SE QUESTO E’ UN UOMO

Scritto da Primo Levi, a detta di lui stesso allo scopo non di formulare nuovi capi d’accusa, ma per fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dello stato d’animo umano e soprattutto per soddisfare l’impulso e il sogno di raccontare agli altri, di farli partecipi; è la narrazione-testimonianza di uno dei pochi ebrei sopravvissuti all’esperienza del lager, in uno stile sempre equilibrato, asciutto, senza concessioni retoriche e accentuazioni romanzesche. Ma in quanto “scrittura di un’esigenza di liberazione interiore”, il libro ha un aspetto non cronologico e gli episodi si presentano nella successione filtrata dal ricordo. Con la cattura avvenuta ad opera della milizia fascista il 13 Settembre 1943 e la successiva deportazione “viaggio verso il nulla” nel campo di Buna Monowitz, presso Auschwitz, durata fino al Gennaio del ‘45, l’autore inizia il racconto della sua prigionia, dell’atroce rituale all’ingresso del lager, (denudamento, rasatura, tosatura, doccia, vestizione), della sua riduzione a numero, dell’internamento in una baracca, mentre al suono di Rosamunda e di varie marce, i prigionieri ritornano in parata dai campi di lavoro.

La vita ha qui un ritmo obbligato: “uscire e rientrare, lavorare, dormire e mangiare;ammalarsi, guarire o morire”. In questo vivere risaltano colti nella loro essenzialità, le figure dei compagni di sventura: l’ebreo polacco Ich Schlome, l’austro-ungarico Steinlauf con la sua filosofia della sopravvivenza (“una facoltà c’è rimasta e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso”); il giovanissimo Null Achtzehn, cioè Zero Diciotto, divenuto ormai un involucro, incapace di ogni reazione; L’ebreo polacco Schmulek, suo vicino di letto in infermeria, considerato inguaribile e quindi selezionato per la strage; il giovane Alberto, il suo migliore amico, studente universitario dotato di intelligenza e di istinto; il polacco Resnyk, suo compagno di letto e di lavoro; lo scaltro e robusto studente alsaziano Jean, fattorino scritturale del Kommando; L’operaio Lorenzo che gli dona una sua maglia e per sei mesi gli porta un pezzo di pane, che l’aiuta a sopravvivere; Arthur e Charles, due francesi conosciuti durante l’ultimo ricovero in infermeria, con cui l’autore divide le estreme ore di prigionia e le gioie della liberazione. E si susseguono, in una scansione tragicamente nitida e precisa, le immagini dell’atroce sofferenza: lo scambio delle bacinelle tra i dissenterici, allo scopo di guadagnare qualche giorno di infermeria e vincere così i rigori dell’inverno; la Borsa, il mercato dei “disperati della fame”, dove si fa baratto do tutto per poter avere in cambio del cibo in nome della sopravvivenza.

Accanto ai “sommersi” ci sono i “salvati”, e quattro sono le storie emblematiche, che l’autore ci presenta, di coloroche sono riusciti a raggiungere la salvezza: da Schepschel, che si è ridotto a vivere di espedienti spiccioli e saltuari, di furti; ad Alfred, un tempo ingegnere ed industriale, diventato funzionario del campo grazie alla sua rigida disciplina interiore, senza pietà per sé, né a maggior ragione per i compagni ; da Elias Lindzin, un nano muscoloso e forzuto dalla cui persona emana un senso di vigore bestiale, capace di fare mille lavori,, di rubare ad arte, quasi un esemplare umano idoneo al modo di vivere del lager;: ad Henri, giovane intelligentissimo e poliglotta, abile a studiare le circostanze e ad applicare i tre metodi per sopravvivere: l’organizzazione, la pietà ed il furto.

Si snodano poi attraverso la memoria gli ultimi episodi significativi della prigionia dello scrittore: l’esame di chimica per diventare specialista e ottenere così la salvezza, le tragiche selezioni periodiche per la camera a gas, l’attesa dei russi durante l’inverno del ‘44, il bombardamento del campo mentre, malato di scarlattina, l’autore si ritrova degente in infermeria, l’abbandono della zona da parte delle SS in fuga, la morte atroce del compagno Somogyi, tragico preludio dell’arrivo dei russi liberatori. Fu tradotto in varie lingue tra cui il tedesco ed ebbe un grande e immediato successo di pubblico. Oggi è considerato un classico della letteratura della Resistenza.