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Ruolo e funzioni del tutor nei processi formativi e nel
reinserimento sociale di persone svantaggiate (in particolare tossicodipendenti che
partecipano a programmi riabilitativi)
di Simonetta Ferri |
3.1 Il tutor in aula durante i gruppi di studio
Il
contesto dei gruppi di studio, che presenta una modalità didattica centrata maggiormente
sui processi di apprendimento che sui contenuti, assume caratteristiche diverse dalla
precedente rispetto alla strutturazione del metodo. Mentre, infatti, la modalità delle
lezioni teoriche è svolta in modo logico ed ordinato secondo una sequenza strutturata per
far compiere un certo percorso di apprendimento, nel gruppo di studio avviene una sorta di
destrutturazione delle modalità didattiche per costruirle in itinere ed adattarle al
qui ed ora del gruppo. Ciò che rimane strutturato sono i confini
spazio-temporali (laula, il gruppo, la durata dellincontro)
Le
attività didattiche previste devono portare ad attribuire, da parte del gruppo, un nuovo
significato alle esperienze: questo comporta una ristrutturazione delle capacità e
delle personalità dei singoli; così il processo di apprendimento diventa parte
integrante dellapprendimento avvenuto e si crea un forte legame tra le metodologie
didattiche e gli obiettivi raggiunti.
Garante
dellorganizzazione del gruppo di studio: funzione che si esplica nel garantire
lo svolgimento tecnico e temporale del gruppo di studio.
Garante
del processo di apprendimento rispetto allacquisizione dei contenuti formativi:
funzione che si esplica nelle seguenti modalità:
· ricerca e discussione intorno ai metodi di studio efficaci;
· stimolo alla spiegazione reciproca dei concetti non chiari e alla integrazione delle
capacità e competenze presenti nel gruppo;
· spiegazione dei concetti non chiari a tutto il gruppo: quando gli studenti
pasticciano con qualcosa che stanno cercando di imparare, hanno bisogno di essere aiutati
a riconoscere: quali oggetti o eventi stanno osservando, quali concetti possiedono già in
relazione a quegli eventi o oggetti, quali dati vale la pena di registrare
·
stimolo ad usare un linguaggio appropriato;
·
stimolo alla ripetizione e memorizzazione dei concetti fondamentali;
·
stimolo della capacità di creare collegamenti tra i concetti generali;
·
creazione di collegamenti tra i contenuti formativi e le esperienze concrete
dellindividuo: lo scopo è di favorire quella centratura sul soggetto, citata in
precedenza, che si realizza attraverso lavvicinamento dei contenuti alle situazioni
reali consentendo lacquisizione di competenza trasversali e lo sviluppo parallelo
delle tra aree del lavoro, del ruolo e del sé;
·
creazione di materiale per valutare il processo di apprendimento sia a livello didattico
che emotivo/relazionale.
Garante
del processo di apprendimento rispetto alle dinamiche relazionali: funzione che si
esplica facilitando le dinamiche relazionali che si creano tenendo in considerazione
lobiettivo formativo, facendo parte del gruppo e curando laspetto affettivo
degli individui, stimolando la discussione relativa ad esperienze personali collegate ai
contenuti delle materie studiate, sviluppando e sostenendo la motivazione.
Bisogna
tenere presente che, in qualche caso, le tecniche per migliorare lapprendimento, se
non tengono conto della relazione interpersonale, possono erigere barriere anziché
rimuoverle.
Questo ci porta a considerare limportanza dellaffettività nella nascita e
nello sviluppo del pensiero e in ogni azione formativa. Lapprendimento si verifica
sempre allinterno di un rapporto di dipendenza nei confronti di un'altra persona o
di altre persone: è la qualità di questo rapporto che influenza profondamente
le speranza necessaria per mantenere la curiosità e lapertura verso nuove
esperienze, la capacità di percepire le connessioni e di scoprire il loro significato.
Aspetti affettivi e cognitivi dellapprendimento sono, quindi, strettamente
connessi tra loro e interdipendenti.
Lattenzione
alle emozioni ed al legame affettivo può aiutare il tutor a riconoscere qual è
lazione più adeguata da intraprendere. Spesso, allinizio del percorso
formativo, che, come ogni nuovo inizio, è portatore di fantasmi e paure che derivano dal
passato, risulta efficace aiutare gli alunni ad esprimere e condividere le ansie, ad
accettare che la condizione negativa di non sapere è un pre-requisito indispensabile per
apprendere e conoscere; questo processo può
concorrere a creare una situazione vissuta positivamente e una forte coesione di gruppo.
È importante avere consapevolezza del proprio ruolo affettivo, anche per evitare un
investimento eccessivo da parte degli studenti: chi conduce lintervento
formativo ha, infatti, una posizione importante nella vita mentale dei partecipanti, i
quali hanno più o meno presente il desiderio di avere un formatore che sappia tutto: sono
quasi sempre alla ricerca di un oracolo ideale nel tentativo di sfuggire al
fatto che il mondo è complesso e che scoprire ed imparare vuol dire anche sperimentare
disorientamento, confusione e ansia.
Bisogna
ricordare, inoltre, come già analizzato a proposito del contesto formativo nel quale
opera questo tutor, che il tipo di utenza richiede una consapevolezza ed una capacità di
gestione di questi fattori più esplicita che in altri casi. Ogni formatore, a prescindere
dal contesto nel quale si trova ad operare, deve essere in grado di gestire e di avere
coscienza di questi aspetti. Ciò che rende particolare questo tipo di situazione è che
ci si trova di fronte a persone immerse in un percorso che rimette in discussione il loro
vissuto affettivo. Un vissuto affettivo che ha contribuito a generare percorsi di vita
difficili e problematici, per il quale è necessario avere uno sguardo attento e
rispettoso. Quindi, la dimensione relazionale ed affettiva costituisce, in questo caso, un
passaggio obbligato ed un aspetto privilegiato del processo di apprendimento.
Per
non cadere nel rischio, già dichiarato in precedenza, di fare la terapia
invece della formazione, cedendo alla trappola del parlare sempre di sentimenti e
relazioni, può essere utile usare il linguaggio delle cose concrete come
strategia per incontrarsi, decentrando
lattenzione sulla relazione e portandola sugli obiettivi reali della didattica e
della formazione. Anche perché non è sufficiente sapersi riconoscere nel
rapporto con laltro per progettare didattiche relazionali,
ma bisogna anche saper progettare ed intervenire tenendo presente lobiettivo
educativo globale.
3.2 Il tutor fuori
dallaula
Il
contesto qui è diversificato sia per spazi che per modalità di operare. Si va dalle
comunicazioni date nei corridoi fuori dalle aule alle riunioni di équipe, dai colloqui
informali o strutturati con i colleghi o con i referenti terapeutici ai contatti
telefonici con gli imprenditori per lorganizzazione degli stage.
Feedback
con i docenti: funzione che si esplica nel comunicare e discutere con i docenti rispetto
allandamento delle lezioni, alle difficoltà incontrate dagli alunni, al clima che
si instaura nella classe e quantaltro si presenta rispetto allapprendimento
della materie.
Feedback
con léquipe pedagogica e riunioni di équipe: funzioni che si esplicano nel
discutere con i referenti dei tutor e con i colleghi di tutto ciò che avviene nel
percorso formativo:
·
concordando gli interventi nei gruppi;
·
progettando e valutando le metodologie didattiche;
·
creando insieme strumenti valutativi del percorso formativo;
·
elaborando i vissuti personali rispetto al lavoro di tutoring;
·
cercando di integrare le competenze reciproche al fine di creare una modalità educativa
comune alléquipe il più possibile priva di elementi contraddittori;
·
affrontando tutto quello che emerge dal lavoro nella formazione.
Superfluo
affermare che, in questo contesto, il far parte di unéquipe costituisce uno
strumento fondamentale per essere tutelati dai rischi che il lavoro comporta. Per
ricordare quelli più pericolosi: la sindrome da burn-out ed il senso di
onnipotenza che pervade molti operatori. Da questo punto di vista,
il tutor, entrando in relazione con una tipologia di soggetti problematici, assume le
caratteristiche proprie degli operatori che operano nel recupero della tossicodipendenza,
ed ha perciò il dovere di tutelare se stesso e gli utenti.
Feedback
con i referenti del percorso terapeutico: funzione che si esplica nel passaggio di
informazioni e di comunicazioni, relative agli utenti del corso, al fine di creare quel
collegamento auspicato tra il tutor ed il progetto educativo globale nel quale è
coinvolto lutente. È questa una funzione importante per evitare che, nel percorso
di recupero e di reinserimento, il soggetto trovi delle contraddizioni rispetto ai
messaggi educativi, che, seppur devono essere eterogenei per fornire allutente il
maggior numero di stimoli e di possibilità, non dovrebbero mai differire nelle linee e
nei principi fondamentali.
Gestione
degli stage nelle aziende: funzione che si esplica nella programmazione delle
esperienze da compiere in azienda, nellaccompagnamento dellutente nel corso
dello stage, nel fare da mediazione tra il soggetto in formazione e lazienda, nella
verifica dei risultati conseguiti e nellintegrazione di questi nel processo
formativo. Questa funzione consente agli utenti una facilitazione nellutilizzare
il contesto lavorativo come una risorsa fondamentale del processo formativo, che
contribuisce a favorire e sostenere linserimento nella realtà produttiva. È la
possibilità di sperimentare le competenze tecnico/operative in un contesto di lavoro,
interagendo con il sistema di relazioni proprie del mondo produttivo.
Unoccasione importante e delicata per i soggetti svantaggiati, che porta con sé
aspettative, ansie, paure e bisogni da elaborare e da gestire, e dove il tutor dovrà
assumere quel ruolo di forte punto di riferimento e di supporto psicologico descritto
precedentemente.
3.3 Le competenze
Dopo
aver esaminato le funzioni in dettaglio, bisogna delineare le competenze necessarie allo
svolgimento delle stesse. Nella realtà è molto difficile trovare ed inserire persone con
queste caratteristiche. Spesso è la pratica stessa a formare le competenze necessarie
sulla pelle dei neo tutor e degli utenti che capitano nelle loro mani. Per far fronte ai
danni che possono derivare da questa situazione, sarebbe auspicabile una maggiore
attenzione rispetto alla selezione dei tutor e alla formazione specifica da prevedere
allinizio di ogni esperienza, tenendo anche conto, nella formazione di
unéquipe allargata, della possibilità di unintegrazione fruttuosa delle
capacità di ognuno. Lordine delle competenze è puramente casuale: tutte concorrono
allefficienza e alla funzionalità del tutor.
Come
competenza essenziale per curare con efficacia lapprendimento dei contenuti,
indicherei una buona cultura generale ed una permanenza sufficientemente lunga nei
contesti formativi. Faccio riferimento non tanto al conseguimento di una laurea, anche se
questo costituirebbe un titolo preferenziale, quanto ad una maturazione personale nella
ricerca e nellutilizzo di un metodo di studio e nel processo di apprendimento.
Questo consentirebbe di avere una certa disponibilità a comprendere e ad indirizzare la
ricerca dei metodi di studio efficaci per gli studenti. Inoltre, una buona cultura
generale di base farebbe comprendere al tutor anche i contenuti che non fanno parte della
sua formazione specifica, per far fronte alle difficoltà di comprensione degli utenti.
Rispetto
alle competenze di base del formatore indicate da Bruscaglioni, indicherei utili per il
tutor la competenza di campo e la competenza di processo.
La competenza
di campo si riferisce alla conoscenza dellambiente in cui lapprendimento
viene esercitato, questione fondamentale dato il progetto educativo alla base del percorso
degli utenti dei corsi di formazione.
La competenza
di processo, invece si riferisce alla conoscenza del come avviene
lapprendimento allinterno dellindividuo, dei fattori che lo
favoriscono o che lo inibiscono, avendo consapevolezza che lapprendere opera non
solo unaggiunta ma una modifica del campo psicologico cognitivo precedente.
Unaltra
delle competenze utili è quella del saper lavorare in équipe. Considerando, in
questo contesto, limportanza delléquipe, già ampiamente analizzata, vorrei
sottolineare che il tutor non dovrebbe lavorare da solo.
Vengono
poi le competenze di conoscenza e di gestione delle dinamiche relative alla formazione
e allo sviluppo dei gruppi di persone, e di conoscenza degli aspetti affettivi
implicati nel processo di apprendimento, sulla cui importanza mi sono già ampiamente
soffermata.
Una
della capacità fondamentali del formatore, delineate da Quaglino, e pertinenti a questo
tutor, è la sensibilità pedagogica descritta come capacità
di capire/sentire/essere consapevoli di tutto ciò che costituisce evento potenziale in
ogni situazione di apprendimento: significa cioè capacità di ascolto e comprensione del
complesso campo di fenomeni attivato dal setting educativo sia con riferimento ai processi
di apprendimento sollecitati in ciascuno dei soggetti-utenti sia ai più vari processi di
relazione interpersonale stimolati dal gruppo classe. Ma significa anche capacità di
intervento equilibrato, bilanciato, appropriato.
E
da questa competenza viene logico passare a definire la consapevolezza di sé come
la sintesi di competenze più specifiche relative alla piena conoscenza delle proprie
motivazioni, dei propri valori e delle proprie istanze, elementi che incidono sulla
presenza del tutor e sulle relazioni educative che questi intraprende nel percorso
formativo.
Costituisce
poi una competenza importante, anche se non vincolante, laver avuto esperienze di
contesti riabilitativi per le tossicodipendenze, che permetterebbe il compimento di
una migliore integrazione tra il progetto educativo inerente al soggetto e le funzioni del
tutor.
3.4 Conclusioni
Come
abbiamo visto, molte cose sono state dichiarate e realizzate nellambito della
formazione professionale e del reinserimento delle categorie svantaggiate.
Il
tutor si pone, quindi, come figura chiave nella realizzazione di quellintegrazione
sociale tanto auspicata dai capi di Stato e di governo dellUnione Europea e tanto
desiderata da noi tutti nellottica di un miglioramento delle condizioni sociali.
Inoltre, questa figura, che può entrare a pieno titolo tra i formatori, si pone come
portatore di nuove competenze nellambiente della formazione, e può arricchire con
la sua esperienza e la sua professionalità numerosi contesti educativi. A volte, i
confini professionali delloperatore sociale e del tutor, sembrano sfumati, ed in
alcuni casi, sovrapponibili. Di fondo rimane una diversità fondamentale, che consiste
nelloggetto della relazione tra tutor e corsista e tra operatore ed utente: il tutor
ha come oggetto della relazione il perseguimento di obiettivi tangibili, affronta un
cammino di formazione, aiuta ad acquisire competenze, a sviluppare la capacità di
apprendere, a porsi come soggetto autonomo nella realtà sociale; il secondo esplora le
dinamiche intrapsichiche personali, i rapporti con la famiglia, con il gruppo dei pari, lo
scioglimento dalle forme di dipendenza. La formazione professionale è un cammino diverso
da quello riabilitativo, anche se queste due realtà si pongono in una dialettica di
continuo confronto e scambio di vissuti e di esperienze, dialettica che pone il soggetto
al centro come protagonista del proprio processo di autonomia.
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