INEDITI
POESIA
I TRE TRUFFATORI
 

 

 
 
 
 
 
 
 

      Un contadino conduceva a Bagdad una capra:cavalcava un asino; lo seguiva

una capracon un campanuzzolo al collo. Tre truffatori videro passare questa piccola
carovana, e di subito se ne invogliarono. Disse l'uno:
"Che si ch'io(scommettiamo che io ndr) trafugo a colui la capra in modo, che non
me la richiederà mai più?"
"Ed a me" disse l'altro "dà l'animo di rubargli l'asino sul quale è montato."
"Oh veramente gran valanteria!" disse un terzo "che ne direste voi che io intendo
di spogliarlo dal vestito, e ch'egli me ne sappia grato?".
Il primo gaglioffo, seguendo il viaggiatore pian piano, a passo passo, slancia con
destrezza il campanuzzolo dal collo della capra, l'appiccica  alla coda dell'asino,
e se ne va colla preda.
L'uomo, cavalcando l'asino, ché tuttavia avea sempre dietro di  sé il suono del
campanello, non dubitava punto che la capra non gli fosse dietro. Di là ad un tempo
si volta. Si può pensare ch'egli ebbe meraviglia di non vedere più la bestia ch'era
con da lui condotta al mercato per venderla: ne domanda notizia ad ognuno che passa.
Gli si affaccia il secondo mariuolo e gli dice:
"Ho ora veduto da quel canto di quella viuzza colà un uomo, che fuggìa traendo seco
una capra".
Il contadino smonta in furia dall'asino, e gli dice:
"Di grazia, abbilo in custodia, te ne prego". E là da a gambe dietro al ladroncello
da quella parte dov'ei credeva che fosse andato. Dappoiché egli fu andato correndo
qua e colà buon tempo, ritorna trasudato, e per colmo di sfortuna non vede né asino
né custode. I nostri due truffatori erano già andati bene avanti, contentissimi ognuno
di essi della sua preda; il terzo attendea l'uom credenzone, standosi ad un pozzo
appoggiato, donde avea di necessità a passare. Il truffatore traeva guai altissimi,
dolendosi con tanta passione, che a colui, il quale avea perduto asino e capra,
venne tentazione di accostarsi ad uno che gli parea a dismisura afflitto, ed
accostandosi gli disse: "Che vi disperate voi tanto? io so che voi non avrete tante
disgrazie, quante sono le mie:
"ho perduto due bestie, il prezzo delle quali avrebbe stabilita la mia fortuna: l'asino e
la capra mia mi avrebbero fattoricco un dì".
"Oh , vedete perdita ch'è questa!" ripiglio il ladroncello.
"Avreste voi mai, come io,lasciata cadere in questo pozzo una cassettina piena
di diamanti, che io ebbi in commissione di portare al cadì? Io sarò forse impiccato
per ladro".
"Or voi che non andate giù nel pozzo?" ripigliò il contadino "Non è già si profondo".
"Oimè! io non ho destrezza che basti" ripigliò il truffatore " " e voglio piuttosto andare
pericolo di essere impiccato, che annegandomi da me, come sono certo che
avverrebbe: ma se ci fosse alcuno che volesse prestarmi questo servigio, volentieri
gli darei dieci monete d'oro".
Il povero gabbato ringrazio il profeta Maometto che gli mettesse innanzi così bella
opportunità di guadagno che potea ristorarlo della capra e dell'asino, e disse:
"Or bene, promettete a me le dieci monete d'oro, ed io vi riacquisterò la cassettina".
Detto fatto: si tragge di dosso i vestiti con tanta destrezza, e si calò nel pozzo,
che il truffatore vide benissimo che appena avea tempo d'impadronirsi della sua preda.
Il contadino, giunto al fondo del pozzo, non vi trovo la cassetta, e risalito di là fu
chiarito della sua disgrazia: vestiti, asino ,capra, avevano prese tre strade diverse,
e lo sventurato loro padrone poté con grandissimo stento appena trovar luogo e genti
sì caritatevoli, che si contentassero di rivestirlo.


GGOZZI



 
 
 
 
 
 


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