Bilancio d'esercizio

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Stato patrimoniale
Conto economico
Nota integrativa

 

Il Bilancio d’esercizio è la sorgente primaria di informazione aziendale e  fonte di comunicazione dei dati aziendali per i terzi. Il bilancio si presenta come documento di derivazione giuridico, contabile e amministrativo nel quale in forma chiara veritiera e corretta vengono esposti secondo corretti principi contabili e secondo il dettato degli articoli previsti nel codice civile i valori  inerenti alla situazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell’impresa, alla fine di ciascun esercizio amministrativo.


Esso risulta composto di tre parti, fra di loro  inscindibili;

a) Lo Stato Patrimoniale;

b) Il Conto Economico;

c) La Nota Integrativa.

Lo Stato Patrimoniale espone i dati relativi alla situazione patrimoniale e  finanziaria (parzialmente) dell’azienda.
Il Conto Economico elenca i ricavi di competenza realizzati ed i costi sostenuti per ottenerli evidenziando, per contrapposizione il reddito dell’esercizio
La Nota integrativa, terzo prospetto, svolge un importante ruolo cognitivo, illustrativo e informativo sulle fasi più importanti che hanno caratterizzato la gestione dell’anno e soprattutto spiega i dati contenuti negli altri due prospetti di bilancio.
Stato patrimoniale e Conto economico, prospetti contabili per antonomasia, fotografando i valori (fondi) relativi al momento in cui vengono redatti, non consentono di cogliere la dinamicità dell’impresa. A questo scopo assumono molta importanza i bilanci cosidetti speciali (bilanci infrannuali di fusione, trasformazione, cessione), il documento relativo al calcolo del Patrimonio circolante Netto e soprattutto il Rendiconto finanziario (documento che analizza le variazioni o flussi dei finanziamenti e investimenti in modo dinamico). La valenza di tali "allegati" è  interna e esterna e la frequenza con cui si redigono nell’arco dell’esercizio è strettamente connessa alle dimensioni aziendali ed al tipo di attività svolta. Le imprese bancarie, per esempio, compilano un bilancio giornaliero.
 

PRINCIPI DI REDAZIONE

L’espressione usata nel definire il bilancio come uno strumento di derivazione giuridico - contabile sottolinea che i principi da seguire nella stesura del bilancio riguardano sia criteri di natura giuridica che contabile. Questi ultimi si basano sull’osservanza di tecniche ragioneristiche che e di rilevazione dei fatti di gestione per garantire l’esatta applicazione di una chiara e corretta contabilità nel suo aspetto più generale possibile.
I principi giuridici scaturiscono  cod. Civ. Che li contempla agli articoli 2423 e 2423 bis. Il primo articolo considera imprescindibili per la redazione del bilancio i requisiti della chiarezza, correttezza e veridicità.
Il principio della chiarezza ha come scopo la facilità di lettura da parte dei terzi e si estrinseca attraverso l’integrazione dei valori con opportune informazioni inserite nell’allegato al bilancio e la redazione del rendiconto finanziario.
A tale proposito, il DL 9/4/91 n. 127 ha introdotto nel nostro ordinamento notevoli modifiche, legate sostanzialmente alla struttura del documento con applicazione a partire dal bilancio redatto al 31/12/93. Con tali norme, lo Stato Italiano ha sostanzialmente recepito la IV Direttiva CEE che, come tutte le altre, del resto mira ad un allineamento degli Stati membri verso comportamenti e modelli comunitari.
Il requisito della veridicità del Bilancio intende rimarcare che i dati in esso contenuti devono essere assolutamente reali cioè riferirsi alla gestione appena conclusa e non a ciò che magari si ritiene opportuno far trasparire all’esterno.
Il principio della correttezza, infine, si estrinseca attraverso l’applicazione corretta delle stime attinenti alcuni valori.
La compilazione del documento non può prescindere dall’osservanza di ulteriori criteri, non meno importanti dei precedenti quali la prudenza, la continuità e la competenza.
La prudenza mira ad evitare una sopravvalutazione delle poste dell’attivo ed il cod. civ. vi provvede stabilendo la rigorosa osservanza di alcuni criteri di valutazione, mentre sotto l’aspetto economico il principio trova applicazione in quanto nel CE bisogna inserire i meri ricavi ottenuti e i costi anche solo previsti.
L’osservanza del principio della continuità è fondamentale per l’estrapolazione di informazioni sull’andamento dell’impresa sia dal punto di vista storico che prospettico. Mantenere il più possibile immutati nel tempo i principi di valutazione, infatti, consente di armonizzare il presente con il passato senza contare che permettono ipotesi di proiezione nel futuro in visione del perdurare dell’attività aziendale.
Il principio della competenza si riflette sul reddito in quanto comporta che i costi ed i ricavi vengano imputati all’esercizio in chiusura indipendentemente dalla rilevazione della loro manifestazione finanziaria.

LO STATO PATRIMONIALE

Nello Stato Patrimoniale, prima dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, i valori venivano elencati senza alcun ordine prefissato e ciascuna azienda si regolava sulla base del piano dei conti adottato; oggi, invece, occorre seguire un modello uniforme come sancito all’art. 2424 del cod. Civ. Il prospetto deve essere redatto a stati comparati, cioè accanto ai valori dell’esercizio in chiusura devono iscriversi anche quelli relativi all’esercizio precedente, risolvendo, almeno in parte, il problema della staticità del documento. Inoltre, l’attivo e il passivo si compilano seguendo il criterio della liquidità ed esigibilità crescente; questo significa che per gli impieghi si inizia dall’attivo immobilizzato per poi procedere con le rimanenze, i crediti e le liquidità immediate. Allo stesso modo per le fonti si comincia con il Patrimonio Netto che è il Capitale permanente dell’impresa e non va trascurato il principio della destinazione economica.
Entrambe le sezioni sono divise in gruppi ciascuno dei quali contrassegnato da una lettera dell’alfabeto. Successivamente, per maggior chiarezza, alcuni gruppi vengono suddivisi per categorie omogenee distinte, questa volta, da un numero romano.
In un ulteriore livello i valori vengono distinti da numeri arabi e, in qualche caso, sono previste ulteriori specifiche contrassegnate da lettere minuscole dell’alfabeto; per cui lo schema conclusivo dello Stato Patrimoniale diventa il seguente:

 

	Stato Patrimoniale (ART. 2424)	
           ATTIVO							
							
A) Crediti verso soci							
        							
B) Immobilizzazioni							
    I - Immobilizzazioni  immateriali							
       						
           							
   II - Immobilizzazioni Materiali							
       							
     						
  III - Immobilizzazioni Finanziarie							
       					
C) Attivo circolante							
     I - Rimanenze							
      						
    II - Crediti							
      						
         							
   III - Attività finanziarie							
      						
   IV - Disponibilità liquide							
      						
						
D) Ratei e risconti							
        di cui disaggio su prestiti							
							
     Passivo						
						
A) Patrimonio netto:						
  					
						
B) Fondi per rischi e oneri:						
    					
						
C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato						
						
D) Debiti						
    				
E) Ratei e risconti						
        di cui aggio su prestiti						
						
					


Il primo punto dell’attivo raccoglie i crediti verso soci per quote che essi hanno sottoscritto, ma non ancora versato. Una ulteriore notizia viene fornita riguardo ai decimi già richiamati dagli amministratori e che si convertiranno in liquidità sicuramente all’inizio dell’esercizio successivo.
Per le immobilizzazioni materiali ed immateriali viene evidenziato il loro valore residuo in quanto i fondi d’ammortamento devono portarsi in diretta diminuzione dei fattori pluriennali cui si riferiscono.
Nell’attivo circolante, il magazzino viene tenuto distinto dalle liquidità differite ed immediate rispettando come ti ho già detto il criterio della liquidità crescente. Inoltre, per i crediti, distinti in base ai soggetti verso cui si vantano, al netto dei fondi rischi e svalutazioni, vanno indicati gli importi da esigere oltre l’esercizio successivo.
Fra le liquidita immediate, oltre ai depositi bancari e postali ed i valori in cassa, spicca la voce assegni che in passato era unificata con il conto cassa.
In relazione al punto D) vorrei fosse superfluo rammentare che i ratei attivi si riferiscono a quote di ricavi di competenza dell’esercizio, ma la cui manifestazione finanziaria avverrà in quello successivo. I risconti attivi, invece, concernono quote di costi di competenza del futuro esercizio, ma la cui manifestazione finanziaria (non solo riscossione) è già avvenuta in quello in chiusura. Sempre al punto D) va inclusa anche la perdita per emissione di obbligazioni avventua sotto la pari e ancora da ammortizzare.
Il passaggio dai valori contabili a quelli di bilancio non è del tutto immediata perchè bisogna considerare il principio della destinazione economica sul quale incidono sia le scelte gestionali del passato che i piani programmatici previsti per il futuro. Concentrati un momento sulle rimanenze di materie prime e vedrai che ti sembrerà tutto più semplice. Infatti, se le rimanenze verranno inserite nel processo produttivo è indubbio che verranno incluse tra le rimanenze dell’attivo circolante, se però fungono da scorta permanente verranno inserite tra le immobilizzazioni alla stessa stregua di qualsiasi bene destinato a permanere nell’azienda per più periodi amministrativi. Anche i macchinari, oltre a trovarxsi nella loro collocazione naturale tra i beni a fecondità ripetuta, nel momento in cui l’impresa ha deciso di disfarsene potrebbero entrare a far parte delle rimanenze come qualsiasi bene destinato alla vendita.
Nel passivo assume indubbio significato l’inclusione, tra le varie voci del Patrimonio Netto, della perdita d’esercizio che, giustamente non viene considerata più come una posta da sistemare nell’attivo al solo scopo di rappresentare in pareggio lo Stato Patrimoniale. E’ chiaro che in presenza di peridte l’importo del Patrimonio scaturirà da una somma algebrica.
La separazione dei debiti per TFR dall’indebitamento globale dell’azienda sottintende, a mio avviso, una ulteriore chiarezza nei confronti dei terzi scorporando le somme che, in genere gli amministratori utilizzano nel momento in cui attuano un politica di autofinanziamento.
Anche i debiti vanno raggruppati a seconda dei soggetti con cui sono stati contratti e delle scadenze fornendo, sebbene in maniera indiretta, le indicazioni necessarie sull’indebitamento a breve e a medio-lungo termine.
L’ultimo punto, come per l’attivo prevede l’inserimento dei ratei e risconti passivi. I primi si riferiscono a quote di costo dell’esercizio, ma la cui manifestazione finanziaria si avrà in futuro. I risconti sono, invece, quote di ricavo con menifestazione finanziaria già avvenuta, ma la cui competenza concerne il reddito dell’esercizio successivo.

 

IL CE

Anche il CE come sancito all’art. 2425 del cod. Civ. Assume una configurazione differente rispetto al passato.
Allora si denominava Conto delle perdite e dei profitti ed elencava, in due separate sezioni, ma senza alcun ordine preciso, i costi insieme con le rettifiche dei ricavi da una parte e, nell’altra sezione i ricavi con le rettifiche di costi. Funzionava, dunque come un grande mastrino che raggruppava in dare le rimanenze iniziale, i costi e rettifiche dei ricavi , mentre in avere conteneva i ricavi, le rettifiche di costi e le rimanenze finali che sono pur sempre rettifiche di costi però venivano in un certo senso tenuti a parte visto che si diceva che il conto profitti e perdite funzionava a costi, ricavi e rimanenze bilanciando, infine con il reddito d’esercizio.
Oggi, il Conto econimico assume la configurazione a scalare cioè alle due sezioni accostate si sostituisce un lungo elenco che, partendo dai ricavi tipici dell’esercizio ed aggiungendo ricavi e sotraendo costi distinti per tipologia, permette di ottenere graduali risultati del reddito mettendo in risalto i risultati delle diverse gestioni aziendali. Di queste abbiamo avuto modo di parlare in più occasioni comunque te le ricordo: caratteristica, finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale. Una ulteriore differenza concerne le rimanenze di magazzino. Il loro valore, infatti, non è più distinto fra le rimanenze iniziali e rimanenze finali, ma discende dalla diferenza tra i due importi determinando un incremento, nel caso in cui le Rimanenze finali siano maggiori rispetto alle rimanenze inizialie un decremento nel caso opposto. E’ ovvio che il risultato finale di queste successive somme algebriche rappresenta l’utie o la perdita dell’esercizio in chiusura.
Perchiarezza e per avere un punto diriferimento mentre ti spiego ancora alcuni aspetti ti riporto il contenuto del conto economico così come previsto dal codice cevile.
L’attuale configurazione fornisce indubbiamente delle informazioni più complete sulla gestione economica dell’impresa.In particolare, il risultato dell’attività tipica dell’impresa che permette di vagliare la sua propensione a produrre reddito; l’entità degli interessi passivi corrisposti per il ricorso al credito evidenzia indirettamente una situazione finanziaria caratterizzata da sottocapitalizzazione. Eccessivi guadagni da capitale, invece, potrebbero far supporre un imminente ampliamento e/o ammodernamento dell’azienda che impiega momentaneamente i fondi disponibili aspettando il momento propizio per l’investimento.Ritengo improbabile, infatti che si tratti di sopracapitalizzazione dovuta , all’atto della costituzione si abbondi nella quantificazione del capitale occorrente e/o che parte di esso rimanga non utilizzato nel futuro.

					CONTO ECONOMICO	
						

A) 	Valore della produzione:					
										
B)	Costi della produzione:					
										
  Differenza tra valore e costi della produzione (A - B)
											
C) 	Proventi e oneri finanziari:					
										
D) 	Rettifiche di valore e di attività finanziarie:					
 										
E)  	Proventi e oneri straordinari:					
 										
 Risultato prima delle imposte (A-B+-C+-D+-E)											
	22) imposte sul reddito dell'esercizio					
	26) utile (perdita) dell'esercizio					
						
 

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