L'intervento del prof. Nizzi |
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Dirò brevemente perché mi sono applicato a questa
ricerca sull'Istituto S.Carlo.
Perché credo che qui ci siano alcune delle mie radici. Perché sento che la città di Foligno ha ricevuto dal S:Carlo influenze educative e culturali, politiche e amministrative di notevole rilevanza. Perché ho voluto capire come mai tanti uomini, via via da me incontrati, pur di diversa collocazione sociale e ideologica, hanno ricordato e ricordano sempre con simpatia, con nostalgia, con rispetto, quei loro anni giovanili di formazione al S.Carlo. Altre due questioni hanno suscitato in me un certo stupore: come mai tantissimi giovani di Foligno hanno frequentato il S.Carlo? (Basta, infatti, dare uno sguardo all'elenco dei "sancarlisti" degli anni '20 - '40 per capire quanta e quale gioventù ha varcato quel portone sempre aperto e accogliente del S.Carlo, costretto a chiudere solamente di fronte alla stoltezza degli intolleranti, ma sempre in difesa della libertà!); in che modo una formazione essenzialmente educativa e religiosa, come il Circolo S.Carlo affiliato all'Azione Cattolica, ha potuto poi dare impegni così radicali e coraggiosi, quando dopo l'8 settembre, i sancarlisti, "primi tra i primi" - come scrisse Stefano Ponti - diventarono "ribelli" e parteciparono alla Resistenza contro il nazifascismo? E, allora, mi sono chiesto: quale formazione c'era alle loro spalle? Quale esperienza religiosa? Quale maturazione politica?Quale il profilo educativo dei sacerdoti assistenti del S.Carlo? Chi parlò loro di democrazia e antifascismo? Cosa significò la lotta partigiana? Nel rispondere a queste domande, ho cercato di riportare il S.Carlo dal mito (dove tutto era bello, ma sfuocato, distante, indistinto) alla storia, ricercando e documentando un periodo importante della vita di questo Istituto, dando nomi, volti, attività, luci e ombre ai problemi di quegli anni e a quanti ne furono i diretti protagonisti. Una pagina di storia locale, dunque, ma una pagina importante, credo. Di cui però si rischiava la dimenticanza. Per questo ho cercato di raccogliere e verificare quanto già si conosceva del S.Carlo, di reperire più documenti possibili, di ascoltare testimonianze orali e scritte. Un lavoro dunque di raccolta e di sintesi, che non si sottrae comunque alla ricerca di una valutazione complessiva sul ruolo svolto dal S.Carlo nella nostra città, là dove parlo "di crocevia tra chiesa locale e vita cittadina". Comunque, se posso consigliare il lettore, suggerirei di cominciare la lettura del libro dalla seconda parte, quella antologica, così ricca di ricordi e di testimonianze dei protagonisti. Confesso, inoltre, che mi ha stimolato a questo lavoro anche la mia professione di insegnante di storia. La scuola oggi avverte l'urgenza di aiutare i giovani a sviluppare la memoria collettiva, ovvero la capacità di problematizzare il passato e di cogliere la dimensione storica del presente. "Chissà - mi sono detto - che anche le ricerche di storia locale non possano diventare un momento fondamentale della formazione critica di uno studente": dopo tutto, le ipotesi di storia locale, interessanti per ovvi motivi, sono più facilmente controllabili, per cui è anche attraverso indagini del genere che lo studente può diventare consapevole di come si svolge la ricerca storica, mettendolo in contatto con le biblioteche e gli archivi, la certificazione dei fatti e il vaglio delle testimonianze, l'interpretazione dei documenti e l'importanza di una sintesi valutativa, equilibrata e critica. Infine, c'è una speranza,, che è espressa anche dal titolo che gli organizzatori hanno voluto dare a questo nostro incontro: "la memoria per l'impegno". Il ricordare un'esperienza ormai passata e da noi distante, potrebbe richiamarci, tutti, a rinnovare la passione educativa della comunità cittadina - e in essa del S.Carlo - verso il mondo giovanile. Da questo mondo dobbiamo attenderci, favorendolo in tutti i modi, un nuovo protagonismo di idee e di impegno. |
L'intervento del Sen. Alberto Monticone
L'intervento dell'Avv. Giacinto Cecconelli
L'intervento del Prof. Raffaele Rossi
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