Alla ricerca di Dracula

 

Le vallate della Transilvania si contendono la dimora di zingari e vampiri. Zingari vivi e mulé, vampiri stesi nelle loro tombe, levigati, trasudanti sangue, che non sono altro che i non-morti che 'rivengono' la notte a visitare i parenti.

"Alla base delle disastrose conseguenze di morti, terrore, epidemie, rivoluzioni, guerre", scrive il vampirologo-archeologo Rossi-Osmida, "c'è il 'nosferatu', cioè il non-morto. Solo quando l'uomo scompa-rirà, anche il Vampiro scomparirà. A dif-ferenza di altri simboli del male, l'idea del Vampiro poggia sul sangue: perciò ha ca-ratteristiche sia fisiche che metafisiche. Attenzione a credere i primitivi distanti da noi! L'uomo ha costruito questa sua evo-luzione su una base di primitivismo (i cui segni iniziali non sono cancellati), eredita-ta geneticamente e che ancora costituisce il nucleo della sua personalità. La storia di Dracula e tutta la ricerca stanno a dimo-strare che il personaggio fantastico di Bram Stoker è storicamente esistito e che non era un vampiro: ma che vampiro e vampirismo esistono".
Lo scrittore Bram Stoker scrisse nel 1897 il suo capolavoro: Dracula. Fu un'idea felice, ricca dei fermenti romantici dell'epo-ca e ambientata in Transilvania, descritta da storici e letterati semplicemente come "il paese oltre la foresta", suscettibile, chissà, forse proprio per questo, di scate-nare la fantasia e le favole.
" ... solo la casa del principe, arroccata in cima ad un colle, sparava sinistri riverberi nella notte ... ": questa descrizione proviene non dal romanzo, ma dalle ricerche stori-che di due studiosi, il romeno Radu Flore-scu e l'americano McNally, partiti da Bo-ston per andare a controllare sul posto se quanto raccontato settantacinque anni prima da Stoker evocasse fatti realmente accaduti. La conclusione è che Stoker non inventò, attinse almeno a una fonte: con-sultò il docente ungherese Arminius Vani-bery. I luoghi sono reali, anche se un tan-tino spostati. E' esistito un Drakula storico, principe di Valacchia e non conte, nato tra il 1428 e il 1431, violento e spietato, che insanguinò la storia del suo Paese, ma che non fu vampiro.
Fu invece Dracula il personaggio fanta-stico che coinvolse il mondo occidentale nell'idea del vampirismo. Nessuno imma-ginò che Stoker tramasse intorno a un personaggio realmente esistito, che un fal-so contenuto trovasse posto dentro una cornice quasi esatta. Molti elementi coin-cidono. Le attuali ricerche dell'équipe americana 'Dracula' e di studiosi europei, in particolare romeni, stanno ricostruendo il personaggio storico del principe-gover-natore Vlad Tepes, cioè l'Impalatore, ri-cordato come Drakula, vissuto nella metà del xv secolo.
Drakula fu l'unico a terrorizzare i Turchi invasori. Ne impalò 30 000 (era il suo siste-ma preferito quello di infilzare i condan-nati su alti pali appuntiti), ne bruciò vivi 6000 nel più grande falò della storia. Una storia di feroci battaglie, di sangue e di tradimenti. Aiutato da Hunyadi, reggente d'Ungheria, Vlad Drakula riconquista nel 1456 il trono del padre, Vlad Drakul anche lui. Il giovane principe aveva capacità militari e strategiche veramente eccezionali. Nel 1476 sconfisse Bassarab a Valea-Alba e venne reinvestito voivoda (=governatore) a Curtea-de-Arges, riassumendo dopo quattordici anni il governo della sua Valacchia, sempre come vassallo del re d'Ungheria. Pochi mesi dopo sarà ucciso, durante una scaramuccia coi Turchi, forse dalla propria gente, nei pressi di Bucarest, l'attuale capitale romena che lui stesso aveva fondato. Decapitato, la sua testa passò alla superba collezione del sultano di Costantinopoli.
Benché le vicende storiche conducano per tre volte Vlad in Valacchia, la sua vicenda esistenziale lo situa in Transilvania. Il castello di Drakula, attualmente un rudere, è solo fisicamente in Valacchia, ma volge alle montagne della Transilvania con il passo segreto (Borgo Pass) attraverso i picchi nevosi dei monti Fágàras e i 1400 scalini scavati nella roccia. La capitale di Vlad Tepes fu Tirgoviste in Valacchia, la cui torre sopravvissuta in mezzo a mura diroccate ospita oggi un museo. Il potere del Drakula storico aleggia tra Castel Dracula sull'Arges, la capitale Tirgoviste e la città natale, Sighisoara. Era questa un ridente borgo sassone medievale, oggi una mode-sta cittadina di tipo tedesco, con un ospizio per gli anziani tra le mura che diedero i natali a Vlad. Ancora cinquant'anni fa un vecchio prete, in contrasto con la chiesa ortodossa, osò riferire che quando in paese muore una persona 'sospetta', le si tagliano accuratamente le unghie, per impedirne l'immediata crescita.
Secondo MeNally e Florescu (propugnatori dell'équipe 'Dracula' che iniziò i lavori di ricerca negli Anni Sessanta), i contadini dell'Arges odono la voce lamen-tosa di una donna levarsi, la notte, da un certo punto del fiume, arrossato da un in-forme oggetto. E' la prima moglie del prin-cipe Drakula, che si gettò in acqua dagli spalti del castello, inorridita dalle crudeltà del marito. Drakula sanguinario anche con i suoi? Drakula l'Impalatore è dipinto come il terrore dell'Europa centrale e di quell'orbita danubiana che era "un'immensa società di streghe, demoni, invasati, torturatori, vampiri", un tutto che si identificherebbe con il conte Dracula del romanzo di Stoker. La vera storia di Vlad Tepes fu un best-seller in tutta Europa, quattrocento anni prima che Stoker scrivesse il suo romanzo: ne fanno testo gli archivi dei monasteri e le biblioteche. Ma la storia del Drakula storico è ricostruibile da angolazioni diverse: alla morte del voivoda i libellisti tedeschi misero in circolazione un'infinità di storie orribili sul suo conto, che si trasformarono nelle leggende dei secoli futuri e che coincidono con il Dracula di Stoker. Nel tempo in cui visse, negli anni immediatamente successivi alla morte e per i romeni in generale, fu invece uno spietato patriota, crudelissimo e speciale nei sistemi usati, ma per ragioni di stato.
Per i libellisti tedeschi, il mistero satani-co comincia già con il nome. Padre e figlio portavano lo stesso nome: Vlad Drakul il padre, Vlad Tepes Drakula il figlio. Drakul in romeno significa diavolo: naturale, quindi, l'identificazione con il demonio. Poi c'è la storia del drago, raffigurazione romena del demonio: l'imperatore Sigi-smondo insignì Vlad padre dell'Ordine del Drago (un'organizzazione semimonastica e semimilitare per la lotta contro i turchi infedeli), per le sue benemerenze. Forse i contadini videro negli stendardi con le in-segne del drago della nuova casata il de-monio e diedero a Vlad il soprannome di Drakul. Fu un soprannome, un nome di famiglia o un simbolo? Oppure fu Vlad Tepes a essere chiamato per le atrocità commesse "figlio di drakul" e cioè "figlio del diavolo"?
Ma lo studioso Rossi-Osmida contesta: possibile che padre e figlio tenessero tanto a un nome infamante e con quel nome si sottoscrivessero negli atti pubblici? La tesi del Rossi è che Drakula fosse un nome regolare di famiglia, imposto dall'impera-tore, che ha nelle sue insegne nobiliari l'emblema del drago.
Rarissimo è il materiale originale su Drakula, condensato in storie romene, storie germaniche e storie russe. L'unico autentico sembra essere il manoscritto russo della fine del XV secolo, La storia di Drakula, redatto nel 1490 dal monaco Efrosin e conservato in un archivio di Leningrado. Se ne fecero copie fino al secolo XIX. E' considerato il primo romanzo storico del paese. Drakula vi è giudicato come un autocrate crudele ma giusto.
Affascinante è il mistero della sua tomba. Durante la campagna di scavi condotta nel villaggio di Snagov da Dino Rossetti negli anni 1934-35, si apri la tomba del principe Drakula e non si trovò traccia del corpo: soltanto ossa di cavallo. Una sostituzione. Rinacquero l'idea del patriottismo di un uomo eccezionale e il brivido. Nuove illazioni e presunte 'rivelazioni'. Che le leg-gende dicessero il vero? Che Vlad Tepes fosse quel mostro dipinto dai tedeschi? Troppi fatti infamanti per la religione erano usciti dalle sue mani sporche di sangue! Forse i monaci, temendo il malcontento popolare per aver sepolto un apostata nel monastero (Vlad Tepes aveva abiurato per sposare la sorella di Mattia Corvino, e poi ultimamente era ripassato all'ortodossia), trasportarono il corpo decapitato altrove. Forse la vera tomba si trova nascosta poco distante, secondo le usanze del tempo an-tico di creare una tomba 'civetta' per i personaggi illustri.

Il mistero della tomba, però, diede adito alla nuova leggenda di un vampiro alla ricerca della propria sepoltu-ra. Insomma una questione ingarbugliata non ancora chiarita.Gli scavi di Snagov, intanto, hanno di-mostrato la persistenza delle antiche cre-denze, nonostante i tentativi portati avanti, in senso contrario, dal governo socialista e dalla chiesa.

Nel dipinto a lato, la terribile contessa Elisabeth Bathory,

lontana discendente di Viad Drakula,

che soleva fare il bagno nel sangue di vergini sgozzate per preservare la propria bellezza (foto J.-L. Charmet).

Fenomeni difficili da comprendere, che andranno approfonditi e che hanno in-fluenzato la storia e il pensiero dell'Europa Orientale. Ecco perché tante università sono interessate alla ricerca; non si tratta di semplice superstizione, a detta degli stessi scienziati laici.
Intanto il passato continua, tant'è vero che nel 1977 si scoprì un vampiro nei pressi di Snagov. Ad affrontare queste situazioni, seguendo la prassi (constatazione de visu che il corpo è intatto, perizia necroscopica e nuovo seppellimento), è il vampirologo-prete di Curtea-de-Arges, mentre per il versante laico le ricerche sono portate avanti da Radu Florescu, omonimo dello scrittore, archeologo e quotato funzionario del Consiliul Culturii si Educatiei Sociali-ste, in collaborazione con i popi e gli scienziati che non amano la proliferazione dei 'Dracula's Inclusive Tours'. Nel mona-stero sono rigorosamente vietate le foto-grafie.
Leggende e corsi universitari per appro-fondire le leggende: un corso speciale di 'Demonologia e Dracula' si tiene alla Southern University della Florida. Vi è in California un accreditato club, la società 'Dracula', cui appartengono e appartenne-ro uomini illustri delle lettere e del cinema, tra cui il defunto regista Fritz Lang, l'attore Vincent Price e lo scrittore di fantascienza Ray Bradbury.
Dracula e il suo mito fioriscono in con-tinuazione. Vengono presentati tra narra-tiva, storia e folclore. La Transilvania mi-tica si identifica con quella storica dei Carpazi, delle città. Bistrita, la città me-dievale dalle pittoresche case in barocco germanico, che lo scrittore Stoker designò come la città natale del conte Dracula, è solo a un centinaio di chilometri più a nord di Sighisoara, la vera città natale del prin-cipe Drakula; anche se il Castel Dracula dello scrittore è un grandioso mausoleo ben diverso dal rudere storico.
Ma l'epicentro del folclore su Dracula sta nel cinema: più di cento pellicole sono state girate su questo tenebroso personag-gio. Senza contare i moltissimi che hanno per soggetto il vampiro, a cominciare dal primo film ideato nel 1921 dal regista Murnau (Nosferatu)

e dal classico Vampyr girato sul Baltico, a Brema, nel 1931 da Carl Dreyer, su ispirazione del racconto Carmilla, pubblicato nel 1872 dal dublinese Sheridan Le Fanu, il quale influenzerà molti registi delle generazioni successive.
Tra tutti i Dracula dello schermo, ottima è stata l'interpretazione del primo conte Dracula, l'ungherese Bela Lugosi, nel primo film sul vampiro (1931), seguita da quella del grande Christopher Lee, che piegò il fascino di Dracula dicendo: "Dracula offre l'illusione dell'immortalità... il desiderio inconscio di potere illimitato che noi tutti abbiamo... E' un simbolo del superuomo, dotato di fascino sulle donne che lo trovano irresistibile... Le donne vi vedono il completo abbandono alla forza dell'uomo". Vincent Price, conosciuto come divo dei film dell'orrore, in realtà rappresentò il vampiro solo nel Club dei mostri (1980). Price dice: "Mi capita spesso che mentre sto camminando per strada, mi si avvicini una donna che mi dice: "Per favore, mordimi"". A questo punto non si può dimenticare un classico

del 'morso', il regista Roman Polanski con il film satirico Per favore, non mordermi sul collo del 1967 e, per converso, il regista forse più drammaticamente impegnato nella storia dei non-morti, Werner Herzog, con il capolavoro Nosferatu, che ha per insuperabile Dracula l'attore Klaus Kinski. Il regista Herzog, che è nel più completo senso del termine l'ideatore del film, ha creato per la prima volta il personaggio drammatico del vampiro, che vive la pro-pria tragedia esistenziale dell'impossibilità di morire: "."La morte non è il peggiore dei mali; ci sono cose ben più terribili. Il tem-po è un abisso, profondo come mille notti. I secoli vanno e vengono. Non poter in-vecchiare è terribile. Puoi immaginare che si possa durare per secoli, e che si rivivano tutti i giorni le stesse futilità?". Forse è il terribile dramma del non-morto a legare gli uomini a questo mistero, più che la sua superumana potenza. Lo stesso alone c'è nel Dracula si F. C. Coppola dove l'amore addirittura si sostituisce al terrore.
Ma occorre addentrarci nell'argomento e cercare di capire (come possiamo noi con i nostri limiti, forse di condannati alla nor-malità) le varie facce e le dimensioni del problema, quali siano i contenuti che ci sono stati finora rivelati, quali le grandiose apparenze, radici, testimonianze, riverberi sulle arti, un principio di incidenza nella scienza.

 

 


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