IL PIACERE

Romanzo scritto da Gabriele D’Annunzio, tra il Luglio e il Dicembre 1888, è l’unica opera della rassegna che non appartiene al novecento, ma che mi sono concesso il lusso di considerarla tale in quanto manifesto del decadentismo italiano. D’Annunzio scrisse tale opera mentre era ospite del pittore Francesco Paolo Michetti, nel “convento” di Santa Maria maggiore a Francavilla al Mare. Il romanzo narra la grande estate del 1902 vissuta da Andrea Sperelli. Questi, aristocratico raffinato e appassionato di arte, nella sua casa di trinità dei Monti attende, dopo due anni di separazione, la sua antica amante Elena Muti, frattanto sposatasi. Elena giunge, ma benchè asserisca di amare sempre Andrea, non vuole riprendere la relazione. Si erano conosciuti in casa di una cugina di Andrea e, superate alcune incertezze solo apparenti, dovute ad una breve malattia di Elena, il loro amore era stato poi reciprocamente chiaro e i due amanti avevano trascorso insieme momenti sublimi, ma una sera, stranamente, Elena aveva detto addio al suo amante.

Ossessionato dal ricordo, Andrea s’era distratto in altri amori; Sfidato a duello da un rivale aveva riportato una grave ferita. La lunga convalescenza lo purifica. Rinasce in lui il culto del bello che esalta in sonetti che viene componendo e si ricrea in gentili e raffinati colloqui con la cugina che lo ospita. Ma un’amica di questa, Maria Ferres, giunge alla villa con la sua bimba per passarvi qualche tempo. Andrea sente il fascino della sua spiritualità e non si trattiene dal palesare i suoi sentimenti. E’ tramite il diario di questa donna che si apprendono questi momenti. A nulla è valso il pensiero del dovere nei confronti della figlia: la personalità di Andrea, l’arte, la cultura, la comunanza degli interessi spirituali, l’hanno portata ad una passione amorosa che annulla la sua volontà. Ma con l’autunno lasciano quel soggiorno.

Maria segue il marito, Andrea riprende a Roma una vita di mediocri piaceri. Ha abdicato addirittura alla propria dignità interiore. A questo punto ritrova a Roma Elena, divenuta per sciogliere difficoltà finanziarie Lady Heathfield. Da lei, in alcuni brevi incontri alcuna promessa. Ma anche Maria è ora a Roma. Andrea sente un acuto desiderio per le due donne: Elena, più sensuale e forse punta da gelosia, gli ha dato di nuovo qualche segno di passione.

L’amore di Maria è invece più spirituale; ma egli la viene persuadendo ai suoi desideri finchè dopo un particolare omaggio di rose destinate a Elena, Maria si lascia rapire il primo bacio voluttuoso. Pur tra oscuri pentimenti e paura di inganni, essa si abbandona sempre più alle carezza di Andrea: ma la vera passione di lui è per Elena e quel nome gli sfugge durante la prima notte d’amore con Maria. Ella fugge inorridita.

Elena ha un altro amante e di Maria non rimangono ad Andrea che alcuni mobili, ricordo di sventura: il marito aveva barato e l’aveva trascinata in povertà. Il romanzo, che rappresenta la piena adesione di D’Annunzio al decadentismo estetizzante e sensuale, suscitò fin dal suo apparire adesioni, avversioni e polemiche. L’autore orienta i lettori verso una sbalordita ammirazione per il bello di cui il romanzo confeziona molteplici immagini, dagli ozi edonistici del protagonista agli scorci monumentali di Roma.