
Insomma, chi sono
(e, soprattutto, chi dovrebbero essere) i cristiani per lo studioso di
cristianesimo dell’università ebraica di Gerusalemme? «I cristiani,
stando alla Lettera a Diogneto, un documento della Chiesa primitiva, dovrebbero
essere l’anima del mondo, il suo supporto spirituale. Se lo diventassero
davvero. meglio per tutti, anche per gli ebrei."
Dal libro Inchiesta
sul Cristianesimo, SEI, Torino, 1990.
Copyright 1999 Vittorio Messori
Un altro parere: Rav
Kopciovski, rabbino : "Ebraismo e Cristianesimo devono procedere come parallele
convergenti"
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