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 ATTILIO
 
 

DUE CONTADINI DIVENTATI PAZZI PER L'IMPROVVISA EREDITA'

  Subito dopo l'ultima guerra, (questa è una storia vera, cambierò i nomi per ovvie ragioni di privacy) Ettore e la Mara, erano due contadini come tanti altri.
Ettore, quando aveva munto le sue mucche e fatte due forme di cacio e una ciotola di ricotta da vendere in città, e guadagnare cosi poche lire, gli sembrava di toccare il cielo con le mani.
La Mara guadagnava qualcosa vendendo qualche uova ed ogni tanto alcuni polli, coi loro guadagni riuscivano a raccimolare una buona minestra tutti i giorni, e vivevano in gran contentezza e amore.
   Avvenne per caso che , avendo costoro un congiunto il quale era fattore, e aveva messo da parte con quel lavoro una discreta quantità di quattrini, quando questi morì, e non avendo più stretti parenti
che ereditasserò, tocco a loro l'eredità di questo lontano parente.
La Mara e Ettore, andarono insieme a prendere l'eredità, parecchie centinaia di migliaia di lire, (quando le lire valevano ancora qualcosa) il notaio presente ricorda ancora che quando videro tutti quei soldi incominciarono a tremare, e le parole gli uscivano mozze dalla lingua, presi i soldi, partirono in fretta per essere a casa per tempo, temendo che in sul far della notte qualche ladroncello gli assalisse: il qual pensiero non avevano avuto mai. E cosi camminando e ragionando insieme del bel dono avuto, e lodando l'anima del lontano parente, parve alla Mara che la via le cominciasse ad appesantire le gambe, non ricordando più ch'ella spesso, andava al mulino parecchi chilometri distante con un sacchetto di molti chili, ora vuata e scarica incomincio a lamentarsi e disse :
   " marito mio, non vedo l'ora di essere a casa; io non so che cosa ho oggi, ma le ginocchia non mi reggono più, e non so perchè siamo venuti cosi lontano a piedi".
   Ettore rispose che anche egli era stanco; e incominciarono a dire che da ora in poi avrebbero preso un cavallo per potere spostarsi senza faticare così. Tra questi ragionamenti giunsero al loro casolare, alla cui vista...la Mara disse al marito:
   "Io non so, marito mio, se io abbia le travveggole, o sia la lunga strada ad avermi indebolito la vista, mi pare che questa casa si sia impicciolita".
   "E' vero " rispose Ettore " mi pare cosi anche a me, ma di sicuro è quella di prima;ma il cielo mi ha fatto tanta grazia che ad ogni modo usciremo da questa spelonca". cosi dicendo entrarono, e gli parve di affogarci dentro.
    Una larga parte della sera la passarono a contare i soldi, lamentandosi di non avere altro che un lume a petrolio, ma promettendosi che prima possibile, avrebbero avuto la luce elettrica, e finalmente riposero il loro tesoro in un cassone, dove tenevano, zucche, sementi di rape e cavoli; e fatto spazio ai denari chiusero il coperchio a chiave, provando varie volte se si era chiuso bene. Lasciarono per tutta la notte il lume acceso, temendo tutti i ladri del mondo; e pensando ai soldi non riuscirono a chiudere occhio tutta la notte.
   Trascorsero una settimana sempre con quei pensieri, parlando a bassa voce su quello che avrebbero dovuto fare, sempre con la paura che si spargesse la voce di tutti quei soldi. Finalmente, assuefandosi un pò alla vista dei denari, e avendo fatto rinforzare da un fabbro la serratura della cassa e della casa, decisero di prenderne un pò e di andare in città a fare compere.
   Chiusa prima ogni finestra, ogni porta, partirono per la città ove non appena vi furono giunti, si invogliarono di tutto quel che vedevano, e compravano un pò qua e un pò là.Così andando, invogliandosi e comperando, passarono per caso davanti alla bottega di un rivenditore di roba vecchia, il quale oltre a parecchi mobili, aveva anche molti quadri da vendere, vedendoli la Mara con molto diletto li fissò con due occhi spalancati, meravigliandosi di vedere delle figure che somigliavano così bene alle persone vive. Ettore, che amava affettuasamente la moglie, e cercava per quanto poteva di compiacerla, per farle cosa gradita, all'improvviso, toccato da un altro capriccio, si voltò verso il bottegaio, il quale con due suoi garzoni aveva visto arrivare questi due nuovi sciocchi, e gli disse: " Scusi, avresti mica tra tutte queste vostre cose un ritratto per mia moglie? " La Mara arrossi, le batte forte il cuore, e ringraziò con un ghigno il marito della finezza; anche egli ghignò verso di lei quasi dicesse: " Vedi se io so essere gentile ! " Il bottegaio, a cui scoppiava il cuore dalla gran voglia di ridere, rispose di si, ce ne aveva proprio uno che sembrava proprio essa medesima; e, dato ordine hai suoi garzoni, andarono dietro alla bottega, e poco dopo ritornarono portando con se una Giuditta bella e giovane, la quale eveva dietro a se una serva nera con un sacchetto in una mano con dentro il capo di Oloferne.
    " Voi vedete " disse il bottegaio, " questa giovane è la moglie vostra, pare la stessa". Al marito che guardava or la moglie e or la tela, ora gli sembrava che fosse la moglie e dopo un secondo gli sembrava diversa, dopo un altro secondo si convinceva che erano uguali, come diceva il negoziante; ma la Mara che la vedeva bella, affermava di si, e che l'era tutta lei, non le mancava che la parola; siccome il marito voleva essere cortese ( come sempre d'altronde ), rivoltesi alla moglie, le disse:
   " Comperando io questa cosa per te, io intendo che tu ti abbia ad appagare liberamente; e poichè a te pare che la ti assomigli, io la comprerò. Anzi nel vero che, guardando più attentamente, mi pare che sia quasi vero, e che quella sia la mia moglie medesima. Ma io non so quello che si abbia a fare quell'altra femmina con quel sacco e perchè la mia moglie abbia a tenere una spada in mano ".
    " Questi " rispose il negoziante, " sono capricci del pittore. Quella donna che voi vedete cosi nera, è la tentazione, e in quel sacchetto sono rinchiusi i peccati; e la moglie vostra, che buona e santa mi pare, tiene quella spada in mano, minacciando la tentazione che, s'ella mai sciogliesse il sacco, le troncherebbe il capo " .
    " Oh bella ! esclamò allora la donna; io giuro al cielo che codesto pittore fu indovino ".
    " Quanto vuoi di questo ritratto di mia moglie ? " disse Ettore al bottegaio con le lacrime agli occhi per l'allegrezza. In un secondo fu concluso l'affare, per non so quanti soldi, e si portarono a casa la Giuditta, e dicevano a tutti che era la Mara, la quale combatteva contro la tentazione. Ma per quanto ne so, io non dirò altro, solo un ultima cosa: dopo pochissimi giorni si dimenticarono della loro prima condizione, di onesta miseria, e come se quei denari fossero stati scienza, nobiltà e ogni altra cosa, a poco a poco montarono in gran superbia; e volendo in ogni cosa comportarsi come i cittadini, Ettore e la Mara in pochissimi anni ritornarono a povertà, e oggidi quasi disperati e beffati da ognuno che li conosce.


 
 
 
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