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GABRIELE D’ANNUNZIO

Nasce a Pescara nel 1863. Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s’iscrisse alla facoltà  di lettere di Roma. Nel 1883 sposa la duchessa Maria Harduin di Gallese, da cui si separerà nel 1890. Nel 1889 pubblica il Piacere.

Nel 1891, in difficoltà economiche, è costretto a lasciare Roma e i rifugia a Francavilla a Mare presso l’amico Francesco Paolo Michetti. Escono intanto le Elegie romane, il Giovanni Episcopo e L’Innocente. Durante un soggiorno a Napoli conosce la contessa Maria Anguissola Gravina, da cui avrà una figlia, “la sirenetta”.

Pubblica nel 1893 Il poema paradisiaco, Le odi navali, e Il trionfo della morte; nel 1895 Le vergini delle rocce. Nel 1897 si stabilisce a Settignano dove frequenta l’attrice Eleonora Duse. Dal 1897 al 1903, complice il contatto con l’attrice, il poeta si dedica quasi interamente alla produzione teatrale. Nel 1900 pubblica Il fuoco e trasferitosi in Versilia, inizia a scrivere le Laudi, pubblicate nel 1903. Nel 1910 esce il romanzo Forse che sì, forse che no, nello stesso anno lascia l’Italia per stabilirsi prima a Parigi e poi ad Arcachon.

Nel Maggio del 1915 torna in Italia dove è uno tra gli intellettuali interventisti più attivi, partecipa alla Grande guerra come volontario. Costretto all’immobilità in seguito ad un incidente aereo, scrive il Notturno nel 1916. Nel 1917 torna in guerra e guida spericolate azioni aeree, tra cui il famoso volo su Vienna nel 1918. A guerra finita, alla testa dei legionari di Ronchi occupa Fiume (1919) e un anno dopo proclama la reggenza del Quarnaro.
Costretto nel 1921 a lasciare Fiume, si ritira dalla politica attiva e si stabilisce in una villa sul Lago di Garda, “Il Vittoriale degli italiani”. Nel 1924 Mussolini lo nomina principe di Montenevoso. Muore il 1° Marzo del 1938.Come si può notare, la sua vita è stata caratterizzata da un vivere inimitabile e dal desiderio di non rimanere mai nell’ombra. Egli si rivela, prima dei futuristi il letterato più attento alla modernità ed è con Pirandello il primo scrittore italiano ad intuire le grandi capacità espressive del teatro e del cinema e a lavorare per la nascente industria cinematografica.

Una costante di tutta l’opera dannunziana è la sua obbedienza all’estetismo decadente; per lui l’estetismo è aspirazione ad un’esistenza d’eccezione, a fare della propria vita un’opera d’arte.


Collegamenti:

Il Decadentismo - G. D'Annunzio