15° Congresso Fisascat Cisl

 

 

 

Tesi Fisascat per il 15° Congresso

 

TRACCE DI DISCUSSIONE PER IL DIBATTITO CONGRESSUALE

La Federazione Nazionale reputa più conducente, vista la complessità dei temi e dei problemi che l’Organizzazione ha di fronte, proporre brevi tracce di discussione, anziché Tesi organiche e preordinate. Tali tracce, saranno utili al dibattito del gruppo dirigente e dei lavoratori, a tutti i livelli: nei luoghi di lavoro, nei congressi territoriali e regionali di federazione. Dibattito dal quale si  opererà una sintesi che costituirà, le Tesi da discutere al Congresso Federale, e che al contempo rappresenterà un contributo al dibattito ed ai Congressi di strutture orizzontali ai vari livelli.

Tale scelta, implica una visione e quindi un contributo al dibattito confederale, più strettamente rivolto ai temi ed ai problemi della Categoria, in una logica di arricchimento del confronto e di valorizzazione delle strutture federali a tutti i livelli.

Globalizzazione

E’ il risultato dello sviluppo inarrestabile delle nuove tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, che ha permesso l’internazionalizzazione della produzione e la circolazione dei beni, servizi e capitali in tempo reale.

E’ un fenomeno per il quale l’attività economica tende sempre meno a svolgersi all’interno dei sistemi economici nazionali. Non solo le forze economiche si muovono con orizzonti sempre meno coincidenti con quelli Nazionali, ma la dimensione del mercato viene in qualche modo contrapposta a quella degli stati. La crescita delle relazioni internazionali, l’estensione dei mercati è andata tanto avanti da essere diventata una caratteristica saliente – e non più marginale – dei sistemi economici.

I processi di globalizzazione sviluppano la tendenza della domanda a diventare sempre più omogenea, sia dal punto di vista dei comportamenti che da quello specifico dei consumi. I consumatori sono sempre meno influenzati dalle tradizioni locali e diventano sempre più omologabili tra di loro. Le Aziende, anche quando sono di piccole dimensioni, sono in grado di effettuare la produzione non solo nel territorio di origine dell’impresa ma anche in tutte quelle localizzazioni che appaiono alla stessa impresa, convenienti per una qualche loro caratteristica.

Dentro l’evoluzione del pianeta, l’era della globalizzazione dell’economia ed i processi sociali avvenuti, anche il paese Italia ha subito notevoli cambiamenti in questi ultimi anni. Questo: sul piano demografico, nell’integrazione razziale, sugli stili e le aspettative di vita, sulle abitudini alimentari, sulle forme di comunicazione, sul modo di produrre beni e servizi, sull’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, sulle forme di lavoro, sul divertimento e lo svago, sulla consapevolezza del sapere, sul benessere fisico e psichico delle persone e sulle relazioni sociali e familiari.

In altre parole: ci stiamo incamminando su un “sentiero” che ci conduce verso una società sempre più flessibile, dinamica e tecnologica. Essa, infatti, incrementa le necessità di servizio, alle persone, alle imprese ed alla collettività.

La Fisascat, Categoria di servizio per eccellenza nella Cisl, sarà quella che dovrà attrezzarsi meglio per rispondere ai nuovi bisogni e per ricoprire quel ruolo che gli compete, nell’ambito della propria sfera d’influenza, dentro la stessa Confederazione, nei confronti delle controparti padronali e nella società.

Tale ruolo è molto ampio: se solo per un attimo mettessimo a fuoco i settori di competenza (Commercio, Turismo e Servizi) nell’evoluzione delle società moderne ci sarebbe da riflettere a lungo.

Tutto ciò, tra l’altro, sta avvenendo dentro processi d’unificazione europea e con il Paese Italia che continua a camminare a due velocità.

 

Il processo di mondializzazione e globalizzazione attraversa  in maniera trasversale anche i settori rappresentati dalla Fisascat, con particolare riferimento al terziario avanzato, al Commercio (e-commerce, logistica virtuale, ecc), al turismo, ecc.

Le stesse Aziende, come ad esempio la Grande Distribuzione ed il settore alberghiero, non sono più aziende nazionali ed il sindacato assiste ai continui cambiamenti degli assetti societari delle stesse, a causa delle continue acquisizioni, delocalizzazioni e fusioni che incidono sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro.

Le stesse normative, sulle tutele, sul lavoro e sulle regole del mercato si internazionalizzano, europeizzandosi, sempre di più ed “espropriando” di potere legislativo i singoli Stati membri. Tutto ciò ha indubbie “ricadute”  sul modello di Stato Sociale, sull’Organizzazione del Lavoro e sulla Contrattazione.

Alla Globalizzazione, non è possibile  contrapporre vecchi “strumenti” di difesa e di tutela dei diritti dell’Uomo e dei lavoratori.

La Nazioni Unite ed il movimento sindacale internazionale, rivendicano la governabilità della globalizzazione e la rifiutano se incapace di ridistribuire ricchezza, potere e sapere.

In questo scenario, la Fisascat, attraverso le Organizzazioni sindacali internazionali alle quali aderisce – UNI, UITA e ITF – rivendica una globalizzazione sociale, rispettosa dei diritti fondamentali dell’uomo e del lavoratore, così come definite dalle Convenzioni dell’Organizzazione del Lavoro contro il lavoro minorile ed il lavoro forzato, per la libertà di associazione sindacale, il diritto alla contrattazione, la parità tra uomo e donna. Da ciò l’impegno etico-sociale di definire con imprese multinazionali, i codici di condotta.

Tra il pensiero unico della globalizzazione e le manifestazioni di Seattle e Nizza, ci sono i corpi intermedi della Società, c’è la Fisascat e la Cisl, c’è il localismo programmato, c’è la vocazione internazionale della Cisl e delle sue Federazioni.

La Fisascat ha partecipato alla costituzione di 30 Comitati Aziendali Europei che, da una dimensione embrionale di un coordinamento europeo dei rappresentanti dei lavoratori, si stanno trasformando in organismi capaci di esprimere negoziazione.

I sindacati Europei, unitamente ai Comitati Aziendali Europei, devono diventare sempre più soggetti collettivi e strumenti capaci di innescare il meccanismo di contrattazione e partecipazione dei lavoratori. Tale processo sarà aiutato dalla definizione dello Statuto della società europea, che sarà varato a breve.

Allungare le strategie, accorciare l’azione, deve diventare sempre più uno slogan che sintetizza l’ “essere” della Federazione, della Cisl , del Sindacato, in una logica contrattuale ed organizzativa che colga sempre più la dimensione strategica della presenza transnazionale per la rilevanza sempre più cogente sul versante legislativo ed al contempo sviluppi un’azione locale e decentrata, sempre più vicina ai bisogni ed agli interessi dei lavoratori.

In questo quadro la società civile organizzata (Associazionismo) deve assumere sempre più ruoli di controllo e di partecipazione alle scelte economiche, politiche e culturali, riconfermando la

scelta della Concertazione, non come metodo, ma come Politica.

Partecipazione al reddito di impresa da parte del reddito da lavoro (Democrazia Economica) e Sussidiarietà, sono obiettivi strategici delle politiche della Fisascat.

 

L’uomo, la famiglia, l’associazionismo, la società, l’economia

 

L’uomo nel mondo globalizzato e del benessere conosce l’angoscia: angoscia di fronte alla crisi economica, alla disoccupazione, alla guerra, alla malattia, alla vecchiaia, all’isolamento, alla morte. La persona umana trova la propria pienezza, solo nel contatto con gli altri, ma spesso - nel contesto sociale in cui si trova, caratterizzato da incomunicabilità ed omologazione culturale e di pensiero – subisce processi di livellamento e di immaturità, che sempre più caratterizzano una società di individui massificati. Gli uomini vivono sempre più gli uni accanto agli altri senza rapporti tra di loro, portano avanti i loro monologhi e si chiudono in se stessi: “Nessuno conosce l’altro, ognuno è solo” (H. Hesse).

Il materialismo sempre più invasivo, trova il vero antidoto, nella socialità insita nell’uomo, che lo porta a dar vita a  organismi associativi di natura essenziale quali la famiglia, associazioni, ecc.

In questo quadro, lo sviluppo di ogni forma associativa ed in particolare di quella sindacale diventa obiettivo primario della Federazione, non solo e non prioritariamente per ciò che riguarda la sua dimensione “organizzativa”, ma soprattutto per la rilevanza politica che assume in un mondo sempre più tendente all’individualismo esasperato. Così come diventa indispensabile il recupero della “dimensione spirituale dell’uomo” e quindi di valori quali l’amicizia e la solidarietà.

L’uomo è tutto intero “corpo” e tutto intero “spirito” (Il Personalismo - E. Mounier), lo è in ogni espressione della propria natura e deve sempre più esserlo nel mondo del lavoro.

La famiglia è la cellula fondante la società umana ed in tal senso la Fisascat-Cisl  pone al centro delle proprie politiche la valorizzazione di questo nucleo fondante la società, respingendo ogni utopia sociale od economica che vuole tentare di distruggerla.

In tale dimensione, la Fisascat-Cisl reputa deleterio ed illusorio, ogni programma economico e sociale che non abbia riferimento solido ad una visione di uomo che corrisponda realmente alla dignità ed al bene della persona umana. L’economia di mercato, se è condizione necessaria, non è tuttavia sufficiente per un progetto credibile di sviluppo autenticamente umano. Il libero mercato, in quanto appartiene alla categoria dei mezzi, si giustifica solo in relazione ai fini che permette di conseguire ed ai valori che consente di realizzare.

La sfida che ci pone di fronte l’economia globalizzata, è quella di  realizzare sempre più – e non meno – processi collettivi di decisione e sempre più  - e non meno – azioni cooperative. Azioni che devono avvenire per il tramite dello Stato, ma, sempre di più, attraverso le articolazioni della società civile. In questo senso, va perseguita la realizzazione di modelli di impresa come “comunità di uomini” e come “comunità di lavoro”. L’impresa è un organismo che deve offrire la possibilità a tutti coloro che vi partecipano, non solo di guadagnarsi da vivere per sé e per le loro famiglie, ma anche di sviluppare le loro facoltà, per la costruzione di una società più giusta e solidale.

 

Assetti contrattuali e politica Organizzativa

 

La Fisascat-Cisl ritiene indispensabile trovare un giusto equilibrio tra il decentramento contrattuale ed organizzativo ed i processi di globalizzazione economica, contrattuale e sociale in atto,

In questo contesto il decentramento contrattuale va valorizzato e recuperato nel rispetto delle precedenti esperienze di contrattazione di 2° Livello, per meglio rispondere alle esigenze dei lavoratori del settore, con particolare attenzione alle specificita’ regionali, territoriali ed aziendali.

Si ritiene pertanto necessario avviare un percorso sperimentale per attuare il decentramento contrattuale e coerenti azioni formative e di sostegno dello sviluppo della contrattazione.

Tali processi stanno determinando un nuovo sviluppo dei servizi, settore prioritario della new economy: la tradizionale demarcazione tra settori merceologici scompare progressivamente; tutti i settori del terziario diventano sempre più “servizi”; il settore si caratterizza per la prevalente occupazione femminile; le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rimodellano il concetto tradizionale di prestazione lavorativa e più in generale il modello di società si sviluppa su una diversa concezione della gestione del tempo.

La Federazione, conferma la centralità del Contratto Nazionale di Lavoro, come strumento di garanzia dei diritti dei lavoratori ed al contempo come mezzo di alto valore solidaristico.

Il Contratto Nazionale dovrà diventare la cornice generale di garanzia per tutti i lavoratori/lavoratrici, contenendo i minimi di equità salariale per tutto il Paese ed al contempo dovrà dare un quadro di riferimento snello, rispetto sia alla normativa di tutela, che a quella professionale.

E’ necessario perseguire, un forte decentramento contrattuale che potenzi, rafforzi e sviluppi ulteriormente il ruolo dei livelli territoriali. In tal senso vanno sperimentate, su decisione della Federazione Nazionale, nuove forme negoziali decentrate, su modelli sperimentati, che colgano le peculiarità territoriali (previdenza, mutualità, qualificazione e formazione continua) e le specificità aziendali (avviamento al lavoro ed occupazione, O.d.L., tempi di vita e di lavoro, attraverso la gestione degli orari, professionalità, salute, sicurezza, salario).

La Formazione continua, dei dirigenti e dei delegati sindacali, gestita centralmente e localmente, con l’apporto di enti e società esterne, ad alto contenuto professionale, deve diventare sempre più strumento di professionalizzazione e di supporto alla contrattazione di 1° e 2° livello.

La globalizzazione dell’economia, impone altresì un deciso potenziamento della presenza dell’Associazionismo sindacale nei luoghi deputati all’assunzione delle decisioni, sia private che istituzionali, anche attraverso i comitati aziendali europei o nuove ulteriori forme di rappresentanza.

In particolare, la politica macroeconomica determinata a livello europeo (moneta unica, stabilità economico-finanziaria, tasso di inflazione rigido, azzeramento dei costi legati ai cambi monetari, impossibilità di ricorrere alla svalutazione della moneta), influenzerà sempre di più i contesti entro i quali si collocano le contrattazioni collettive a livello nazionale e decentrato.

In un contesto macroeconomico così rigido, l’accentuarsi della concorrenza spingerà le imprese ad avvertire l’esigenza di organizzare la contrattazione aziendale a livello europeo e di rivendicare maggiore flessibilità della prestazione lavorativa, maggiore produttività e contenimento del costo del lavoro.

La Fisascat sostiene e sosterrà sempre di più un mercato di regole e solidale, partecipando, anche, al coordinamento europeo della negoziazione collettiva, promosso dalle Federazioni Sindacali Europee. Per favorire la vera dimensione sociale del mercato unico, bisogna passare dal dialogo sociale settoriale, non più idoneo a dare risposte concrete al mercato del lavoro europeo, alla concertazione ed alla contrattazione collettiva a livello sopranazionale.

La Fisascat riafferma la propria contrarietà ad un utilizzo indiscriminato e non concertato ai livelli istituzionali competenti, ed in relazione alle specificità territoriali delle aperture domenicali.

Diventa indispensabile, sperimentare nuove forme di contrattazione che colgano la dimensione europea sociale, territoriale ed aziendale.

Diventa necessario un incisivo confronto con i livelli istituzionali, Europeo, nazionale  e locali, per il mantenimento e l’avanzamento delle migliori condizioni di lavoro, definite nella contrattazione. In relazione agli orari commerciali e al lavoro domenicale, a tre anni dall’emanazione del decreto 114/98 (decreto Bersani) si profila la necessità di un’analisi sullo stato di applicazione della normativa: vanno valutati gli effetti sul sistema distributivo, sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro degli addetti.

Va verificata la necessità/opportunità di intervenire per una modifica della normativa in funzione di un maggior sostegno alla concertazione in relazione alle decisioni da assumere a livello locale, e per una maggiore cogenza delle disposizioni legislative prevedendo sanzioni più adeguate nei confronti di chi le rispetta. La nostra contrattazione deve trovare il modo di adeguarsi ai nuovi scenari che si sono venuti a creare con l’utilizzo più assiduo del lavoro domenicale da parte delle imprese commerciali.

Al contempo favorire il miglioramento delle stesse condizioni economiche e normative per le/ dipendenti dei settori dei servizi alle imprese ed alle persone, del no-profit, delle cooperative sociali, delle pulizie, delle mense e della vigilanza che operano con sistema degli appalti.

La Federazione ha dimostrato ampiamente di saper tutelare, consistenti pezzi del Terziario, siano essi strutturati che polverizzati. Diventa ormai, non più procrastinabile, la necessità di individuare unitamente alla Confederazione, gli ambiti e le competenze contrattuali, di una  Federazione come la nostra che si candida a rappresentare il Terziario Privato, nel suo complesso. In tal senso, considera necessaria la decisione Confederale di intraprendere un percorso di dialogo e di confronto con la Federazione dei Trasporti ed al contempo giudica negative modifiche Statutarie, tendenti ad “appropriarsi” di settori e di comparti, ricadenti nelle sfere di applicazione contrattuale, da sempre tutelati dalla Fisascat e potenzialmente rappresentabili, visto il processo di privatizzazzione in atto nella pubblica amministrazione e di esternalizzazione di interi segmenti dei servizi (logistica, ecc.) dell’industria .Il modello contrattuale ed il modello organizzativo dovranno realizzarsi in stretta sinergia per cogliere e conseguire, in modo adattabile, le innovazioni e le nuove opportunità di sviluppo del ruolo della Federazione.

 

Problemi settoriali e contrattuali

 

Appalti

Molti settori di competenza della Federazione, lavorano con il sistema degli appalti.

La deregulation, porta con se un fenomeno dell’utilizzo dell’appalto gestito senza regole, con il massimo ribasso, nei settori più disparati e di conseguenza la speculazione e lo sfruttamento ai danni di una sempre più vasta area di lavoratori, la cui caratteristica diventa la peculiarità e la variabilità di condizioni. Il fenomeno procede incontrollato, sia nel comparto pubblico che privato, dandosi forme di legalità dovute agli spazi di legislazione carente o completamente assente e nascondendosi spesso dietro una patina di equivoca democrazia partecipativa, tramite la forzata imposizione dell’accettazione della figura giuridica del socio-lavoratore.

Tale politica, conduce inevitabilmente, al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti e della qualità dei servizi forniti, alla mancanza di tutela dei

Consumatori-utenti (le fasce più deboli della società). Bisognerà, inoltre, produrre atti, impegni e/o convenzioni sulla materia, aprendo anche tavoli di confronto con le diverse controparti, pubbliche e private, al fine di sensibilizzare, condizionare e concertare i meccanismi di definizione delle gare e di assegnazione degli appalti, in tal senso vanno proposte sempre più certificazioni liberatorie della Bilateralità e degli Enti istituzionali di Prevenzione e Repressione.

Va inoltre, sviluppato e definito un quadro normativo ai vari livelli, che da un’organica analisi sul “sistema degli appalti”, modifichi e completi, migliorandola, l’attuale legislazione, ricostruendo – con gli organismi istituzionali – una regolamentazione della materia, che sappia porre la dovuta attenzione anche alle necessità del lavoro, come ad esempio: il definitivo superamento della distinzione dei trattamenti fra socio-lavoratore e lavoratore dipendente, il mantenimento della continuità di condizioni, l’esclusione dalla gara per offerte posizionate al di sotto dei parametri contrattuali, ecc.

E’ necessaria una normativa di legge che assegni alle parti il compito di definire un accordo quadro, nei vari settori e che preveda un ruolo determinante anche degli Enti Bilaterali per certificare l’applicazione dei contratti, in virtù della inscindibilità delle norme ivi stabilite., garantendo così l’occupazione in qualità e quantità. L’azione combinata – legge, protocolli, contratti – deve essere orientata al superamento delle cause che determinano l’anomalo fenomeno dei continui cambi di appalto e stabilisca regole imperative per la gestione degli effetti, dei cambi stessi.

Il campo di azione, deve coinvolgere il legislatore, le parti sociali, gli appaltanti e gli appaltatori privati e pubblici.

Bilateralià

L’impegno dell’intera Federazione, ai vari livelli, deve essere quello di completare, 

su tutto il territorio ed in tutta la contrattazione, la realizzazione degli strumenti di bilateralità: Enti Bilaterali, Commissioni Paritetiche e Commissioni di Conciliazione ed Arbitrato).

La Contrattazione deve, inoltre, integrare le attuali materie assegnate dai CCNL agli Enti Bilaterali, con la realizzazione di:

 

Per ciò che riguarda la formazione e la sua dimensione demandata sempre più  alle autonomie locali dalla legislazione, diventa pressante la necessità di un maggior collegamento della bilateralità provinciale, anche attraverso la costituzione di organismi bilaterali di coordinamento, ad hoc. Ciò si impone anche, alla luce delle tematiche legate al funzionamento degli Osservatori degli Enti Bilaterali.

 

 

Democrazia economica

La fase storica che il mondo sta vivendo, vede l’affermazione ormai netta, del modello capitalistico ed al contempo le società pluraliste occidentali manifestano tutta la loro insufficienza nella realizzazione di quegli ideali di libertà, uguaglianza e democrazia – anche economica – che hanno rappresentato e rappresentano gli ideali dell’età moderna.

Il libero mercato, ha assunto, unilateralmente, il ruolo di fine non di mezzo, che consente la realizzazione di tali valori.

L’economia internazionale globalizzata, “costringe” il capitalismo italiano a modificarsi profondamente.

In tale quadro, riconfermare la Concertazione, non significa scegliere un medico, bensì una politica di portata strategica, nel modo di governare la complessità della società.

Scegliere la Concertazione, significa ridisegnare le relazioni sociali, fializzandole ad una democrazia più partecipata, significa far contare i soggetti organizzati della società (corpi intermedi), nelle decisioni future del Paese.

La concertazione deve sempre più svilupparsi su tre livelli: Europeo, nazionale e territoriale, confermando la scelta di allungare le strategie e accorciare l’azione.

La politica concertativa, serve soprattutto a non dare mano libera – nell’era della globalizzazione - alle forze del Capitalismo finanziario e non, nel controllo dell’economia di mercato, senza tener conto dei valori e degli interessi sociali.

Il mercato europeo è visto dai mercati internazionali, come unica entità economico-finanziaria e tanto più sarà forte e stabile, tanto più attirerà investimenti stranieri. La aziende, quindi, dovranno dimostrare come intendono remunerare il capitale investito: il valore dell’azione societaria diventerà sempre più, l’obiettivo centrale delle imprese europee, che quindi, per ricercare finanziamenti, tenderanno a rivolgersi sempre più, alla borsa, piuttosto che alle banche

Ecco perché diventa indispensabile l’attivazione di un processo di democrazia economica, che realizzi la partecipazione dei lavoratori alle scelte, alle strategie dell’impresa ed al proprio futuro occupazionale, sviluppando così un reddito non solo frutto del proprio salario, ma anche dal rendimento delle azioni delle proprie aziende. La stessa scelta di legare parte consistente del salario alla produttività, necessita di strumenti atti a

controllare la stessa produttività e quindi la necessità di stare nei luoghi dove si prendono le decisioni.

Previdenza Integrativa

La previdenza Integrativa è strettamente legata alla democrazia economica. I fondi di Previdenza nascono, per quanto riguarda i settori  rappresentati dalla Federazione, da intese contrattuali nel terziario, nel turismo e nei servizi.

Ad una platea che conta milioni di dipendenti non corrisponde lo sviluppo delle adesioni ai fondi di previdenza costituiti. Se da un canto le controparti imprenditoriali e l’incertezza legislativa hanno funzionato da freno nei confronti dell’espansione della previdenza integrativa complementare al sistema previdenziale pubblico, è indubbia la necessità di un maggiore impegno da parte delle strutture dell’organizzazione e degli uomini della Federazione. Su questa partita si gioca un pezzo importante del ruolo futuro dell’intero movimento sindacale e dello stesso modello partecipativo fortemente voluto dalla CISL in tutte le sue componenti verticali e orizzontali.

Il Lavoro che cambia, il Lavoro che manca

Organizzare e tutelare i “nuovi lavori”, diventa, per la Fisascat, un impegno per l’avanzamento delle condizioni di vita e di lavoro di tali nuove figure professionali. Interinale, call center, commercio elettronico, telelavoro, parasubordinato, professionals, i nuovi lavoratori del commercio ambulante, gli agenti ed i rappresentanti che cambiano, i promotori finanziari e di servizi, animatori ed accompagnatori turistici, lavoratori socialmente utili, addetti al volontariato, ecc, sono tipologie legate alla trasformazione di un mercato del lavoro in cui si vanno affermando, accanto ad alte professionalità, anche e soprattutto nuove modalità di impiego con prestazioni regolari, non a tempo pieno, caratterizzate da forte disagio lavorativo, che pone precisi interrogativi ad una Federazione come la Fisascat, che da sempre rappresenta, il polverizzato e pezzi del mondo del lavoro al confine tra il lavoro subordinato ed il lavoro autonomo.

La situazione del nostro Paese è caratterizzata da “due italie”, una del Nord caratterizzata da sviluppo e lavoro ed una del Sud dove si concentra il più alto tasso di disoccupazione. L’una ha bisogno dell’altra: il Centro-Sud ha bisogno del Nord e delle risorse prodotte in quelle regioni; ill Nord ha bisogno del Sud per affermare il proprio ruolo propulsivo in Europa e nel mondo.

Il Nord deve costruire le convenienze per la competizione, il Sud le convenienze per gli investimenti..

Diventano fondamentali, in una logica di vero decentramento contrattuale, le questioni delle flessibilità concertate e contrattate, del lavoro, della qualità, dei confronti istituzionali, della bilateralità, del livello al quale trasferire poteri su tematiche precise.

 

 

L’emergenza occupazionale al Sud impone - attraverso politiche concertative e la programmazione  negoziata, per costruire le convenienze agli investimenti – il varo contrattato di flessibilità fiscali, salariali (salario di ingresso, accordi di emersione) del mercato del lavoro.

Il rischio di costante “precarizzazione”, va affrontato alzando il livello della sfida, affrontando le aziende e l’intero sistema produttivo, sul terreno della qualità, rendendo così, la risorsa umana un’opportunità, non un vincolo.

Solo così si riesce a realizzare un “circuito virtuoso” di tutele più forti per le professionalità ed i settori più marginali dell’attività produttiva ed al contempo una qualificazione maggiore dell’azione sindacale, creando così le premesse di quella che con uno slogan potrebbe essere definita “la buona occupazione”.

 

 

Le convenienze per gli investimenti, il governo dei flussi di finanziamenti pubblici, le politiche della formazione continua, l’emersione del lavoro nero e grigio, il rispetto delle norme di legge e di contratto, necessitano di politiche e di tavoli permanenti di concertazione tra parti sociali e soggetti istituzionali.

 

Qualità di vita e di lavoro

L’evolversi di un mercato globalizzato e della new economy, lo sviluppo dei servizi, la maggiore competitività e il progressivo inserimento delle donne nel mercato del lavoro impongono una nuova gestione del tempo.

La grande evoluzione che stiamo attraversando è legata al fatto che la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro non è più un’esigenza del singolo individuo o della singola famiglia, ma diventa esigenza sociale quindi collettiva.

La società evolve verso un sistema di orari non più standardizzato, con evidenti ricadute sulla qualità della vita privata e della vita professionale.

L’obiettivo è quello di sincronizzare, attraverso la contrattazione e la concertazione a tutti i livelli, tempi di vita, tempi di lavoro, tempi di cura dei bambini e degli anziani, tempo libero e tempi delle città.

La Fisascat si impegnerà ad attuare l’applicazione e a promuovere la legislazione di sostegno, come la 53 dell’8 marzo 2000, a ad incidere per via contrattuale su un’organizzazione del lavoro che riesca a soddisfare le nuove esigenze di chi lavora.

La Fisascat e l’unità competitiva

 

L’analisi della società, la concezione dell’associazionismo e del suo ruolo nella società, nell’economia, nella politica, la concertazione, il modello partecipativo, la Bilateralità, il modello contrattuale, la concezione della Rappresentanza,  lo stesso modello organizzativo e politico del Sindacato, ci distinguono sempre più dalle altre organizzazioni sindacali.
Se l’obiettivo dell’unità dei lavoratori resta come strategia da perseguire, dobbiamo realizzare sempre più un’unità competitiva.

Le “mediazioni” spesso forzate o forzose, devono tramutarsi sempre più, in confronto di idee, di progettualità diverse, di concezioni diverse dei modelli di rappresentanza ad iniziare dalla Rappresentanza sindacale, che non può mortificare e men che meno annullare la dimensione associativa delle singole federazioni.

La Fisascat, crede fortemente, in una radicata rappresentanza sindacale nei posti di lavoro e sul territorio.

In tal senso, essa va riprogettata recuperando il valore dell’associazionismo e rivedendo il modello movimentista  a favore di un modello associativo e partecipativo.

La Rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, attraverso le varie forme,  non è concepita come “contropotere” alle strutture sindacali a tutti i livelli, bensì strumento integrato di partecipazione e di democrazia, non avulso dalla dimensione associativa del sindacato.

 

 

 

 

 

 


 

DATI ISTAT

 

 

Popolazione residente

57.679.955

Maschi

28.003.302

Femmine

29.676653

Statura media in centimetri (iscritti nelle liste di leva)

174,44

Abitanti per chilometro quadrato (media nazionale)

191

Famiglie

22.004.024

Componenti per Famiglia

2,7

Matrimoni (per mille abitanti)

4,8

Coppie con figli (1998)

46%

Coppie senza figli (1998)

21%

Genitore solo con figli (1998)

8%

Altre famiglie (1998)

3%

Persone sole (1998)

22%

Saldo migratorio annuo (iscr. e canc. Residenze registrate nel territ.)

101.394

Saldo naturale (eccedenza o deficit di nascite rispetto alle morti)

-34.114

Speranza di vita, femmine (in anni)

82,0

Speranza di vita, maschi (in anni)

75,8

Numero medio di figli per donna

1,20 (dato provvisorio)

Spesa media mensile anno 1999 Nord ( in migliaia di lire)

4.466

Spesa media mensile anno 1999 Centro ( in migliaia di lire)

4.175

Spesa media mensile anno 1999 Sud ( in migliaia di lire)

3.352

Spesa media Nazionale anno 1999 (in migliaia di lire)

4.043

Spesa sanitaria anno 1999 in miliardi di lire

154.309

Spesa sanitaria privata sul totale

26,8%

Indice dei prezzi al consumo (variazione luglio 2000)

2,6

Telefono cellulare, media in Italia per 100 famiglie (anno 1999)

48,3

Personal computer, media in Italia per 100 famiglie (anno 1999)

23,1

Licenza elementare (popolazione di 6 anni e più anno 1999)

38%

Licenza media (popolazione di 6 anni e più anno 1999)

30%

Laura e diploma universitario (popolazione di 6 anni e più anno 1999)

6%

Diploma (popolazione di 6 anni e più anno 1999)

21%

Qualifica professionale (popolazione di 6 anni e più anno 1999)

5%

Procedimenti giudiziari in materia di lavoro, previdenza e assistenza 1° grado (anno 1998)

213.382

Procedimenti giudiziari in materia di lavoro, previdenza e assistenza 2° grado (anno 1998)

39.188

Lavoro subordinato, procedimenti giudiziari (anno 1998)

50.621

Lavoro autonomo, procedimenti giudiziari (anno 1998)

3.337

Previdenza ed assistenza, procedimenti giudiziari (anno 1998)

156.181

Altro, procedimenti giudiziari (anno 1998)

3243

Durata media  procedimento 1° grado, in giorni

744

Durata media  procedimento 2° grado, in giorni

856

Occupati, in migliaia d’unità (anno 1999)

20.692

Persone in cerca di lavoro, in migliaia d’unità (anno 1999)

2.669

Persone disoccupate, in migliaia d’unità (anno 1999)

980

Persone in cerca della prima occupazione,in migliaia d’unità (anno 1999)

1.096

Occupati nei settori, Commercio alberghi e ristoranti, in migliaia d’unità anno 1999

4.047

Occupati nel settore dei servizi alle imprese, in migliaia d’unità anno 1999

1.336

Occupati,  settore agricoltura anno 1999

5,5%

Occupati, settore industria anno 1999

32,6%

Occupati, settore servizi anno 1999

61,9%

Punti vendita distribuzione, anno 1999 (fonte Mark Up)

106.111

Ipermercati e supermercati, anno 1999 (fonte Mark Up)

7.053

Discount, anno 1999 (fonte Mark Up)

2.106

Su perette, anno 1999 (fonte Mark Up)

5.952

Libero servizio, anno 1999 (fonte Mark Up)

15.718

Tradizionale, anno 1999 (fonte Mark Up)

75.282

Stranieri residenti in Italia censiti

1.270.553.

Maschi stranieri censiti

690.239

Femmine straniere censite

580.314

Permessi di soggiorno (01-01-99) Nord

585450

Permessi di soggiorno (01-01-99) Centro

334.056

Permessi di soggiorno (01-01-99) Sud

171.314

Matrimoni con almeno un coniuge straniero (in percentuale)

5% (dato ultimo 1997)

 

 

 

 

I Temi della CISL per il 14° Congresso