Il sabba: fantasia e realtà
Nel 1335, con
considerevole anticipo ri-spetto alla grande 'caccia delle
streghe', si svolse a Tolosa un processo di massa con-tro 63
donne: erano tutte accusate di avere compiuto malefici di varia
natura. Una delle imputate, Anne-Marie de Georgel, ammise sotto
tortura una serie di strane circostanze: anni prima, mentre si
lavava, era stata avvicinata da "un uomo nero, vestito di
pelle", che le aveva proposto di avere rapporti con lui.
Anne-Marie aveva acconsentito: più tardi, lo sconosciuto le
aveva "soffiato nell'orecchio" e, in quello stesso
istante, lei si era trovata in mezzo a un sabba, dove si adorava
un caprone che l'aveva messa al corrente di tutte le arti
diaboliche. Interrogata sulla sua fede, la donna affermò che Dio
era il Signore dei Cieli, mentre Satana aveva il dominio sulla
Terra: secondo lei, queste due forze erano in eterno conflitto,
ma era indubbio che Satana riuscisse spesso (come in quel
pe-riodo) ad avere la meglio.
La deposizione di Anne-Marie fu con fermata da un'altra accusata,
Catherine Delort, la quale aggiunse altri raccapric-cianti
particolari: nel corso del sabba si sarebbero mangiati bambini
appena nati.
Questo è forse uno dei primi processi in cui si fa preciso
riferimento alla blasfema cerimonia in onore del diavolo: appunto
il sabba. Più tardi, quando la persecuzione contro le streghe si
intensifica e si estende in altri paesi, se ne sentirà sempre
più spesso parlare e, diventando il fulcro del-l'attenzione
degli inquisitori, lo vedremo via via arricchito di nuovi
dettagli, finché (grazie ai demonologi e alle confessioni rese
dalle imputate, normalmente costret-te ad ammettere ciò che si
voleva far loro dire) sarà possibile ricostruirne la scena.
E' una scena allucinante, che si ripete in parecchie occasioni. I
sabba più impor-tanti, a cui partecipavano tutti gli stregoni,
erano quattro e si svolgevano al solstizio d'estate e a quello
d'inverno, al l° novem-bre e nella notte dal 30 aprile al 1°
maggio, la famosa 'notte di santa Walpurga' temuta soprattutttto
in Germania, in quella zona dell' Harz dove si erge il monte
Brocken. Non a caso è proprio qui che Goethe am-bienta il sabba
del suo Faust: la località, con la sua tradizione, era tanto
radicata nel popolo che i geografi non mancavano di citarla come
"il posto delle streghe". Troviam-o quest'indicazione
persino in una carta del 1732: il Brocken vi è raffigurato
maestosamente sovrastante le altre cime, sei megere che vi si
stanno dirigendo cavalcando scope.
Oltre i quattro 'grandi sabba c'erano poi i piccoli sabba':
avevano luogo due volte alla settimana (mercoledì e venerdì),
freque-ntati dagli adepti di Satana di una singola -zona. Quanti
erano i partecipanti? I demonologi medievali sparano dati
impres-sionanti: i più modesti parlano di diecimi-la circa,
mentre altri, come D'Espaign-et e De L'Ancre, arrivano a
sostenere la presenza, nella regione di Tolosa, di un numero di
persone compreso tra le 25 000 e le 100 000. Ciò è anche dovuto
al fatto che durante i processi molte maleficae confessaro-no (o,
meglio, furono indotte a farlo) le streghe "erano
moltissime: ne esiste-va una in ogni famiglia". Il sabba
aveva i suoi preliminari. Streghe e stregoni vi accorrevano in
volo. Per ef-fettuare tale impresa si spalmavano il cor-po con
unguenti preparati con sangue e parti di serpi, rospi, upupe,
pipistrelli, uniti a varie droghe: si diceva che spesso le
ri-pugnanti misture fossero fornite dal dia-volo stesso. Dopo
l'operazione magica era possibile librarsi nell'aria a cavalcioni
di un bastone o di una scopa (oggetti a cui la psicanalisi
attribuisce il significato di sim-boli fallici).
Nessuna forza era in grado di trattenere i convitati: se qualcuno
tentava d'impedire loro di partecipare alla cerimonia, poteva-no
mutarsi in animali. Il marito di una strega riferì appunto che
una volta, volen-do evitare che la moglie uscisse di casa, la
legò al letto, ma la donna si trasformò in un pipistrello e
sparì nella cappa del camino. Nei documenti di un processo
contro una malefica tenuto nel 1547 nella provincia spagnola
della Navarra è detto persino che l'accusata, avendo con sé
l'unguento ma-gico, assunse le sembianze di una civetta sotto gli
occhi degli stessi giudici, scompa-rendo poi alla vista di tutti,
Si tratta di un caso eccezionale: di solito si riteneva che le
potenze infernali abbandonassero al loro destino gli adepti.
Un sabba dipinto da Goya mostra in tutta la sua crudezza gli
orrori che la tradizione popolare attribuisce alle riunioni di
streghe.
I sabba si svolgevano per lo più nelle radure o sugli altipiani
dalla mezzanotte in poi, terminando con il canto del gallo o con
l'apparizione della stella del mattino, Venere. Nel corso di
quelle ore i rituali non conoscono troppe varianti, sia che
abbiano luogo in Francia, in Spagna, in Germania,
in Italia o in Russia, sul Monte Calvo, dove la riunione era
diretta dal nero Cernobrog, ispirando a Mussorgski il suo celebre
poema sinfonico.
Quando le streghe e gli stregoni erano arrivati, si spogliavano,
poiché "la nudità è cara a Satana" (il concetto
diviene più che comprensibile considerando il costume di allora)
e andavano poi a rendere omaggio al diavolo, che spesso appariva
sotto le forme di un caprone. Non di rado assumeva però le
sembianze di un uomo aitante, se dobbiamo dar retta alle
deposizioni rese da parecchie sue adoratrici, tra cui Benvegnuda
detta 'La Pincinella', di Nave (Brescia): processata nel 1518, la
donna riferì che il suo demone Giuliano "le voleva
bene" e la portava al sabba dove
ballavano tutta la notte e "si univano carnalmente come
marito e moglie".
Per Caterina Ross, giustiziata
in Valtellina nel 1697, il suo diavolo "era sulla trentina e
vestito di turchino". In linea di massima, tuttavia, le
streghe non erano trattate troppo bene: comuni sono, nei rapporti
degli inquisitori, le lamentele circa la brutalità del diavolo,
che avrebbe picchiato
sodo se non lo si fosse accontentato in tutti i suoi malvagi
desideri. Chi ha voluto vedere nella devozione a Satana una
rivincita alla soggezione femminile, quindi, sbaglia: l'amante
infernale, in genere, non si comporta meglio di un marito.
Seguiva, poi, la cerimonia con cui i presenti rinunciavano a Dio,
alla Vergine e a tutti i santi, dopo di che veniva servito il
pranzo, "su un tavolo ricoperto da un drappo d'oro".
Numerosissime maleficae dicevano che vi si mangiavano cibi buoni,
con pane e vino. Dalle cronache dei pro-cedimenti svoltisi in Val
di Fiemme, nel Trentino, si apprende che il pasto prevedeva
ricche porzioni di carne di manzo e di vitello, animali rubati:
ciò fa ritenere che queste cerimonie infernali fossero sognate
come l'occasione di nutrirsi una volta tan-to a sazietà, in
tempi di carestia. Tuttavia vi è sovente anche un'aggiunta: quei
cibi "non riempivano lo stomaco" e, terminato di
mangiare, "si sarebbe ricominciato". I demonologi, dal
canto loro, ci descrivono le cene sabbatiche con accenti
spaventosi. De L'Ancre scrive: "Ecco le convitate
del-l'assemblea, ciascuna con un demonio vi-cino, e in questo
pranzo non si serve altra carne che di carogne e di impiccati,
cuori di bambini non battezzati e animali immondi; di tutto,
insomma, all'infuori delle cose comuni dei cristiani, e tutto
insipido, senza sale". La tradizione sosteneva, infatti, che
il sale, impedendo la putrefazione, non era gradito al diavolo.
Dopo l'orrenda cena era il momento delle danze e degli
accoppiamenti, che si susseguivano, nella promiscuità e con le
azioni più degradanti, fino al mattino.
Questo era, a grandi linee, il sabba, il tremendo rituale in
onore di Satana che ossessionò l'Europa fino al XVII secolo.
Dopo tale panoramica è necessario chiedersi che cosa avvenne in
realtà. Sfrondate di alcuni particolari, si potrebbe ritenere
che simili cerimonie abbiano avuto il significato di una
trasgressione alla rigida moralità imposta in quei tempi: ce lo
suggeriscono la nudità, le orge sessuali, persino 'l'orrido
pasto', dietro cui possiamo veder trasparire il rifiuto della
condanna verso certi eccessi, una condanna comprensibile in
periodi in cui spesso sulle mense cristiane mancava addirittura
il pa-ne. Tuttavia c'è qualcuno che si chiede se il sabba
(malgrado gli studi dei demonologi, malgrado le ammissioni delle
streghe) ab-bia in effetti avuto luogo.
La ricostruzione storica è abbastanza ardua e non manca di
contraddizioni. Possiamo comunque cominciare con la Old Religion
di cui ci parla la ricercatrice Margaret Murray, la 'vecchia
religione' che sarebbe collegata alla tradizione celtica dove,
accanto ai druidi, operavano le druidesse. L'Old Religion entra
in contatto con i miti greci e romani: nasce così la 'Società
di Diana', le cui seguaci adorano Pan e Dioniso. Il primo è
raffigurato come un satiro con le corna, il secondo riveste la
pelle del caprone che gli è stato sacrificato: da loro si
svilupperà il diavolo del Cristianesimo.
Le aderenti alla 'Società di Diana' formano una specie di
associazione segreta femminile circondata da leggende: si dice
che queste donne si riunissero di notte nei boschi per officiare
le cerimonie alla loro 'Signora'. Si trattava di cerimonie
positive, in cui dominava l'amore per la natura, con una certa
esaltazione per le attività muliebri: pare che la 'Signora'
fosse soddisfatta se le sue discepole tenevano in ordine la casa
e preparavano saporiti manicaretti. Ma altre vicende vengono a
intricare la matassa. Con Diana, vediamo comparire Erodiade o
Salomè, condannata, dopo aver fatto decapitare Giovanni
Battista, ad aggirarsi per il mondo senza mai trovare pace: anche
lei diventa una protettrice delle streghe, venendo soprannominata
'Madama Oriente'. Lo diventano pure Holda e Freya ' divinità
della mitologia nordica. "Holda", scrive Herbert Haag,
"era la protettrice degli innamorati ed esercitava il suo
potere su ogni essere vi-vente. Essa assunse tuttavia anche
carat-teristiche negative e fu rappresentata con un lungo naso e
con un aspetto terrifican-te, con grandi denti e i capelli
arruffati. Con il suo seguito di elfi, percorreva l'aria e
spaventava gli uomini. Questo fatto pre-corre ciò che nel
medioevo saranno i voli delle streghe".
Tanto ci suggerisce, in forma molto frammentaria, che in passato
vi furono congreghe di streghe non ancora votate a Satana ma
depositarie di rare conoscenze, di segreti e arti magiche: maghe
dall'at-teggiamento benevolo e dalle azioni benefiche. Le varie
associazioni avrebbero avuto le loro 'Signore', che si
richiamavano a figure mitologiche, pagane.
Ma come si giunge a stabilire
una rela-zione tra tali associazioni femminili e il sabba?
Tutto prende avvio, naturalmente, con l'idea di Satana, teso a
dominare il mondo, e con gli eretici, minaccianti l'autorità
della Chiesa. Le assemblee 'strane' vengono viste con sospetto,
si arriva ad aver paura anche delle ombre, in questo caso
rappresentate dalle innocue 'Società di Diana' forse da tempo
neppure più operanti. Ce lo conferma il contenuto del Canon
Episcopi, emesso verso il 1100, in cui si legge: "Esistono
delle donne scellerate le quali, pervertite da Satana, sedotte
dalle illusioni e dai fantasmi diabolici, credono e sostengono di
andare la notte con una dea pagana, Diana, e con Erodiade,
insieme a una folla sterminata di donne, cavalcando so pra
animali. Credono e sostengono di percorrere, nel silenzio della
notte profonda, grandi spazi, obbedendo agli ordini della loro
signora, e di essere chiamate a servirla in certe notti". Un
paio di secoli più tardi, compare per la prima volta il termine
sabba. Fa la sua apparizione nei processi dell'Inquisizione che
si svolgono nelle regioni di Tolosa, dove si attribuiva la
responsabilità di aver diffuso la peste agli stregoni ebrei.
Mentre 'sinagoga' diventa sinonimo di riunione di stregoni,
shabbath (sabato, il 'giorno di riposo' giudaico) è preso a
definire la cerimonia sacrilega che glorifica Satana. Ricordiamo,
a ogni modo, che c'è chi fa discendere sabba sempre da sabato,
ma come giorno dedicato a Saturno, in onore del quale si
festeggiavano nella Roma antica i Saturnali, orge in cui non si può non
riconoscere una certa somiglianza con la de-scrizione dei sabba
medievali.
La fusione tra le leggendarie
riunioni femminili di streghe e il rituale osceno tri-butato al
diavolo è così compiuta. Le date in cui si dice che i sabba
stessi avessero luogo aggiungono un altro particolare: quelle
ricorrenze erano connesse a ceri-monie agricole, anch'esse
residui di epo-che precedenti al Cristianesimo.
Il quadro si è in tal modo completato: nei processi le 'riunioni
di Diana' (il Domi-na ludi, il 'gioco della Signora', dove il
ri-ferimento al carattere preminentemente ludico, bonario, è
evidente) vengono iden-tificate con il sabba satanico, in cui il
dia-volo ha le sembianze del capro, del satiro pagano. Da una
serie di illazioni, dunque, si plasma e si dà corpo a una
realtà di cui non si conosce in effetti la concretezza. I
dettagli con cui il sabba stesso è sta-to descritto possono far
ragionevolmente dubitare del fatto che tutto sia stato dovu-to al
parto delle fantasie malate degli in-quisitori o alle pressioni e
alle torture in-flitte alle streghe. "Eppure", si
chiede il dottor Cabanés, "è ammissibile che per secoli si
siano tenute tali riunioni senza che nessuno ne abbia sorpreso i
misteri? Non stupisce che nessun viaggiatore, nessun cacciatore
di frodo, nessuna truppa o pattuglia abbia mai sorpreso o inteso
i clamori di queste cerimonie deliranti? ".
E Cohen aggiunge: "Una religione orga nizzata ha usualmente
una teologia organizzata. Tuttavia nessuno ha mai potuto
rintracciare un qualsiasi scritto relativo al culto stregonesco.
Se ammettiamo che 'il gran
maestro' presiedeva ai sabba vestito da diavolo o da caprone,
cosa ne era dei costumi? Ce ne sarebbero dovuti essere migliaia e
migliaia. I cacciatori di streghe erano sempre alla ricerca di
materiale provante la stregoneria, anche per convincere la
popolazione. Una maschera o un costume 'da diavolo' sarebbero
serviti egregiamente allo scopo. E perché, poi, non si
effettuavano incursioni nei luoghi in cui i sabba si tenevano? E
perché non si sono mai rintracciati testimoni attendibili?
Abbiamo solo le dichiarazioni delle streghe".
Ecco, dunque, queste povere streghe costrette a confessare le
più orride vicende, arrivando a convincersi, quando ra sentavano
la follia in seguito alle torture, di averle vissute. Forse
avrebbero voluto davvero volare al sabba per dare realtà alle
loro fantasie, e invece si illudevano di farlo, ungendosi il
corpo o bevendo intrugli contenenti sostanze allucinogene.
Esiste, tuttavia, una pagina realmente oscura che riguarda alcune
di loro: quella dei venefici e delle 'messe nere.