INEDITI
NARRATIVA
POESIA
MIETITORI
 

Nella sala d'aspetto era tutto un bivacco di mietitori; distesi sul pavimento, accoccolati, addossati, uomini e femmine, donne vecchie e donne giovani, mangiavano, fumavano, dormivano, con un gran senso di riposo in ogni atto, come se fossero su piume. Qualche viaggiatore brontolava contro quell'usanza durata per tanti anni nella stazione di Roma, di lasciare albergare là dentro le comitive dei braccianti arrivate con gli ultimi treni della sera. Inciampavano nei loro sacchi, nei loro utensili, nei loro piedi. Si elevava l'odore delle membra affatticate, un sentore caldo e aspro di lavoro umano, un fortore di vesti, di carne, di cuoio, di respiri. Ma su tutto vinceva lo strato d'aria serena, che si alzavada quella folla. Una giovine beveva acqua ad un fiasco, con gli occhi socchiusi, come se bevesse un rosolio. Un'altra donna dava latte a un bimbo: la pelle del viso e delle braccia era arsa, quasi dovesse sfogliarsi. Un gagliardo, terreo, batteva i denti per malaria, col volto che pareva chiuso in un maschera d'odio; un vecchio, con la silice affilava un falcetto, come per affettuosa consuetudine; un altro vecchio che mangiava, col ronchetto da una mano e con una fetta di pan di granturco dall'altra, senbrava che conpiesse un sacramento ad ogni lento taglio di boccon di pane. Su tutta la folla stava il silenzio, continuava lo stesso silenzio delle opere dei campi, quando ilsole grava sopra le nuche. Guardavo quelle capigliature secche, arrossate, aggrovigliate quasi da una fiamma di calore, e sentivo in me stesso l'esaltazione per la forza di quei cervelli semplici, che avevano resistito a tanto sole. Un altra volta la suggestione degli uomini semplici si impadroniva di me. Attendevano, quelli, tranquillamente, incuranti del tempo, senza guardare certamente, come invece facevo io, l'orologio in alto, nel fregio della biglietteria; tranquillamente, come avrebbero aspettato in un campo di grano, ovvero, all'alba, a lungo, dinanzi alla porta ancora chiusa di un forno. E attendevano forse da ore e ore, come nella notte sotto il cielo avrebbero atteso la nascita del sole, e come nel meriggio sotto un albero avrebbero atteso la ripresa del lavoro.
 
 
 
 


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