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Per  chi sia amante di un turismo  colto ed induttivo, il paese offre innumerevoli possibilità. È antica sede vescovile. Suo primo vescovo fu Simeone che, nel 1059, inaugurò l'Abbazia di San Michele Arcangelo, sovrastante i meravigliosi laghi di Monticchio. Da allora si sono succeduti, nell'importante diocesi, 69 vescovi e, solo da un decennio, è unita a quella di Ariano Irpino. Le biografie e gli stemmi sono raccolti nel prezioso opuscolo 'La cattedrale di Lacedonia tra passato e preseute', dal 1696 al 1988, curato con amore e diligenza da Mons. Salvatore Bardaro, parroco della Concattedrale S. Maria Assunta, direttore del Museo diocesano San Gerardo Maiella e della Biblioteca vescovile, inauguratasi il 12 agosto 1997.  ll Museo raccoglie elementi lapidari della natura più svariata: dagli stemmi vescovili alle strutture architettoniche monolitiche in granito o in breccia irpina. Basi di colonne e capitelli sono l'ultimo vestigio di un passato di tutto rispetto; ed ancora, lapidi, che recano iscrizioni in lingua osca e latina, reperti in ceramica e in metallo. L’imponente Biblioteca, acclusa al Museo, raccoglie circa novemila volumi, patrimonio  sommamente impreziosito dalla presenza  di trentasei cinquecentine,   innumerevoli seicentine e 108 pergamene di epoca altomedioevale.

Negli stessi locali è custodito il celeberrimo trittico attribuito ad Antoniazzo da Romano, dipinto su commissione di Ferrante I D'Aragona nel XV secolo. Il patrimonio religioso, civile e storico del paese è arricchito dal grandioso Istituto Cerchione delle suore figlie di S. Anna, dal Convento francescano S. Carlo da Sezze, da una Croce in travertino del vescovo Pedoca, da un'artistica loggia del tardo Rinascimento, dalla piazza centrale con monumento e castello, dalla piazzetta intitolata ai Caduti in tutte le Guerre, dalla citata Piazzetta 1°Maggio, dai palazzi Vigorita, Franciosi, Pandiscia (già casa Cappucci), dal Palazzo vescovile, una volta sede del Seminario diocesano, da tante belle chiese, ricche di opere d'arte, da quattro maestosi edifici scolastici. Lacedonia è stata ed è ancora un importante centro di studi; ci sono, oltre alle scuole dell'obbligo, il Liceo Ginnasio, l'Istituto professionale 'G. Dorso" e l'antico Istituto Magistrale "F. De Sanctis", che il sommo critico, nominato Ministro della Pubblica Istruzione, volle fondare qui, tra i prmi dell'Italia unita quale Scuola rurale dell'Alta Irpinia, divenuta successivamente Scuola Normale e, con la riforma Gentile, Istituto Magistrale, Foro di cultura per migliaia di giovani affluiti da diverse regioni meridionali. Francesco De Sanctis vi pose la prima pietra il 24 ottobre 1878.  

La comunità lacedoniese vanta anche una radicata tradizione sportiva.

Gli impianti funzionanti sono: il campo sportivo "T. Arminio", i campi da tennis, di bocce e di calcetto, quest'ultimo illuminato e in erba sintetica, tre attrezzate palestre, un campo di pallacanestro.

A Lacedonia, si mangia alla cerugnese: laĝane cu re freĝul  (fettuccine con briciole di pane cotte nell' olio), vrasciole cu la Ciambotta (involtini di carne con zuppa di patate, zucchine, cipolle, pomodori, sedano) e tante altre pietanze tipiche della civiltà contadina.

Dal gennaio 1991 il paese dispone di una Casa di riposo per anziani intitolata al veterinario condotto Antonio Ciriello, il quale, insieme ad altre proprietà, volle donare al Comune di Lacedonia l'area per la costruzione del ricovero, in cui molti anziani trovano assistenza, co­modità, pulizia, solidarietà.

Un certo rammarico va espresso per l'inarrestabile spinta migratoria che vede ancora le giovani generazioni, sia esse in possesso di un titolo professionale, di un diploma o laurea, cer­care un posto di lavoro qualsivoglia, adattarsi o integrarsi in altri luoghi, dato che, al premi­nente sviluppo del settore primario, ormai inserito nella politica agraria della Comunità eu­ropea, non fa riscontro un articolato sviluppo del settore secondario e terziario. Oggi, comunque, si intravedono i primi sintomi di un'inversione di tendenza, di cui rappresentano un aspetto importante gli insediamenti industriali del Calaggio e iniziative imprenditoriali di vario genere.

In prospettiva, però, un reale progresso sociale non può prescindere da una rinnovata "identificazione" comunitaria che trovi sostegno e riferimento costante nella consapevolezza e nella rivalutazione della storia, delle risorse, dei valori, delle potenzialità culturali del paese, arricchite da rapporti umani e civili sempre più trasparenti e solidali.

È quanto ci auguriamo.

Queste righe sono state estratte dal lavoro

                                                                       Lacedonia Oggi

                                                                     Realtà e prospettive

di Vincenzo Saponiero e Giuseppe Chicone

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