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IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE NELL'OPERA DI JOHN DEWEY
di  Giordana Szpunar

3 CAPITOLO III: IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE IN INTELLIGENZA CREATIVA

3.4 NOTA CONCLUSIVA

Percorso nelle sue movenze interne il saggio deweyano, torniamo in modo diretto al tema della nostra indagine, il rapporto tra l’individuo e il proprio ambiente, svolgendo, sulla base dell’analisi compiuta, alcune considerazioni di primaria importanza.

1) Secondo Dewey è fondamentale che la filosofia contemporanea sappia far propria la lezione della scienza moderna, in particolare della biologia. L’evoluzionismo, infatti, propone una visione dell’organismo vivente che, se adeguatamente riportata all’uomo e alla sfera propriamente culturale, può radicalmente modificare le concezioni tradizionali di esperienza e di conoscenza.

2) Il concetto decisivo portato in luce dall’opera di Darwin è che tra l’organismo e il suo ambiente vi è un “doppio nesso”, una relazione biunivoca tale che, se da una parte l’ambiente propone continuativamente condizioni diverse a cui l’organismo deve adeguarsi, questo, dal canto suo, non cessa mai di reagire, tentando di volgere in positivo gli eventi che in prima istanza sono chiaramente sfavorevoli. In tal modo la relazione tra l’uno e l’altro viene a configurarsi come un ininterrotto processo di azioni e reazioni. Da ciò deriva, evidentemente, che non è possibile considerare l’organismo a prescindere dall’ambiente in cui vive, e questo perché ogni essere vivente costituisce con il suo ambiente circostante un sistema organico.

3) Applicando il concetto evoluzionistico di interazione all’uomo, non però solamente sotto il semplice punto di vista biologico, ma anche sotto quello più propriamente culturale, l’immagine di esso che ne viene fuori è del tutto diversa rispetto a quella tradizionale.

In particolare:

I) la vita dell’uomo va pensata come una dialettica continua di azione e passione: patite dall’ambiente circostante le condizioni cui sottostare, costituite da eventi favorevoli, neutri e sfavorevoli, egli mette in atto uno sforzo inesausto di controllo e dominio, in modo da mutare le avversità in situazioni vantaggiose[58].

II) L’uomo non è il soggetto isolato e precostituito della tradizione che, collocato nel vuoto, si rapporta ad un mondo da esso distinto, fatto di oggetti dati una volta per tutte. Al contrario:

a) L’uomo esperisce in quanto è sempre in un mondo. Come dal punto di vista biologico l’organismo è interconnesso all’ambiente in modo da formare con esso un sistema, così l’uomo, dal punto di vista conoscitivo, è necessariamente inserito in un contesto culturale senza il quale la sua esperienza sarebbe una mera successione, inconsapevole e priva di significato, di percezioni sconnesse e puntuali.

b) Il rapporto tra il soggetto e l’oggetto non è una contrapposizione di termini tra loro originariamente distinti che entrano in relazione solo in un secondo momento. L’uomo, come si è visto, è sempre in un mondo e, dunque, è sempre a contatto con oggetti. Oltre a ciò, la loro relazione non è unidirezionale, nel senso che o l’oggetto si impone ad un soggetto del tutto passivo o il soggetto, completamente attivo, ingloba in sé l’oggetto. Come l’organismo biologicamente inteso subisce gli eventi sfavorevoli imposti dall’ambiente naturale e reagisce per volgerli a suo favore, così l’esperienza culturale dell’uomo è un intercalarsi di azione e passione: imbattutosi in una situazione problematica, l’uomo non può non sforzarsi di pervenire ad una soluzione armoniosa di essa.

c) Infine, proprio in conseguenza della loro reciproca azione, né il soggetto né l’oggetto sono qualcosa di fisso e immutabile. Come l’ambiente fisico, in virtù del suo continuo modificarsi per motivi interni e esterni (l’azione degli organismi su di esso) costringe l’organismo ad un ininterrotto processo di adattamento, così l’uomo si trova sempre di fronte a nuovi problemi, emersi o casualmente o in seguito alla sua stessa azione. Da ciò deriva che l’esperire dell’uomo non smette mai di riconfigurarsi, sviluppando l’universo dei prodotti culturali in forme sempre inedite.

III) E’ possibile, inoltre, considerare le conclusioni sin qui raggiunte da un angolo visuale più centrato sul problema della conoscenza.

a) L’uomo deve affrontare continuamente situazioni problematiche che l’ambiente gli sottopone. Per raggiungere la soluzione egli non può far a meno di procedere per tentativi, progettando ipotesi alternative da sperimentare. L’esperire dell’uomo è, quindi, essenzialmente progettuale[59].

b) La progettazione di ipotesi che servano a rispondere alle difficoltà ambientali insorte è possibile solo a patto che vi sia una piena conoscenza del passato su cui fare affidamento. Senza di questa, infatti, la formulazione di ipotesi sarebbe un mero ricorrere ad espedienti casuali. Così, se è pur vero che l’uomo non è mai del tutto privo di esperienza pregressa, in quanto, come si è visto, non va considerato come un soggetto esterno al mondo, è chiaro che è compito di ciascuno tradurre questa esperienza più o meno informe in configurazioni solide e affidabili.

c) Capacità di prevedere gli eventi futuri a partire da una conoscenza profonda dei fatti presenti e passati, tentativo di controllare il proprio ambiente attraverso l’azione ispirata ad ipotesi efficaci, tutto ciò è opera di quell’abito di pensiero che Dewey denomina riflessione. E’ solo in virtù del pensiero riflessivo che l’interazione dell’uomo con il suo ambiente si sviluppa in termini propriamente intelligenti.

 

[58] Ai fini del tema della biografia è interessante soffermarsi sulla definizione di vita come dialettica di azione e passione. Essa, infatti, lascia trasparire la profonda novità della concezione deweyana della vita.

Di contro alla filosofia tradizionale, in cui l’individuo era privato della sua esistenza reale e rinchiuso nella sfera asettica della teoresi, Dewey restituisce all’uomo la ricchezza e la complessità della sua vita quotidiana. Il singolo è tutto preso dalle “ordinarie faccende della vita”, ha continuamente innanzi a sé dei problemi che lo assillano e lo preoccupano, cerca di impiegare al meglio gli strumenti di cui dispone, tenta ininterrottamente di migliorare la sua situazione.

La restituzione all’uomo della sua esistenza reale implica necessariamente un nuovo ruolo della biografia. La storia, infatti, non può più essere fatta coincidere solo con l’accadere di grandi eventi. Piuttosto, in primo piano, nella considerazione degli studiosi, deve farsi la concreta realtà che gli uomini si trovano a vivere.

D’altra parte, che la vita dell’uomo sia così ricca come Dewey la dipinge, se conferisce alla biografia una nuova dignità, le pone anche dinanzi un compito molto difficile da realizzare: dar conto delle infinite sfaccettature che costituiscono l’esistenza reale degli individui.

[59] La progettualità dell’esperire umano rientra nella caratteristica più ampia secondo cui l’esperienza è cumulativa. Per l’impatto che questa caratteristica ha sulla teoria della biografia si veda capitolo II, nota n. 30.

 

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