INSIDER  a cura di Giorgio Croce Nanni

di Michael Mann. Con Al Pacino, Russel Crowe.

Per la sua ultima opera, Michael Mann si è ispirato ad un articolo apparso realmente sul "Washington Post" circa due anni orsono, in cui si racconta di un capo della ricerca e sviluppo di una nota fabbrica di sigarette, di nome Jeffrey Wigand, che viene ingiustamente licenziato e in seguito costretto attraverso ricatti e labirinti burocratici a non rivelare sconvolgenti verità riguardo le sostanze utilizzate per la composizione delle sigarette, che sarebbero andate a distruggere una delle industrie più potenti d'America, che attraverso oscuri accordi è sempre riuscita a non far filtrare tali notizie. Il produttore televisivo Lowell Bergman intuisce che Wigand sa qualcosa ma  non può rivelarlo, e cerca di convincerlo in tutti i modi a parlare, ad un prezzo però altissimo per entrambi. A prestare il volto al disperato Wigand è Russel Crowe, il quale è assolutamente straordinario nella sua performance; se infatti l'attore si era già fatto notare nel bel film di  Curtis Hanson "L.A. Confidential", qui scopre interamente tutte le sue enormi qualità: la sua disperazione, incertezza, il suo coraggio, sono trasmessi allo spettatore tramite piccoli cambiamenti di espressioni facciali, messe in risalto dai frenetici primi piani che la regia gli regala: Michael Mann è semplicemente superbo nel giostrare gli eventi, attraverso generosi piani sequenza con steadycam nervose e movimentate, che ricreano perfettamente il clima da "scoop giornalistico": niente è lasciato al caso, tutto è essenziale alla trama, e i giochi di fuoco che Mann sembra quasi si diverta a fare sono di un'abilità disarmante, e confermano come Mann sia uno dei registi più interessanti, innovativi e impegnati attualmente in circolazione. Anche per questo film, il regista si è valso del supporto di Al Pacino, di cui Mann è grande amico, e anche questa volta il premio Oscar (Profumo di donna) risponde con un'interpretazione perfetta, a cui ci ha ormai ampiamente abituati: ma lo fa senza ingombrare, limitandosi a spalleggiare Crowe formando una coppia praticamente perfetta. Anche se è vero che, come si dice, Al Pacino meriterebbe una candiatura per ogni film che interpreta, resta a nostro avviso uno scandalo la sua mancata nomination. Sacrosante, invece quelle per Crowe, Mann e nondimeno alla strepitosa fotografia di Dante Spinotti, al suo quinto film con il regista, che filtra le immagini con quei colori piuttosto "dark" che danno al film quella indispensabile atmosfera "angosciante" da film noir. Senz'altro uno dei film più importanti della stagione, se non addirittura il più importante, che in America oltre ad aver entusiasmato critica e pubblico, ha fatto scoppiare un'autentica "bomba" a livello sociale e politico.