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“Ritorno in Lettonia”
Un viaggio
verso tutto ciò che non è stato. |
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«Nessuna strada conduce indietro». Potrebbe partire dalle parole di una vecchia canzone yiddish il resoconto del viaggio che sta dentro questo libro, e a quelle parole infinitamente ritornare.
Marina Gersoni aveva dieci anni
quando fuggì dalla casa paterna di Riga, con la
cartella di scuola e la sorellina per mano. Era il 1935, le bambine scappavano
insieme alla madre per eludere i cavilli di
un divorzio troppo conflittuale: avrebbero attraversato tutta l'Europa, per
approdare a Torre Pellice e crescere a casa
della nonna come italiane valdesi. Ma quello che si lasciavano alle spalle non
era solo il padre ebreo «caotico e
selvaggio», fascinoso e lontano, non era solo la «magica Lettonia» e tutto il
loro mondo; quello che si lasciavano alle spalle, senza saperlo, era un destino
di morte segnata: gli ebrei di Riga sono stati annientati in due sole giornate,
nel tardo autunno del 1941, e con loro il padre dell'autrice e la sorellina
Irene, mai conosciuta.
Fare ritorno in Lettonia
sessant'anni dopo significa dunque per Marina Jarre iniziare un viaggio verso
ciò che non è stato.
Il suo libro racconta di una duplice dimenticanza: quella di una persona che ha
vissuto una vita intera senza mai avere la forza di fare i conti con un ricordo
- e con un rimorso - troppo grandi da sopportare, e quella di una piccola
repubblica che solo nel 1991 ha riconquistato l'indipendenza, per ritrovarsi
molto tardi ad affrontare una parte finora nascosta della propria storia.
Perciò la scrittura ha l'andamento
alterno e digressivo della memoria, trascorrendo con sapienza dai tempi assorti
e intensi del ricordo privato alle campate vaste, quasi leggendarie, della
ricostruzione storica. E cercando di conciliare i fili inconciliabili
dell'esistenza - l'identità ebraica e quella valdese, la vita che si è vissuta
e la morte che si è mancata, l'inconsapevolezza e la colpa - tornando e
ritornando a battere dove la storia fa più male, declinando in tutti i suoi
aspetti il tema eterno e irrimediabile del ritorno, Marina Jarre ha scritto un
libro coraggioso e raro sulla vecchiaia e sulla conoscenza.
“I passi del mio errare, o Dio, li conti;
raccogli le mie lacrime nel tuo otre:
non sono forse scritte nel tuo libro?”
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04/04/04