La battaglia di Malacoda

Cinquecento anni fa e per la precisione il 20 maggio 1498, si combattè la battaglia di Malacoda, chiamata da alcuni storici anche di S.Regolo, dal nome dell’antico castello che sovrastava la Val di Conella. La battaglia si svolse nell’ambito della guerra allora in atto tra Pisani e Fiorentini e che ebbe la durata, con alterne vicende, di ben quindici anni, dal 1494 al 1509.
Succintamente le fasi della battaglia si svolsero così: i Fiorentini, comandati da Ranuccio da Marciano, capitano generale, e da Guglielmo de’ Pazzi, commissario dell’armata accampata a Pontedera, informati dalle vedette, che erano dislocate a Collesalvetti, a Poggio alla Guardia, al Merlo e nello stesso castello di Santa Regolo, che i Pisani erano transitati dalla via Maremmana, che appunto passava per la val di Conella, per andare a far razia di bestiame nella zona di Bibbona, decisero di tagliar loro la strada del ritorno e scelsero per l’imboscata il punto più stretto della valle. I Pisani, o, per meglio dire i Veneziani che, alleati dei Pisani, fornivano in quel momento il maggior numero di armati per la difesa di Pisa, erano comandati da Iacopo Savorgnano.
Nel frattempo, però, un’altra armata uscì da Pisa, al comando di Tommaso Zeno e di Marco da Martinengo per andare incontro al Savorgnano e per aiutarlo se ce ne fosse stato bisogno. I Fiorentini attaccarono il Savorgnano e ottennero un iniziale successo, anche perché abilmente il comandante Veneziano cercò di contenere l’impeto dei combattenti fiorentini, guadagnando tempo in attesa dell’arrivo, di cui era stato tempestivamente informato, delle truppe provenienti da Pisa. Quando queste arrivarono i fiorentini che già si sentivano la vittoria in pugno, furono sbaragliati prima dai terribili stradiotti, cavalleria leggera composta da dalmati, albanesi, greci e bulgari, al soldo dei Veneziani e poi definitivamente messi in fuga.
Molti morirono e chi riuscì a salvarsi riparò nei boschi o nel castello di S.Regolo che era in mano ad una guarnigione fiorentina.
Gli storici fiorentini, pur non nascondendo l’entità della sconfitta non ci danno conto dei morti e dei
prigionieri, limitandosi a dire che furono molti. Da parte pisana e soprattutto veneziana (Marin Sanudo) si sa che degli uomini d’arme fiorentini fra presi e morti furono centocinquanta e della fanteria ottocento morti con la perdita di 400 cavalli e 7 stendardi. Fu quindi una battaglia in piena regola con un notevole spargimento di sangue. Ma quel che più conta fu una battaglia che mentre rialzò l’animo dei Pisani, fu un
ulteriore colpo per la città di Firenze scossa proprio in quei giorni da profondi dissensi interni a causa del processo e della condanna di fra’ Girolamo Savonarola, che fu infatti bruciato sul rogo il 23 maggio in piazza della Signoria. Per Pisa fu una vittoria che rinsaldò i propositi di libertà di una città che mal sopportava di essere sottoposta alla signoria di Firenze.
C’è comunque da sottolineare che i comandanti fiorentini in questa occasione non furono abbastanza accorti: infatti non poteva non essere a loro conoscenza che alla fine di febbraio dello stesso anno i Pisani, comandati da Ranieri della Sassetta si erano recati in Maremma percorrendo la stessa strada per rifornire la città di bestiame e che sulla via del ritorno avevano incontrato proprio nella valle di Santo Regolo le truppe pisano/venete comandate da Marco Martinengo che li attendevano per scortarli a Pisa. Proprio perché questa era la tattica usata in questi casi i Fiorentini avrebbero dovuto guardarsi le spalle.
Anche i contadini della zona parteggiavano per i Pisani. Infatti il cronista fiorentino P.Vaglienti, alla data del 20 maggio 1498, scrive testualmente a proposito della battaglia di S.Regolo:”e’ pisani chon circha a 600 chavalli legieri, esendo iti per la Marema di Pixa, e’ nostri, avendone sentore, dal Ponte ad Era si partinno le genti nostre e il chonte Rinuccio cholle sue gente e Chiriacho dal Borgo, e andonno loro inchontro per torre loro la preda; e loro (i Pisani), dubitando, ne funno avisati, e ancho da’ contadini del paese ne funno avisati, perché sono tutti nostri inimici”. D’altra parte l’apporto determinante dato alla difesa di Pisa dagli abitanti del contado è stato dimostrato ampiamente da Michele Luzzati nel suo libro dal titolo Una guerra di popolo.
Molti storici del tempo si sono interessati della battaglia di S.Regolo, ma per citare solo i più importanti, cronache di questo avvenimento si trovano nei Diarii di Marin Sanudo (o Sanuto), nelle Istorie della città di Firenze di Iacopo Nardi, nelle Istorie Fiorentine di Scipione Ammirato, nei Frammenti Istorici di Nicolò Machiavelli, nelle Storie Fiorentine di Francesco Guicciardini.

Ivo Bacci

("Il Quadro", maggio 1998)

 

 

 

Indice