Mentre si vanno smantellando i Parchi Nazionali con leggi suicide per l’ambiente (mettendo ulteriormente a repentaglio la qualità della vita di tutti e di tutte) e mentre si va a rendere folle la legge sulla caccia crediamo importante ospitare queste brevissime riflessioni  sulla tematica in questione e inventare per il futuro una rubrica  ricca e plurale per valorizzare le battaglie ambientaliste. In questi giorni DP (nel Lazio e in Liguria intanto) sta aderendo attivamente ai comitati per il SI al referendum contro l’elettrosmog e numerose sono le iniziative in cantiere. SI all’allargamento dei diritti del Lavoro e dell’articolo 18 e SI ad una società a misura di uomo e di donna… e intanto bombe assassine cadono sul pianeta in nome del profitto e dell’arroganza cinica di una minoranza spietata.

Edoardo Nucci e Maria Antonietta Artusa

 

I PARCHI NAZIONALI

di Angela Nucci

I parchi nazionali Italiani sono un grande patrimonio naturale, storico e culturale. I primi parchi nazionali istituiti sono stati il Gran Paradiso nel 1922, il parco Nazionale d’Abruzzo nel 1923, il Parco nazionale del Circeo nel 1934, il parco nazionale dello Stelvio nel 1935 e il parco nazionale della Calabria nel 1968, trasformato in parco nazionale della Sila nel 1997. Ai parchi storici più noti si sono affiancati molti nuovi parchi che ampliano il territorio delle aree protette. La conservazione della natura è un obiettivo primario per la salvaguardia delle aree protette. I parchi nazionali sono spazi per la tutela delle specie animali e vegetali e soprattutto per l’uomo che può imparare a conoscere il valore degli ambienti naturali ancora integri. Conoscere la storia dei parchi nazionali è molto importante per poter apprezzare la bellezza degli ambienti naturali dei paesaggi protetti. Le culture antiche si sono evolute per millenni in ambienti naturali determinando un paesaggio che è il risultato dell’opera della natura e di quella dell’uomo. Dal dopoguerra in poi l’urbanizzazione, l’industrializzazione e l’ampliamento della rete stradale hanno trasformato il territorio con un processo inarrestabile. Molti terreni agricoli sono stati coperti dall’asfalto e dal cemento creando seri problemi per l’agricoltura tanto per fare un esempio e, spesso, al di fuori di qualsiasi programmazione degna di questo nome. Inoltre la proposta di legge che intende aprire la caccia nei parchi nazionali modificando la legge quadro sulle aree protette (394/91) nonché la legge sul prelievo venatorio (157/)2) è stata nuovamente posta all’ordine del piano della Commissione Ambiente delle Camere. La relazione presentata alla Commissione, a supporto delle proposte, adduce motivazioni piuttosto gravi basandosi sulla considerazione che “l’esercizio della caccia deve ritenersi compatibile con la protezione faunistica e della natura” e che “ il rapporto non è conflittuale e spesso accade, infatti, che l’esigenza dell’equilibrio ecosistemico richiama l’intervento e la presenza del cacciatore; quando si riconosce la presenza eccessiva di una particolare specie, dapprima si valuta, la numerosità della popolazione animale in questione con ricerche di campo e dopo s’interviene basandosi su metodi scientifici per non disturbare le specie presenti sul territorio.

La caccia nei parchi nazionali italiani potrebbe significare l’inizio di un lento ma graduale impoverimento di tale patrimonio. La caccia diviene, per questa via, il proseguimento di uno sparare più in alto che ha tra i suoi bersagli il patrimonio ambientale nel suo insieme. Siamo davvero in tempi di crisi della ragione e la politica delle armi sembra non avere limiti e richiama a drammi assai grandi quali appunto le “maledette” guerre in corso.