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IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE NELL'OPERA DI JOHN DEWEY
di Giordana Szpunar |
2. CAPITOLO II: IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE IN COME PENSIAMO
2.4 NOTA CONCLUSIVA
A
questo punto lanalisi di Come pensiamo, in relazione ai fini della nostra
indagine, può considerarsi terminata. Da essa sono emersi alcuni aspetti fondamentali per
il nostro lavoro. In particolare si può concludere che la concezione del pensiero
delineata da Dewey e, quindi, la sua teoria della conoscenza implicano:
1.
Uninterazione continua tra lindividuo e lambiente che lo circonda.
Lindividuo, infatti, fin dal momento della sua nascita, istituisce, grazie al
possesso dei cinque sensi, un rapporto costante e diretto con gli oggetti e le persone che
si trova ad avere intorno.
Ogni creatura vivente, mentre è sveglia, è in interazione costante con il suo ambiente.
E impegnata in un processo consistente nel dare e prendere, nellagire in
qualche modo sugli oggetti che la circondano e nel ricevere qualcosa da essi -
impressioni, stimoli. Questo processo di interazione costituisce la trama
dellesperienza.
2.
Il ruolo fondamentale dellesperienza individuale, in particolar modo di quella
passata. Nel processo della riflessione, infatti, cè sempre un riferimento al
passato, che ci permette di utilizzare in qualche modo le esperienze pregresse per
risolvere situazioni presenti. Le idee che saltano alla mente e la loro elaborazione, come
abbiamo visto, dipendono esclusivamente dalle esperienze passate compiute
dallindividuo stesso o riferitegli da altri. Non solo, ma anche il modo in cui viene
condotto il processo del pensiero riflessivo, e quindi la sua fecondità e capacità di
acquisire sempre nuove conoscenze, dipende dagli «abiti di pensiero» del singolo
individuo, che sono stati appresi proprio tramite lesperienza passata e
leducazione e quindi, appunto, attraverso il contatto con lambiente
circostante.
3.
Il ruolo fondamentale del contesto, in particolar modo di quello culturale. Esso ci
permette di usufruire di un complesso enorme di significati e di concetti già acquisiti e
stabilizzati.
Anni, secoli, generazioni di progetti ed invenzioni, possono aver condotto allo sviluppo
delle azioni e delle occupazioni delladulto che circondano il fanciullo. Ma quelle
attività sono per lui stimoli diretti, parti del suo ambiente naturale.
4.
Una visione strumentalista che considera il pensiero come strumento necessario per il
passaggio da situazioni problematiche, cause di squilibrio nei rapporti tra
lindividuo e il proprio ambiente, a situazioni risolte in cui è ristabilito
lequilibrio disturbato.
Fin
dalla prima infanzia lindividuo si trova in condizione di dover acquistare la
padronanza del proprio corpo per poter utilizzare al meglio le sue funzioni, al fine di
raggiungere un buon rapporto di equilibrio con lambiente, composto di oggetti e di
persone, in cui si trova immerso:
Il
problema principale dellinfante è quello di raggiungere la padronanza del proprio
corpo come di un mezzo atto ad assicurargli un confortevole ed efficiente adattamento
allambiente, fisico e sociale. Linfante deve imparare a fare quasi tutto: a
vedere, ascoltare, prendere, maneggiare, mantenere il corpo in equilibrio, strisciare,
camminare, e così via. [...] La padronanza definitiva richiede losservazione e la
selezione dei movimenti appropriati ed il loro ordinamento in vista di un fine. Queste
operazioni di selezione e di adattamento consapevole costituiscono il pensiero, sebbene di
un tipo rudimentale. [...] Lo sviluppo del controllo fisico non è una realizzazione
fisica, ma intellettuale.
Questo
per quel che riguarda lambiente strettamente fisico; ma anche gli adattamenti
sociali sono fondamentali per lo sviluppo dellindividuo. Infatti, il rapporto del
bambino con gli oggetti del suo ambiente è mediato dalle persone che gli stanno intorno.
Il linguaggio, come forma di comunicazione universale, diventa così lo strumento di ogni
adattamento sociale.
Con
lo sviluppo del linguaggio (che avviene di solito nel secondo anno) ladattamento
delle attività del bambino a quelle e con quelle delle altre persone è la nota dominante
della sua vita mentale. La schiera delle sue possibili attività viene infinitamente
ampliata nella misura in cui egli sorveglia ciò che fanno gli altri, e si sforza di
capire e di fare ciò che gli altri lo incoraggiano a fare.
Il
passaggio da una condizione di squilibrio nel rapporto individuo-ambiente a una condizione
di equilibrio, e lalternanza di squilibri ed equilibri nellesistenza di un
individuo, è proprio ciò che in campo biologico viene definito adattamento.
La concezione del pensiero di Dewey può essere considerata, dunque, una trasposizione del
concetto di adattamento da un ambito strettamente biologico, che rende conto delle sole
funzioni organiche, allambito sociale e culturale proprio delluomo, che prende
in considerazione invece il funzionamento del pensiero e il meccanismo
dellacquisizione e della trasmissione della conoscenza.
Lo
strumentalismo deweyano, cioè la sua concezione operazionale ma non immediatamente
utilitaristica del pensiero, è una concezione essenzialmente darwiniana, che dà conto
dei modi di strumentazione a livello culturale avanzato dei processi di adattamento, ormai
socializzati, dellumanità.
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